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Sabato, 09 Giugno 2018 14:12

I grandi ideali generano sempre grandi passioni

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In quest’anno 2018 ricorrono i 110 anni dalla nascita e 50 dalla morte di Giovannino Guareschi che nel registro del battesimo porta anche il nome di Giuseppe.

Quando, all’età di 60 anni, Dio ha deciso di sciogliere gli ormeggi che lo legavano alla terra, che aveva amato e servito, Giovannino se ne andò in silenzio. Quando morì Guareschi erano passati neanche venti anni dai fatti raccontati, a puntate quindicinali, su diverse testate.  L’anno in cui morì, in quell’anno ’68, questo “piccolo mondo antico” ha registrato un cambio radicale, siamo entrati in una nuova epoca.  E questo non solo perché in quell’anno abbiamo avuto ben tre papi, ma la vita sociale ha cambiato volto, stile di vita e prospettive. In questo cinquantesimo anniversario del passaggio di Giovanni Guareschi alla vita eterna, ci sembra doveroso sottolineare un’affinità elettiva con Gesù, tanto da prestargli parole sagge per rettificare quelle sbavature pastorali sulle quali la pur zelante cura del “buon pastore” zoppicava. 

Lunedì, 02 Marzo 2020 11:09

Pane santo

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Preparazione 15 minuti
Ingredienti per 4 persone: 12 fettine di pane casereccio raffermo, 2 uova, 1 tazzina di latte, 1/2 litro di olio di semi per friggere, sale.
Per decorare: 4 cucchiai di funghi trifolati, 150 g. di tonno sott’olio, verdure miste a piacere

Lunedì, 23 Dicembre 2019 10:44

Meno giovani, meno matrimoni, meno figli

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L'Italia è il Paese in cui nascono sempre meno figli (439mila nel 2018, circa 18mila in meno rispetto al 2017, 130 mila rispetto a dieci anni fa). E nascono sempre meno figli anche perché ci si sposa pochissimo (nonostante i 4.500 matrimoni in più nel 2018 rispetto al 2017). E con pochi matrimoni e pochissime nascite è inevitabile che ci siano sempre meno giovani (quelli dai 16 ai 34 anni sono diminuiti di un milione e 200mila dal 2008 ad oggi).

In Europa la situazione è ancora più tragica. 

Lunedì, 02 Dicembre 2019 17:28

Dicembre

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«Dicembre, davanti t’agghiaccia e di dietro t’offende»  

Si tratta di un mese in cui i lavori da fare sono ridotti e non richiedono grandi sforzi. Un’azione fondamentale è proteggere le piante dal freddo, per far sì che passino un inverno sereno. Le piantine più delicate che soffrono il freddo, quando possibile, devono essere trasferite all’interno dell’abitazione.

Lunedì, 02 Dicembre 2019 17:11

Un coro di preghiere per vivi e defunti

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Reverendo Padre,

mia sorella riceve la vostra rivista e ogni tanto me ne passa alcune copie.

Scrivo perché sento il bisogno di chiedere alla sua comunità di prendere la decisione di istituire presso il santuario di san Giuseppe una pia opera di messe perpetue per i vivi e per i defunti.

