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Super User

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Mercoledì, 09 Settembre 2015 14:41

Le vostre lettere - settembre 2015

Anche un sorriso può aiutare a vivere con speranza

Gentile don Mario Carrera, dal profondo dell’animo la ringrazio sentitamente per la sua sensibilità e preghiera perché quando si vive la sofferenza per anni e la si coglie sul volto di tante persone di diverse età che incontro all’Ospedale di Niguarda, a Milano, quando faccio la chemio, una parola, uno scritto, un sorriso, una preghiera, uno sguardo, dona gioia al cuore ed è “quel niente” ma che è “quel tutto” che fa alzare lo sguardo in alto e dà coraggio. Ringraziando nuovamente e affidando alle sue preghiere e alla protezione di san Giuseppe me, mia sorella, e i miei familiari che con affetto mi stanno vicini, auguro con tutto il cuore ogni bene, tante soddisfazioni a lei e alla Pia Unione per il bene che viene fatto e donato. Con stima i miei cordiali saluti unitamente a mia sorella.

Cecilia, Milano

Gentilissima e cara signora Cecilia, innanzitutto la ringrazio del suo ricordo per i nostri poveri che desiderano un costante gesto di solidarietà. Le voglio anche assicurare il nostro ricordo nella preghiera affinché san Giuseppe le sia accanto in questo periodo in cui è costretta alle cure della chemio. Sappiamo che la nostra vita è nelle mani di Dio e noi supplichiamo il Dio della vita che ci permetta di trascorrere con serenità i giorni del nostro pellegrinaggio sulla terra. Dio, padre buono, non è sordo alle nostre preghiere e ci fornisce energie sufficienti per superare gli ostacoli che incontriamo sul nostro percorso. Non dimentico anche sua sorella Graziella che, oltre essere una «grande grazia» e non solo «piccola grazia» (graziella!), le sta accanto per condividere con lei gli affanni del vivere umano. Le sono vicino anche nella sua opera di consolazione per gli ammalati che incontra all’ospedale nella Via Crucis della chemio. Davvero lo Spirito santo dia calore e forza alle sue parole di condivisione che ci aiutano a guardare in Alto da dove viene l’energia per vivere dignitosamente la nostra esistenza. Dio la benedica sempre, la conforti e san Giuseppe le faccia sentire la sua presenza benevolmente paterna.


La gratitudine è il sigillo dell’amore

Caro Don Mario, Le scriviamo per comunicare la dolorosa perdita della nostra mamma Enrichetta Tuffanelli avvenuta nei primi mesi di quest’anno 2015. È stata una mamma esemplare che ci ha educati a una profonda devozione a San Giuseppe. Con tanto amore ha fatto in modo che anche noi figli apprendessimo, attraverso la preghiera, gli insegnamenti della fede cristiana utili ad affrontare la vita. Certi di una Sua preghiera per la nostra mamma e per la serenità della nostra famiglia La salutiamo cordialmente.

Lorenzo e Nadia

Carissimi Lorenzo e Nadia, è davvero consolante leggere la vostra testimonianza che non solo esprime affetto e stima per la mamma, ma anche per il patrimonio del suo insegnamento che rimane nel tessuto della vostra vita colorato da virtù cristiane e sentimenti di solidarietà verso il prossimo. Abbiamo iscritto la mamma al Suffragio perpetuo della nostra Pia Unione, così ogni giorno avremo un ricordo nella santa messa come gratitudine a Dio per il dono della sua vita e anche per rinverdire quella rugiada di benedizioni che i nostri cari defunti chiedono a Dio di far scendere sulle nostre vite di pellegrini ancora su questa terra. La gratitudine è il fiore dell’amore che nasce nel cuore e si esprime con il grazie delle labbra. Nella vita ordinaria noi con fatica e raramente ci rendiamo conto che abbiamo ricevuto molto di più di ciò che diamo. Quando scopriamo la gratitudine, la nostra vita si arricchisce di una qualità stupenda; dovremmo tentare di non perderla per non intristire la vita. Come mamma Enrichetta è in benedizione nei vostri cuori, san Giuseppe vi aiuti a essere benedizione per il vostro prossimo.

Mercoledì, 10 Giugno 2015 14:23

Le vostre lettere di giugno 2015

Prepararsi al grande passo

Caro don Mario,
ho assistito alla trasmissione di TV2000 alla quale lei partecipava. É vero,  non morire da soli, stringere la mano di chi sta facendo il "passaggio", la Pasqua della nostra esistenza terrena è veramente necessario. Ci vorrebbero degli hospice all'interno o vicino le strutture ospedaliere. Oggi la vita media umana si è allungata ed io stessa, nel corso della attività lavorativa, ho assistito ed accompagnato delle creature che sono passate dalla vita terrena alla vita.... nella eternità. Molte sono morte sole. Secondo lei si potrebbe concretizzare una "struttura" e/o ambiti di accoglienza ed amore per queste creature, tra cui, anche all'improvviso potremmo esserci pure noi?

Giovanna

Cara Giovanna,
sognare con forza rende possibile anche i sogni più ardui. Comunque tutti abbiamo la possibilità di attuare un’alleanza terapeutica: la medicina e la preghiera come rapporto solidale con i nostri fratelli e sorelle sparse nel mondo.  Pregare è respirare con il respiro di Dio  e in questa comunione diamo un  po’ di ossigeno anche ai fratelli e alle sorelle. San Giuseppe in questo ci aiuta. In una lettera il famoso poeta Goethe scriveva ad un amico che avrebbe tanto desiderato che al momento della sua morte egli fosse presente così da avvertire con il calore della sua mano un supplemento di coraggio nell’affrontare la paura. Dio ci dia sempre la forza di equipaggiare i passi penultimi della vita attiva con il sapore dei passi ultimi alla soglia dell’eternità. Auguri.

Don Mario


 

San Giuseppe protettore dei viventi e dei morenti

Stimato Direttore,
Le scrivo per raccontare che ho conosciuto San Giuseppe circa quindici anni fa, avevo venticinque anni e ne sono diventato devoto grazie ad un gruppo di persone che s’incontravano regolarmente per discutere fatti e problemi quotidiani con visuale religiosa, non bigotta. Erano aperti a tutti. A causa di un problema di vicinato (problema di servitù che io ho provato in tutti modi a risolvere senza l'intervento degli avvocati, ma per volere della controparte portato in tribunale) ho pregato la novena. Il giorno dopo averla conclusa, ho ricevuto la notizia che il giudice aveva dato ragione a me per la seconda volta. Non essendo comunque la situazione definitivamente conclusa, ho recitato nuovamente la novena e, conclusa, ricevevo nuovamente il 21 marzo la comunicazione del mio avvocato che la situazione era risolta definitivamente. Personalmente venero San Giuseppe più come protettore della famiglia e del lavoro che come protettore dei morenti, ma mi rendo conto che la morte improvvisa è sempre dietro l'angolo.

Fabio Angiolini – Varese

Caro Fabio,
grazie della tua testimonianza che ci fa scoprire come san Giuseppe ricama la nostra vita con i suoi puntuali interventi. A volte sono evidenti e puntuali, in altre circostanze si fanno attendere con pazienza, ma sono convinto che nella maggior parte sono come le carezze del vento di cui parla Gesù nel suo colloquio con Nicodemo: sentiamo l’effetto, ma non ci accorgiamo da dove vengono e dove sono dirette. Nella nostra vita tutto è grazia. Appassionati dal momento presente, le nostre richieste a san Giuseppe riguardano l’immediato, ma dovremmo imparare a non sentirci isole, ma dare alla preghiera un respiro universale. Nella nostra preghiera all’intercessione di san Giuseppe sono affidate le anime che quotidianamente da tutta la terra bussano alla porta della casa della misericordia divina. La nostra preghiera abiti il «già», ma anche il «non ancora» che è il cuore del nostro futuro.


 

Una preghiera senza limitazioni e confini

Carissimo direttore,
innanzitutto vi ringrazio per la bellissima agenda 2015 che mi avete inviato. L’ho apprezzata molto e vi ringrazio anche per la rivista che ricevo ogni mese; è un vero balsamo per me immergermi nel leggere i diversi articoli, specialmente l’editoriale scritto da lei. Invio un piccolo dono per la Pia Unione, una goccia nell’oceano. Pregate per la mia famiglia e soprattutto per mio figlio e la moglie che hanno perso il lavoro. Vi ringrazio e vi saluto.

