Nei pressi di una grande città, lungo una strada di transito, se ne andava un vecchietto cadente. Il suo passo era vacillante: le gambe magre lo reggevano a stento e si muovevano debolmente a fatica, quasi non fossero le sue; il vestito che indossava era tutto a brandelli; il capo, scoperto, gli cadeva sul petto... Era stanco, sfinito. Sedette sopra una pietra miliare, appggiando i gomiti sulle ginocchia, e si nascose il volto tra le mani; tra le dita nascoste colavan giù lacrime sull’arida polvere grigia.
Un uomo andò da un Maestro e gli chiese di diventare suo discepolo. Il Maestro, con il suo intuito spirituale, capì che l’uomo non era pronto per ricevere il suo insegnamento. Così gli domandò: «Sai cosa devi fare per essere un discepolo?». L’uomo disse che non lo sapeva e chiese al Maestro di dirglielo: «Bene», disse il Maestro, «devi andare a prendere l’acqua, raccogliere la legna, cucinare e fare molte ore di lavoro pesante. E devi anche studiare. Sei disposto a fare tutto questo?». L’uomo disse: «Ora so che cosa deve fare il discepolo. Mi diresti cosa fa nel frattempo il Maestro?». «Oh! Il Maestro se ne sta seduto tranquillo e dà consigli spirituali...». «Ah! Ho capito!» disse l’uomo. «Se le cose stanno così non voglio essere un discepolo. Perché non fai di me un Maestro?». Tutti vogliono essere Maestri. Ma quanti lottano per diventarlo?
Swami Prabhavananda
Molto importante in questo mese è il mantenimento dell’umidità necessaria alle vostre coltivazioni. Un ottimo sistema è l’irrigazione “goccia a goccia”, che aiuta a risparmiare tempo ed acqua. Organizzatevi per conservare al meglio i vostri prodotti, così che mantengano i profumi e i sapori dell’estate. Raccogliete ed essiccate le piante aromatiche officinali. Controllate gli innesti. Proteggete le piantine più fragili e le piante in vaso dall’eccessiva calura. Orto. Rincalzate le giovani piantine. Continuate ad aggiornare le legature dei pomodori e a ridurre l’eccessivo sviluppo dei nuovi germogli. Raccogliete patate, aglio, cipolle quando avranno il gambo ben secco. Interrate le piantine di fragole. Date acqua alle carciofaie. Semine e trapianti in terreno aperto: lattughe di tutti i tipi, cicorie, radicchi, indivie, rucola, ravanelli; cavoli di tutti i tipi, rape da radice e da broccoletti; finocchi, bieta da taglio, zucchine, fagioli e fagiolini. Giardino. Potate gli arbusti sfioriti. Spuntate i rami sfioriti delle rose a circa un terzo della loro lunghezza, dopo una gemma importante. Fate talee, propaggini e margotte. Continuate a cimare i crisantemi. Aggiustate le siepi. Dissotterrate i bulbi sfioriti ed asciutti per la prossima semina. Vigna e cantina. Continuate nei regolari trattamenti contro peronospora e oidio fino all’invaiatura. A questo punto è importante un trattamento antibotritico (contro la muffa grigia); se sarà necessario potete effettuarne un altro. Venti giorni prima dell’invaiatura sospendete ogni forma di potatura verde. Seguite attentamente il processo di maturazione dell’uva. In cantina verificate i livelli dei recipienti vinari e le coperture con olio enologico e pastiglie antifioretta. Giorni adatti per i travasi: dal 12 al 26 del mese.
Raffreddare la stanza riscalda il pianeta Un passaggio della Laudato si’, paragrafo 55, cita il crescente uso dei condizionatori d’aria come esempio di «abitudini nocive di consumo». Più che una condanna dell’oggetto è un esempio di come, nella ricerca di un «profitto immediato», i mercati stimolano la domanda di oggetti il cui abuso può far danni. Nel caso dei condizionatori le controindicazioni non sono poche. Un piccolo impianto produce in un anno il 40% delle emissioni domestiche di CO2 di un single. Anche considerando i modelli a basso consumo (a pompa di calore, con inverter…) l’energia richiesta per abbassare la temperatura di un grado è molto a quella richiesta per alzarla di un grado. Non a caso da diversi anni i picchi di consumo energetico si toccano in estate. Il clima più caldo ci spinge a usare di più i condizionatori, i quali però fanno salire i livelli di CO2 ed emettono calore all’esterno. Un circolo vizioso. Nessuna condanna ai condizionatori, insomma, ma la moderazione in certi casi è necessaria.
400 g di fettine di vitello, 1 mozzarella, 1 cucchiaio di pangrattato, 1 tuorlo, vino bianco, olio d’oliva extravergine, sale e pepe.
