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Super User

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di Gabriele Cantaluppi

«Spirito di preghiera, accoglienza, ospitalità senza confini»

Alla domanda su cosa sarebbe rimasto della sua opera, Maria rispose: “L’eco di un canto di allodola in un cuore che l’ha ascoltato. Un seme è gettato. Se il seme è benedetto, darà frutto”. E sembra proprio che così sia avvenuto: lì a Campello sono rimaste solo due “sorelle” della piccola comunità fondata nei primi decenni del secolo scorso da Maria di Campello.

«Sono una cristiana con fede rocciosa, incrollabile... per grazia di Dio»

di Gabriele Cantaluppi

Nata a Forlì il 2 aprile 1943, fin da quando aveva cinque anni sentì l’ispirazione a dedicare la vita ai poveri. Un intuito che maturò negli anni di liceo, anche quando, grazie ai brillanti risultati scolastici, trascorse un periodo a Boston per imparare l’inglese.
E fu proprio nel quartiere nero di quella città, a contatto con quelli che soffrono, che non hanno voce davanti al mondo, che la sua vocazione si fece chiara. I suoi genitori desideravano per lei la carriera  giudiziaria e, per accontentarli, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza. Ma per non perdere tempo si impegna con tutte le forze nel Comitato per la lotta contro la fame del mondo, sorto in quegli anni nella sua città, e accetta la carica di presidente della sezione femminile della FUCI.
Numerose sono le sue iniziative a favore dei poveri: conferenze, dibattiti pubblici, che la mettono in contatto anche con Raoul Follerau, l’apostolo dei lebbrosi, e l’abbé Pierre, il fondatore della comunità Emmaus. Ha come punti di riferimento Gandhi, che legge assiduamente, ma anche altre guide cristiane, dai padri del deserto, a Francesco e Chiara di Assisi e altri, fino a quelli più vicino a noi come Primo Mazzolari e Lorenzo Milani.

«La piccola santa di casa nostra»

di Gabriele Cantaluppi

Ancora oggi, a dieci anni dalla morte avvenuta nel luglio 2003, Giovanna Spanu è considerata  dai fedeli della parrocchia dello Spirito Santo a Parma la “piccola santa di casa nostra”, vedendo in lei un modello e godendo i frutti della sua opera ancora presente in mezzo a loro, la “Piccola Comunità Apostolica”.
Poiché il papà era guardia di finanza, la famiglia dovette trasferirsi da Bidunì, frazione di Alghero (SS), dove Giovanna era nata il 9 dicembre 1955, a Roma e da lì, pochi anni dopo, a Parma. Il clima familiare era sereno e gli impegni scolastici buoni, ma  Giovanna provava nel cuore un senso di vuoto  e di tristezza, che si acuì nel periodo dell’adolescenza. Cercava di reagire impegnandosi in una squadra di pallamano, in cui era brava ed apprezzata, e nella professione di fisioterapista. Visse anche un’esperienza di fidanzamento, da lei stessa definito “bello e santo”.
Lunedì, 16 Marzo 2015 14:29

Sant'Agnese fuori le mura

Il complesso di Sant’Agnese fuori le mura, modello di architettura e di devozione, sottolinea il ruolo della presenza femminile nelle prime comunità cristiane. Fin dall’antichità, pari venerazione ebbero uomini e donne martirizzati, anche se invalse l’uso di indicarli come “vergini e martiri”, dando per implicito il martirio anche per le vergini. Tra le romane martirizzate, alle quali sono dedicate splendide chiese, spiccano Cecilia, Balbina, Prassede, Pudenziana, Prisca, Sabina e Agnese. A quest’ultima sono dedicate due chiese. Una, Sant’Agnese in Agone, sorge sulla centralissima Piazza Navona ed è capolavoro barocco del Borromini. L’altra sorge sulle catacombe presso la Via Nomentana dove la Santa fu sepolta.
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:54