Giovedì, 03 Ottobre 2019 12:40

Come nacquero le pulci

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di Carlo Lapucci

Dopo che ebbe creata la donna, il Padre eterno le dette le sue incombenze: i figli, la casa, il bucato, la cucina e le cose per qualche tempo filarono lisce.
Stava ancora dando gli ultimi ritocchi al mondo quando gli si presentò una donna che gli disse: «Domeneddio, io ho già fatto tutto, cosa devo fare?».
«Hai allevato i figlioli?». 
«Hai messo a posto la casa?».
«Mi basta un’ora la mattina».
«Hai fatto il bucato?».
«Cosa volete che siano tre ore la settimana».
«E la cucina?».
«Un pio d’ore al giorno, e il resto che faccio?»
«Che fai... che fai... Tieni questa rocca e questo fuso e fila». La donna se ne andò, ma poco dopo ricomparve dicendo: «Domineddio, ho già filato».
«Mondo piccino, ma sei una saetta... Bene, prendi questi ferri e fai la calza».
Fu quasi un andare e venire che la donna, da capo, era lì, davanti a Domineddio che aveva parecchio da fare.
«Domineddio, ho già fatto la calza. Vedi come sono brava».
«Vedo, vedo... Toh, prendi quest’ago e ricama».
Ma non stette molto che, quantunque, fosse diventata un po’ vecchierella, si riaffacciò come un frinquello a cercare qualcosa da fare, perché aveva finito anche di ricamare. Il Signore allora gli mise in mano una corona del Rosario e gli disse:
«Prendi questa e prega, quando non hai altro da fare!».
Purtroppo non le bastò neanche la corona e rieccola dopo poco a chiedere qualche occupazione.
Domineddio allora ci pensò bene e le dette un sacco, dicendo:
«Quando t’avanza il tempo apri questa balla».
La vecchietta andò a casa e, siccome aveva fatto tutto, aprì subito la bocca del sacco, dal quale uscirono migliaia di pulci, che se ne andarono per il mondo.
Da quel giorno la donna ebbe sempre lavoro e Domineddio non la rivide più a chiedere se c’era qualcosa da fare. 

Ottobre

«Per Santa Giustina (il 7) tutta l’uva è in cantina»

Anche in ottobre l’orto richiede le proprie cure ed attenzioni. Per quanto riguarda alcune varietà, come il basilico, i pomodori, l’uva e i peperoni, questo mese si raccolgono gli ultimissimi doni della natura. È tempo di andare per castagne e per funghi, di terminare la vendemmia e di iniziare la raccolta delle olive, nel caso se ne abbia la fortuna.
Chi ha un orto casalingo, dovrà preparare il terreno nelle aiuole e nei vasi per accogliere le semine autunnali, raccogliere le erbe aromatiche da essiccare, pensare alla semina in semenzaio o in piena terra e trapiantare le piantine che necessitano di maggiore spazio. Il tutto senza dimenticare il calendario lunare. La luna sarà piena il 12 ottobre 2019. E  sarà calante fino al 4 ottobre e dal 20 al 26 ottobre 2019.
Chi teme il gelo o chi dispone solo di un orto sul balcone può pensare di seminare in semenzaio rucola, valerianella, spinaci, lattuga e lattughino. I semenzai possono essere realizzati utilizzando contenitori di cui sia semplice forare il fondo, come i barattoli dello yogurt o le confezioni delle uova, che verranno riempite con del terriccio, in cui riporre pochi semi alla volta per poi selezionare eventualmente le piantine più resistenti prima del trapianto

La Ricetta dei Santi

Rocciata di Assisi

Ingredienti per 4 persone: 200 g. di farina bianca “00”, 1 cucchiaio di olio d’oliva extr., 50 g di zucchero, 30 g. di burro, sale. Per il ripieno: 100 g. di zucchero, 1 cucciaio di uvetta, 1 cucchiaio di mandorle, 1 cucchiaio di gherigli di noce, 2 fichi secchi, 4 prugne secche, 1 mela, 2 cucchiai di olio d’oliva extr., 2 cucchiai di Vin Santo, 1 cucchiaio di cannella, 1 limone non trattato.
Fate dei cubetti con la frutta secca e la mela sbucciata e senza torsolo; aggiungete lo zucchero, l’olio, il Vin Santo, la cannella e la scorza grattugiata del limone, mescolando. Coprite e lasciate macerare. Impastare la farina con l’olio, lo zuccchero, un pizzico di sale, aggiungendo acqua tiepida necessaria a ottenere ua pasta di consistenza morbida. Fate riposare l’impasto, poi stendetelo con il mattarello in una sfoglia non stroppo sottile. Disponete al centro il ripieno di frutta, quindi arrotolate. Ponete il rotolo su una placca da forno imburrata e spennellate con l’olio d’oliva. Infornate a 180° per 30 minuti. Spolverizzate, a piacere, di zucchero a velo e servite la rocciata tagliata a fette.
Curiosità
Non tutti sanno che questo dolce tradizionale deve il suo nome alla forma caratteristica che ricorda una ciambella. Nella parlata locale, infatti, “tonda” si dice anche “roccia”.
Lunedì, 09 Settembre 2019 14:36

