Come ricorderete, abbiamo iniziato a riflettere sul simbolo del sangue di Cristo, sgorgato dalla ferita del suo fianco. La volta scorsa abbiamo visto come quel “sangue e acqua” rinviano a quel sangue che troviamo menzionato nel libro dell’Esodo, in particolare all’agnello immolato al tramonto della prima Pasqua, quella che segnò l’uscita dall’Egitto, e al sangue della vittima che segna la stipulazione dell’alleanza tra Dio e il suo popolo, con il quale Mosè asperge il popolo. Oggi vorremmo fare un passo in più e sommariamente accennare a come un intero libro del Nuovo Testamento, la lettera agli Ebrei, si riferisca abbondantemente al sangue di Cristo.
In questo mese possiamo lasciarci guidare dal cap. 2 del Vangelo di Luca. Possiamo contemplare cioè la scena della natività, tanto se preghiamo di fronte al Sacramento quanto se preghiamo nelle nostre case. D’altra parte, il Tabernacolo nelle nostre chiese è come la mangiatoia, ove è riposto il corpo sacramentale del Signore, allo stesso modo in cui nel presepe fu deposto il corpo fisico di Gesù: pertanto potrebbe essere particolarmente significativo, se si potesse, fare l’ora santa in questo mese davanti all’Eucaristia.
Nel precedente numero abbiamo iniziato a riflettere sul simbolo del sangue, così strettamente associato all’immagine del costato trafitto. Abbiamo visto come esso ripresenti a noi che lo contempliamo la «vittima di espiazione», colui che si è lasciato da noi respingere e rifiutare.
Come tutti sapete, il mese di agosto è caratterizzato dalla grande festa mariana, la Pasqua di Nostra Signora, o l’Assunzione. Non sembri strano quindi avvicinare l’Ora santa del mese a quanto ci suggerisce il tempo liturgico che stiamo vivendo: infatti tutte le pie pratiche dovrebbero in qualche modo inquadrarsi nella liturgia, ad essa tendere e da essa trovare spunto e vigore.
Nelle nostre riflessioni precedenti abbiamo contemplato come il Cuore di Cristo sia per noi fonte di acqua viva, lo Spirito promesso, e abbiamo visto, come in controluce, le immagini e i riferimenti della Scrittura che sono impliciti nella scena che ci è presentata da Giovanni: ma non sono gli unici, e in questo nostro appuntamento mensile vorremmo mostrarne degli altri. L’immagine del fianco trafitto è come la punta di un iceberg: sotto la parte emersa c’è molto di più, che però non si vede, e sta sotto l’acqua.
A scuola di Gesù per imparare come si ama
In questo mese particolarmente dedicato al Sacro Cuore, l’ora santa vuole entrare nel suo insegnamento più profondo: l’umiltà e la mitezza. Pertanto possiamo fissare, come di consueto, il nostro tempo di preghiera, che coinciderà con il giovedì sera-notte, in memoria dell’agonia in Getsemani. Entriamo nella preghiera, alla scuola di sant’Ignazio, innanzitutto distaccandoci mentalmente dalle nostre occupazioni abituali, e considerando a Chi stiamo andando a parlare e che cosa vogliamo chiedergli: così, fisicamente entriamo nella nostra stanza ove vogliamo pregare, o nella cappella.
Nei nostri incontri precedenti abbiamo contemplato quel fiume d’acqua viva che sgorga dal costato trafitto del Signore e abbiamo visto come in questa immagine del Vangelo di Giovanni riprenda vita quella pagina del profeta Ezechiele nella quale ci è presentato un fiume in piena che sgorga dal tempio, appunto «dal tempio del suo corpo» (Gv 2, 21).
Abbiamo visto che questa pratica consiste nel meditare o contemplare per un’ora intera e continua la Passione del Signore, col desiderio di offrirgli amore e riparazione per le nostre infedeltà e tradimenti, e in particolare di quelle delle anime in special modo a lui consacrate. Non c’è un «sistema» particolare: si può o leggere e meditare il racconto della Passione di uno dei vangeli, in tutto o in parte, o pregare con i misteri dolorosi, o fare la via crucis, o anche stare in silenzio e effondere il proprio cuore dinanzi a Lui.
Abbiamo già visto, nei precedenti articoli, pubblicati su questa Rivista ormai diversi anni fa e che ora in qualche modo desideriamo riprendere, che quella del Cuore di Cristo non è una “devozione”, ma, più profondamente, una “spiritualità”, un modo di vivere l’intera esperienza cristiana attraverso quel simbolo così significativo costituito dal Cuore di Cristo. Abbiamo anche visto che tutto questo non si basa solamente su rivelazioni private, o “promesse”, che Dio è certamente libero di fare e ha effettivamente compiuto, attraverso santa Margherita Maria e altri santi, ma piuttosto sulla Scrittura stessa, che è la pienezza della Rivelazione, dalla quale attingono i mistici stessi, e che le loro parole non fanno che confermare.
«Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (Ef 2,19-20). Il Signore ha voluto costruire la sua Chiesa con pietre scelte da Lui, da Lui levigate, da Lui collocate al posto giusto nel grande edificio.