Eufemia Corsi, Montreal, Canada

 

Cara signora Eufemia,
siamo noi a ringraziare lei che ci dà la gioia di essere utili a mantenere viva e scintillante la fede. L’Agenda ha voluto essere un omaggio floreale, abbiamo voluto donare a ogni giorno una scintilla di luce, un buon pensiero, un’elevazione verso l’alto per tentare di respirare il respiro stesso di Dio. Per gli associati all’estero, tanti come lei, la nostra corrispondenza, la rivista di San Giuseppe aspira a mantenere vivi i nostri legami e anche per non far dimenticare la nostra dolce lingua italiana. Abbiamo nel cuore anche la famiglia di suo figlio, preghiamo che questa crisi economica, che si sta espandendo anche nei paesi “ricchi” come il Canada, passi. San Giuseppe che ha conosciuto il disagio e la povertà come ogni operaio è attento alle nostre preghiere e spero che quando leggerà questa risposta tutto sia risolto felicemente.

Lunedì, 16 Marzo 2015 14:01

Le lettere di marzo 2015

I miracoli hanno un volto diverso da quello immaginato

Spett. Direttore,
sono iscritta alla Pia Unione del Transito di san Giuseppe, le comunico la dolorosa perdita di mia mamma Lorenzi Maria Celeste deceduta il 16/12/ 2014, iscritta alla vostra associazione dopo la morte della madre nel 1991, anch'essa iscritta per più di sessant' anni.
So che inviate la pagellina dei defunti, ed io continuerò a divulgare la devozione al Patrono della buona morte, due persone si sono iscritte, mia suocera, ed una amica.
Mia madre è morta di tumore, polmone, 10 metastasi celebrali, e anche al surrene, ed aveva attaccato la gola e la bocca.
Il miracolo a detta dei medici è che non si è mai lamentata del dolore, quando ha detto che soffriva dolori allo stomaco hanno iniziato la terapia del dolore. Se ne é andata in due giorni, senza soffrire. Aveva 73 anni.
Io so che è intervenuto san Giuseppe, anche se aveva appena finito la recita del Sacro Manto, convinta che lui l'avrebbe miracolata, nell'accompagnarla nella morte dei giusti.
Non le nego che mi sono arrabbiata anche con il Santo che non ha esaudito le mie suppliche, ma era il dolore a parlare, ora la ragione è più realista e accetta.
Non possiamo essere graziati tutti e anche la scienza e la medicina gettano la spugna, ed allora interviene solo la fede. Cordiali Saluti. Aspetto la pagellina. Grazie. 
Alessandra - Bergamo 
 
Cara e gentile signora Alessandra,
comprendo il suo sfogo e la sua rabbia; davanti al dolore della morte di una persona a noi cara, gli interrogativi possono urlare con acredine, ma anche nel momento della sofferenza Dio è sempre un Padre paziente e misericordioso.
Il Creatore ha dato  le leggi alla natura,  queste leggi non conoscono ragione, camminano per la loro strada e seminano sofferenza. La presenza di Dio, attraverso l‘esempio e la preghiera di san Giuseppe, ha fatto in modo che la mamma non si lamentasse e sopportasse il dolore con coraggio e volontà tenace. 
Ci sono delle presenze divine nelle nostre esistenze che la nostra logica umana non sempre riesce a cogliere.
Chi non vorrebbe aver la mamma vicina per un lunghissimo tempo, ma è legge di natura che i figli devono sopravvivere ai genitori. Grande guaio se avvenisse il contrario.
La mamma Maria Celeste non può che essere lassù, accanto a Dio e, negli occhi stessi di Dio, vedere la vostra vita, mantenerla salda e vivace e soccorrervi nei momenti del bisogno.
Nella pagellina di iscrizione al Suffragio perpetuo, che le inviamo per posta, troverà un invito, attribuito a sant’Agostino, che incomincia così: «Se mi amate non piangete». 
Ricorderò la mamma e anche lei nelle nostre preghiere. Si faccia animo, i nostri cari defunti non sono lontani da noi e non ci abbandonano. Dio ci benedica e ci conforti sempre.

I fili paterni di un tessuto provvidenziale

Caro don Mario, 
sono una vostra associata da tanti anni dopo la morte di mia zia (Gentile Maria vostra associata e grande devota a San Giuseppe). Quando ero adolescente, insieme a lei, la sera, recitavamo il Sacro Manto e il Rosario e questo mi ha portato a continuare questo cammino spirituale.
Sono sposata e ho una figlia, durante i periodi bui, come in tutte le famiglie, chiedo aiuto al Grande Santo e a Maria; infatti nel 2013 mio marito ha perso il lavoro, noi abbiamo cercato di non perdere mai la speranza grazie alle preghiere di tante persone che sono intorno a noi e soprattutto non farlo pesare a nostra figlia che insieme a noi la sera pregava perché al suo papà venisse comunicata un'offerta di lavoro. Ricevendo il vostro mensile, che è una fonte meravigliosa di notizie e preghiere, mi ha colpito la lettera di una ragazza che (per destino o casualità) aveva lo stesso nome di mia figlia, la sua stessa età e il papà anche lui disoccupato in cerca di lavoro; la ragazza esprimeva pensieri simili a quelli di mia figlia. Il giorno dopo portai a far leggere l'articolo a scuola dove frequenta mia figlia, le suore pensavano che la lettera fosse stata scritta da lei.
Dopo esserci rivolti a tante agenzie di lavoro, finalmente un mese fa mio marito ha ricevuto da una ditta edile il lavoro.
Non ci stancheremo mai di pregare e frequentare la Santa Messa e offrire un servizio presso il Santuario Madonna delle Grazie e Santa Maria Goretti, cantando durante la celebrazione delle ore 9,00; il nostro coro è formato da ragazzi di 14 anni e mamme e papà. 
Vi chiedo di pregare per le famiglie in difficoltà sia economica sia spirituale. 
Aspetto una vostra risposta
Cordiali saluti  
Visci Maria Cristina
 
Gentile e cara signora Maria Cristina, è sempre una grande gioia poter condividere i frutti dell'intercessione di san Giuseppe che rende piano il cammino delle persone.  La sensibilità d'animo e lo spirito di fede ci fanno leggere gli avvenimenti guidati dalla mano benefica di Dio-Padre che null'altro desidera se non il ben vivere dei propri figli. Non sempre i canali della grazia divina trovano persone disponibili a favorirli, ma al di sopra di tutto abbiamo la certezza che la tenerezza di Dio non abbandona nessuno. I nostri nonni dicevano che «Dio manda i panni secondo il freddo». Nessuno muore di fame, ma troppi - lo costatiamo ogni giorno - muoiono a causa dell'egoismo umano.
Dio vi benedica  e trovi sempre in noi il sentimento della gratitudine.
 

 Perseveranza e fede un binomio vincente

Gent.mo don  Mario, 

Le riporto qui sotto la Sua mail con la quale Lei, nello scorso febbraio, con sentimenti di cristiana empatia, rispondeva, confortandomi molto, al mio messaggio disperato. Con una raccomandata inviata alla vostra Pia Unione, richiedevo S. Messe e preghiere per ottenere la intercessione di questo grande Santo. Chiedevo a Dio una grazia di non poco conto. Sintomi sinistri mi affliggevano, in uno stato di serio malessere ed astenia inconsueto.
Iniziava così un calvario di esami, analisi, percorso attraverso reparti di ospedali tra i più qualificati.
Non ho cessato di pregare ogni giorno Dio, tramite san Giuseppe e la sacra Famiglia, ma anche gli altri Santi che la mia devozione mi aveva portato a conoscere, perché si potesse trovare la causa del mio male e potermi così curare adeguatamente.
I medici azzardavano ipotesi che poi venivano smentite da altri medici. Si continuava con altri esami, in una incertezza penosa. A maggio, lo specialista che mi doveva visitare mi cancella la prenotazione per imprevisti. 
Contrariato e demoralizzato, riesco fortunosamente a prenotare una nuova visita presso un ambulatorio privato, da un altro specialista, sconosciuto e mai sentito prima. Questo medico esperto ma per niente anziano, in pochi minuti ha esaminato il mio caso, - le documentazioni, esami etc. - Sbrigativo e laconico, effettua una fibroscopia in gola. 
Lesinando le parole scrive la diagnosi, prescrive la terapia e mi congeda. Non avevo compreso ancora nulla, ma in quel mattino di maggio avevo interiormente la sensazione di aver risolto il mio problema. 
Iniziata una cura adeguata, a metà di giugno ho ripreso la mia solita voglia di vivere e a stare bene nonostante i miei quasi 70 anni! Solo mesi dopo mi accorgo della data, da me segnata, come quella della fine del mio "calvario": era il 13 maggio. Un giorno particolare per chi è devoto della Madonna. 
La mia preghiera è stata ascoltata. Prego ancora san Giuseppe perché mi assista e perché quando sarà veramente quell'ora io possa essere confortato nella fede. 
Fernando 
 
