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Super User

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Mercoledì, 24 Settembre 2014 13:13

Diritto di morire o libertà di vivere?

di Mario Melazzini

Malattia, dolore e il ruolo del medico

Da medico e da paziente, ho letto con molto sconcerto la testimonianza del medico sardo che ha ammesso di aver «addormentato migliaia di persone, in un centinaio di casi sono andato oltre. L’ho fatto ogni volta che era necessario, ma non ho un elenco. Non mi sono mai pentito, anche perché erano i pazienti a chiedermi di intervenire. In tutte le situazioni non c’era altra via d’uscita. Questa è una pratica consolidata in tutta Italia». Come si può sostenere che in tutta Italia certi comportamenti siano consolidati: con molta fermezza dico che non è così! Di fronte a tali affermazioni mi chiedo quale sia allora il significato del nostro ruolo di medico?

Eutanasia: dialogo tra Bonaccorti e Avvenire

Caro direttore,

il presidente Napolitano chiede un sereno e approfondito confronto di idee sul tema del cosiddetto 'fine vita', ed è quello che tutti auspichiamo per dare una base strutturata a eventuali interventi legislativi, i quali senza fondate indagini e competenti ricerche potrebbero aggiungere problemi invece che risolverli. Da qualche anno mi sembra si voglia ridurre il dibattito a uno scontro fra fazioni, improntate a scelte aprioristiche. (...)
Mercoledì, 02 Aprile 2014 15:20

I suggerimenti di Elisabeth Kübler Ross

L’approdo all’eternità

«Dobbiamo abituarci a far festa con “lo straniero” che è in noi, riconoscenti con quella gratitudine della benedizione dell’uliva - come scriveva nell’antichità Marco Aurelio -, la quale cadendo sul terreno ringrazia l’albero che l’ha prodotta». 
Il letterato André Malraux, accanto all’antica benedizione di Marco Aurelio ha scritto che «il pensiero della morte è il pensiero che rende uomini. Bisognerebbe festeggiare il giorno in cui, per la prima volta, si è riflettuto sulla morte, perché quello è il giorno che segna il passaggio alla maturità. L'uomo è nato quando, per la prima volta, ha mormorato davanti a un cadavere: "Perché?"»! Questo «perché» come un raggio di luce rossa percorre il tempo dell’umanità dal giorno della morte di Abele. 
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:49

Il compimento della vita: perenne dialogo con Dio

Trentesimo dialogo, e ultimo sul “Credo”

di G. Gennari

L’ultima volta siamo rimasti con l’interrogativo sul senso del suffragio per i defunti. Se il morire è anche la realizzazione piena della creatura la cui libertà ha la possibilità di scegliere per la Vita o per la Morte, Paradiso o Inferno, come esige la libertà umana, e quindi nel morire, grazie alla purificazione necessaria accolta o rifiutata è anche la realtà definitiva, resurrezione e vita eterna o eterna e voluta privazione della felicità, allora che senso ha la preghiera per i defunti? Quando noi preghiamo per loro essi sono già – e noto questo già – nella loro definitiva realtà, e quindi il suffragio è inutile…
No: e quel già è proprio il centro del discorso. Noi siamo nel tempo, ma la vita eterna è in Dio, che non è nel tempo. Il nostro suffragio di oggi è dall’eternità presente nella Sapienza infinita che è Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. La nostra preghiera di suffragio, che è nel nostro oggi, non raggiunge il defunto direttamente, ma attraverso la mediazione del Cristo Signore e Salvatore, cui tutti i tempi sono presenti, perché Egli è (anche) l’Eterno…

di Gianni Gennari

Riprendo la riflessione sul mistero del morire. La morte è vero “mistero”, come del resto anche la vita, e se non si trova un senso alla morte anche la vita rischia di perdere il suo…
Cosa è “il” morire? Una fine ed un fine, abbiamo detto: nella tradizione cristiana una pena, ma anche un traguardo verso una realtà “altra”. Un castigo del peccato, annunciato nel libro della Genesi (cap. 3) ma anche “sorella” e oggetto del desiderio di fratelli e sorelle che noi chiamiamo Santi: “Desidero essere sciolto, ed essere con Cristo!” (Fil. 1, 23). 
Lunedì, 16 Giugno 2014 12:08

Morire e risorgere: verbi da recuperare

di Gianni Gennari

Quasi al termine del cammino! Dopo “Credo la Chiesa” ecco “la comunione dei Santi, la resurrezione della carne e la vita eterna”. Qui vale quel “quasi”.
 

