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Super User

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Sabato, 08 Novembre 2014 11:18

Angeli, elevate un canto

Inno liturgico del Rito ambrosiano

di Tarcisio Stramare

Tra le composizioni poetiche riguardanti San Giuseppe merita di essere presentato un inno del Rito Ambrosiano, assegnato al diciannove marzo. L'autore è incerto. Ogni informazione in proposito ci sarà gradita, come pure su altri lesti ambrosiani riguardanti San Giuseppe. Cogliamo qui l'occasione per ricordare come sant'Ambrogio si sia distinto nel difendere la «verità» del matrimonio di Maria con Giuseppe in base al diritto romano, per il quale «non la perdita della verginità costituisce il matrimonio, ma il patto coniugale».

di Papa Francesco

Gli auguri del Papa ai padri di tutto il mondo nella festa di San Giuseppe, modello dell'educatore: “siate sempre molto vicini ai vostri figli!”.

 
«Giuseppe non era il padre di Gesù – ha detto il Papa - il padre di Gesù era Dio, ma lui faceva da papà a Gesù, faceva da padre a Gesù per farlo crescere. E come lo ha fatto crescere? In sapienza, età e grazia. Partiamo dall’età – ha proseguito - che è la dimensione più naturale, la crescita fisica e psicologica. Giuseppe, insieme con Maria, si è preso cura di Gesù anzitutto da questo punto di vista, cioè lo ha ‘allevato’, preoccupandosi che non gli mancasse il necessario per un sano sviluppo. Non dimentichiamo che la custodia premurosa della vita del Bambino ha comportato anche la fuga in Egitto, la dura esperienza di vivere come rifugiati – eh, Giuseppe è stato un rifugiato, con Maria e Gesù – per scampare alla minaccia di Erode. Poi, una volta tornati in patria e stabilitisi a Nazareth, c’è tutto il lungo periodo della vita di Gesù nella sua famiglia. In quegli anni Giuseppe insegnò a Gesù anche il suo lavoro, e Gesù ha imparato a fare il falegname con suo padre Giuseppe. Così Giuseppe ha allevato Gesù».

di Tarcisio Stramare

«La figura di san Giuseppe acquista una rinnovata attualità per la Chiesa del nostro tempo, in relazione al nuovo millennio cristiano». Venticinque anni fa, il 15 agosto 1989, Papa Giovanni Paolo II scriveva l’esortazione apostolica Redemptoris custos «sulla figura e la missione di san Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa», perché «l’intero popolo cristiano invochi fiduciosamente il suo patrocinio e tenga sempre dinanzi agli occhi il suo umile, maturo modo di servire e di partecipare all’economia della salvezza». Un’attualità poi sottolineata anche nel 2011 da una giornata di studi a Viterbo organizzata dalla congregazione dei giuseppini del Murialdo. Di quel convegno sono stati pubblicati gli Atti (Attualità del nostro santo, Roma, Edizioni Ocd, 2013, pagine 155, euro 13) in un piccolo volume che risulta utile per riconsiderare, alla luce della figura di san Giuseppe, alcune tematiche che caratterizzano oggi la riflessione della comunità cristiana. Pensiamo ad esempio al tema della paternità. La famiglia e le sue dinamiche sono al centro di svariati dibattiti, confronti, anche scontri.

Giuseppe il profugo

di Gianfranco Ravasi

La famiglia di Gesù si inscrive subito nel lungo elenco che giunge fino ai nostri giorni e che comprende i profughi, i clandestini, i migranti. Infatti, quando il bambino Gesù ha pochi mesi, Giuseppe è presentato in marcia con lui e con la sposa Maria attraverso il deserto di Giuda per riparare in Egitto, lontano dall’incubo del potere sanguinario del re Erode.
Lunedì, 12 Maggio 2014 13:01

Giovanni Paolo II, teologo di San Giuseppe

di Tarcisio Stramare

Insieme alla paternità di san Giuseppe la Redemptoris Custos tratta l’argomento del matrimonio, non più visto come principio fondamentale della teologia di san Giuseppe, ma considerato ugualmente importante, perché “la paternità di Giuseppe passa attraverso il matrimonio con Maria, cioè attraverso la famiglia” (n.7). Di questo matrimonio è messo in evidenza innanzi tutto l’aspetto giuridico, per poi passare alla sua natura, al suo significato salvifico (mistero) e alla conseguente dignità di san Giuseppe.
Mercoledì, 02 Marzo 2016 14:40