Settembre

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Frammenti di silenzio come prontuario dell’anima

Reverendo

don Mario Carrera,

grazie, mille volte grazie, per il libro che parla del mio padre putativo come io considero san Giuseppe, il santo dei Santi, la mia devozione per questo grande uomo mi accompagnerà fino alla fine dei miei giorni.

Nei miei rosari, ad ogni decina gli dico di pregare per me e per i moribondi, sono certa che mi ascolta.

A proposito del libro che ho ricevuto e letto con vivo piacere e consolazione […] e lo rileggerò ancora per imprimere bene nel mio cuore tutto ciò che parla di questo grande santo che il buon Dio ci ha voluto far conosce per cercare di imitarlo, anche se non è facile imitare un grande come san Giuseppe, ma il buon Dio accetta la buona volontà.

Cordiali saluti

Rina Pinna

Cara e stimata signora Rina,

la ringrazio delle sue benevoli parole e anch’io le assicuro di associarmi alla sua preghiera per sentire crescere nell’animo la generosa ed efficace obbedienza che ha vissuto san Giuseppe. Per il significato del nome di Giuseppe, cioè: «colui che fa crescere», abbiamo la garanzia che la sua presenza nella nostra vita fa crescere quel patrimonio di spiritualità che ha caratterizzato la sua esistenza umana. L’onnipotenza divina ha scommesso il futuro dell’umanità sulla disponibilità di quest’uomo ad entrare in un gioco misterioso in cui venivano sconvolti tutti i suoi piani sognati con la sua giovane sposa. Come Abramo ha lasciato la sua terra di origine per incamminarsi su sconosciuti sentieri tracciati da Dio, così Giuseppe, illuminato dai sogni profetici, ha permesso al Figlio di Dio di abitare la terra degli uomini e a disinquinarla dalla disobbedienza del peccato originale.  “L’uomo giusto” ci è stato messo a fianco affinché imparassimo ad essere anche noi “giusti”.


 

Un eco piacevole dei “frammenti”

Carissimo don Mario,

ho ricevuto ed ho molto gradito il suo libro intitolato “Frammenti di un eloquente silenzio”.

La ringrazio di cuore anche per la gentile dedica che mi ha voluto fare. Lei sa quanto mi senta legato alla Basilica di San Giuseppe al Trionfale di Roma, che con il mio titolo cardinalizio ha incrementato ancora di più la mia già profonda devozione a san Giuseppe. Grazie di cuore anche per la sua amicizia, porgo distinti saluti, auguri e la benedico.

  Severino card. Poletto

 

Eminenza!

Le sono molto grato delle sue paterne espressioni nei miei riguardi e anche del suo paterno pensiero per la Basilica di San Giuseppe al Trionfale di cui è da tanti anni titolare. Questa Basilica, centro propulsore della spiritualità di san Giuseppe, è anche sotto la “sua” tutela. Questa corrispondenza mi offre l’opportunità di far conoscere ai nostri associati il significato di questo “titolo”. 

Quando il Papa nomina nuovi cardinali, che entrano a far parte del “senato” della Chiesa di Roma, assegna loro un titolo di una basilica.

