a cura di Carlo Lapucci
Piccolo sempreverde, (punica granatum, delle punicacee) a volte ha rami spinosi. Il melograno è una pianta ornamentale, di crescita lenta, viene coltivata per i suoi frutti dei quali si mangiano i semi. I fiori, scempi o stradoppi, sono di particolare bellezza per la forma e il colore vermiglio (come dice Carducci in Pianto antico). Matura in autunno. Si trova anche selvatico o inselvatichito per le siepi e le boscaglie.
Il frutto, di straordinaria bellezza, d’inspiegabile fascino e mistero, è stato oggetto nell’antichità di una simbologia segreta che verte sul tema della fecondità: questo vaso che nasconde compressi infiniti semi rossi di grande bellezza, dolcezza e perfezione, per cui la melagrana si collega sia al momento divino della creazione che della fecondità.
Anche la tradizione cristiana ne fa un frutto del Paradiso, a volte identificato col pomo dell’Albero della scienza del bene e del male, trascinato sulla terra da Lucifero nella sua caduta.
Nella mitologia antica è il frutto legato a Proserpina (Persefone) e a sua madre Demetra (Cerere), la divinità pagana che presiede all'agricoltura, alle messi e alle biade. Personificazione della vegetazione che sta sotto la terra in inverno ed esce con la buona stagione, Persefone fu rapita da Plutone. Demetra la cercò per la Sicilia accendendo due pini alle fiamme dell’Etna, agitandoli nella notte, poi salì sull’Olimpo ottenendo da Giove di riportare la figlia sulla terra, a condizione che questa non avesse mangiato nulla nel regno delle ombre. Ma, prigioniera di Plutone nel regno degl’Inferi, la fanciulla era sorvegliata da Ascalafo, il quale riferì d’averla vista mangiare sei chicchi di una melagrana, colta nei giardini della reggia plutonica. Ciò impedì che Proserpina potesse essere liberata e, per concessione di Giove, poté tornare per 9 mesi sulla Terra, restandone però 3 nel regno sotterraneo, proprio come la vegetazione fa nel suo ciclo annuale.
La leggenda cristiana dice che la melagrana un tempo fosse candida e nascesse sugli alberi che adornano il Paradiso. A Lucifero in particolare piaceva questo pomo quando era nel numero degli angeli. Quando si ribellò a Dio, al momento di essere precipitato dal cielo, afferrò uno di questi frutti che cadde con lui sulla terra. Per la grande calura e per il fuoco che si accese nelle sue membra, rovinando sulla terra, il frutto divenne d'un rosso acceso: i suoi semi si sparsero al suolo e nacque così il nostro melograno.
Calendario
Giugno
«Di maggio, ciliegie per assaggio, di giugno, ciliegie a pugno»
Campagna. In questo mese ci si dedica alla raccolta della frutta di fine primavera-inizio estate, che cresce in grande abbondanza, specie le ciliegie. Il clima di giugno rende necessario dedicarsi all’irrigazione e al diserbo. Si semina: mais, miglio, sorgo, girasole, erbai ecc.
Frutteto e vigneto. Si prosegue con i trattamenti contro le carpocapse, le psille e le mosche della frutta e con i lavori di potatura verde sulle drupacee e sull’olivo. Nel vigneto si eseguono spollonature e diradamento dei grappoli (specie per l’uva da tavola per migliorarne la qualità). Dove necessario, si inizia il trapianto degli esemplari di actinidia allevati in contenitori.
Orto. Si ombreggiano i semenzai e, per evitare che il terreno si secchi troppo, si esegue la pacciamatura e si annaffia di frequente nelle ore più fresche. Si eliminano le infestanti e si rincalzano cardi, fagioli, cavoli, melanzane, patate, peperoni. Si cimano angurie, meloni, melanzane, pomodori. Si controllano i tutori predisposti il mese precedente e si seminano gli ortaggi per la produzione autunno-invernale.
Allevamenti. Con l’alzarsi delle temperature è necessario arieggiare bene i pollai, e in generale far pascolare gli animali all’aperto in luoghi ombreggiati.