In una terrina amalgamate il tuorlo con il pangrattato e unitevi poi la mozzarella tagliata a pezzetti. Battete bene le fettine di carne e fatele rosolare 2 minuti in padella, solo da una parte, con un filo d’olio d’oliva. Scolatele dalla padella e, una a una, salate e pepate la parte già cotta; stendetevi sopra il composto di uovo e pangrattato precedentmente preparato. Arrotolate il tutto (lasciando esternamente la parte ancora cruda) e chiudete con due stuzzicadenti per ogni involtino. Mettete sul fuoco una casseruola semifonda appena unta d’olio e fatela scaldare un po, dopodiché adagiatevi i saltimbocca. Rosolateli bene da ambo le parti, aggiungere il vino e fatelo evaporare su fuoco vivace. Lasciateli cuocere a casseruola scoperta per 10 minuti, rigirando di tanto in tanto. Serviteli con, a piacere, verdure lesse miste o purè di papate.
Un giorno, un prelato in visita alle missioni nei mari del Pacifico, sbarcò su un’isoletta semideserta. Venne accolto calorosamente da tre strani vegliardi dall’aspetto quasi selvaggio.
«Figli miei - prese a interrogarli il vescovo - come passate il vostro tempo quaggiù?». «Io sono molto occupato - disse il primo - vado a pesca tutti i giorni per i miei fratelli». «Anch’io sono molto occupato - continuò il secondo - vado a caccia di animali selvaggi e con le pelli confeziono abiti e scarpe per i miei fratelli». «Ed io - disse il terzo - ho costruito una capanna per i miei fratelli, e bado a tenerla in ordine». «E quanto pregate?» - chiese il prelato.
«Pregare? - risposero i tre vecchi perplessi -, non sappiamo cosa significhi». Allora, l’uomo di chiesa prese con pazienza a insegnar loro il Padre Nostro, poi li lasciò. Due giorni dopo, uno strano fenomeno venne avvistato dalla nave del vescovo. Un alone di luce fulgidissima avanzavasul mare.
Quando fu vicino all’imbarcazione si poterono vedere i tre vecchi camminare sui flutti. Saliti a bordo, si avvicinarono al prelato e umilmente gli si rivolsero: «Perdonaci signore, siamo uomini ignoranti e abbiamo scordato la tua preghiera: potresti per favore tornare a ripetercela?».
Bernard Bro
«Giugno dona caldo e sete al contadin che miete»
Mese dedicato alla mietitura del grano e dell’orzo. Il caldo è arrivato, il clima è asciutto, star nei campi è faticoso, ma l’acqua nuocerebbe allo sviluppo dell’uva, in particolare a quella bianca. Per alcune colture sono indispensabili irrigazioni.
Frutteto e vigneto. Continuano potature verdi, diserbi e trattamenti preventivo-curativi contro marciumi, afidi, cocciniglia, oidio, peronospora, ecc., in base alle condizioni climatiche. Si esegue un trattamento preventivo contro la seconda generazione della tignola, sulle olive.
Orto. Proseguono le semine di lattughe, rucola, radicchi, ravanelli, zucchine, fagioli e fagiolini. In semenzaio si seminano i cavoli tardivi e quelli invernali, porri, scarola e sedano. Si seminano basilico, bietola da coste o da taglio, barbabietole rosse, prezzemolo. A dimora si piantano i pomodori tardivi e, a fine mese, il finocchio precoce. Si raccolgono e si essiccano le piante officinali: camomilla, artemisia, lavanda, piretro, finocchio... Si eseguono trattamenti contro marciumi, afidi e insetti vari. Si ombreggiano gli ortaggi più delicati.
Allevamenti. Si disinfestano pollai e conigliere. Se vi sono le condizioni si fanno pascolare gli animali all’aperto in luoghi ombreggiati. Il giardino. Le piante più delicate si mettono al riparo in zone semiombrose. Si effettua la pacciamatura degli arbusti e delle cespugliose da fiore e dei roseti. Si eseguono margotte, talee e propaggini delle piante ornamentali. Si piantano bulbose a fioritura autunnale: amarillis, lilium, colchicum, scilla.
Quante luci utilizziamo quando siamo a casa? È una delle domande che Papa Francesco invita a porsi. Il tema è quello del risparmio energetico. Utilizzare solo la luce di cui abbiamo bisogno, e non sprecarla, significa infatti dover produrre meno energia, impiegare meno risorse energetiche e, siccome il mix energetico mondiale vede ancora una larga prevalenza delle fonti fossili, produrre meno emissioni di CO2. Non si tratta solo di spegnere lampade e lampadari quando si esce, ma di prendere quei piccoli accorgimenti che possono fare grandi differenze: l’utilizzo di lampadine a Led, che abbattono fino al 90% il consumo di energia; o le ciabatte con interruttore, che possono spegnere contemporaneamente molti dispositivi che utilizzano corrente elettrica (televisore, impianto stereo, computer). Certo, se in casa o in azienda si usa al 100% energia rinnovabile, le cose possono cambiare un po’. Ma l’energia più pulita di tutte è quella che non si consuma: ha anche un’unità di misura, il megawatt.
