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A scuola di Gesù per imparare come si ama

di p. Ottavio De Bertolis

In questo mese particolarmente dedicato al Sacro Cuore, l’ora santa vuole entrare nel suo insegnamento più profondo: l’umiltà e la mitezza. Pertanto possiamo fissare, come di consueto, il nostro tempo di preghiera, che coinciderà con il giovedì sera-notte, in memoria dell’agonia in Getsemani. Entriamo nella preghiera, alla scuola di sant’Ignazio, innanzitutto distaccandoci mentalmente dalle nostre occupazioni abituali, e considerando a Chi stiamo andando a parlare e che cosa vogliamo chiedergli: così, fisicamente entriamo nella nostra stanza ove vogliamo pregare, o nella cappella.

di Ottavio De Bertolis

Nei nostri incontri precedenti abbiamo contemplato quel fiume d’acqua viva che sgorga dal costato trafitto del Signore e abbiamo visto come in questa immagine del Vangelo di Giovanni riprenda vita quella pagina del profeta Ezechiele nella quale ci è presentato un fiume in piena che sgorga dal tempio, appunto «dal tempio del suo corpo» (Gv 2, 21).

La parabola che ciascuno sente sua 

di Madre Anna Maria Cánopi osb

«Veniamo alla parabola che più mi sconvolge. Come hai fatto, Gesù, a inventarla e a dirla? Io vorrei sapere come la dicevi? Con quale voce? Oh, vorrei sapere… pensavi allo strazio del padre? A chi alludevi? Voglio sapere se tu per caso non pensavi a me, in quel giorno o in quella sera, in quel momento…». Così ha scritto padre David Maria Turoldo commentando la parabola del figliol prodigo che, più propriamente, potrebbe essere detta la parabola del Padre misericordioso. Ciascuno sente che questa parabola è la “sua” parabola. Essa presenta una situazione molto comune. Una famiglia con due figli: uno docile, buono e quieto, l’altro irrequieto, ostinato, in cerca di “esperienze”. Il primo è tutto dedito al lavoro, l’altro reclama con arroganza la “sua” parte di patrimonio, per poi partire in piena autonomia e andare dove lo porta il cuore… E dove lo porta? In un «paese lontano», dice semplicemente il Vangelo. È la lontananza da Dio, dalla rettitudine, dal vero bene.

L’ORA SANTA DI APRILE 

di Ottavio De Bertolis 

In questo tempo di Pasqua possiamo continuare tutti i giovedì sera la nostra Ora santa, accogliendo l’invito di Gesù a vegliare e pregare: è bene tuttavia che anche la nostra preghiera privata si muova in armonia con la Chiesa, e dunque possiamo contemplare il mistero del Cuore di Cristo come ci si mostra nella Pasqua. Abbiamo un testo adattissimo, che è Gv, 20, 26- 28, cioè l’apparizione del Risorto a Tommaso.