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Mercoledì, 21 Settembre 2016 09:41

Ho una cosa da dirti…

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Gesù, la donna, un fariseo (Lc 7,36-50)

di Madre Anna Maria Cánopi

La Parola di Dio sempre ci interpella: è Parola per noi, per la nostra salvezza. Oggi Gesù, Invitato d’onore nel nostro cuore, ha una cosa da dirci (Lc 7,40), ed è una cosa molto importante, l’unica necessaria, come dirà egli stesso durante un altro incontro conviviale nella casa degli amici di Betania (cf. Lc 10,41). E questa cosa molto importante ce la dice con una parabola, che gli è stata suggerita dal contesto in cui si trovava.

Un fariseo di nome Simone lo aveva invitato a pranzo: era un onore per la sua casa invitare un Rabbi tanto famoso e, d’altra parte, egli si riteneva degno di accogliere quel Maestro che le folle seguivano con entusiasmo. Forse quel fariseo desiderava avere l’opportunità di discutere con lui su qualche argomento religioso o sottoporgli brani difficili della Legge per ascoltarne la sua interpretazione e conoscere, così, se era veramente all’altezza della sua fama. Ma ecco che accade qualcosa del tutto imprevisto. Non invitata, si introduce furtiva nella casa una donna tristemente nota per la sua condotta immorale. Nascondendosi tra i numerosi convitati, osa avvicinarsi a Gesù, si rannicchia accanto a Lui e compie un gesto di estrema delicatezza, espressivo della sua umiltà e dal suo devoto affetto verso quel Maestro: con le sue lacrime gli lava i piedi, li asciuga con i suoi lunghi capelli, poi li bacia.
È il gesto della “lavanda dei piedi”, a quei tempi usuale per gli invitati di riguardo e compiuto dagli schiavi. Ma quella donna lo compie con animo regale, con una nobiltà che svela i suoi sentimenti di umana delicatezza e di profonda fede. Senza dire nulla – non una sola parola – con i suoi gesti esprime tutto di sé: dice la sua conversione interiore, il suo pentimento, il suo trasporto di casto amore verso Gesù. In Lui ha incontrato Colui che veramente può colmare la fame del suo cuore assetato. Il fariseo, sconcertato, osserva in silenzio la scena e tra di sé commenta il fatto, traendone le sue conclusioni: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice» (v. 39).

Il giudizio è netto sia sulla donna che su Gesù. Per il fariseo il banchetto potrebbe ormai concludersi: non vale la pena di ascoltare costui… Gesù, però, leggendogli nel pensiero, lo interpella direttamente, chiamandolo per nome: «Simone, ho una cosa da dirti». E narra una parabola che certamente egli può ben comprendere, trattandosi di debitori e creditori, di dare e di avere: «Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due». E poi pone la domanda: «Chi dunque di loro lo amerà di più?» (vv. 41-42). La risposta di Simone è logica e immediata: quello cui è stato condonato di più. La risposta è esatta, ma il fariseo non ha ancora capito, come anche noi tante volte non capiamo quello che Gesù vuole dirci e ascoltiamo la Parola come se fosse detta per altri, come se non riguardasse invece direttamente la nostra vita quotidiana. Gesù, allora, pazientemente la spiega, o meglio mostra come essa rispecchi la realtà di quel banchetto conviviale. Guardando verso la donna, invita il fariseo a vedere quello che i suoi occhi, resi ciechi da tanti pregiudizi, non hanno saputo vedere: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu… lei invece…» (vv. 44-46).

Per ben tre volte fa il confronto tra lui e la donna: «Tu mi hai dato un pasto, lei mi ha dato il cuore; tu mi hai fatto sedere a tavola, lei si è messa ai miei piedi; tu non mi hai dato l’acqua per lavarmi i piedi, lei mi ha lavato i piedi con le sue lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli». Si può immaginare quanto grande sia stato l’imbarazzo non solo del fariseo, ma anche degli altri convitati, mentre Gesù metteva in evidenza le cose con tanta chiarezza facendo discernimento tra l’apparenza e la realtà, tra quello che è veramente buono e quello che è solo opportunismo o protagonismo. In questo confronto – in cui la Parola è veramente come una spada affilata che penetra nelle profondità del cuore e scruta pensieri e sentimenti (cf. Eb 4,12) – Gesù coglie l’occasione per fare comprendere che cos’è il vero amore, che cos’è la vera santità: non l’apparenza di gesti eclatanti, ma una realtà interiore forte e umile. Pur con tutta la sua miseria, la donna ha riconosciuto e creduto che Gesù era mandato da Dio; perciò ha compiuto quel significativo gesto di fede, di amore, di adorazione. A differenza di quanto pensava il fariseo non ha contaminato il Maestro, ma, entrando in contatto con Lui, è rimasta purificata, santificata: ha come ricevuto un battesimo che l’ha rinnovata. Quante volte accade anche a noi di fermarci alla superficie delle cose e non guardare in profondità! Siamo portati a distinguere le persone in categorie più o meno onorabili e stimabili; siamo facili a fare calcoli, a giudicare con freddezza, lasciandoci guidare da tanti pregiudizi.