1 kg di polpo, 3 spicchi d’aglio, 2 cucchiai di olio d’oliva extr., 1 cipolla, 1 cucchiaino di paprica, 1-2 foglie di alloro, 1 mazzetto di prezzemolo, pepe in grani, sale.
Pulite il polpo, togliendo anche gli occhi, e accorciate i tentacoli. Ammorbidite la sua carne sbattendolo più volte contro la spianatoia o altra superficie analoga. Portate a ebollizione circa 3 litri d’acqua in una pentola. Appena bolle immergete il polpo aiutandovi con 2 grosse forchette e toglietelo subito: eseguite questa operazione per 3 volte. Appena l’acqua bolle di nuovo aggiungere l’alloro, la cipolla, il pepe e il prezzemolo legato a mazzetto. Rimettete il polpo nella pentola, coprite e fate cuocere a fiamma bassa finché diventerà tenero (circa 1 ora). Trascorso il tempo indicato scolatelo, sgocciolatelo, lasciatelo raffreddare e tagliatelo in piccoli pezzi. In una terrina a parte preparate il condimento mescolando l’olio, l’aglio tritato finissimo, il pepe, un pizzico di sale e la paprica. Mettete i tranci di polpo nel piatto da portata, condite con l’intingolo preparato e servite.
In una casetta piccolissima, senza finestre né balconi, abitava un omino. Sul tetto aveva installato un’enorme antenna televisiva, con un’infinità di tentacoli metallici protesi in tutte le direzioni, e non c’era trasmissione al mondo – fosse anche cinese o australiana – che potesse sfuggirgli.
Una volta un re doveva morire. Era un re assai potente, ma era malato a morte e di disperava: «Possibile che un re tanto potente debba morire? Che fanno i miei maghi? Perché non mi salvano?». Ma i maghi erano scappati per paura di perdere la testa. Ne era rimasto uno solo, un vecchio mago a cui nessuno dava retta, perché era un po’ matto. Da molti anni il re non lo consultava, ma stavolta lo mandò a chiamare. «Puoi salvarti - disse il mago - a patto che tu ceda per un giorno il tuo trono all’uomo che ti somiglia più di tutti gli altri. Lui, poi, morirà al tuo posto».
Racconta una leggenda sioux che, una volta, Toro Bravo e Nube Azzurra giunsero tenendosi per mano alla tenda del vecchio stregone della tribù e gli chiesero: «Noi ci amiamo e ci vogliamo sposare. Ma ci amiamo tanto che vogliamo un consiglio che ci garantisca di restare per sempre uniti, che ci assicuri di restare l'uno accanto all'altra fino alla morte. Che cosa possiamo fare?».
E il vecchio, emozionato vedendoli così giovani e così innamorati, così ansiosi di una parola bella, disse: «Fate ciò che dev'essere fatto. Tu, Nube Azzurra, devi scalare il monte al nord del villaggio. Solo con una rete, devi prendere il falco più forte e portarlo qui vivo, il terzo giorno dopo la luna nuova. E tu, Toro Bravo, devi scalare la montagna del tuono; in cima troverai la più forte di tutte le aquile. Solo con una rete prenderla e portarla a me, viva!». I giovani si abbracciarono teneramente e poi partirono per compiere la missione.
Il giorno stabilito, davanti alla stregone, i due attendevano con i loro uccelli. Il vecchio li tolse dal sacco e costatò che erano veramente begli esemplari degli animali richiesti. «E adesso, che dobbiamo fare?», chiesero i giovani. «Prendete gli uccelli e legateli fra loro per una zampa con questi lacci di cuoio. Quando saranno legati, lasciateli andare perché volino liberi». Fecero quanto era stato ordinato e liberarono gli uccelli. L'aquila e il falco tentarono di volare, ma riuscirono solo a fare piccoli balzi sul terreno. Dopo un po', irritati per l'impossibilità di volare, gli uccelli cominciarono ad aggredirsi l'un altro beccandosi fino a ferirsi. Allora, il vecchio disse: «Non dimenticate mai quello che state vedendo. Il mio consiglio è questo: voi siete come l'aquila e il falco.
Se vi terrete legati l'uno all'altro, fosse pure per amore, non solo vivrete facendovi del male, ma, prima o poi, comincerete a ferirvi a vicenda. Se volete che l'amore fra voi duri a lungo, volate assieme, ma non legati con l'impossibilità di essere voi stessi». Se realmente ami qualcuno, lascialo volare con le sue proprie ali...