Siamo onorati della sua partecipazione affettiva e di solidale preghiera per i nostri iscritti e per le persone in difficoltà con la vita. La sua autorevole presenza ci incoraggia nel partecipare a questo universale coro di preghiere che, attraverso l’intercessione di san Giuseppe, sale quotidianamente al cielo come conforto al momento di estrema indigenza della nostra esistenza umana.  Per questo le chiediamo di averci nella sua preghiera per essere solleciti e perseveranti intercessori per le persone in sofferenza. 

Sabato, 06 Luglio 2019 12:26

La fiducia in Dio

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Profacole

di Graziella Fons

Andando per le vie del mondo, il Signore e san Pietro si sedettero presso una fontana per riposarsi e in quel mentre arrivò un povero che chiese l’elemosina. Pietro che non aveva altro gli dette la pagnotta che aveva nella bisaccia e il mendicante ringraziò.

Sabato, 08 Giugno 2019 13:52

La mietitura del Signore

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di Graziella Fons

Un giorno il Signore andando per il mondo con i suoi Apostoli arrivò stanchissimo lungo un campo di grano, dove tre persone stavano falciando affaticate.

La massaia si fece sulla strada e disse loro: «Bravi giovani, vi vedo tutti sani e forti, volete darmi una mano a falciare questi campi? Vi offro da mangiare, da bere e dormire per oggi e per domani».

«è quello che ci bisogna e non chiediamo altro», rispose il Maestro.

«Vi ringrazio… Sapete, mio marito è morto, sono rimasta sola e devo mietere altri campi, prima che l’asciuttore faccia cadere il grano dalle spighe».

«Andate tranquilla, brava donna, che stasera tutto il campo sarà mietuto; ma una cosa sola vi chiedo». «Dite».

«Qualunque cosa vedrete fino a notte, non dovrete né meravigliarvi, né protestare, né domandare».

«Mi sembrate un uomo retto e farò come mi dite, basta che stasera…».

«Stasera sarà tutto fatto».

Intanto il tempo passava, il sole saliva e all’ora del desinare, con la cesta del pranzo, arrivò la donna che li trovò distesi sull’erba, sonnacchiosi, o addormentati. La donna si allontanò poco convinta della promessa fattale, visto che non avevano ancora mosso paglia. Alla fine del lauto pasto il Maestro disse ai discepoli che non c’era meglio che riposarsi aspettando che poi arrivasse la cena…

All’ora della cena arrivò la massaia con il paniere e disse il Maestro: «Date qua brava donna che giusto si comincia ad aver fame».

«Dopo tutto questo lavoro…», disse la massaia che guardava di traverso, per nulla convinta della piega che avevano prese le cose.

Alla fine della cena a cui aveva assistito anche la donna, il Maestro ordinò ai discepoli di andare a fare il lavoro: «Pietro, batti l’acciarino e accendi tre mazzi di paglia. Tu Giovanni metti a fuoco il grano là in fondo; tu Matteo da quella parte e Pietro qui davanti».

Erano tutti sgomenti, soprattutto la donna che ebbe paura di fermarli pensandoli dei pazzi e che l’avrebbero pure potuto bastonarla. In pochi minuti tutto il grano andò in fiamme e fumo che pareva essere in una valle dell’Inferno. Al culmine della forza delle fiamme il Signore ordinò a Pietro: «Getta la falce in mezzo al rogo». Pietro gettò la falce e le fiamme improvvisamente si spensero e apparve il campo tutto mietuto, i covoni legati e raccolti in biche, che era una bellezza vedere.

Tutti rimasero sbalorditi e andarono a baciare la mano al Maestro. 

Al mattino Pietro alzatosi presto trovò la donna nell’aia che gli disse: 

«Dite, ma quel vostro amico è un mago?».

«Eccome», rispose Pietro.

«E anche voi siete pratico dell’arte, immagino: siete il suo aiutante».

«E sareste capace di fare quello che ha fatto lui ieri sera?».

«Ci mancherebbe!».

«Allora venite a vedere questi altri tre campi, se ci potete dare un colpo voi, così ho risolto il problema per quest’anno e non mi resta che trebbiare».