Giardino. Occorre dedicarsi alla falciatura del tappetto erboso e a una quotidiana annaffiatura. Si estirpano e ripongono i bulbi sfioriti. Si sarchiano le aiuole con piante da fiore. Si esegue la cimatura del crisantemo e si potano alberi, arbusti, rampicanti e rosai sfioriti. è ancora possibile piantare o trapiantare il geranio in vasi all’aperto ed eseguire talee e margotte.
Spigolature di saggezza
Un ceffone nel deserto
Due amici erano in viaggio nel deserto. Si volevano bene, andavano molto d’accordo. L’uno considerava l’altro il migliore degli amici, l’amico del cuore.
Come si usa camminando nel deserto, fecero sosta durante le ore più calde. Si rifocillarono, si riposarono, occuparono il tempo discutendo di cose diverse. A un certo punto toccarono un argomento su cui si sorpresero di avere punti di vista divergenti. Ne venne fuori un vero diverbio tra loro, cosa che non era mai successa prima. Il loro discutere si trasformò in un litigare accanito, si lasciarono andare a qualche parola offensiva. Fino a che uno dei due, esasperato, non riuscì a trattenersi dal mollare un ceffone all’altro.
Zittirono. Non ci furono altre reazioni, ma chi aveva ricevuto la sberla, come per scaricare il proprio nervoso e l’umiliazione patita, si chinò per scrivere sulla sabbia: oggi il mio migliore amico mi ha dato un ceffone! L’altro osservò, non fece commenti. Ripresero in silenzio il cammino.
Arrivarono a destinazione, un’oasi con una bella sorgente d’acqua, abbondante al punto da creare un laghetto circondato da palme. L’invito era irresistibile a immergersi e a rinfrescarsi, dopo la polvere e l’afa del viaggio. Presero ambedue un bagno ristoratore in quella bell’acqua.
A un certo punto chi aveva ricevuto lo schiaffo ebbe la disavventura di cadere in una buca nascosta all’acqua. Non sapeva nuotare, annaspò, chiese aiuto per la paura di annegare. E allora l’amico intervenne prontamente e lo accompagnò in salvo all’asciutto.
Giusto il tempo di riprendere il fiato, il salvato si accucciò al bordo del laghetto, fatto di una roccia tenera, levigata dall’acqua. Con un sasso aguzzo cominciò a incidere qualche parola. Una dietro l’altra, venne fuori la frase: oggi il mio migliore amico mi ha salvato la vita!
L’altro lesse, rimase pensoso, per chiedere poi:
«Ho visto che oggi hai scritto sulla sabbia il brutto gesto di averti dato uno schiaffo. Adesso invece ti impegni a incidere sulla pietra il fatto di averti salvato la vita. C’è una ragione?».
L’amico risposte:
«Quando qualcuno ti colpisce o ti ferisce, conviene che lo tieni nella tua memoria, come qualcosa scritto sulla sabbia. Il vento della comprensione e del perdono ne fanno sparire rapidamente la traccia. Quando invece sei oggetto di un gesto d’amore, conviene che ne conservi un ricordo vivo, come una traccia incisa sulla pietra. Il vento non la fa sparire e resta un appello rinnovato a rinsaldare l’amicizia e l’intesa».
Vito Viganò
Ricetta
Vitello tonnato
Ingredienti per 4 persone: un magatello di vitello, una maionese di tre uova, 350 gr. di tonno all’olio, sedano, carota, prezzemolo, una foglia di lauro, un bicchiere di vino bianco, 50 gr. di filetti di acciughe, capperi, olio, il succo di un limone, sale.
In una casseruola far cuocere il vitello con 2 bicchieri d’acqua, uno di vino, sedano, carota, prezzemolo, lauro, olio, sale e limone. A vitello cotto, toglierlo dalla casseruola e stemperare nel sugo rimasto tonno, acciughe e capperi; poi passare tutto allo staccio. Tagliare il vitello a fettine e disporle sul piatto coprendolo col sugo. Guarnire il tutto con capperi sotto aceto oppure carciofini.