Ingredienti per 4 persone: 1 kg di spinaci o cicoria, 3 uova, 5 cucchiai di parmiggiano, 50 g di farina bianca “00”, 1 pizzico di cannella, olio di semi per friggere, sale
Lessate gli spinaci ben lavati e mondati in acqua salata e, appena saranno cotti, scolateli e strizzateli molto bene. Tritateli con la mezzaluna e amalgamatevi le uova precedentemente sbattute, il parmiggiano grattugiato, la farina, il sale e la cannella in polvere.
Quando avrete ottenuto un composto omogeneo ricavate tante polpette piccole e schiacciate. Scaldate abbondante olio di semi in un tegame e poi friggetevi le polpette finché saranno ben dorate.
Scolatele e fatele asciugare su carta assorbente da cucina.
La luce è la protagonista della Grande Veglia pasquale, tanto da darle il nome stesso di «lucernario». Essa si apre con la benedizione del fuoco nuovo, tratto a uso dell’uomo dalla pietra. Questo fuoco però nel suo essere simbolico non viene dalla terra ma dal cielo; non è infatti un’opera umana ma di Dio.
La simbologia del fuoco che scende dall’alto ritorna nell’evento di Pentecoste, come allusione al dono dello Spirito Santo che accende la testimonianza evangelica degli Apostoli riuniti nel cenacolo con Maria, icona della Chiesa (cfr. At 2). Tuttavia già nel mistero dell’incarnazione ci è dato di contemplare la discesa del Signore come il fuoco che fa lievitare la pasta dell’umanità. Dio facendosi uomo è come un fuoco divorante (cfr. Dt 4,24) che scende sulla terra per illuminare la nostra natura, fatta a immagine e somiglianza di Cristo, per incendiare il nostro cuore con la carità e purificare la nostra mentalità per renderla conforme al Vangelo.
In Germania è sempre più frequente assistere e partecipare a funerali della Chiesa cattolica senza alcun sacerdote o diacono al seguito del feretro. Il fenomeno della diminuzione dei preti e dei religiosi rende il numero delle parrocchie prive di pastori in costante crescita. Ma i vescovi possono istruire in situazioni particolari donne e uomini per assumere la responsabilità del servizio funebre, dopo una preparazione teologica, liturgica e pastorale adeguata. Si tratta sempre di persone conosciute all’interno delle comunità locali, che abbiano svolto attività pastorale e di volontariato attivo. L’esperienza è molto differenziata tra le varie diocesi tedesche, sia per il numero dei sacerdoti in servizio, sia per la presenza sempre maggiore di laici formati che si occupano della vita delle comunità. Il fenomeno, che non è una eccezione liturgica, rientra nell’ambito della pastorale dei laici, confermata sia dalla Congregazione per il clero, sia dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
Il vescovo Eugenio Corecco, vescovo di Lugano, 25 anni fa ha commemorato l’ordinazione episcopale del venerabile Aurelio Bacciarini nella parrocchia di Lavertezzo dove Aurelio era nato ed è stato battezzato il 9 novembre 1873 il giorno dopo al sua nascita. Durante la Messa mons. Corecco ha sviluppato la sua commemorazione insistendo sull’importanza del sacramento del Battesimo, porta di ingresso nella vita stessa di Dio e vincolo di perenne comunione.
La Parola di Dio sempre ci interpella: è Parola per noi, per la nostra salvezza. Oggi Gesù, Invitato d’onore nel nostro cuore, ha una cosa da dirci (Lc 7,40), ed è una cosa molto importante, l’unica necessaria, come dirà egli stesso durante un altro incontro conviviale nella casa degli amici di Betania (cf. Lc 10,41). E questa cosa molto importante ce la dice con una parabola, che gli è stata suggerita dal contesto in cui si trovava.
L’’incapacità di parlare della morte, della propria morte e di metterla in conto come parte della propria vita è indubbiamente un segno di impoverimento culturale, una autentica crisi di civiltà. La nostra è una società, l’unica al mondo!, incapace di parlare della morte, incapace di prepararsi ad essa.
Alla vigilia della Giornata mondiale della Gioventù che si svolgerà in Polonia, a Cracovia, dal 26 al 31 luglio prossimi, nel ventesimo anniversario della morte del servo di Dio Eduardo Francisco Pironio, desideriamo pubblicare il suo testamento spirituale. Una scelta non casuale, perché il cardinal Eduardo Francisco Pironio - argentino, ma figlio di emigrati friulani - fu proprio l’iniziatore e l’organizzatore delle prime undici edizioni della Giornata mondiale della Gioventù.
«Con il suo lavoro e con il suo ingegno l’uomo ha cercato sempre di sviluppare la propria vita, ma… molti beni, che un tempo l’uomo si aspettava dalle forze superiori, oggi se li procura con la sua iniziativa e con le sue forze» (n. 33). Affrontando il tema dell’attività umana, la costituzione conciliare Gaudium et Spes sottolinea la presenza di una contrapposizione nel modo di concepire e vivere il lavoro che, nell’età contemporanea, si è venuta accentuando e radicalizzando; una contrapposizione che richiama da vicino la dolorosa realtà del peccato originale.
C'era una volta una conchiglia. Se ne stava in fondo al mare cullata dalle onde, sfiorata dal passaggio sinuoso di pesci colorati e cavallucci marini fino a quando una tempesta giunse fino a lei sconvolgendole la vita. La violenza delle onde la capovolse più e più volte facendola girare, rotolare, urtare, trasportandola lontano fino a che, ammaccata e dolorante, si fermò. Stava cercando di capire dov'era finita quando, improvvisa, una fitta lancinante la trapassò. Che stava succedendo ancora? Ah... ecco! Attraverso le valve, nello stravolgimento di prima, era riuscito a intrufolarsi un sassolino che, pur piccolo, aveva contorni spigolosi e appuntiti. Sulla carne viva faceva proprio male... La conchiglia provò a muoversi e a "sputarlo" fuori, ma senza risultato. Tentò e ritentò anche nei giorni seguenti. Il dolore non passava. Pianse, e pian piano le sue lacrime ricoprirono il sassolino. Strano, il dolore iniziava ad attenuarsi. Cercò ancora di eliminarlo ma ormai faceva parte di lei.
Tra le maglie della rete, assieme ai pesci, un pescatore vide una conchiglia. La aprì e, meraviglia, si trovò tra le mani ruvide e callose una perla bellissima, rilucente. La girò e rigirò: perfetta!
I pescatori sanno che ogni perla ha una storia da raccontare e... l'accostò all'orecchio.
Ascoltando, ripensò alla sua vita. Quante tempeste aveva attraversato, quante solitudini, quanto dolore e rabbia e ribellione... Quante lacrime si erano mescolate alle gocce del mare! Ma proprio quelle lacrime erano riuscite a compiere il miracolo anche dentro di lui. Una perla frutto del dolore, della rinuncia, della pazienza, di quel "sassolino" che ti entra dentro e non riesci più a buttar fuori; una perla capace di donare luce a chi si avvicina...
Il pescatore guardò quel miracolo racchiuso nella mano, guardò la sua luce, alzò il viso al cielo terso e, limpido, sorrise.