La “comunione dei Santi” 

Essa è il legame che in Gesù morto e risorto, e nello Spirito Santo unisce la terra e il cielo… Sulla terra è l’unione di tutti coloro che vivono – conoscendolo esplicitamente, o riconoscendolo con i fatti implicitamente – il comando dell’amore come unico dovere dell’uomo… “Tutto coopera al bene di quelli che amano Dio” (Rom. 8, 28), e ci sono tanti che amano davvero Dio anche senza conoscerlo in pieno, ma riconoscendolo nel prossimo da sfamare, da dissetare, da soccorrere… è la lezione del Giudizio finale in Matteo 25, sulla bocca di Gesù stesso. Tra tutti coloro che amano Dio, e che l’hanno conosciuto e riconosciuto, o anche solo riconosciuto senza conoscerlo pienamente, si forma una solidarietà di “unione comune”, o “comunione”, che in termini di teologia tradizionale, sempre valida in questo, si chiama Corpo Mistico di Cristo… Non mi fermo su di esso, qui, ma credo che chiunque legga può capire quale oceano di solidarietà effettiva e salvifica, nello Spirito Santo, si crea in terra, e tra terra e cielo, solo pensando in profondità agli effetti di questa presenza santificante dello Spirito senza confini a noi noti… è ciò che ci rende sereni di fronte alla domanda sulla salvezza eterna di tanti fratelli, la maggior parte dell’umanità certamente, dagli inizi della storia umana e fino al ritorno del Signore alla destra del Padre…
La “comunione” ecclesiale, in questo contesto, è solo una delle forme visibili della chiamata universale alla salvezza ed alla santità di cui il Vaticano II si è fatto annunciatore definitivo… è anche la misteriosa trovata, per fare solo un esempio, della “catena” che unisce cielo e terra già ora, e che ha consentito a Teresa di Lisieux di dire: “Voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra”.
Andiamo avanti… Ecco dunque “la resurrezione della carne e la vita eterna”.
 

Resurrezione? Oltre il morire, dunque…

Ma questo dice qualcosa che va oltre. Entra in gioco la realtà importante del nostro “morire”. Un mistero universale su cui da sempre si è interrogata l’umanità tutta, e su cui forse in questi ultimi decenni non siamo stati capaci, come cristiani e cattolici, di tradurre la fede annunciata da Gesù e trasmessa dagli Apostoli e dai martiri senza tradirla, e perciò – dando uno sguardo attorno – constatiamo che nella nostra comunità – catechismi, omelie, preghiere, riflessioni, ritiri spirituali – se ne parla poco o niente. Domandiamoci infatti quanto tempo è che a Messa il celebrante non ci ha ricordato quelli che una volta si chiamavano “i Novissimi”: Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso…
Eppure è tema e domanda fondamentale: cosa è morire? E cosa è risorgere a vita eterna? Si dice che il discorso del Catechismo non regge più e il rimedio sarebbe continuare a credere senza domande, senza cercare di capire. Eppure Gesù ha detto ai Suoi, e anche a noi: “vado a prepararvi un posto” (Gv. 14, 2). Si dice che è mistero, ma resta il fatto che anche su questo, forse soprattutto su questo, come credenti abbiamo un dovere, quello ricordato da San Pietro, di “rendere ragione della speranza che è in noi”. E allora vale la pena di approfondire, magari non in una sola volta…
Prima domanda: cosa è morire? Malraux ha scritto che se non si trova un senso alla nostra morte, la vita intera rischia di perderlo… E oggi della morte non si parla: roba di medici… No: per parlare di ciò che chiamiamo il “dopo” dobbiamo parlare dopo aver risposto su di essa…
 

La morte: una fine e un fine, “pena” e “sorella”