Incontro con Gesù

Il sacramento della riconciliazione

di Gabriele Cantaluppi

Nel 1989, con la lettera Aspetti della meditazione cristiana, la Congregazione per la dottrina della fede ha messo in guardia sulla difficoltà di uniformare stili cristiani e non cristiani di meditazione. Ancora nel 2003, in Una riflessione cristiana sulla “New Age”, il Pontificio Consiglio per la cultura ha richiamato che «la Chiesa evita qualsiasi concetto che sia affine a quelli della New Age». In ultima analisi si mette in guardia dalla tentazione, per altro allettante, di andare direttamente a Dio, dandosi programmi di cammino spirituale in maniera puramente soggettiva, senza confrontarsi con nessuno. L’individuo afferma di essere sacerdote di se stesso, di avere una conoscenza che fa presa su Dio e di salvarsi a forza di concentrazione, di riti e di buoni sentimenti. Già San Paolo aveva dovuto richiamare su questo aspetto i cristiani della comunità di Colossi, nella lettera scritta durante la prigionia a Roma. Anche scrivendo a Timoteo «Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù», afferma categoricamente, accantonando definitivamente ogni concezione mitica della religione.

Giovedì, 04 Febbraio 2016 14:27

I consacrati: Figli nel Figlio

A conclusione dell’Anno della vita consacrata

La vita consacrata è uno dei frutti che meglio evidenziano la fecondità e la bellezza del grande albero su cui veniamo innestati mediante i sacramenti dell’iniziazione cristiana. La grazia del Battesimo ci dona la filiazione divina e tale esperienza rigenerante è custodita e alimentata mediante la Cresima e l’Eucaristia, sacramenti che segnano una cosciente e sempre crescente esperienza esistenziale di tale filiazione battesimale. Quando c’è la chiamata a una forma di vita di speciale consacrazione, tale grazia può e deve produrre il “cento per uno” (cf. Mt 13,8). Dice bene il profeta: «Il Signore fin dal seno materno mi ha chiamato, fin del grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome» (Is 49,1). Ancor più propriamente questo lo si può dire riferendosi al grembo materno della Chiesa che ci genera alla vita in Cristo, ci nutre di Lui e ci colma del suo Spirito.

Giovedì, 04 Febbraio 2016 13:54

Tempo favorevole della misericordia

La Quaresima

di Angelo Forti

Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato». Il cammino quaresimale è la ricerca del volto di Dio che, troppe volte, la cataratta del nostro orgoglio impedisce di vederlo; infatti, la quaresima è un sacramento che abbraccia quaranta giorni in cui tutto quello che Gesù ha compiuto nella sua vita terrena passa per osmosi, come una trasfusione nella nostra vita. Il sacramento è un segno visibile in cui noi possiamo esperimentare la presenza concreta di Cristo Gesù che sana, perdona, ci nutre, fortifica la nostra vita e soprattutto ci rende capaci di amare.

Giovedì, 07 Gennaio 2016 16:34

Gratitudine, passione e speranza

A conclusione dell’Anno della vita consacrata

di padre Donato Cauzzo

Con la solenne celebrazione in Basilica S. Pietro di martedì 2 febbraio, presieduta dal Santo Padre Francesco, si concluderà questo specialissimo Anno dedicato, per volontà dello stesso papa Francesco, alla vita consacrata. Un lungo Anno, durato 14 mesi (si è aperto infatti il 30 novembre 2014), che ha offerto una grande varietà di iniziative in Vaticano e in tante parti del mondo. Pur non avendo dati precisi, possiamo ritenere che non solo a Roma, ma in ogni nazione, e probabilmente in ogni diocesi del mondo cattolico, si sia voluto in qualche maniera celebrare questo speciale “tempo di grazia” per le consacrate e i consacrati e per tutto il popolo di Dio. È già possibile tentare un pur provvisorio bilancio? Possiamo dire che quanto papa Francesco si aspettava da questo Anno si sia almeno in qualche misura realizzato? Certamente non è stato un anno di celebrazioni trionfalistiche. Anche se, sulla spinta dell’esortazione di papa Francesco di «guardare il passato con gratitudine», da ogni parte del mondo si è elevato un grande e corale grazie al Signore per il moltissimo bene che i consacrati hanno compiuto lungo i secoli passati. Ma probabilmente non è stata questa la nota dominante.

Giovedì, 07 Gennaio 2016 15:50

Un amore che perdona. Una tenerezza che salva

Apertura Anno della misericordia 

Cinquant’anni fa, a chiusura del Concilio ecumenico Vaticano II, Paolo VI in nome dei vescovi del mondo intero, con i documenti dell’assise conciliare, elaborati in tanti mesi di lavoro, ha consegnato a tutta la Chiesa il compito di essere samaritana dell’umanità. La Chiesa «esperta in umanità» ha ascoltato i suggerimenti dello Spirito santo in sintonia con l’ascolto delle gioie e delle sofferenze dell’intera umanità. I documenti conciliari sono parole maturate sulla lunghezza d’onda di un impegno pastorale nel tentativo di fornire alla Chiesa stessa, «Madre e Maestra», strumenti validi nel dare un’anima al tempo e una scintilla divina ai cristiani impegnati a edificare quel Regno progettato da Cristo con la sua presenza tra noi realizzato con la sua Resurrezione.

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