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Sabato, 30 Giugno 2018 10:38

Raggi di speranza in una vita a volte desertificata

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Messaggio del Papa per i “cirenei” della distrofia muscolare

Nella giornata del 2 giugno il Papa ha ricevuto i rappresentanti dell’Unione italiana Lotta alla distrofia e altre patologie neuromuscolari. In quella circostanza papa Francesco non solo ha elogiato il loro spirito di servizio ma ha dato un colore al tessuto della varietà dei loro molteplici servizi. «La vostra presenza al fianco di queste persone – ha detto – garantisce un’assistenza amichevole, offrendo loro preziosi servizi in ambito medico e sociale».  Il Papa ha elogiato le qualità umane dei membri dell’Unione. «Tra le caratteristiche del vostro servizio vi è la gratuità della prestazione, unita all’indipendenza da interessi o ideologie di parte. Gratuità che si accompagna però con la professionalità e la continuità. Ciò è ben richiesto ai vostri soci insieme con altre virtù: discrezione, fedeltà, attenzione, prontezza ed efficacia nell’intervento, capacità di intuire anche i problemi inespressi del malato, umiltà, serietà, determinazione, puntualità, perseveranza e rispetto per il malato in ogni sua esigenza.

Vi incoraggio a proseguire su questa strada, diventando sempre più testimoni di solidarietà e di carità evangelica. La vostra preziosa opera, infatti, è un fattore peculiare di umanizzazione: grazie alle svariate forme di servizio che la vostra associazione promuove e concretizza, rende la società più attenta alla dignità dell’uomo e alle sue molteplici aspettative».

La persona cresce solo se ama ed è amata e attraverso l’esercizio della carità  che è la manifestazione concreta della presenza del Dio dell’amore che in Gesù ha rivelato che la legge fondamentale della vita umana è l’amore.

«La carità – ha detto il Papa - rappresenta la forma più eloquente di testimonianza evangelica perché, rispondendo alle necessità concrete, rivela agli uomini l’amore di Dio, provvidente e padre, sempre sollecito per ciascuno. Seguendo questo insegnamento, tanti uomini e donne cristiani, nel corso dei secoli, hanno scritto pagine stupende di amore al prossimo. Penso, tra gli altri, ai santi sacerdoti Giuseppe Cottolengo, Luigi Guanella e Luigi Orione: la loro carità ha lasciato una forte impronta nella società italiana. Anche ai nostri giorni, quante persone, impegnandosi per il prossimo, sono arrivate a riscoprire la fede, perché nel malato hanno incontrato Cristo, il Figlio di Dio. Egli chiede di essere servito nei fratelli più deboli, parla al cuore di chi si pone al loro servizio e fa sperimentare la gioia dell’amore disinteressato, amore che è fonte della vera felicità».

«Cari fratelli e sorelle – ha proseguito il Santo Padre –, è importante l’aiuto che si offre, ma ancora di più lo è il cuore con cui lo si offre. Voi siete chiamati ad essere una “palestra” di vita, soprattutto per i giovani, contribuendo a educarli a una cultura di solidarietà e di accoglienza, aperta ai bisogni delle persone più fragili. E questo avviene attraverso la grande lezione della sofferenza: una lezione che viene dalle persone malate e sofferenti e che nessun’altra cattedra può impartire. Chi soffre comprende di più il valore del dono divino della vita, da promuovere, custodire e tutelare dal concepimento fino al tramonto naturale.

A voi tutti, responsabili, soci e volontari, dico grazie per il vostro impegno. E vi incoraggio a proseguire nel vostro cammino, coi vostri familiari, gli amici e quanti vi sono vicini. Possiate imitare la Vergine Maria che, recandosi in fretta a soccorrere la cugina Elisabetta, si fece messaggera di gioia e di salvezza (cfr Lc 1,39-45). Ella vi insegni lo stile della carità umile e fattiva e vi ottenga dal Signore la grazia di riconoscerlo nei sofferenti. A voi, cari malati qui presenti, esprimo il mio affetto e la mia vicinanza. A tutti chiedo per favore di pregare per me, e di cuore vi impartisco la mia  Benedizione Apostolica».  

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