Prendiamo il “morire” come tale. Cosa è? Che dice, la fede cristiana? In realtà due cose: che la morte è sia “una fine” e pena del peccato, sia “una sorella” – con S. Francesco – e addirittura “il fine” della esistenza stessa. Sul fatto che essa è pena testimonia il racconto della creazione fino dalle prime linee della Scrittura. E San Paolo ne fa sintesi perfetta: morte “stipendio del peccato” (Rom. 6,23), “ultimo nemico” (I Cor. 11, 26). Ma egli stesso la dice anche oggetto di desiderio: “Bramo essere sciolto (dalla vita terrena) per essere con Cristo” (Fil. 1, 23). Anche Gesù ha avuto paura della morte, nel Getsemani – “si allontani da me questo calice” – ma ai suoi ha detto anche che voleva berlo, quel “calice”, ricevere quel “battesimo”, ed era in pena finché non lo avesse fatto (Lc. 12, 50).
Dunque due facce del morire, collegate, ma non identiche. E per andare avanti leggo di Lazzaro, Vangelo di Giovanni, capitolo 11. Era morto o no? Prima risposta ovvia: sì, “da quattro giorni, e già puzza”. Lo dice anche Gesù: “Lazzaro è morto!” Ma prima aveva anche detto che “questa malattia non è per la morte… Lazzaro, l’amico nostro, dorme, e io vado a risvegliarlo”.
Lazzaro è morto, ma non è morto: perché? Forse – è l’ipotesi che mi azzardo a proporre qui – perché ciò che noi chiamiamo “morte” ha due dimensioni, distinte e diverse: una è quella fisica, biologica, da mancanza di funzioni fino all’encefalogramma piatto, con data precisa, esaurimento delle energie vitali della persona concreta, accertabile con certificato legale… E di questa morte Lazzaro era morto, e da quattro giorni. è la morte come pena, come “fine”, “ultimo nemico”, sconfitta dell’energia vitale di ogni uomo. E Gesù richiama in vita questo Lazzaro “già morto da quattro giorni”, che dopo qualche anno morirà un’altra volta di morte fisica, e sarà anche l’altra faccia, quella della morte come “sorella”, come “fine” e compimento del “desiderio” di essere con Dio, ingresso nell’eternità e nella “gioia del suo Signore”. 
E allora? Allora qualcuno, p. es. nella storia della teologia cristiana e cattolica, viene in nostro soccorso. E’ un grande santo e “dottore” della Chiesa, Giovanni Damasceno, vissuto tra VII e VIII secolo: “Hoc est hominibus mors, quod fuit Angelis temptatio” (“la morte è per gli uomini ciò che per gli Angeli fu la prova”). La morte come una scelta: o con Dio o contro di Lui… Dopo il Damasceno altri pensatori cristiani, fino ai nostri giorni, su questo cammino… E questo ripensare il morire non solo come “disfarsi” del corpo e della condizione storica, ma anche come “scelta” che si fa vita eterna in Dio – il Paradiso – o vita eterna senza Dio e contro Dio – l’Inferno – ci servirà per andare avanti… 
Chiedo scusa al lettore: così il discorso è a metà, ma lo spazio è tiranno, e si continuerà alla prossima occasione: la fiducia è che possa essere utile… 

di Gianni Gennari

Eccoci ancora… Il lungo cammino ci ha condotto alla Chiesa: “Credo la Chiesa, una, santa, cattolica ed apostolica”. La Chiesa, istituzione e mistero. Nella realtà istituzionale una variazione di accenti, l’arricchimento e talora l’appesantimento di culture del passato, ma con la garanzia – che ci è data direttamente dal Signore: “io sarò con voi fino alla fine dei secoli” – che nessun tradimento, nessun peccato degli uomini, anche di Chiesa – e sono stati tanti, lo sappiamo – potrà annullare questa promessa di futuro e di presente continuo. Chiesa “una”, anche se oggi apparirebbe “divisa”.

Mercoledì, 12 Marzo 2014 16:46

La Chiesa: casa dello Spirito

"Credo nella Chiesa, una, santa e apostolica"

di Gianni Gennari

A che punto siamo? A «Credo nello Spirito Santo». Riassumo: Dio avanti a noi nell’eternità è il Padre. Dio con noi (Emanuele) nella storia, che dopo aver vissuto la nostra vita nella sua, subito la nostra morte e anticipato nella Resurrezione ciò che è promesso e donato a noi nella vita eterna è andato a prepararci un posto «dove è anche Lui» ( Gv. 14,3) è il Figlio, Verbo eterno e Gesù di Nazareth, figlio anche di Maria, anche madre nostra. Mancava ancora lo Spirito…
Ma lo Spirito non solo «è Signore», ma anche «dà la vita». Esso già nella prefigurazione del Primo Testamento «aleggiava sulle acque» del caos iniziale ed era «ruàh», soffio vitale di ogni creatura viva, ma nella pienezza della Rivelazione che è dono di Dio stesso nei secoli, evocata per. esempio all’inizio della Lettera agli Ebrei, c’è la definitiva donazione misteriosa di questo Spirito stesso, creatore ed animatore totale. Esso appare come la presenza di Dio che feconda il grembo di Maria e che poi, un poi che i Vangeli ci raccontano tutto, è donato da Gesù stesso come «avvocato» e «con-solatore», cioè Colui che fa sì che noi non siamo mai soli. Gesù l’ha promesso a quei poverini, peccatori stralunati, meravigliati della sua storia e delle vicende che dopo quella “Cena”, l’ultima, l’avevano turbinosamente seguita in 43 giorni, fino al momento in cui i loro occhi lo avevano visto svanire mentre una voce dall’alto li esortava a non “stare a guardare il cielo”, ma ad andare verso il mondo, verso i fratelli…
Mercoledì, 02 Marzo 2016 13:47