Pietro tirò fuori l’acciarino, accese tre mazzi di paglia e dette fuoco alla messe. Quando l’incendio diventò un rogo Pietro prese una falce e la gettò nel mezzo, ma il fuoco divampava più di prima. Pietro butto nelle fiamme tutto quello che trovava, ma niente da fare. Quando fu tutto cenere e stoppie bruciate, Pietro mogio mogio andò a svegliare il Signore, raccontando il fatto. Allora il Maestro si alzò, andò ai campi, li benedisse e subito la messe si presentò, segata, raccolta in covoni e sistemata in biche.

Tutti a quel nuovo miracolo, andarono a baciargli la mano e Pietro domandò:

«Che devo dire, Signore?».

«Dirai: Chi sa faccia e chi non sa taccia. Andiamo che la strada è lunga». Così ripartirono.   


Giugno

«Per san Pietro (29 giugno), o paglia o fieno»


A fine giugno si conosce il raccolto del grano: si miete la paglia, cioè il grano maturo, oppure le erbe nate dove il grano non è cresciuto, cioè il fieno. Con il caldo, sono necessari irrigazioni e diserbi. A fine mese si mietono grano e orzo. Dopodiché è possibile seminare il mais a ciclo breve per granella o insilato. Si semina il miglio.

Nel mese di giungo le temperature dovrebbero essere ormai stabili nella maggior parte delle regioni italiane. Per questo motivo sarà possibile effettuare diverse semine in piena terra, pensando ad esempio di dedicarsi alla semina di pomodori, piselli e fagioli da gustare ad estate inoltrata. Sarà possibile inoltre dedicarsi alla semina protetta degli ortaggi da raccogliere nei mesi successivi, con l'arrivo dell'autunno, come porri, cavoli, finocchi e zucche. Tra le erbe aromatiche, dedicatevi alla semina di camomilla, prezzemolo, basilico e salvia. 

Approfittiamo dell'arrivo del mese di giungo per gustare i nostri frutti ed i nostri ortaggi preferiti quando essi risultano di stagione, come le fragole, le pesche, i pomodori, le zucchine ed i peperoni. Un raccolto abbondante durante i mesi estivi sarà il pretesto ideale per dedicarsi alla preparazione di salse, conserve sott'olio o sott'aceto e confetture. Le erbe aromatiche potranno essere utilizzate per la preparazione di condimenti o potranno essere essiccate per un loro impiego successivo.


Spaghetti alla barba di frate

(Consigliata da Santa Ildegarda di Bingen)

Mondate e lavate bene le foglie intere di barba di frate e fatele cuocere per pochi minuti al vapore.

In abbondante acqua salata lessate gli spaghetti e, nel frattempo, tritate i pinoli.

Scolate gli spaghetti al dente e metteteli in una grande zuppiera o nei singoli piatti con l’olio, la barba di frate lessata, la ricotta grattugiata e il pepe macinato; mescolate bene e regolate di sale, se necessario. Spolverizzate con il trito di pinoli e servite gli spaghetti ben caldi.

Sabato, 11 Maggio 2019 15:07

La tradizione dell'uovo pasquale

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di Graziella Fons

Già le antiche civiltà consideravano l'uovo come una rappresentazione concreta della fusione della terra con il cielo. Cielo e terra nell’uovo andavano a fondersi in un'unica realtà. Per esempio gli antichi Egizi attribuivano simbolicamente all'uovo la concentrazione dei quattro elementi che costituiscono l'universo: terra, acqua, aria e fuoco.

Il cristianesimo ha ripreso la simbologia legata all'uovo, come simbolo di vita e di rinascita, ricollegandola al significato stesso della festività sacra della Pasqua, in cui si celebra, appunto, la risurrezione di Gesù Cristo, il quale annualmente nei riti della Settimana Santa rinnova la speranza nella vita eterna.