Caro e stimato fratello nella fede Fernando, non sa quanta gioia mi ha procurato la sua lettera; sono davvero contento che la sua malattia si sia evoluta benevolmente con un intreccio di circostanze provvidenziali che le offrono la possibilità di guardare al suo futuro con serenità e voglia di vivere. 
La preghiera corale ha una grande efficacia e l’assistenza silenziosa, umile e confortevole di san Giuseppe offre sempre una sorgente di gioia, conforto e speranza nel cogliere dalla vita quei doni preziosi nascosti negli angoli più remoti, che solo il calore della preghiera sa far fiorire. 
Sarà ancora nella mia preghiera di gratitudine e una forte invocazione allo Spirito santo che attraverso l’intercessione di san Giuseppe le doni per tanti anni energia, vitalità e forza nell’offrire il contribuito della sua buona volontà e intelligenza per sollevare il livello di benessere della nostra società così asfittica e anemica.
Le auguro tante consolazioni e coraggio per vivere con un fiducioso atteggiamento di fede e godere una buona salute nello spirito e nel corpo. 
 
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:47

Le lettere di febbraio 2015

Gioiosi ricordi di una vita vissuta con impegno

Gentile don Mario Carrera, 
mi piace leggere la vostra rivista, comprese le lettere di lettori. Sono una persona anziana nato a Meduna di Livenza provincia di Treviso nell’ottobre del 1921. Sono in buona salute nonostante i miei novantaquattro anni, ho una memoria fortissima. […]. Nel tempo della seconda guerra mondiale, mi sono iscritto al reggimento Alpini Julia per combattere sul fronte russo. Fortunatamente sono uno dei pochi del mio paese ritornato salvo a casa. 
Ho camminato, la maggior parte, durante l'inverno con temperature che raggiungevano i -40 C. Il giorno del mio ritorno in Italia era 19 marzo 1943, giorno della festa di San Giuseppe. E per questo la mia gratitudine va a San Giuseppe, per il passaggio sicuro e durante la mia vita per tante altre cose: la mia devozione a San Giuseppe rimane per sempre. Nel 1949, sono emigrato in Canada con mia moglie Alma e ci siamo sistemati in Thunder Bay, in provincia di Ontario. Ho lavorato per tutta la mia vita come panettiere e pasticcere e con Alma abbiamo cresciuto i nostri due figli, Lidio ed Elena. […] Sarei grato se poteste ricordarci nelle vostre preghiere. 
Nicola Soldera 
Woodbridge, Ontario (Canada)
 
Caro e simpatico signor Nicola,
nella certezza che leggerà la risposta alla sua lettera, le assicuro una cordiale invocazione a Dio, padre della vita, e esprimo le mie congratulazioni e l’augurio più affettuoso di lunghi anni di vita così da testimoniare la sua fede in Dio e la fiducia in san Giuseppe che l’ha protetto nel fiore della sua giovinezza e le ha permesso di ritrovare i suoi parenti a casa e innamorarsi di Alma.
Immagino le sue sofferenze di ritorno dalla “campagna” di Russia, dove migliaia di giovani soldati hanno lasciato la vita sacrificando il loro futuro per la follia di una guerra nata dall’orgoglio e dalla presunzione.
Davanti a queste memorie siamo sollecitati, ogni giorno, a invocare da Dio il dono della pace, della saggezza e del dialogo per i popoli in conflitto.  Preghiamo che l’orgoglio accecante cessi di bagnare la terra con il sangue delle vittime e le lacrime degli orfani.
Gesù, autore della pace, per l’intercessione di san Giuseppe ci aiuti a vivere nella tranquillità e nella pace.

 

Capaci di guardare la morte in faccia

Gentilissimo don Mario, 
alcuni giorni fa ho ricevuto la cartolina di auguri di buon onomastico per mio marito Vincenzo e ho pensato allora di informarvi che mio marito è deceduto il 29 dicembre, la domenica della festa della Santa Famiglia. Stavamo partecipando alla Santa Messa trasmessa in televisione, quando al termine il sacerdote diede la benedizione mio marito diede l’ultimo respiro. Il “transito” fu sereno e tranquillo. Il 16 gennaio avrebbe compiuto gli anni. I figli avevano preparato tutto per festeggiare il giorno della sua nascita sulla terra, invece abbiamo festeggiato la nascita alla nuova vita. La liturgia del rito funebre l’ho preparata io il giorno prima del funerale e il sacerdote ha poi controllato se tutto andava bene. Io, i miei figli, le loro mogli e i nipoti abbiamo letto le letture e la preghiera dei fedeli. Prima della celebrazione il sacerdote ha ricordato mio marito dicendo che Vincenzo era un santo uomo e di pregare il Signore perché concedesse a ciascuno di noi di poter vivere una vita di fede come la sua. 
Dico queste cose non per vantarmi ma per rendere gloria a Dio per tutto quello che ci ha donato.  Con mio marito Vincenzo abbiamo lavorato in parrocchia nella liturgia, per gli incontri matrimoniali e altri ministeri e soprattutto per l’educazione nella fede ai miei figli.[…] Vincenzo è stato accudito da me in casa fino alla fine dei suoi giorni, anni pesanti, giorni difficili affrontati con la fede e la fiducia nel Signore che ci invita ad avere fede in Lui, a pregare incessantemente perché la preghiera fatta con fede smuove le montagne. Ora vivo sola, ma il mio amato Vincenzo è sempre con me, ci parlo e gli dico tutto quello che faccio e nella fede che abbiamo condiviso. Metto tutti i miei cari sotto la protezione di San Giuseppe. Con affetto e stima la saluto.
Anna Maria Caporale 
St. Leonard, Quebec, Canada
Cara Anna Maria,
leggendo la sua lettera, il primo sentimento è stato la lode a Dio che suscita nel cuore delle persone dei sentimenti così nobili sorretti da una fede che non si piega al soffiare dei venti gelidi della vita, ma con nobiltà d’animo testimonia un ammirevole spirito di fede.
In un clima diffuso di paura e di premurosi scongiuri quando si parla della morte, la sua lettera apre il cuore alla speranza.
In occasione delle morte del nonno, un bambino mi chiedeva che volto avesse la morte. Gli risposi che «La morte non ha una faccia, ma di volta in volta ha la faccia della persona che muore. In quel giorno aveva il volto del nonno». Il volto di Vincenzo, pur nel freddo della morte era la crisalide da cui era uscita l’anima colorata di meriti e calda di amore. La riforma liturgica, dopo il Concilio Vaticano II, ha privilegiato l’aspetto gioioso della vita eterna e, con la luce con i colori dell’alba, colori caldi che hanno accompagnato Gesù risorto al mattino di Pasqua.
È comprensibile il senso di vuoto ma Dio lo lascia aperto così da aiutarci a conservare una reciproca comunione che si alimenta con la preghiera e con un affetto non cancellato ma trasformato.
Grazie della sua testimonianza e Dio con l’aiuto di san Giuseppe, mantenga questa gioiosa presenza e la voglia di testimoniarla.
Buona Quaresima anche alla sua cara famiglia. Mi permetto di suggerirle di continuare la lettura degli articoli della nostra rivista, non soltanto per non dimenticare la lingua italiana, ma soprattutto a sostegno della speranza cristiana.