«Non c’è gallina o gallinaccia, che di gennaio l’uovo non faccia» Nel mese di gennaio, soprattutto a partire dalla seconda metà, quando il pericolo delle gelate comincerà ad allontanarsi, sarà possibile preparare il proprio orto alla semina. Soprattutto in regioni dal clima mite e se si ha la possibilità di seminare le proprie piante in maniera protetta, ad esempio ricorrendo ad un semenzaio. Particolare attenzione, dal punto di vista della protezione dal gelo, dovrà essere posta alla semina di peperoni, pomodori, melanzane, rucola e basilico. Se il clima non è particolarmente rigido, è possibile seminare direttamente in piena terra fave, piselli e carote. Nel mese di gennaio è inoltre possibile dedicarsi al trapianto dei carciofi e dei bulbi di aglio e di cipolla.
Luna crescente (dal 2 al 10 gennaio e dal 25 gennaio 2016)
Con la luna crescente la tradizione suggerisce di effettuare la semina di pomodori, peperoni, melanzane e basilico. La rucola e i ravanelli potranno essere seminati in semenzaio o in un luogo riparato, così come il radicchio e la lattuga da taglio. I giorni di luna crescente sono la scelta preferibile per effettuare i trapianti di carciofi, bulbi di aglio e cipolla. Carote e prezzemolo possono essere seminati in luna crescente per favorirne la crescita.
Luna calante (dall’11 al 17 gennaio 2016)
La tradizione popolare vuole che con la luna calante si dia inizio ad una nuova stagione per il vigneto a partire dalla potatura. Essa però dovrà essere rimandata al mese di febbraio nel caso in cui il clima risulti particolarmente rigido, in modo da non arrecare danni alle proprie viti da uva. Nel frattempo si potranno preparare i supporti per le viti. Con la luna calante si consiglia di effettuare la semina di cavolo cappuccio, sedano, radicchio e lattuga. è inoltre possibile iniziare a preparare il terreno per la coltivazione delle fragole.
Brodo di gallina di Pio X
Ingredienti: 1 gallina di circa 1 kg, 1 carota, 1 cipolla bianca, 1 costa di sedano, 1 ciuffo di prezzemolo, 1 foglia di alloro, 4 litri di acqua, sale
Pulire, eviscerare e lavare la gallina. Mondare le verdure. Mettere tutti gli ingredienti in acqua fredda, con una presa di sale grosso. Portare a ebollizione, abbassare il fuoco e lasciare cuocere per circa 90 minuti, schiumando il brodo di tanto in tanto con una schiumarola. A fine cottura, togliere la carne e la verdura, filtrare e regolare di sale. Il brodo è pronto per essere usato, per esempio, in una minestra di pasta all’uovo.
Per ridurre i consumi bastano piccoli gesti L'acqua, ha sottolineato il Papa nell’enciclica Laudato si’, è un bene prezioso ma limitato e sempre più persone rischiano di non averne a sufficienza. Negli ultimi decenni i consumi mondiali di acqua sono aumentati di quasi dieci volte: il 70% è impiegata per l’uso agricolo, il 20% per l’industria, il 10% per usi domestici.
Nei Paesi occidentali una persona utilizza 162 litri al giorno, di cui 80 per l’igiene personale e 24 per la nutrizione, quando secondo diversi studi ne basterebbero 50. Nell’utilizzo di lavatrici e lavastoviglie basterebbe prediligere il ciclo ecologico o quello breve, ma sempre a pieno carico, oltre a comprare modelli che necessitano di meno acqua: per le lavabiancheria si possono risparmiare anche 100 litri.
Quando si lava l’auto meglio usare un secchio pieno invece di acqua corrente: risparmieremo circa 130 litri di acqua potabile ogni volta. Per lavare frutta e verdure si può riempire una ciotola con dell’acqua e un po’ di bicarbonato. Mentre fare la doccia invece del bagno significa un altro risparmio di 50 litri a volta.
Ci andai da bambino. C’era un vecchio monaco seduto sotto un albero che suonava il flauto. Ne rimasi incantato. Quando finì di suonare, dissi: «Mi ricordava Natale. Mi racconti una storia di Natale?».
«Eh, eh, ragazzo», rispose ridendo, «io c’ero sai? Siediti qui e ascolta. Gli altri la conoscono già questa storia, e si sono stancati di sentirmela raccontare. Dunque, devi sapere che a quel tempo avevo due flauti: uno lo suonavo di giorno e l’altro di notte. Quello che suonavo di giorno era un flauto normale, ma quello che suonavo di notte era speciale: l’orecchio umano non lo avvertiva, e così potevo suonare senza disturbare i pastori che dormivano. Ma gli angeli, loro sì che sentivano! Ogni volta che suonavo arrivavano in gran numero, e mi ero fatto molti amici tra di loro. E tu, hai qualche angelo per amico?
