Il pittore Marc Chagall ha scritto: «quando sto ultimando un quadro accosto alla tela un oggetto creato da Dio: un sasso, un fiore, una fronda o la mia mano, per una specie di prova del nove. Se il dipinto non stride di fronte ad una cosa che l’uomo non può fare, è valido. Se c’è disarmonia, non è arte». Alle radici della sua profonda umiltà, al termine della sua esistenza Bacciarini non ebbe la consapevolezza che la sua vita fosse stata un capolavoro, ma se ne accorse il suo popolo.
«O santa croce del vescovo, ignorata dal mondo, e nota solo a chi assorbe l’amaro assenzio che stilla dal suo tronco, io ti abbraccio una volta ancora e t’innalzo al cielo, affinché, per la virtù della croce di Gesù, tu sii pegno di salvezza per il popolo che Dio mi ha affidato». In queste parole pronunciate all’entrata in diocesi di Lugano dal venerabile Aurelio Bacciarini vibra la passione di quest’uomo che assume il ruolo del buon pastore e prende sulle sue fragili spalle la cura del suo gregge.