L’uomo non è rimasto soddisfatto della somiglianza con Dio ma ha preteso di impadronirsi della stessa onnipotenza divina. Ruppe il dialogo con Dio e incominciò a soffrire del bene perduto. Il bene della nostalgia di Dio aveva inquinato anche i rapporti umani. Abele coltivava la somiglianza divina, Caino fu accecato dalla gelosia e per invidia versò il primo sangue umano figlio delle violenza.
Se san Giovanni, l’evangelista, ha dato la definizione di Dio, dicendo: «Dio è amore», ma è anche un amore senza limiti, senza misura.
Dopo la delusione per Caino, Dio si fa pellegrino e scrive la sua biografia su una terra che affiderà alla buona volontà di Abramo che è invitato ad uscire dalla sua terra e a camminare verso una meta che Dio lentamente gli farà conoscere. E Abramo si mette in cammino fidandosi della misteriosa voce di Dio.
Il cammino di questo nuovo popolo è faticoso, tortuoso, affascinante e seminato di delusioni: anche quando le tenue speranze umane svanivano, la luce della promessa di Dio non si spegneva. Questa speranza ha cavalcato i secoli e quando il Padrone del tempo, ha avvertito un tempo favorevole e la pedagogia aveva preparato un terreno favorevole, Dio entra nel tempo degli uomini e sceglie una coppia di giovani sposi Giuseppe e Maria in un paesino fuori dai crocevia della vita politica e finanziaria. Una ragazza casalinga e un giovane falegname. Un eccezionale genio femminile e le mani callose per donare al mondo un nuovo passo di marcia.
E Dio, fatto carne nel grembo verginale di Maria, si fa pellegrino sulla strade degli uomini e semina dei punti di verifica di un progetto cosmico. La famiglia di Nazareth su invito dell’angelo incomincia a tessere una rete di comunione e partono per Ain Karin a portare all’anziana cugina Elisabetta la solidarietà dei protagonisti di una grande missione. Giovanni Battista destinato ed essere il megafono della presenza del messia nel mondo al suono della voce della Mamma di Gesù esulta di gioia nel grembo di Elisabetta.
È da sottolineare anche il fatto che Maria offrendo la sua disponibilità a Dio per accogliere questa creatura divina, affinché divenisse l’Emmanuele, il Dio con noi ha accolto il Signore non per servirsene ma per mettersi al suo servizio. Ha esultato e ha cantato la sua lode ed espresso la sua esultanza per aver guardato con tenera attenzione all’umiltà della sua serva. La sua accoglienza è generosa, completa, totale. Maria accoglie nella fede questo singolare progetto. Come Abramo, accese nel suo cuore quella luce di speranza e ha perseverato anche quando tutto sembrava remare contro. Ha scritto sant’Agostino che: «Sperare significa credere all’avventura dell’amore, aver fiducia … nel compiere il salto nell’incerto e fidarsi completamente di Dio». Maria ha preso coraggio dallo Spirito santo, «il silenzioso ospite della sua anima». In questa visita Maria ci suggerisce questa regola fondamentale: per accogliere Dio, cantare le sue lodi, è necessario uscire da se stessi, mettersi in pellegrinaggio per incontrare ed accogliere il nostro prossimo nella gioia di un incontro fraterno simile al gioioso incontro di Maria ed Elisabetta e la segreta esultanze di quelle due creaturine Giovanni Battista e Gesù.