Ed è proprio a tal proposito che Gesù ha da dirci qualcosa di molto importante. Egli sa che quella donna ha peccato, non nega la realtà, non la nasconde, ma sa anche che ha molto amato. Per questo «le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato». È una donna povera, che ha bisogno di molta misericordia, e ha l’umiltà di chiederla. In fondo, che cosa fa quella donna? Con i suoi gesti chiede perdono a Gesù, mentre il fariseo con la sua sfarzosa accoglienza mette in risalto se stesso. Questa è la differenza essenziale. E Gesù ne trae motivo per dare il suo insegnamento, per annunziare la “buona notizia” che il cuore dell’uomo, toccato dalla grazia divina, può sempre cambiare e che, perciò, c’è sempre speranza di salvezza. Non si deve mai fermarsi all’apparenza. L’intimo del cuore è conosciuto soltanto dal Signore, e la grazia di Dio può sempre agire in un modo imprevedibile e meraviglioso. Come dice l’Apostolo: «Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5,20).

La storia dimostra quanto ciò sia vero, perché il peccare grandemente è segno di un temperamento non mediocre, che non si accontenta delle mezze misure, e quanto è stato eccessivo nel male, altrettanto può poi eccellere nel bene. Quanti grandi peccatori sono diventati grandi santi! Sant’Agostino è forse l’esempio più noto, ma si potrebbero portare tanti altri casi antichi e moderni, fino ai nostri giorni. I racconti delle conversioni sono sempre commoventi, perché rivelano un prodigio di grazia. Nulla noi possiamo fare di bene con le sole nostre forze, ma il Signore non nega mai a nessuno il suo aiuto, anzi è sempre pronto a sovrabbondare: gli bastò che un ladrone gli chiedesse: «Ricordati di me», perché subito gli aprisse le porte del Paradiso! Ecco il primo santo canonizzato! Davvero mai è lecito all’uomo giudicare e pronunziare sentenze definitive a danno di qualcuno; al contrario è sempre bene avere l’animo magnanimo, cercando di scoprire la vena d’oro nella miniera del cuore umano: la presenza stessa del Signore, a immagine del quale l’uomo è creato. Il fariseo – e noi con lui – riceve dunque questa grande lezione. Davanti a suoi – e ai nostri – occhi la persona segretamente disprezzata viene innalzata dalla sua umiliazione, diventando segno di speranza per tutti. È sempre possibile passare da una condizione di miseria morale ad una condizione di santità, ad una vita gradita a Dio e benefica per gli uomini.

Quel banchetto nella casa del fariseo è stato un evento di grazia straordinaria: la donna se ne andò davvero in pace. E quale delicatezza le usò Gesù, dicendole che era stata la sua fede a salvarla, mettendola così in alto, lei che si era abbassata e umiliata! Quanti uomini avevano sfruttato quella donna, rendendola spregevole agli occhi di molti! Ora ella incontra Gesù, il più bello dei figli dell’uomo, e si innamora di Colui che è l’Amore santo, perciò il suo cuore ridiventa vergine. Versando lacrime sui suoi piedi e baciandoli, la peccatrice pubblica ne viene santificata. Anche noi possiamo entrare in contatto con Gesù in diversi modi, specialmente nell’Eucaristia e negli altri sacramenti. Inoltre Gesù si fa presente a noi nei suoi sacerdoti, nei piccoli, nei poveri, in tutti e in tutto, purché abbiamo fede e desiderio vivo di incontrarlo e cuore aperto per ricevere la sua grazia che ci fa suoi e ci trasforma in Lui.

Signore Gesù, Maestro Buono, quanto è facile giudicare gli altri ritenendosi migliori! Preservaci, ti preghiamo, da questa presunzione e ipocrisia. Nella casa del fariseo la pubblica peccatrice, avvicinandosi umilmente a Te e lavandoti i piedi con le sue lacrime, ha ritrovato l’innocenza della sua anima. Tutto le è stato perdonato, perché molto ha amato: suscita anche in noi, Signore, un umile, grande amore con lacrime di compunzione e baci di devozione per Te che sei presente nei nostri fratelli nel tuo Nome serviti e amati, e avremo la gioia di sentirci da Te continuamente perdonati. Amen!

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