 

Silenzioso, umile, nascosto e prezioso servizio alle parrocchie

Reverendo don Mario,
sono da tempo abbonata a “La Santa Crociata” che stimo e apprezzo tanto per la sua validità ed eleganza della stampa. Complimenti!
La leggo con tanto piacere, essendo devotissima di San Giuseppe, che onoro ogni giorno. Vi ho inviato un’offerta per la celebrazione di Sante Messe in suffragio di Mons. Lino Magenes, mio direttore spirituale da una vita. Ho vissuto direttamente con lui per cinquantatré anni e desidero tanto che sia iscritto nell’elenco dei defunti della “nostra” famiglia di San Giuseppe. Don Lino era una preziosa guida spirituale, un sacerdote davvero entusiasta del suo Ministero, che esercitava con tanta vitalità, portando tante persone alla vita consacrata, religiosa e laica. Don Lino è deceduto il 4 ottobre e, se possibile, desidererei che le sante messe fossero celebrate il giorno 4 di ogni mese, per un anno, però sono certa che il signore non tiene un calendario e non c’è bisogno di ricordargli ciò che ci sta a cuore. La ringrazio vivamente anche per i commoventi ricordi per ogni mio onomastico: è una gioia che si rinnova sempre. Con squisita riconoscenza, saluto. 
Anna Biancardi 
Muzza di Cornegliano Laudenze,
Lodi
 
Stimata e cara signora Anna,
con simpatia e gratitudine per la sua generosa bontà, anche a nome della comunità ecclesiale della diocesi di Lodi, mi permetto un sentito ringraziamento  per il bene svolto nella sua terra. Cara Anna, la comunità ecclesiale ha beneficiato dell’attività sacerdotale di mons. Lino Magenes; egli, indubbiamente, ha potuto iniziare e compiere tante attività anche per la sua preziosa collaborazione.  Don Lino ha seminato in tante persone l’abbondanza della grazia divina che ancora oggi sta  fruttificando in santità in molte anime.  
Le collaboratrici dei sacerdoti nella parrocchia sono una sorgente di benedizioni. Il nostro confratello, il venerabile mons. Aurelio Bacciarini, durante il suo ministero episcopale nella diocesi svizzera di Lugano, aveva intuito la necessità di aggregare alcune persone perché fossero al servizio dei parroci e delle parrocchie. Nel 1926, precorrendo i tempi, fondò l’istituto secolare “Compagnia di santa Teresa”.
 Questa qualità di servizio ecclesiale, che un giorno poteva sembrare di “serra”, limitandosi ad addobbare i fiori sull’altare o solo a pulire la chiesa, oggi è aperta alla periferia con i poveri da soccorrere e gli ammalati da visitare; insomma svolgere quelle opere di misericordia che la nostra abituale mancanza di tempo ci fa dimenticare.
Gentile Anna, le assicuro di portare nel cuore delle nostre preghiere non solo tutti i sacerdoti, ma anche le collaboratrici che prestano la loro attività nelle case parrocchiali e le tante mamme e sorelle,  che stanno generosamente accanto al figlio o al fratello sacerdote, aiutandoli a moltiplicare il tempo da dedicare al loro ministero.
 Augurandole buona salute fisica e spirituale, l’affido alla protezione di san Giuseppe.
 
Mercoledì, 17 Dicembre 2014 13:24

Le vostre lettere di dicembre

L’esempio di fede delle mamme

Stimato Don Mario,
mi chiamo Marco D'Agostino, sono iscritto alla Pia Unione da anni, ho seguito l'esempio di mia mamma, che è una vostra iscritta da tantissimi anni. la vedevo sempre recitare il Sacro Manto, tutti i giorni, in ogni difficoltà o situazione grave, ma anche nei momenti belli, ha sempre avuto modo di ricordare l'aiuto che San Giuseppe non ci ha mai fatto mancare, anche in situazioni gravi e in pericoli, che non sto a menzionare, ma Dio sa quali.
è stata lei che mi ha incoraggiato a fidarmi di san Giuseppe e a diventare suo amico, almeno spero che sia così.
Quando possiamo, insieme inviamo un’offerta per gli ospiti delle case guanelliane o a volte per gli assistiti dalla Pia Unione, l'importante è che sia per aiutare qualcuno nelle sue necessità, perché San Guanella diceva di dare pane e Signore, ma dava anche importanza al pane. Posso dire che mi dà contentezza sostenere la Pia Unione del Transito di San Giuseppe, della quale sento di fare parte. Ora la mia mamma va verso gli ottantasette anni, che compirà il 25 dicembre, naturalmente da qui il suo nome, Natalina. è completamente invalida, ma non nel Cuore e nello spirito, ma ha bisogno di un’assistenza totale nei suoi gravi problemi di salute, però è una cosa bella poterla tenere con noi. Ora io, il giorno 24 settembre dovrò essere operato, un intervento di protesi all'anca, che nonostante sia, diciamo, giovane (ho cinquantuno anni) purtroppo è inevitabile. Mi rivolgo allora agli amici, alla famiglia di San Giuseppe perché mi ottenga da Lui la grazia che tutto vada per il meglio e possa continuare a prendermi cura di mia mamma e riprendere il mio lavoro. 
Grazie delle vostre preghiere, la saluto caramente, e con Lei, tutti coloro che la aiutano.
Marco
 
Caro Marco,
nel giorno del tuo intervento ti abbiamo accompagnato con la nostra preghiera e abbiamo chiesto a san Giuseppe che invocasse lo Spirito Santo per guidare la mano dei medici, affinché aiutasse la loro abilità chirurgica a ridarti modo di poter riprendere la tua attività lavorativa e l’assistenza alla mamma con tanta efficacia e tanto affetto. La cura solidale e affettuosa per gli ammalati vale di più delle medicine o almeno in uguale percentuale. La solitudine e la sensazione di essere di peso sono come una parete scivolosa che spegne la luce della speranza e fa precipitare nello sconforto.
 Grazie anche della tua bella testimonianza di fede in Dio e fiducia nell’intercessione di san Giuseppe: egli è il modello di obbedienza a Dio e la sorgente copiosa della virtù evangelica dell’umiltà che rende grandi le persone.  Dice l’Evangelo: «Ha guardato l’umiltà della sua serva».  Il riferimento è alla Madonna, ma gli occhi di Dio sono costantemente sul cammino delle persone umili. Coraggio, caro Marco, e un doppio augurio di un Buon Natale anche per il compleanno di mamma Natalina. 

 

Con San Giuseppe cammino di umiltà, silenzio e di disponibilità

Caro Direttore,
sono contenta che la nostra Pia Unione con la preghiera e con la rivista mantenga viva la devozione a san Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nei nostri tempi anche a livello di vita ecclesiale, viviamo un po’ sopra le righe. Da un punto di vista della fede, troppo spesso, mi sembra che si  accettino solo quelle verità che accarezzano il nostro orgoglio. Qualche volta subiamo la tentazione di coltivare i nostri impegni in parrocchia con uno spirito di servizio che nasconde però la ricerca di soddisfazioni personali. Si ha l’impressione che nei nostri rapporti con Dio e con i fratelli siamo nati adulti, senza un apprendistato del cammino della vita e della fede. Prego spesso lo Spirito Santo che mi conservi un cuore disponibile  aperto ai suoi desideri.
Anna Maria - Reggio Calabria
 
Cara Anna Maria,
anche noi viviamo questa spirituale soddisfazione di sentire san Giuseppe camminare accanto a noi nel donarci un esempio di come possiamo  aiutare Dio a costruire il suo Regno di amore, di fraternità e di pace. Le qualità specifiche della spiritualità di san Giuseppe sono: l’umiltà, il silenzio e la disponibilità ad agire con prontezza ai desideri di Dio. Queste qualità spesso non hanno l’onore e la soddisfazione della ribalta e degli applausi, ma sono energie che danno vita al nostro agire. Mi piace pensare alla figura di san Giuseppe come la dinamo di una bicicletta che dall’attrito con la ruota produce luce e illumina la strada. La sua vita, nell’ombra e nel silenzio, era mossa da un’energia potente, entusiasta come il ritmo dei pedali di un giovane innamorato. La spiritualità di san Giuseppe è sorretta dai valori evangelici paragonati alle radici e ai fermenti del Regno del Padre, che da un minuscolo seme si fa albero nel segreto della terra, al lievito che fermenta disperdendosi nella farina. Lo stile di san Giuseppe è la realizzazione del suo stesso nome, infatti, il nome di Giuseppe significa: colui che fa crescere. È il compito di ogni cristiano: aiutare i fratelli e le sorelle a crescere in umanità e santità.
 

