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Super User

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Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:25

Un anno speciale per la vita consacrata

Il Vangelo vissuto è il terreno fertile dove fiorisce la speranza e risveglia il mondo

di p. Donato Cauzzo

Un lungo applauso si è alzato dagli oltre 120 superiori generali di ordini e congregazioni religiose riuniti, il 29 novembre 2013, attorno a papa Francesco in occasione del loro raduno annuale a Roma, quando hanno ascoltato il suo annuncio: «Ho deciso di dedicare un anno speciale, il 2015, alla vita consacrata!». 
Pur essendo del tutto inaspettato, questo annuncio raccoglieva l’attesa e la speranza che da tanto tempo i consacrati di tutto il mondo avevano in cuore: che la vita consacrata tornasse a risplendere nella Chiesa come una “perla preziosa” a volte troppo nascosta e spesso poco valorizzata e apprezzata. 

Piazza San Pietro, 10 maggio 2014, le scuole cattoliche dal Papa

Papa Francesco ha voluto celebrare il mondo della scuola: in una piazza San Pietro stracolma, con oltre trecentomila persone, provenienti da tutta Italia, con cartelli, striscioni, bandiere colorate. Il raduno nazionale, intitolato significativamente «We care», era organizzato dalla Cei per sottolineare «il diritto di scegliere la scuola migliore per i propri figli, tra istituti pubblici e altre scuole paritarie, come quelle cattoliche». 
Nel suo intervento il Papa ha detto: "Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E noi non abbiamo diritto ad aver paura della realtà! La scuola ci insegna a capire la realtà. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E questo è bellissimo! Nei primi anni si impara a 360 gradi, poi piano piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza.

Omelie da Santa Marta: il perdono

Il Vangelo dell’adultera perdonata ha dato lo spunto al Papa per spiegare cosa sia la misericordia di Dio. L’episodio è noto: i farisei e gli scribi portano a Gesù una donna sorpresa in adulterio e gli chiedono cosa farne, visto che la legge di Mosè prevedeva la lapidazione, in quanto peccato considerato gravissimo. 
 Agli accusatori della donna non importava l’adulterio, soltanto importava fare una trappola a Gesù! Di qui la risposta del Signore: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei!”.
Lunedì, 12 Maggio 2014 11:59

Quando un amore fallisce

Dolore del fallimento

“Camminare con loro”

Quando un amore fallisce le persone non vanno condannate ma accompagnate. Lo ha raccomandato Papa Francesco nella messa celebrata a fine febbraio nella cappella della Casa Santa Marta.

La bellezza e la grandezza dell’amore si riconoscono fin dal capolavoro della creazione, narrato dalla Genesi, e scelto da Dio stesso come «icona» per spiegare l’essenza dell’amore tra l’uomo e la donna. Ma anche tra Cristo e la Chiesa. «Gesù stava sempre con la gente». E in mezzo alla gente il Signore insegnava, ascoltava e guariva gli ammalati. Qualche volta però, tra la folla, si presentavano anche i dottori della legge che volevano in realtà «metterlo alla prova», cercando in qualche modo di farlo cadere.
I farisei, proprio «per metterlo alla prova», pongono a Gesù «questo problema sul divorzio». Una questione presentata con il loro solito «stile» basato sulla «casistica». Quanti volevano mettere in difficoltà Gesù, infatti, non gli ponevano mai «una problematica aperta». Preferivano invece ricorrere alla «casistica, sempre al piccolo caso», domandandogli: «È lecito a un marito ripudiare la propria moglie?». E Gesù risponde anzitutto chiedendo loro «cosa dice la legge e spiegando perché Mosè ha fatto quella legge così». Il Signore tuttavia non si ferma a questa prima risposta e «dalla casistica va al centro del problema, va proprio ai giorni della creazione», quando «Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne».
Papa Francesco ha riletto questo passo, «inizio dell’amore» e «tanto poetico»: proprio l’incontro tra Adamo e Eva. A loro Dio raccomanda di andare avanti insieme «come una sola carne». Il Signore ha scelto «questa icona per spiegare l’amore che lui ha verso il suo popolo» anche quando il popolo non è fedele. Anche l’apostolo Paolo, quando ha bisogno di spiegare il mistero di Cristo, lo fa in rapporto alla sua sposa, alla Chiesa, al suo popolo».
«Questa — ha affermato il Papa — è la storia dell’amore. Questa è la storia del capolavoro della creazione. E davanti a questo percorso di amore, a questa icona, la casistica cade e diventa dolore». Dolore davanti al fallimento: «Quando lasciare il padre e la madre per unirsi a una donna, farsi una sola carne e andare avanti, quando questo amore fallisce — perché tante volte fallisce — dobbiamo sentire il dolore del fallimento». E proprio in quel momento dobbiamo anche «accompagnare quelle persone che hanno avuto questo fallimento nel loro amore». Non bisogna «condannare» ma «camminare con loro». E «quando uno pensa a questo», ha precisato il Papa, trova naturale riconoscere «quanto bello è l’amore, quanto bello è il matrimonio, quanto bella è la famiglia, quanto bello è questo cammino». Ma anche «quanto amore, e quanta vicinanza, anche noi dobbiamo avere per i fratelli e le sorelle che nella loro vita hanno avuto la disgrazia di un fallimento nell’amore».
 