L'uovo, infatti, racchiude una nuova vita al proprio interno, così come il sepolcro vuoto, dopo la morte, rappresenta in realtà la speranza possibile di una rinascita all’eternità.

Questo simbolo della risurrezione è diventato un regalo di buon auspicio già dal lontano Medio Evo.

In una società feudale, come allora, l'uovo divenne un dono dei padroni alla servitù.  Per la preziosità e la gioia della vittoria di Cristo sulla morte, nel periodo pasquale le uova iniziarono ad essere decorate per simboleggiare la rinascita dell'uomo in Cristo: uomo nuovo, radicalmente ristrutturato con un destino di eternità.

La tradizione di scambiarsi in dono delle uova nel giorno di Pasqua, ebbe inizio in Germania, ma già dal Medioevo iniziarono ad essere fabbricate delle uova artificiali da offrire in regalo. Si trattava di uova realizzate mediante l'impiego di metalli preziosi, come l'oro, spesso riccamente decorate e commissionate dai sovrani agli artigiani affinché potessero essere donate durante la festa.  


Maggio

«Di maggio ciliege per assaggio, di giugno ciliege a pugno»

A maggio l’orto si è risvegliato da qualche settimana. Allora, quali sono i lavori da fare a Maggio? Cosa seminare in piena terra? Quali ortaggi e verdure trapiantare? Cosa raccogliere? Che cosa rincalzare?

Il tepore del mese di Maggio dà un gran da fare nell’orto, vediamo quali sono i lavori che, in particolare, ci attendono: c’è la diserbatura, le cimature, la lavorazione del terreno con la concimazioni.

Possiamo seminare a dimora in piena terra il sedano, zucca, cocomeri, fagioli e fagiolini, radicchio, cavolo autunnale e cavolo invernale, cicoria e scarola, piselli e spinaci estivi, porro a raccolta autunnale.

In questo mese si trapiantano in piena terra: porro autunnale, cavolo, scarola e cicoria.

Ma anche il cavolfiori, i pomodori, le zucchine e le zucche, peperoni e cicoria.

Ricordarsi di rincalzare le patate seminate a marzo; si preparano anche i sostegni o tutori per i pomodori.

A maggio si incomincia anche a raccogliere i frutti: le fave, le primizie dei piselli, gli asparagi e i finocchi. 


Ricetta

Risotto d'estate

(Con verdure di stagione potrete preparare questo risotto in ogni periodo dell'anno)

Ingredienti: Riso 350 g,. olio d'oliva extravergine 4 cucchiai, 1 cipolla piccola,  2 scalogni, 1 rapa piccola, 2 zucchine, 2 peperoni, 1/2 carota 1  sedano, 2 gambi di piselli sgranati, 3 cucchiaii di prezzemolo, 1 ciuffo di basilico, 8 dl circa di di brodo vegetale, sale e pepe quanto basta.

1) Mondate le verdure, lavatele e tritatele grossolanamente. Fatele dolcemente appassire in un tegame, preferibilmente di terracotta, insieme con l'olio.

2) Quando le verdure saranno a metà cottura aggiungete il riso, mescolate più volte con un cucchiaio di legno, conditelo con sale e pepe macinato al momento e lasciatelo ben intridere nel condimento per 5 minuti circa.

3) Ricopritelo quindi con il brodo bollente e, senza rimescolare ulteriormente, fatelo cuocere coperto a calore molto lento per 15 minuti circa, poi unite il prezzemolo e il basilico tritati, mescolate bene e servite in tavola.


La rosa di Gerico

Si racconta che fuggendo Maria e Giuseppe col Bambino in Egitto per evitare le guardie di Erode, giunsero nella terra di Gerico e fermatisi in mezzo a una pianura, la Madonna scese per riposarsi dall’asinello col Bambino in braccio e la terra trasalì nell’ospitare la Vergine e il Salvatore. Per cui dove la Madonna posò i piedi fece nascere due fiori morbidi e vellutati che furono detti “Rose di Gerico”.

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