Una notte avevo appena finito di suonare e tutti gli angeli se ne stavano andando via tutti, tranne uno, che mi si avvicinò. Dai suoi occhi capii che aveva un segreto. Lui infatti si chinò su di me e mi bisbigliò nell’orecchio il Grande Segreto. Sì, ragazzo, il Grande Segreto! La sera seguente convinsi gli altri pastori a venire con me, dicendo loro che era nato un bambino. Tutti amano i bimbi, sai. Quando arrivammo, essi andarono subito ad ammirare quel bimbo, appena nato e a congratularsi con i genitori. Ma io, io mi inginocchiai davanti a lui. Che altro potevo fare? Alla fine il padre mi fece rialzare. «Vedo che hai due flauti», disse. «Suoneresti per il bambino?».
«Ah no», risposi. «Nessuno dei due va bene. Questo suona solo per gli uomini, e questo solo per gli angeli».
Il padre rise. «Capisco», disse. «Devi sapere che io sono un falegname come mio padre, ma uno dei miei antenati era un pastore come te, e anche lui suonava il flauto. Ma poi lo fecero re, e da allora sentì dentro di sé che non doveva più suonare quel flauto. Lo mise da parte e lo ritrovarono solo quando morì. è stato tramandato di padre in figlio, da molte generazioni. Dicevano che fosse per il buon pastore. No ho mai permesso a nessuno di suonarlo, ma stanotte sono così felice! Ecco, prendilo. Suona, ti prego».
«Suonai. Ragazzo mio, quella notte mi sentirono anche gli angeli e le stelle. Fu il mio grande momento. Tutti gli angeli, tutte le stelle accorsero a quel richiamo». «Il falegname mi lascò il flauto. è questo. Io ormai sto invecchiando e vorrei darlo a qualcuno, ma nessuno lo vuole. Preferiscono tutti le parole! Pensa un po’, credono di poter annunciare il Grande Segreto con le parole!».
Teofane il Monaco
Dicembre
Alimenti del mese
Capponi, tacchini, piccioni, conigli. Pesce di lago e di fiume, capitone, anguille. Formaggio. Farina di mais e di castagne (polente). Frutta di macchia. Continuava il periodo della macellazione tradizionale del maiale. Olio nuovo (fettunta), olive secche o sotto ranno.
Orto
Rape e cime (pulezze), cardi imbiancati, porri, sedani, cavolo nero, cavolfiore, spinaci, bietole, finocchi (durano fino ad aprile), ravanelli, indivia imbiancata, gobbi, radicchio da taglio, lattuga bruna.
Frutta
Nespole, scarnigie (bacche commestibili che ornano le macchie di rosa canina nei mesi gelidi e sono dette la dispensa degli uccelli, essendo in questo tempo una delle poche loro risorse alimentari: di poco valore, ci si fanno marmellate), cachi, mele cotogne, melagrane.
Orto sul balcone a dicembre
Chi ha un orto sul balcone potrà avere a disposizione, a seconda di quanto seminato, ancora diversi ortaggi, come il lattughino da taglio, la rucola e le erbe aromatiche, tra cui è possibile trovare rosmarino, origano, salvia e prezzemolo. I cavoli ornamentali devono essere raccolti prima dell'arrivo del gelo. è consigliabile proteggere dalle gelate le piantine presenti nei vasi con gli appositi teli. Le erbe aromatiche e le verdure da taglio temono il gelo e necessitano di essere protette soprattutto la notte.
Ingredienti: 1 cavolo, 2 cipolle, 3 carote, 3 coste di sedano, 300 g di farina gialla bergamasca, 1 l di brodo vegetale, formaggio grattugiato, olio di oliva, sale
Pulire e tritare grossolanamente cipolle, carote e sedano e farli appassire con l’olio in una pentola alta molto capiente; unire il cavolo lavato (eliminare anche le coste dure) e tagliato a strisce. Lasciare insaporire 10 minuti, aggiungere il brodo e lasciare cuocere altri 15 minuti. Regolare di sale e unire a pioggia la farina gialla, senza creare grumi. Cuocere mescolando per 45 minuti. Servire bollente con una manciata di formaggio grattugiato.
La carta
Meglio «certificata» per salvare le foreste
Risparmiare sulla carta è un piccolo gesto che può produrre enormi benefici. Per ottenere una tonnellata di carta nuova servono infatti 15 alberi, 440mila litri d’acqua e 7.600 Kwh di energia elettrica. Un processo che comporta innanzitutto il disboscamento delle grandi foreste e quindi l’aumento delle emissioni inquinanti che queste sono capaci di assorbire. La produzione di carta riciclata invece, oltre a risparmiare la vita agli alberi, richiede il 60% in meno di energia e l’80% in meno d’acqua rispetto alla carta vergine, e genera il 95% in meno di inquinamento atmosferico. Inoltre è possibile utilizzare carta certificata, con i marchi internazionali che garantiscono la gestione responsabile delle foreste secondo standard ambientali, sociali ed economici. Stando ai dati Fao, la produzione mondiale di carta è in leggera flessione ma l’impatto ambientale resta elevato. Nel 2013 sono stati prodotti 397,6 milioni di tonnellate di carta e cartone, di cui il 54% è stato usato per confezionamenti e imballaggi.