San Giovanni Laterano

San Giovanni in Laterano è la prima tra le quattro Basiliche Maggiori, ed il primato le deriva dall’essere la sede del Vescovo di Roma, tale, infatti, è il Papa. Il Laterano era all’origine un possedimento dei Plauzi Laterani, passato nel patrimonio imperiale, che l’imperatore Costantino donò a Papa Melchiade (311-314). Fu questa la prima proprietà territoriale della Chiesa ed il Papa vi iniziò subito la costruzione di una Basilica, detta Lateranense, dedicata inizialmente al Salvatore, poi ai Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Ben presto fu costruito anche il Patriarchio, la prima residenza dei Pontefici.
Mercoledì, 17 Dicembre 2014 14:02

San Paolo fuori le mura

La vicenda di Paolo di Tarso è strettamente collegata a quella di Pietro, anche se i loro percorsi furono inizialmente molto diversi. Paolo, cittadino romano, ebreo persecutore dei cristiani, dopo la conversione divenne l’Apostolo delle genti, colui che diffuse la nuova novella tra i gentili, i non ebrei. Anche lui giunse a Roma, dove subì pure lui il martirio. Secondo il  Martirologio Romano, i  Sinassari delle Chiese orientali e il Decretum Gelasianum del sec. V, la data del suo martirio sarebbe il 29 giugno 67, contestualmente a quella di Pietro.
Sabato, 08 Novembre 2014 11:48

La tomba di Pietro

di Stefania Severi 

(disegni di P. Brasioli)

L’apostolo Simone detto Pietro, primo tra i dodici, è presente a Roma un po’ ovunque. Girando per l’Urbe troviamo: San Pietro in Carcere, che sorge sul Carcere Mamertino dove fu imprigionato; San Pietro in Vincoli, dove sono conservate le catene con le quali era legato nel carcere; la chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, Titulus in fasciola, dove sono le bende che gli coprivano le caviglie abrase dalle catene; la chiesa di Santa Pudenziana, dove è la tavola su cui celebrò l’Eucaristia, poiché in quel luogo c’era la casa di Pudente che lo aveva ospitato; la chiesa di Santa Francesca Romana, dove c’è la pietra con i solchi delle sue ginocchia, mentre pregava Cristo di fermare gli incantesimi di Simon Mago. Sulla antica Via Appia c’è la cappelletta del “Domine quo Vadis?”, dove Pietro, che fuggiva da Roma, avendo visto Gesù con la croce in spalla, gli aveva chiesto “Signore dove vai?” e Lui aveva risposto che tornava a farsi crocifiggere. Pietro, pentito, era tornato indietro ad affrontare il martirio, che la tradizione vuole avvenisse sul colle Gianicolo, lì dove sorge il tempietto di San Pietro in Montorio. E la sua statua benedicente c’è in vari luoghi, da Ponte Sant’Angelo alla sommità della colonna Traiana. 
Mercoledì, 30 Luglio 2014 13:14

L'Aracoeli

La Chiesa di Santa Maria d’Aracoeli sorge, come indica il nome, nel luogo in cui la Sibilla avrebbe predetto ad Ottaviano Augusto che sarebbe sorto un altare del Figlio di Dio: Haec est ara filii Dei. Non a caso la chiesa è sull’arce, la cima più alta del Campidoglio, il colle sacro dell’antica Roma e rimasto nei secoli il cuore anche amministrativo della città. Sul Campidoglio sorgevano i templi di Giove, di Giunone e della Virtus, la Zecca e il Tabularium, dove erano custodite le leggi, scolpite nella pietra perché non potessero essere alterate. Non conosciamo la data della prima costruzione della chiesa, ma la sua presenza è documentata già nel VII secolo.

“Anche quest’anno il Signore ci concede un tempo propizio per prepararci a celebrare con cuore rinnovato il grande Mistero della morte e risurrezione di Gesù, cardine della vita cristiana personale e comunitaria. A questo Mistero dobbiamo ritornare continuamente, con la mente e con il cuore. Infatti, esso non cessa di crescere in noi nella misura in cui ci lasciamo coinvolgere dal suo dinamismo spirituale e aderiamo ad esso con risposta libera e generosa”: inizia con questi pensieri il messaggio del Papa per la Quaresima 2020 reso noto all’inizio della settimana con il titolo “«Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20)”.

“Le amarezze nella vita del prete” è stato il tema del discorso che il cardinale Angelo De Donatis, vicario generale per la diocesi di Roma, ha letto giovedì 27 all'incontro del clero romano, al posto del Papa che per motivi di salute non è riuscito a intervenire.

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