C’è un versetto del libro del Siracide che spesso mi ritorna all’orecchio perché mi indica un punto fermo cui far riferimento nella mia missione: «Ricorderò le opere del Signore e descriverò quanto ho visto». In occasione della Pasqua riemerge un ricordo impresso nella mia anima e che sorregge il cammino della mia fede. All’interno del sepolcro di Gerusalemme i miei occhi hanno impresso uno straordinario atteggiamento di fede. Devo premettere che tra i grandi doni che Dio mi ha concesso c’è una serie di esperienze che mi hanno fatto scoprire la «terra santa» come una bibbia scritta con la luce su quella terra benedetta.
San Giuseppe frittellaro/ tanto bono e tanto caro / tu che sei così potente / d’aiutà la pora gente / tutti pieni de speranza / te spediamo quest’istanza.
Da sempre marzo è stato un mese ricco di avvenimenti: uno scrigno di speranza. A marzo si apre la stagione primaverile. Qualche volta, ospita anche la Pasqua cattolica. Sempre festeggia il concepimento di Gesù nel grembo di Maria, l’Annunciazione. Qualche giorno prima di questo rivoluzionario avvenimento, in cui Dio decide di farsi uomo nel grembo di questa immacolata ragazza di Nazareth, la tradizione ha collocato la solennità di San Giuseppe. Lo scorso anno nel mese di marzo per la comunità ecclesiale si sono registrati grandi avvenimenti: l’elezione di papa Francesco, il quale nel suo stemma porta accanto alla «M» di Maria, il «fiore» di San Giuseppe.
Nelle interminabili settimane di “clausura” quante volte sarà uscito dalla nostre labbra l’interrogativo: «Sino a quando, o Signore, continuerai a dimenticarmi?».
Tutti eravamo come dei naufraghi sballottati in un mare di paure, paralizzati dai numeri dei contagiati, dei ricoverati in terapia intensiva e dal numero dei morti. «Sino a quando, Signore, la mia anima proverà affanni e la tristezza continuerà ad essere la severa regina del mio cuore?».
Prima che Gesù assumesse un volto umano e incominciasse a raccontarci in prima persona l’avventura di Dio verso l’uomo, il Creatore ha scritto la sua biografia nella Bibbia. Ha narrato la creazione del mondo descritto come una giardino fiorito pronto ad ospitare la creatura umana creata a somiglianza di Dio stesso.
Abbiamo iniziato la Quaresima con uno scoppio di vita; nella prima domenica il libro della Genesi proclamava: «Il Signore Dio plasmò l’uomo con la povere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita». Nella notte di Pasqua. «è apparsa un’altra generazione, un’altra vita, un’altra maniera di vivere, un cambio della nostra stessa natura».
Se davvero «ogni storia è una storia d’amore» l’avventura cristiana è una super-storia di amore.
Il testimone oculare, Giovanni l’evangelista, che ci rappresentava accanto alla Croce di Gesù, ha annunciato l’essenza del messaggio evangelico, dicendo: «Dio è amore». Un amore che ci ha pensati dall’eternità e che ha seminato amore nei solchi del terreno della vita. La “buona notizia” su Dio non è una vaga idea, ma un impasto, una sublime fusione dell’umano con il divino.
Quando varchiamo la soglia di un nuovo anno, idealmente, lanciamo sulla sponda del futuro lo zainetto con i nostri desideri: un grappolo di sogni maturati nel cuore della vita. Scommettiamo il nostro futuro sul tavolo della Provvidenza divina con la certezza che il Dio della vita cammina con noi e si fa luce soprattutto nei momenti bui.
Ancora prima della nascita di Gesù, quando Dio nel Medio Oriente stava plasmando il popolo che si era scelto per far giungere l’abbraccio del suo cuore di padre ad ogni creatura umana, nel mondo greco un pensatore scriveva: «Se tu andassi in giro per il mondo, potresti trovare città prive di mura, popoli che ignorano la scrittura, non hanno un re, case e ricchezze, non fanno uso delle monete, non conoscono teatri e palestre, ma nessuno vide mai, né vedrà mai, una città senza templi e senza divinità».