di Graziella Fons
Un giorno il Signore andando per il mondo con i suoi Apostoli arrivò stanchissimo lungo un campo di grano, dove tre persone stavano falciando affaticate.
La massaia si fece sulla strada e disse loro: «Bravi giovani, vi vedo tutti sani e forti, volete darmi una mano a falciare questi campi? Vi offro da mangiare, da bere e dormire per oggi e per domani».
«è quello che ci bisogna e non chiediamo altro», rispose il Maestro.
«Vi ringrazio… Sapete, mio marito è morto, sono rimasta sola e devo mietere altri campi, prima che l’asciuttore faccia cadere il grano dalle spighe».
«Andate tranquilla, brava donna, che stasera tutto il campo sarà mietuto; ma una cosa sola vi chiedo». «Dite».
«Qualunque cosa vedrete fino a notte, non dovrete né meravigliarvi, né protestare, né domandare».
«Mi sembrate un uomo retto e farò come mi dite, basta che stasera…».
«Stasera sarà tutto fatto».
Intanto il tempo passava, il sole saliva e all’ora del desinare, con la cesta del pranzo, arrivò la donna che li trovò distesi sull’erba, sonnacchiosi, o addormentati. La donna si allontanò poco convinta della promessa fattale, visto che non avevano ancora mosso paglia. Alla fine del lauto pasto il Maestro disse ai discepoli che non c’era meglio che riposarsi aspettando che poi arrivasse la cena…
All’ora della cena arrivò la massaia con il paniere e disse il Maestro: «Date qua brava donna che giusto si comincia ad aver fame».
«Dopo tutto questo lavoro…», disse la massaia che guardava di traverso, per nulla convinta della piega che avevano prese le cose.
Alla fine della cena a cui aveva assistito anche la donna, il Maestro ordinò ai discepoli di andare a fare il lavoro: «Pietro, batti l’acciarino e accendi tre mazzi di paglia. Tu Giovanni metti a fuoco il grano là in fondo; tu Matteo da quella parte e Pietro qui davanti».
Erano tutti sgomenti, soprattutto la donna che ebbe paura di fermarli pensandoli dei pazzi e che l’avrebbero pure potuto bastonarla. In pochi minuti tutto il grano andò in fiamme e fumo che pareva essere in una valle dell’Inferno. Al culmine della forza delle fiamme il Signore ordinò a Pietro: «Getta la falce in mezzo al rogo». Pietro gettò la falce e le fiamme improvvisamente si spensero e apparve il campo tutto mietuto, i covoni legati e raccolti in biche, che era una bellezza vedere.
Tutti rimasero sbalorditi e andarono a baciare la mano al Maestro.
Al mattino Pietro alzatosi presto trovò la donna nell’aia che gli disse:
«Dite, ma quel vostro amico è un mago?».
«Eccome», rispose Pietro.
«E anche voi siete pratico dell’arte, immagino: siete il suo aiutante».
«E sareste capace di fare quello che ha fatto lui ieri sera?».
«Ci mancherebbe!».
«Allora venite a vedere questi altri tre campi, se ci potete dare un colpo voi, così ho risolto il problema per quest’anno e non mi resta che trebbiare».
Pietro tirò fuori l’acciarino, accese tre mazzi di paglia e dette fuoco alla messe. Quando l’incendio diventò un rogo Pietro prese una falce e la gettò nel mezzo, ma il fuoco divampava più di prima. Pietro butto nelle fiamme tutto quello che trovava, ma niente da fare. Quando fu tutto cenere e stoppie bruciate, Pietro mogio mogio andò a svegliare il Signore, raccontando il fatto. Allora il Maestro si alzò, andò ai campi, li benedisse e subito la messe si presentò, segata, raccolta in covoni e sistemata in biche.
Tutti a quel nuovo miracolo, andarono a baciargli la mano e Pietro domandò:
«Che devo dire, Signore?».
«Dirai: Chi sa faccia e chi non sa taccia. Andiamo che la strada è lunga». Così ripartirono.
Giugno
«Per san Pietro (29 giugno), o paglia o fieno»
A fine giugno si conosce il raccolto del grano: si miete la paglia, cioè il grano maturo, oppure le erbe nate dove il grano non è cresciuto, cioè il fieno. Con il caldo, sono necessari irrigazioni e diserbi. A fine mese si mietono grano e orzo. Dopodiché è possibile seminare il mais a ciclo breve per granella o insilato. Si semina il miglio.
Nel mese di giungo le temperature dovrebbero essere ormai stabili nella maggior parte delle regioni italiane. Per questo motivo sarà possibile effettuare diverse semine in piena terra, pensando ad esempio di dedicarsi alla semina di pomodori, piselli e fagioli da gustare ad estate inoltrata. Sarà possibile inoltre dedicarsi alla semina protetta degli ortaggi da raccogliere nei mesi successivi, con l'arrivo dell'autunno, come porri, cavoli, finocchi e zucche. Tra le erbe aromatiche, dedicatevi alla semina di camomilla, prezzemolo, basilico e salvia.
Approfittiamo dell'arrivo del mese di giungo per gustare i nostri frutti ed i nostri ortaggi preferiti quando essi risultano di stagione, come le fragole, le pesche, i pomodori, le zucchine ed i peperoni. Un raccolto abbondante durante i mesi estivi sarà il pretesto ideale per dedicarsi alla preparazione di salse, conserve sott'olio o sott'aceto e confetture. Le erbe aromatiche potranno essere utilizzate per la preparazione di condimenti o potranno essere essiccate per un loro impiego successivo.
Spaghetti alla barba di frate
(Consigliata da Santa Ildegarda di Bingen)
Mondate e lavate bene le foglie intere di barba di frate e fatele cuocere per pochi minuti al vapore.
In abbondante acqua salata lessate gli spaghetti e, nel frattempo, tritate i pinoli.
Scolate gli spaghetti al dente e metteteli in una grande zuppiera o nei singoli piatti con l’olio, la barba di frate lessata, la ricotta grattugiata e il pepe macinato; mescolate bene e regolate di sale, se necessario. Spolverizzate con il trito di pinoli e servite gli spaghetti ben caldi.