A scuola di Gesù per imparare come si ama
di p. Ottavio De Bertolis
In questo mese particolarmente dedicato al Sacro Cuore, l’ora santa vuole entrare nel suo insegnamento più profondo: l’umiltà e la mitezza. Pertanto possiamo fissare, come di consueto, il nostro tempo di preghiera, che coinciderà con il giovedì sera-notte, in memoria dell’agonia in Getsemani. Entriamo nella preghiera, alla scuola di sant’Ignazio, innanzitutto distaccandoci mentalmente dalle nostre occupazioni abituali, e considerando a Chi stiamo andando a parlare e che cosa vogliamo chiedergli: così, fisicamente entriamo nella nostra stanza ove vogliamo pregare, o nella cappella.
Qui, in piedi, stiamo qualche attimo in silenzio, offrendo a Gesù la nostra preghiera in riparazione dei peccati nostri e del mondo intero, unendoci alla sua preghiera nell’orto degli ulivi, accogliendo con amore il suo invito a vegliare e pregare. Quindi possiamo sedere e immaginare di avere di fronte a noi Cristo stesso come maestro amorosissimo che ci invita ad ascoltarlo, e con noi tutti gli uomini. Possiamo immaginare il luogo o ambiente in cui ci invita e Lui stesso, se in piedi o seduto, e noi accanto a Lui, cercando quasi di entrare in una scena del Vangelo, come se noi fossimo lì davanti a Lui, perché pregando nel mistero di fatto ci immergiamo. Ascolterò come Cristo Signore dice a me in modo particolare: «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò sollievo. Imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime». Ascoltiamo la sua parola e la ripetiamo, anche molte volte, lasciando che questa cali nella profondità del nostro cuore. Ci verranno in mente molte situazioni, molte persone o fatti: lasciamo che la parola che ascoltiamo entri in tutto ciò. A quel punto possiamo iniziare a interrogarci: che cosa mi turba? Che cosa mi affatica? Che cosa mi opprime? Andiamo da Gesù con questi pesi e poniamoli ai suoi piedi: parliamo di questi con Lui, come un amico parla a un amico, ora chiedendo consiglio, ora supplicando aiuto, ora chiedendo perdono. Pensiamo alla vita di Gesù: che cosa ci direbbe vedendoci nella nostra condizione? Che cosa ci dice la sua Passione? Che cosa ci insegnano le sue parole? Chiediamo alla luce dello Spirito Santo che ci ricordi le parole di Gesù e ce le faccia sentire Intimamente, come la risposta ai nostri problemi. Rimaniamo lì, sentendo e gustando intimamente. Ascoltiamo poi la parola che più di tutte rispecchia il suo Cuore: umiltà. E’ umile chi perdona, chi rinuncia alla vendetta, chi risponde al male con il bene, cioè chi è mite. Possiamo ripetere anche a lungo la ben nota preghiera «Gesù, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo». La ripetiamo a lungo, come una sorta di litania, calando sempre queste parole nella situazione concreta che mi appesantisce od opprime. In questa condizione rimarrò per un’ora, lasciandomi guidare dallo Spirito, e mi soffermerò maggiormente ove ho sentito intima consolazione. Al termine, uscirò dalla preghiera recitando un Padre nostro.