Diario di una lettera «Raccomandata»

Stimato Don Mario,
il vivere umano è mossa dai sentimenti. Anche un foglio di carta, infilato in una busta e imbucato in una cassetta delle Poste, è un veicolo di sentimenti. Questi sentimenti, prima dell’avvento d’internet, viaggiavano su superfice, erano viaggi, a volte, rapidi o meno rapidi, tranquilli o insidiosi. Sempre e comunque, avvisi di pagamento: veloci come lepri;  le lettere dei fidanzati: lente come tartarughe.  La consolazione che viaggiavano. Il verbo fondamentale per una corrispondenza postale è: camminare.  Non sempre è così. Per questo ecco  una conversazione immaginaria con una reale lettera «Raccomandata». 
Così inizia la confidenza.
«Si era verso mezzogiorno del 27 febbraio, il clima era rigido, la gente, imbottita in pesanti cappotti e fasciata dalla sciarpa, camminava con passo svelto. Anch’io godevo il tepore del mittente della lettera. La sua mano calda mi raggiunse e mi consegnò a un’impiegata dell’Ufficio postale che mi posò su un tavolo a parte. Avevo un trattamento di riguardo perché non ero una lettera comune, ma una “raccomandata”. Sentivo sussurrare con tono malevolo le altre lettere che mi guardavano come una “privilegiata” che non andava in fila come le altre lettere. Il privilegio consisteva di non viaggiare con la truppa, ma in corsie di preferenza. Ho visto che tutte le altre lettere si muovevano in massa, alla rinfusa e tutte ammucchiate: io era la “privilegiata” e mi era stato riservato un percorso da “raccomandata”. Nella mia solitudine di “privilegiata” pensavo che il mio viaggio durasse se non poche ore almeno pochi giorni. Si trattava di arrivare nel cuore di Roma, partendo dalla periferia di Milano.  Dalla mia sensazione di essere trattata con riguardo sono passata allo sconforto più nero. Ero uscita dal movimento e mi trovavo parcheggiata in un ambiente buio, isolato, dove non capitava mai nulla. Silenzio e immobilità. Avvertivo le giornate allungarsi, la luce riscaldare gli ambienti, il cinguettio degli uccelli, il vociare degli operatori aveva un tono allegro. Pensavo che fosse arrivata la primavera. Il risorgere della natura coinvolgeva l’umore delle persone. Ci fu un momento in cui pensavo che il mondo si fosse fermato. Avevo incominciato a contare non solo i giorni ma anche le settimane.  Nella lettera scritta a mano, che la mia busta custodiva, il mittente datava lo scritto alla vigilia della Quaresima.  Dal rallentamento della corrispondenza e dell’ovattato parlare del personale, mi accorsi che potevamo essere nelle festività pasquali; infatti, il mio calcolo delle settimane corrispondeva a questo periodo pasquale: quaranta giorni. Quando fui consegnata alla Posta era poco prima dell’inizio della Quaresima di quest’anno 2014 (3 marzo, ndr).  La mia attesa si era quasi rassegnata a giacere nel dimenticatoio. 
Passarono poi i cinquanta giorni dalla Pasqua alla Pentecoste, ma niente: immobilità assoluta.  Passarono altre settimane: niente. Ma le ferie estive hanno smosso qualcosa. 
In un periodo di riposo lavorativo, ritornai su un tavolo di lavoro e finalmente il 19 agosto fui consegnata alle mani amiche del destinatario. Il quale fu molto contento non solo per le notizie che gli portavo e la breccia su un prolungato silenzio, ma soprattutto perché gli permetteva di uscire da un’apparente e involontaria ombra d’indifferenza verso lo scrivente». 
 
La lettera-raccomandata è finzione, ma il fatto è vero e non è unico.
Da Milano a Roma in 174 giorni, con una percorrenza di Km 3,57 al giorno. E dire che già dal tempo degli antichi   egizi i colombi viaggiatori  percorrevano dai 50 ai 100 kilometri al giorno.
Per informare gli  Associati delle lamentele che non sempre ricevono la rivista, possiamo assicurarli che regolarmente, ogni mese, spediamo a tutti  la rivista di San Giuseppe; comunque un dispiacere rimane: se paghiamo un servizio, per giustizia, abbiamo diritto che venga eseguito sia nei confronti della nostra Associazione, sia per correttezza dei rapporti con i nostri Associati.
 
 
Sabato, 08 Novembre 2014 12:01

Vostre lettere di ottobre

Una solidarietà che rende vicino il lontano

Egregio direttore,
con un po’ di pudore mi sento spinto a comunicarle un’ispirazione, avuta nelle scorse settimane, alla quale ho obbedito con entusiasmo, prima, e con soddisfazione poi.
Sono un nonno che ama ed è amato da quattro splendidi nipoti. Desiderando fare loro un regalo in occasione del Natale dello scorso anno, ho avuto l’ispirazione di non consegnare nelle loro mani il pacco regalo, ma farlo passare dalla loro persona; un regalo che li accarezzasse ma per partire lontano: adottare un bambino in terra di missione. Ho spiegato loro il senso del regalo che andava a bambini che non dispongono di tutto quello di cui loro godono. Ho spiegato che molti bambini vivono senza l’affetto dei genitori, altri senza una casa, una scuola per istruirli e, a volte, con poco cibo per passare la giornata. Con soddisfazione devo dire che di buon grado hanno accettato il «regalo» e hanno gioito nel sapere che in una terra lontana, hanno un fratellino che sta crescendo con loro.
Lettera firmata da Milano
 
Gentile e caro «Nonno»,
il suo pudore le fa onore e ha obbedito alla parola di Gesù che invita a non suonare le trombe per far conoscere le azioni buone; addirittura, Gesù ammonisce che neppure la mano destra sappia quello che fa la sinistra.
Sono contento della sua comunicazione almeno per due motivi. Il primo motivo: ritengo che sia una saggia pedagogia far comprendere ai bambini che non si può essere contenti da soli e che il bene condiviso fa cresce la gioia del vivere. Don Guanella diceva che «nel cammino della vita, di questa vita, a volte tanto difficoltosa, trovare dei buoni amici è di grande conforto»; questo ci permette di guardare all’avvenire con la certezza che Dio non abbondona nessuno e che ogni mano che ci offre un sostegno è la stessa mano di Dio che si fa Provvidenza.
Il secondo motivo è il «contagio». Ritornando a don Guanella devo ricordare che la sua pedagogia del cuore passava anche per la strada del contagio: il bene è, per sua natura, contagioso. C’è da auspicare che la sua testimonianza possa davvero essere contagiosa. 
 

 

Un’offerta di luce e forza a chi è fragile

Caro amico, don Mario,
le scrive una nonna malandata, carica di anni e stanca, per dirle che sono molto riconoscente poiché continuo a ricevere la rivista La Santa Crociata in onore di san Giuseppe, anche se nella mia condizione economica disagiata non posso inviarvi nulla per sostenere le spese. Il mio debito è grande, per questo il Signore vi ricompensi. A volte gli occhi sono stanchi e vorrei pregare il Sacro Manto in onore di San Giuseppe, ma le forze mi mancano. Chiedo: non avete una cassetta con la registrazione del Sacro Manto e il santo rosario in onore di san Giuseppe? Mi potrebbe aiutare a pregare con maggior costanza e fervore. 
Lidia - Manerbio (BS)
 
Cara nonna Lidia,
grazie del «caro amico» che mi fa sentire di casa e mi permette di dirle che ci è sempre cara la parola di Gesù quando per bocca di San Paolo afferma: «c’è più gioia nel dare che nel ricevere». San Giuseppe ha provveduto alle necessità della sua famiglia a Nazareth e siamo certi che susciterà sentimenti di generosità nell’animo di persone meno «malandate e meno stanche per il peso degli anni» a supplire per lei.
La nostra pubblicazione e la costante preghiera sono doni dello Spirito per offrire nuova linfa alla fatica del vivere quotidiano. La riflessione scritta, offerta dagli autori degli articoli, desidera essere un supplemento all’anima degli associati per mantenere l’entusiasmo della fede e conservare quel «fuoco» di generosità che Gesù ha acceso nelle nostre vite spinte a fissare lo sguardo su quel Cuore trafitto da una lancia d’ingratitudine, ma trasformato in sorgente di amore. «Guarderanno a colui che hanno trafitto». 
La nostra pubblicazione desidera essere un collirio capace di potenziare il nostro sguardo e ammirare meglio quel cuore simbolo pulsante dell’amore appassionato di Gesù per noi.
La sua idea di registrare la preghiera del Sacro Manto e il rosario in onore di san Giuseppe la teniamo calda nel cuore e tenteremo di provvedere quanto prima alla sua realizzazione.
Mercoledì, 30 Luglio 2014 11:34