Il cigno piegò il flessuoso collo verso l’acqua e si specchiò a lungo. Allora capì la ragione della sua stanchezza, e di quel freddo che gli attanagliava il corpo facendolo tremare come d’inverno: con assoluta certezza egli seppe che la sua ora era suonata e che bisognava prepararsi a morire. Le sue piume erano ancora bianche come il primo giorno della sua vita.
Era passato attraverso le stagioni e gli anni senza macchiare la sua veste immacolata; ora poteva anche andarsene, concludere in bellezza la sua vicenda. Alzando il bel collo, si diresse lento e solenne sotto ad un salice, dov’era solito riposarsi durante la calura. Era già sera.
Il tramonto tingeva di porpora e di viola l’acqua del lago. E nel grande silenzio che già scendeva tutto intorno, il cigno cominciò a cantare. Mai aveva trovato, prima di allora, accenti così pieni d’amore per tutta la natura, la bellezza del cielo, dell’acqua e della terra.
Il suo canto dolcissimo si sparse nell’aria, velato appena di nostalgia, finché piano piano si spense, insieme all’ultima luce dell’orizzonte. è il cigno - dissero commossi i pesci, gli uccelli, tutti gli animali del prato e del bosco - è il cigno che muore.
Leonardo da Vinci
Il grande pranzo della vendemmia. Era uso, una volta sistemata l’uva nei tini e ripulita la cantina, in attesa che il vino fermentasse, di fare una cena di benfinita della vendemmia alla quale partecipavano tutti i vendemmiatori, gli amici, i parenti, i proprietari del podere e anche gente di passaggio o di coloritura come un sonatore d’organetto, nonché invitati di riguardo come il parroco. Il vino (ancora mosto) dava presto alla testa e quello che si diceva si diceva. Ciò deriva dall’uso di fare col vino giovanissimo il vino dolce per berlo durante le veglie. Chi non ce la faceva a sopportare i fescennini, se ne andava. Frutto del Signore. Gentile usanza era quella dei vendemmiatori di lasciare su ciascuna pianta un piccolo grappolo nascosto in alto che veniva chiamato il frutto (o il graspignolo) del Signore, perché sugli alberi da frutta una piccola parte non veniva colta, lasciandola a coloro che ne avessero avuto bisogno oppure agli animali, in particolare agli uccelli. Questo gesto dimostra come i nostri progenitori avessero presente che la campagna è una dispensa di Dio, aperta agli uomini, ma destinata a tutte le creature.
Tipico preparato toscano proveniente dalla tradizione di assaggiare l’olio nuovo al frantoio irrorandone una fetta di buon pane. In realtà si serve ad acquirenti e visitatori un piatto più elaborato: fetta abbrustolita di pane raffermo non salato, fregato con uno spicchio d’aglio, irrorato d’olio e salato a piacere di chi lo mangia. Le aggiunte sono peccati di cui ognuno risponde personalmente. Si usa chiamarla anche col termine laziale bruschetta, giustificando così le aggiunte estrose, come una stropicciata di pomodoro, fino a giungere al crostino di pane in cui la fetta viene caricata di un guazzetto di pomodori a piccoli pezzi insaporiti lasciandoli nel loro liquido con olio, sale, odori, aglio, erbe aromatiche come il pepolino.
La plastica è una grande scoperta che ha migliorato la qualità della vita, fino a diventare però una delle prime cause di inquinamento del pianeta.
Dal 1950 a oggi la produzione mondiale è passata da un milione e mezzo a 245 milioni di tonnellate annue, ponendo sfide soprattutto per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti non biodegradabili. Ne sono una testimonianza i giganteschi accumuli di rifiuti plastici venutisi a creare negli oceani, con un’estensione che arriva a milioni di chilometri quadrati, un’area più estesa della superficie degli Stati Uniti.
Secondo l’Agenzia per l’ambiente dell’Onu (Unep) circa 100.000 mammiferi marini, un numero consistente di tartarughe e un milione di uccelli marini rimangono uccisi ogni anno dalla plastica, per ingestione o intrappolamento. Trattandosi di un derivato del petrolio il primo impatto avviene però tramite l’estrazione, il trasporto e lo stoccaggio degli idrocarburi. Segue il processo della trasformazione in plastica con la relativa produzione di emissioni nocive.