Intenzioni di preghiera del mese di Marzo 2016

INTENZIONE GENERALE

Perché le famiglie in difficoltà ricevano i necessari sostegni e i bambini possano crescere in ambienti sani e sereni.

INTENZIONE MISSIONARIA

Perché i cristiani discriminati o perseguitati a motivo della loro fede rimangano forti e fedeli al Vangelo, grazie all’incessante preghiera di tutta la Chiesa.

INTENZIONE DEI VESCOVI

Perché i Missionari della Misericordia siano accolti da tutti come segno della sollecitudine materna della Chiesa.

 

INTENZIONE DELLA PIA UNIONE

«Preghiera di un padre»

Com’è difficile la preghiera dei padri! è rara, povera... Ai padri spesso basta lo sguardo in alto, un sospiro trattenuto, una ruga accentuata. Ma anche i padri pregano, chiedono, attendono, e la mia preghiera è soprattutto per altri: per i figli, innanzi tutto, per i cari di casa, per la propria donna che non è solo madre.

Per far prima a dire cosa chiede un padre, Signore, mi affianco a Giuseppe e prendo le misure. Anche, io padre, vorrei imparare a riconoscere le labili tracce degli angeli; a credere alla Parola portata dall’annuncio; a serbarla stretta, per solo obbedire.

Signore, anche i padri conoscono la desolazione, come Giuseppe, quando pensò di rimandare Maria, e sopportò, perché si fidò di lei e tu visitasti il suo sonno a portargli conforto.

Dammi la fede di Giuseppe, Signore, e visita anche i miei sonni agitati. Anche a me porta il coraggio per non temere la vita, ma per accogliere ogni cosa che viene da Te.

San Giuseppe, stammi vicino. E, con te, la Vergine Madre. Amen.

INTENZIONE GENERALE

Perché abbiamo cura del creato, ricevuto come dono gratuito, da coltivare e proteggere per le generazioni future.

INTENZIONE MISSIONARIA

Perché crescano le opportunità di dialogo e di incontro tra la fede cristiana e i popoli dell’Asia.

INTENZIONE DEI VESCOVI

Per la conversione dei fautori di ogni forma di terrorismo, di corruzione e di illegalità.


 

INTENZIONE DELLA PIA UNIONE

«Preghiera dal carcere» Signore Crocifisso, guardaci, siamo quelli come te. Condannati. Sul patibolo e dietro le sbarre della vergogna. Anche in attesa dell'esecuzione, per veleno, per corda al collo, per fucilazione o sedia elettrica. Ti basti questo: come Te, inchiodati in croce. A differenza di Te, noi più spesso per colpa, anche se non mancano, tra noi, gli innocenti. Amico, se tu conoscessi il mistero immenso della detenzione, dove mi trovo! Se vedessi e sentissi quello che vedo tra queste buie mura. E amaramente penso ai miei cari. Che ingiustamente soffrono a causa mia. “Conosco il demonio che era dentro di me, ero legata al Male, la mia vita fu di violenza. Ma da quando ho conosciuto il Signore nulla è più riuscito a farmi commettere un gesto di violenza: in questi 14 anni di braccio della morte Gesù, con il suo perdono, è entrato nel mio cuore! Se decidete che dovrete uccidermi, fatelo basandovi solo sulla brutalità del mio crimine, ma per favore non basatevi su di me come rischio futuro per la società, perché io ora sono cambiata… Vi amo tutti, spero che la mia morte vi dia pace, di nuovo chiedo perdono alle famiglie che ho colpito, ora vado incontro a Gesù, vi aspetto tutti in Paradiso, Lui ha già preparato un posto per me”.


 

Preghiera per valorizzare la vita quotidiana

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del cuore immacolato di Maria,
Madre della Chiesa, in unione con il Sacrificio Eucaristico,
le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno,
in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.
In particolare secondo le intenzioni del Papa.

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