Lettere di Luglio-Agosto

La perseveranza commuove il cuore di Dio 

Caro don Mario,

mia moglie ed io abbiamo già avuto occasione di scriverle per varie ragioni, in particolare per la richiesta di adozione nazionale che presentammo la prima volta nel 2009. Io ho conosciuto meglio San Giuseppe e le sue meraviglie attraverso mia moglie - da molti anni è iscritta ed ha iscritto amici e parenti alla Pia Unione - che ha più volte richiesto ed ottenuto molte grazie per mezzo della sua intercessione.
Non amo molto le novene, ma quando il desiderio di paternità s'è rafforzato, ho pensato di rivolgermi all'intercessione di San Giuseppe non solo perché si realizzasse l'adozione, ma anche perché fossi adeguato a ricoprire il ruolo di padre adottivo. Così nel 2009 pregai il Manto ed alla fine ebbi in cuor mio una certezza molto profonda che tutto si sarebbe realizzato. In effetti l'inserimento nelle liste del Tribunale avvenne il 19/03/10. Gli anni sono trascorsi senza nessuna chiamata, e con essi un po' della mia certezza è sfumata. Ma il 18 marzo di quest'anno, proprio mentre stavamo scegliendo l'associazione per intraprendere l'adozione internazionale, siamo stati convocati da un Tribunale dei Minori ed abbiamo accettato un abbinamento con un bimbo. Brevemente le dirò che intorno a quest'evento se ne sono avvicendati tanti altri, apparentemente senza legame, positivi e negativi - quest'ultimi divenuti fonte di ulteriore grazia coll'intervento del Signore - con una regia così perfetta che mi sembra incredibile, anche se ho avuto tante e tante occasioni per sperimentare le coccole sorprendenti di Dio, e, per arrivare all'esito finale, a Pasqua, in tempi record, il bambino dormiva già a casa nostra.
La mia/nostra gioia è ovvia, ma è sempre inattesa e stupefacente perché il Signore compie meraviglie - mi passi l'espressione - ancor più meravigliose di quanto possiamo immaginare o desiderare, cui è innegabile il contributo e l'intercessione sempre certe di San Giuseppe. Grazie anche per le sue e vostre preghiere.
Lettera firmata
 
Gentilissimi  e cari Amici,
ho voluto conservare l’anonimato anche per cautelare la privacy del vostro figliolo. Sono davvero  contento che la perseveranza abbia coronato il vostro sogno e che san Giuseppe  abbia consegnato non solo una patente di «padre putativo», ma anche la garanzia di essere compagno di viaggio nella crescita della nuova creatura affidata alle vostre cure.
Ci uniamo anche noi al coro di lode e gratitudine a Dio per i benefici ottenuti e anche la perseveranza nel saper aspettare e nel cogliere la mano della Provvidenza che va disegnando la nostra storia con i ritmi e tempi architettati dalla sapienza divina.
Alessandro Manzoni  paragona le vicende della nostra vita a un ricamo colorato. Noi ammiriamo i disegni, l’armonia delle forme, le figure, ma se andiamo a guardare il retro troviamo un groviglio di fili che si incrociano e si accavallano in modo caotico. Le nostre preoccupazioni ci fanno vedere il retro e la mano di Dio disegna il diritto; da noi si richiede la pazienza e la saggezza della fede che ci fa vedere la realtà con gli occhi stessi di Dio.
Siamo solidali nella preghiera, accanto a voi mettiamo nelle nostre invocazioni a san Giuseppe anche tutti i genitori affinché lo Spirito Santo illumini la loro azione educativa.
Dio vi benedica e san Giuseppe vi sostenga.

 

Una santità feriale sa far fiorire l’armonia 

Carissimo direttore, questa mia per comunicarle che una abbonata ma soprattutto devota al santo protettore  Giuseppe, lo scorso 23  agosto ci ha lasciato.

Non più giovanissima, 87 anni, Pinetta (è il nome con cui tutto il paese la conosceva), era un’anima giovane e fresca.
Una porta, la sua, sempre aperta. Non c'era giorno che qualcuno non bussasse alla sua porta, per dire solo “Ciao!” o “Come va?”. Il giorno del suo onomastico, San Giuseppe, la sua casa diventava  una specie di santuario... arrivavano tutti a farle gli auguri e lei diceva sempre: “prima di voi me li ha fatti san Giuseppe”, e mostrava contenta la cartolina che le mandavate.
La sua vita di moglie,  di madre, di nonna è stata davvero una forza di simpatia, e anche se a volte si lasciava andare... bastava che ricevesse una telefonata  o che qualcuno bussasse alla sua porta per tornare serena come prima.
Andava  fiera dei suoi figli, delle sue nuore e degli amati nipoti, Marta e Marco, ma era fiera di tutte le persone a lei care e amiche (fra queste c'era mia mamma, Corinna Colombo, anche lei devotissima  di san Giuseppe), felicissima di ospitare, nel periodo delle vacanze mia sorella, Suor Maria, sua figlioccia.
Ora il cortile dove abitava è vuoto, anche se abitato. I suoi vicini, i  cugini Angelo e Ada (fra l'altro antenati del caro san Luigi Guanella), vivono la sua assenza con tanto dolore.
Non ha costruito  grandi opere, grattacieli o quant'altro ma ha saputo costruire nella sua vita piccoli ponti, cementati dall’amicizia, dalla bontà, dalla devozione e preghiera a San Giuseppe. Vi saluto con stima.
Elisa Mauri ved.Polastri (Lecco)
Lunedì, 16 Giugno 2014 12:00

Lettere di Giugno 2014

La santità feriale delle mamme

Reverendo don Mario Carrera, ho inviato l’offerta per una borsa di studio destinata a un vostro aspirante al sacerdozio. Con essa, desidero ricordare i miei defunti e, in particolare, la mia cara mamma, Bruna, che è salita al cielo il 6 luglio scorso a 93 anni. La mamma è stata una persona eccezionale; mi è sempre stata vicina nella sua lunga e laboriosa esistenza, nei momenti lieti e tristi, si è sacrificata in mille modi, non avendo un reddito proprio si è privata di molte cose; è stata per me più di una sorella e di un’amica, nell’adolescenza e anche dopo; mi ha spesso aiutata ad appianare i contrasti con mio padre, uomo molto onesto e corretto, ottimo genitore ma autoritario e poco espansivo, che non sempre le ha dimostrato l’affetto e la considerazione che avrebbe meritato. Rimasta vedova, la mamma è vissuta con noi in famiglia, fino a cinque mesi prima della morte, offrendoci sempre il sostegno affettivo ed economico, anche nell’educazione di nostro figlio, senza mai chiedere nulla in cambio, sempre in maniera silenziosa e discreta. Per questi motivi la sua presenza manca moltissimo a me e a noi tutti. Mi consola la grande fiducia che San Giuseppe l’abbia adeguatamente assistita nell’ora suprema del passaggio dal tempo all’eternità. Ringrazio san Giuseppe e la sacra Famiglia per aver goduto a lungo di una mamma così preziosa e per la costante intercessione che sempre sperimento nel momento del bisogno. Chiedo la grazia di poter con mio marito essere utile, se Dio vorrà, alla famiglia di mio figlio, per molti anni ancora, sull’esempio di mia madre. Ringrazio lei e la Pia Unione per le preghiere.
B.A.G.T., Voghera (Pavia)
 
Cara e gentile Amica,
i santi che nella nostra vita abbiamo conosciuto non avevano sul capo l’aureola dorata, ma negli occhi il riflesso luminoso dell’anima e nelle mani un’energia divina nell’aiutare le persone a camminare in serenità e gioia di vivere.
Pensando a tanta bontà silenziosa e assai diffusa, mi viene alla mente l’esperienza del profeta Elia sul Monte Horeb. Egli si era rifugiato nel deserto con l’animo amareggiato e sconfortato alla ricerca del volto di Dio per essere consolato. Lo cercava in fenomeni sconvolgenti e straordinari: il terremoto, i fulmini, il vento impetuoso e tagliente del deserto, ci fu il fuoco, ma il Signore non era in questi elementi.  Dopo il fuoco il profeta Elia uscì dalla caverna e «ci fu il mormorio di un vento leggero». Quel vento leggero ricorda la presenza dei nostri cari che con il loro affetto e lo spirito di servizio rendono presente la santità di Dio nella nostra vita. Una folla di santi anonimi (mamme, papà, zie, parenti e amici) sta davanti a Dio e ancora con le loro preghiere intercedono per noi affinché il tesoro della nostra vita abbia il suo peso specifico nell’amore e nella bontà.
Quando leggo le parole del profeta Isaia che afferma solennemente che nessuna mamma può dimenticare il frutto del suo grembo, penso che al momento della nostra nascita solo materialmente è spezzato il cordone ombelicale, ma permane un infrangibile legame che fornisce un costante flusso di energie vitali per un’esistenza onesta e dignitosa.
 