{gspeech style=1 language=it autoplay=0 speechtimeout=0 registered=0 selector=anyselector event=anyevent hidespeaker=0} Mentre Maria e Giuseppe fuggivano cercando di raggiungere la terra d’Egitto, le guardie del Re Erode li inseguivano guadagnando sempre più terreno, finché non furono in un vallone di rocce e macigni dove nessuna pianta poteva offrire un nascondiglio o un rifugio. Maria, quando tutto pareva perduto e già si sentivano scalpitare vicini gli zoccoli dei cavalli, vide una piccola caverna che si apriva nel sasso. «Entriamo qua dentro, ritarderemo almeno la fine», disse. S’infilarono nella grotta, spingendo avanti il somaro, tenendo in braccio il Bambino e attesero.{/gspeech}
Un ragno che era nel buco d’un sasso, subito si mise a tessere una grande tela, con la quale in poco tempo chiuse l’ingresso della caverna. Giunsero le guardie d’Erode e imprecando si dettero a frugare tra i massi, infuriati per la sparizione dei fuggiaschi. «Dove sono?», dicevano. «Eppure erano qui proprio ora». «Non saranno mica entrati sotto terra?». «Per la strada non si vedono più». «Ecco, sono entrati in questa caverna...». «Qua no davvero: non vedi che ci sono le ragnatele?». «Non perdiamo tempo... Corriamo avanti». Così le guardie continuarono la loro corsa e la Sacra Famiglia fu salva. «Chi avrebbe detto che una tela di ragno sarebbe stata così forte da impedire ai soldati di entrare?», disse Giuseppe, riprendendo la strada, e prima di ripartire, benedisse il ragno, dicendo: «Per la tua pietà, sarai benvenuto nelle case dove porterai la fortuna e gli uomini ti risparmieranno». Infatti da allora il ragno in casa non si uccide, anche se si toglie la ragnatela.
Il sambuco, o anche Sambucus Nigra nella sua denominazione scientifica, è una pianta molto comune, solitamente ascritta alla famiglia delle siepi. Oltre alla sua funzione prettamente ornamentale – il sambuco presenta piccoli fiori bianchi e bacche violacee – da sempre è sfruttato nella medicina popolare. Del sambuco si utilizzano sia la pianta che le bacche, per scopi diversi per l’organismo. Dai fiori si ricava solitamente un infuso, noto per la sua capacità di aumentare la sudorazione corporea, così da favorire l’eliminazione delle tossine e la contenzione della temperatura durante gli stati febbrili. Uniti alle foglie, i petali in infusione vengono impiegati per la creazione di tisane contro i problemi delle vie respiratorie. Per questo, fiori e foglie possono essere adoperati anche per migliorare la circolazione sanguigna, soprattutto quella periferica, sia con l’assunzione orale che con impacchi localizzati per limitare la rottura dei capillari o per un rapido sollievo alle scottature. Sempre in impacco e sempre per le sue proprietà sulla circolazione, il sambuco è utile anche per lenire il dolore a gambe e articolazioni nelle donne, così come il gonfiore dovuto ad attività fisiche intense o a una giornata sui tacchi. Negli uomini, invece, la tisana è largamente utilizzata per il mal di schiena. Le bacche di sambuco sono principalmente composte da acqua, ma al loro interno non mancano carboidrati, fibre e sali minerali come il potassio, il magnesio, lo zinco, il sodio e il calcio. Il loro impiego è quasi strettamente legato al benessere dell’apparato digerente.
Ingredienti per 4 persone:
* 4 filetti di pesce * 50 g di burro * 2 cucchiai di vino bianco * 1 limone * 2 uova * farina bianca ‘’00’’ * olio di semi per friggere
Per la salsa alle erbe pestate in un mortaio 1 cucchiaino di dragoncello e 1 di timo, 1 rametto di rosmarino, 1 ciuffo di prezzemolo, 1 cucchiaio di foglie di basilico, 1 spicchio d’aglio, 1 pizzico di zenzero, 4 bacche di ginepro pestate, 2 cucchiai di pangrattato, sale e pepe, fino a ottenere un composto omogeneo.
Sbattete le uova e intingetevi i filetti di pesce, poi passateli nel trito d’erbe e nella farina; friggeteli in una padella capiente con olio caldo. Appena sono cotti e ben dorati trasferiteli su carta da cucina per farli asciugare. In un tegame a parte fate fondere il burro e, prima che sfrigoli, versatevi il trito di erbe rimasto, il succo del limone, il vino bianco e mescolate. Servite i filetti di pesce caldi con la salsina versata sopra. Preparazione 30 minuti, cottura 40 minuti.
Naturalmente l’aceto solo soletto non potrà proteggere gli ambienti dai germi: ma una pulizia quotidiana con detersivi a base di questo liquido costituisce un buon metodo di prevenzione. Non resta che procurarsi dell’aceto da tavola bianco (da prediliggere nella pulizia rispetto al rosso).
Detergente: nella pulizia quotidiana di piastrelle, pavimenti generici e superfici smaltate.
Sgrassatore: ideale per eliminare l’untuosità da piatti e stoviglie molto sporche, per pretrattare e rimuovere lo sporco difficile dalle pentole, per far brillare l’acciaio, il rame e l’ottone (ma anche vetri e cristalli).