L’efficacia della preghiera

Reverendo Don Mario Carrera,
nel gennaio 2012 le avevo scritto una lettera dove esponevo tutti i gravi problemi che ci assillavano.
Finalmente, riesco a prendere il tempo per rendere la mia testimonianza in onore di San Giuseppe.
Voglio con tutto il mio cuore ringraziare il “mio” grandissimo protettore ed avvocato ed amico San Giuseppe.
Abbiamo ricevuto le grazie richieste una delle quali  proprio in extremis: la vendita della casa senza la quale non si poteva comprare l’altra: la proposta di acquisto dell’alloggio, subito accettata, arrivò il venerdi e il contratto per l’acquisto dell’altra scadeva il sabato, il giorno seguente... dopo più di un anno di attesa. Ringraziamo anche per il lavoro trovato proprio in zona, il tutto nel 2013.
Nel frattempo, è arrivata anche una bella bambina, Lucia nata il 20 di marzo 2014  a completare e rallegrare la bella famiglia dove vivono già Sofia di 4 anni e Pietro di quasi 3 anni.
Desidero mettere sotto al Manto di San Giuseppe questi nostri nipotini: Sofia, Pietro e Lucia Giovannini.
Da allora, io come nonna non ho più smesso di recitare il Sacro Manto e anche la novena per la mia famiglia e le famiglie  dei nostri figli, per ottenere una guarigione psicologica e  soprattutto una profonda e vera conversione per tutti. Prego anche perché conservino il loro lavoro in questi tempi difficili. Inoltre chiedo aiuto a San Giuseppe per tutti quelli che chiedono sostegno come ho fatto io. C’è tanto bisogno di aiuto in questo mondo…
Come promesso al momento della mia supplica a San Giuseppe, continuo a mandarvi la mia offerta ogni volta che ricevo la rivista per dilatare la carità verso i poveri.
Con tanta riconoscenza, Vi ringrazio tutti per le vostre preghiere.           
Nonna Franca
 


Il sacramento del Matrimonio è per l’eternità

Molto reverendo don Mario, sono associata alla Pia Unione del Transito da più di venti anni insieme a mio marito Angelo che il 24 gennaio scorso è ritornato alla Casa del Padre. Credo che San Giuseppe, grazie alle preghiere di tutti gli associati, gli sia stato vicino al momento del passaggio da questa vita alla Vita eterna, avvenuto con grande serenità. Il nostro matrimonio è durato 54 anni più sei anni di fidanzamento (non avevamo i mezzi per sposarci prima) nel rispetto e nell’amore reciproco e frutto del nostro matrimonio sono stati i nostri quattro figli (uno dei quali è un angioletto in Paradiso). Angelo ha dedicato la sua vita alla famiglia con tanto amore. Circa quarant’anni fa abbiamo avuto la fortuna di fare insieme un cammino di conversione. Entrò a far parte della Caritas Diocesana dove collaborò e s’impegnò nei Centri d’Ascolto fino a pochi giorni prima di morire. Il prossimo 28 maggio avrebbe compiuto 89 anni.

Anche se a volte con le lacrime agli occhi, ringrazio il Signore per tutti questi anni che ci ha donato nella condivisione di ogni cosa. Tutte le sere recitavamo insieme il Santo Rosario; ora lo recito da sola ma lui è spiritualmente vicino a me e, come mi aveva promesso, lo sarà sempre. La prego trascrivere il nome di mio marito all’Unione Suffragi, grata se vorrà celebrare per lui una Santa Messa il prossimo 24 giugno. Ringrazio San Luigi Guanella (che prego ogni sera) per aver fondato questa grande Opera in onore di San Giuseppe e per tutto il bene che ne deriva per i vivi e per i defunti. Unisco anche la mia povera preghiera per gli agonizzanti e una modesta offerta che andrà a sollievo dei vostri poveri che sono anche i nostri.

Lettera firmata

Carissima Abbonata, la sua lettera è un mezzogiorno di luce per la gioia della sua esistenza spesa nell’amore e per amore. Nelle sue parole si sentono la fragranza del Cantico dei Cantici, lo stupore immutato degli anni giovanili e il patrocinio di ricchezza d’animo che avete acquisito in oltre sessant’anni di scambi reciproci di doni. In questa stagione di amori fragili e «stagionali», queste testimonianze forti ci danno la certezza che Dio semina la storia di amore e vuole che sia lievito per trasformare la storia in amorosa eternità. Un amore rinnovato per continuare, in eterno, nella pienezza della risurrezione.


 

Tutti i bambini sotto la protezione di san Giuseppe

Caro e amato San Giuseppe, tu sei stato custode di Gesù e per questo alla tua protezione vorrei affidare tutti i bambini del mondo e in particolare mio nipote Matteo, stupenda creatura, in occasione del suo primo compleanno. Come di ogni bambino in una famiglia la sua presenza dà gioia e felicità, moltiplica le energie, rende lievi le fatiche, interpella sul cammino, mai concluso, dell’essere pienamente persone.

Quando giochiamo insieme a un bambino è come se ci trovassimo per «strada» e celebrassimo il nostro incontro tra quello che il bambino è e quel che siamo noi, in modo che si compongano come accordo di una suonata e rifulgano come goccia di rugiada.

Quando ci rallegriamo l’un l’altro è come se ci comprendessimo misteriosamente e per magia diventassimo leggeri come acrobati sul trapezio: ci libriamo nel cielo e ci immergiamo nelle profondità degli abissi marini per scoprire tanti mondi, così siamo orgogliosi, a vicenda, delle nostre magnifiche vite.

Questi sentimenti sono nel mio animo e prego e sogno che possano cantare nell’animo di tanti genitori così da crescere in armonia di sentimenti e di amore sotto la vigile protezione di san Giuseppe custode affettuoso della santa Famiglia di Nazareth.

Milva

Gentile e cara professoressa, è nobile il suo gesto di aver affidato alle mani affettuose di san Giuseppe oltre che il suo nipote Matteo anche i bambini del mondo. È un luogo comune dire che ai bambini appartiene il mondo di domani, ma noi che crediamo alla bontà misericordiosa di Dio sappiamo che ogni creatura umana che entra in questo mondo è una stella che si accendo nel cielo dell’umanità, ma soprattutto è la certezza che Dio non si è stancato di noi e che, nonostante noi, ancora ci sorride e investe sul nostro futuro. A Matteo e ai bambini è affidato l’avvenire del mondo e noi con fede lo affidiamo alla custodia di san Giuseppe; egli che con Gesù, il nuovo Adamo della creazione rinnovata, ha sognato e sperato in un mondo rinnovato, lo possa proteggere e portare a maturazione i semi di creatività, fantasia e santità che Dio affida a chi entra nella storia umana.

Con Matteo le assicuro che tutti i bambini ogni mattina nella messa sono davanti al volto di Dio con una preghiera di intercessione affinché tutti possa realizzare il sogno che Dio ha sognato per le loro vite.

 
Lunedì, 12 Maggio 2014 12:15

Lettere di Maggio 2014

Ricordo di uno strenuo difensore della vita

Le scrivo per invitarla a inserire nelle vostre preghiere del «Suffragio Perpetuo» il prof. Mario Palmaro che come un faro nella notte si è spento ancora molto giovane.

Lunedì, 07 Aprile 2014 10:22

Aprile 2014

La preghiera per un sogno grande

Reverendo Don Mario,
vengo a lei per ringraziarla del Vangelo che mi ha spedito, desideravo proprio averlo, desidero proprio tenere Gesù, così semplicemente nel mio cuore.
Le rubo del tempo, ma le vorrei dire un piccolo grande segreto : come mi piacerebbe che nostro figlio Francesco, di cui vi ho mandato il ricordo della Prima Comunione, divenisse sacerdote!
Così, io e mio marito, come gli mostriamo col nostro amore la bellezza del matrimonio, della famiglia, così gli trasmettiamo il nostro amore, la nostra riconoscenza per i sacerdoti.
Quando ci siamo sposati, oramai  venti anni orsono, il Vangelo di Giovanni che abbiamo scelto (Gv 15,9-17) diceva: « Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga».
Grazie Don Mario, che mi ha ascoltata: le ho parlato come a un papà, perché alle volte il cuore mi scoppia di gioia. 

 Lettera firmata

 
Cara amica,
vorremmo «scoppiare» tutti di gioia nel coltivare e veder fruttificare i sentimenti nobili nell’anima, ma la realtà pesante come una zavorra ci trascina a terra. La ringrazio della comunicazione dei suoi  sentimenti e  delle sue intenzioni animate da una bella e grande fede nel Dio della vita. 
Le assicuro che la nostra invocazione a Dio è frequente, Gli chiediamo quotidianamente che moltiplichi le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa così da garantire ai fedeli battezzati delle braccia misericordiose che prolunghino nel tempo l’azione benefica e samaritana di Gesù a vantaggio delle persone fragili, poveri di spiritualità, bisognosi di aiuto per cogliere nella vita tanti motivi per ringraziare Dio del dono privilegiato di essere stati mandati su questa terra a collaborare alla costruzione di un regno di fraternità e giustizia. 
Anch’io l’accompagno nella preghiera e uniremo queste vostre intenzioni al coro di preghiere degli iscritti alla Primaria Pia Unione.
Dio benedica lei e la sua famiglia e San Giuseppe, che ha educato Gesù, aiuti lei e suo marito a essere accanto al vostro figliolo con dei «sì» e dei «no» perché cresca in sapienza età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
 

Il peso della solitudine 

Caro don Mario, dopo quarantatré anni di matrimonio – ho settantasei anni – giorno e notte piango la morte di mio marito Arturo, perché è soprattutto la sera che ne sento maggiormente la mancanza, anche perché la casa piomba in un assordante silenzio. Non sarebbe meglio che il Signore prendesse anche me? Rimasta sola cosa ci sto a fare ormai? Non voglio essere ingrata o blasfema ma mi domando: perché il Signore non ci ha presi entrambi? Chiedo perdono innanzitutto al Signore e anche a Lei direttore se il mio profondo dolore mi suggerisce considerazioni forse poco cristiane.

  Maria 

Cara e gentile signora Maria,
quando si è sposata nel «sì», che lei e suo marito Arturo avete pronunciato, c’era un sì definitivo che vi legava per l’eternità. è naturale che questo legame interrotto sanguini, perché dire a una persona: «Ti amo» è come dire: «Tu non potrai morire. Le nostre anime saranno legate da un vincolo di alleanza che Dio stesso ha garantito con la celebrazione di un sacramento». Se ogni sacramento celebrato è un patto di alleanza di Dio con l‘uomo, in modo preminente lo è il sacramento del Matrimonio. Solo i cuori che amano sono in grado di lanciare il loro affetto aldilà della siepe del tempo e di vivere la nostalgia di ricongiungersi dopo una separazione così sofferta come quella di una morte. Il suo desiderio di ricongiungersi nella luce di Dio con suo marito è legittimo, ma lo diciamo spesso: «Le vie di Dio non sono le nostre vie». Ognuno ha un progetto divino da compiere e sino a quando non è arrivato a maturazione, Dio investe sulla nostra capacità di fare il bene; un bene ai nostri occhi invisibile, ma realmente presente come il respiro nei polmoni.
Non dimentichiamo che la preghiera è un momento di vitale comunione anche con le persone che amiamo. La preghiera completa un triangolo della comunione; ecco i tre lati del triangolo: «Dio-noi-il prossimo», stretti in un abbraccio di amore. 
 


Una giovane amica di San Giuseppe 

Caro direttore della Pia Unione, sono Francesca Maria, una ragazza di quattordici anni. Le scrivo perché preghi San Giuseppe affinché aiuti mio padre che si trova in condizioni difficili essendo rimasto senza un lavoro sicuro. Lui è preoccupato per le necessità quotidiane della famiglia alle quali deve far fronte ed io vivo questo suo disagio senza poter fare nulla per lui che invece, insieme alla mia mamma, fa di tutto per non farmi mancare il necessario. I miei genitori non hanno mai sperperato o rincorso cose superflue e non necessarie pur garantendo a me una vita dignitosa e normale come gli altri giovani della mia età. Spero tanto che arrivi per lui e per tutta la nostra famiglia l’aiuto di San Giuseppe perché si risolva al più presto questa situazione che toglie a tutti noi la tranquillità di cui ha bisogno una famiglia. Ringrazio intanto il Signore perché la mia è una famiglia unita, che non è poca cosa!

 Francesca 

 
Carissima Francesca,
non solo ho la gioia solidale di condividere le tue preoccupazioni familiari, ma di rispondere per aiutarti a investire il futuro di speranza e di fiducia in Dio. Viviamo in un momento difficile economicamente. La fatica di doversi adeguare a un regime di vita accidentato per le difficoltà di lavoro è assai pesante. La tua giovane età, la capacità di entusiasmarti per le cause nobili ti fa scoprire risorse insospettate nelle radici del tuo animo. Non ultimo la risposta nella preghiera e nella fiducia in Dio. Dio-Padre ha mandato Gesù a condividere i disagi della nostra condizione umana.  A Nazareth ha vissuto con San Giuseppe il disagio di un lavoro precario. Anche la pratica di pietà del «Sacro Manto» riecheggia la difficoltà di vita della santa famiglia di Gesù.
Secondo la leggenda il «Sacro Manto» nasce da una circostanza incresciosa. Giuseppe aveva una commissione di lavoro, ma non aveva il legname per soddisfare questa richiesta, allora fu costretto a dare in pegno uno scialle, assai prezioso, che egli aveva regalato a Maria durante il tempo del fidanzamento. Avuto il legname ed eseguito il lavoro, andò per riscattare lo scialle, ma chi gli aveva prestato i soldi per il legname voleva tenerlo per sé, poiché usando lo aveva trovato giovamento per alcuni malanni che lo affliggevano. 
Tu prega, cara Francesca, e tieni davvero sotto questo Manto di protezione la tua famiglia. Ringraziamo Dio e chiediamogli la grazia che tu possa continuare a vivere in una famiglia unita che ti dà fiducia e la gioia di sentirti amata. Ricambia questo amore con il tuo impegno, studiando e conquistando traguardi prestigiosi di onestà e laboriosità, collaborando in famiglia.
 

 

Una nonna e i giovani amici di San Giuseppe 

Caro Direttore,
ho letto con piacere la preghiera dei ragazzi rivolta a san Giuseppe. Nei prossimi giorni celebreremo il 50° di matrimonio insieme a tutti i miei familiari figlie nipoti e vorrei solennizzare questa circostanza mettendo sotto la protezione di San Giuseppe i miei nipoti: Luca, Andrea, Mattia e Lucia.
 Se mi arriva la tessera d’iscrizione per la data del nostro cinquantesimo sarà per me una gioia consegnare ai miei nipoti questa devozione a San Giuseppe come un corroborante viatico per la loro esistenza.
La saluto e la ringrazio per la rivista di San Giuseppe che diventa sempre più interessante.

Guglielmina di Mandello

 
Cara signora Guglielmina,
innanzitutto le assicuro che lei e suo marito siete stati nel cuore della nostra preghiera per ringraziare Dio dei cinquant’anni di vita insieme e per la vostra testimonianza di vita cristiana. Il sacramento del matrimonio ha fatto fiorire nuove vite e ha alimentato un fiume di vita cristiana capace di riscaldare con il calore della fede tante zone ghiacciate della nostra società. Con l’affidamento dei suoi nipoti alla protezione di San Giuseppe, lei consegna un patrimonio di speranza alla custodia del papà terreno di Gesù.
Dio-Padre, creatore del cielo e della terra, l’onnipotente, ha affidato a San Giuseppe la custodia di Gesù. Si è fidato di quest’uomo; ha fatto sì che i sentimenti di amore verso il Salvatore fossero riversati da San Giuseppe su Gesù con uguale intensità, costanza e dedizione. L’obbedienza silenziosa di Giuseppe ha portato a maturazione le qualità umane di Gesù; egli si è dedicato con tutte le sue forze affinché nulla potesse mancare a quel Bambino che portava nella sua carne la missione di salvare il mondo. Spero che tanti genitori, nonni e nonne possano imitare il suo gesto di affetto e consegnare le speranze del futuro all’efficace paterna custodia di San Giuseppe.
 
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