Anticalcare: ideale per rimuovere i depositi di calcare da posate, utensili e tegami in acciaio, da bicchieri di vetro e rubinetteria, rendendo tutto lucido e senza aloni. Anche in lavastoviglie, aggiunto al risciacquo finale, l’aceto ridona risultati sorprendenti. Inoltre, è ottimo per la manutenzione ordinaria di lavastoviglie, lavatrice e ferro da stiro.
Ammorbidente: previene l’infeltrimento dei capi in lana ed è efficace nel trattamento dei capi bianchi e colorati, perché disperde i sali di calcio catturati dalle fibre dei tessuti e favorisce, inserito nell’ultimo risciacquo, l’eliminazione dal bucato dei residui di detersivo.
Smacchiatore: ottimo in caso di macchie ostinate, se aggiunto all’acqua dell’utimo risciaquo (a mano o in lavatrice), ravviva le tinte dei tessuti conservandone il colore.
In una chiesa di Francoforte esisteva una magnifica statua che rappresentava Cristo. Durante la seconda guerra mondiale, Francoforte fu oggetto di terribili bombardamenti. Accadde che al termine della guerra, la statua non aveva più le mani. Numerosi scultori si offersero di rifare delle mani nuove, in modo tale che nessuno potesse notare la differenza. Dopo aver considerato tutte queste offerte, i membri della chiesa decisero di rimettere a posto la statua senza le mani. Venne aggiunta allora questa iscrizione: «Cristo non ha le mani, ad eccezione delle nostre»
I gladiatori romani lo mangiavano prima dei combattimenti! Stimola l’appetito, aiuta la digestione, prontezza dei riflessi e diuresi. Mettete una manciata di foglie in un litro d’acqua bollente. Addolcite con miele e bevete 1 tazza dopo i pasti.
Orazio affermava di nutrirsi solo di olive, cicoria e malva. Cicerone ne faceva addirittura indigestione! La Santa monaca benedettina Ildegarda la prescriveva per curare sonnolenza e cefalea, disturbi renali e avvelenamenti. Nel ‘500 c’erano medici pronti ad affermare che «chiunque beve giornalmente una pozione di malva sarà salvo da qualsiasi malanno per quel giorno». Una volta la si usava per preparare minestre o la si utilizzava lessata, come contorno alla carne. è ottima per curare tutte le malattie infiammatorie, è calmante e facilita l’eliminazione delle tossine. Mettete 15 pizzichi di fiori, o 20 di foglie, o 30 radici pestate, o 20 di miscela delle tre parti, in un litro d’acqua bollente. Bevete 3 o 4 tazze al giorno di questo infuso per calmare la tosse, il raffreddore, la bronchite.
Quando non riuscite a rimuovere la patina formata dalla polvere sulle statuine di gesso di un vecchio presepe, provate a far bollire una manciata di amido in poca acqua, lasciate intiepidire e immergetevi la statuina. Successivamente mettetela ad asciugare e poi passate delicatamente uno strofinaccio.
Potete ottenere una frittura croccante aggiungendo all’olio caldo qualche goccia di limone.
La caffettiera si pulisce a fondo ponendo del sale grosso nel contenitore dove normalmente si mette il caffè macinato. Fate scaldare, lasciate uscire tutta l’acqua e poi sciacquate.
Per rimuovere macchie di caffè e di tè dalle tazze di porcellana, strofinate con un panno umido e bicarbonato di sodio.
Se l’aceto è troppo forte immergete nella bottiglia due fettine di mela, lasciatele macerare per tre giorni e poi filtrate.
Per evitare che il pesce perda la sua compattezza, prima di cucinarlo è bene immergerlo per alcuni minuti in acqua con un po’ di limone e aceto.
Avete le labbra screpolate? Passate un sottile strato di miele e massaggiate leggermente con un dito per farlo penetrare.
Ingredienti per 4 persone: 350g di fagioli cannellini in barattolo, 1 melanzana, 2 pomodori freschi, 1 peperone giallo, aglio, ½ limone, alcune foglie di basilico, 1 ciuffo di prezzemolo, olio d’oliva, sale, pepe.
Lavate la melanzana e il peperone, asciugateli e tagliateli a dadini. In un tegame scaldate l’olio e fatevi rosolare lo spicchio d’aglio tritato, quindi aggiungete le verdure tagliate a dadini e lasciate insaporire a fiamma vivace. Dopo qualche minuto unite i pomodori spellati e privati dei semi e tagliati a pezzetti e i cannellini sgocciolati. Salate, pepate e cuocete per 10 minuti. Adagiate su di un piatto da portata e cospargete con la buccia di limone grattugiata, foglioline di basilico sbriciolate e 1 ciuffo di prezzemolo tritato. Mescolate e servite.