Mercoledì, 02 Aprile 2014 15:26

Tre grazie a Dio

Morire in casa con speranza

“Il buon morire” 

Nella sua omelia, il Papa commenta la prima lettura del giorno che racconta la morte di Davide, dopo una vita spesa al servizio del suo popolo. Sottolinea tre cose: la prima è che Davide muore "in seno al suo popolo". Vive fino alla fine "la sua appartenenza al Popolo di Dio. Aveva peccato: lui stesso si chiama 'peccatore', ma mai se ne è andato fuori dal Popolo di Dio!":
Mercoledì, 12 Marzo 2014 15:58

San Giuseppe nelle omelie di Francesco

“Vocazione del custodire”

 
Le circostanze della elezione di Papa Francesco hanno voluto che la Messa con l’imposizione del pallio e la consegna dell’anello del pescatore per l’inizio del ministero petrino del Vescovo di Roma, coincidesse con la solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale, nonché onomastico di Papa Benedetto (Joseph Ratzinger). All’omelia, Papa Francesco racchiude nella “custodia” la missione che Dio affida a Giuseppe. Una pagina indimenticabile.
 
Venerdì, 06 Aprile 2018 10:23

Un'ora con San Giuseppe

La cosa stupenda della nostra fede è che il Dio eterno in Gesù ha voluto rivestirsi del tempo, affinché anche il nostro tempo avesse un’anima e non fosse solo uno scorrere di ore e di giorni. Un salmo prega con queste parole: «Signore, insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza»; sapienza significa il sapore della vita.

Nella spiritualità della Pia Unione del Transito di San Giuseppe non manca una attenzione particolare nel “contare i giorni” e dedicare del tempo alla ricerca della sapienza alla scuola di San Giuseppe. Un “tempo” da dedicare a San Giuseppe, nello stare in compagnia con lui, far scorrere i minuti nel gustare il sapore della sua stessa sapienza nel gestire la sua vita in compagnia di Gesù e della sua sposa, Maria.

C’è nella nostra tradizione anche un’ora  da dedicare a Dio in compagnia con San Giuseppe.  Quest’ora - che vorremmo fosse davvero santa - nella nostra Basilica del Trionfale è  trascorsa ogni mercoledì dalle ore 17,30 alle 18,30 pregando la Coroncina in onore di San Giuseppe e i Vespri della festa del grande Patriarca. Il primo mercoledì del mese recitiamo comunitariamente il Sacro Manto.

 In questo tempo di preghiera il respiro dello spirito si fa universale: non solo entrano nelle nostre intenzioni gli iscritti alla Pia Unione del Transito, ma anche i morenti,  gli ammalati nel corpo e nello spirito, gli orfani, gli anziani soli. In  quest’ora affidiamo a San Giuseppe le sorti della Chiesa. Nessun ferito nella vita è assente da questa preghiera. Molte sono le persone di Roma e della parrocchia che si unisco in Basilica, ma tante altri fedeli, sparsi nel continente europeo, sono uniti alla nostra preghiera.

L’impegno di un’ora con San Giuseppe è un momento privilegiato per una divina trasfusione di spiritualità, inoltre, è un atto di libertà per non essere schiavi delle faccende, è un atto di amore al tempo  stesso per non dissiparlo.

Come gli iscritti alla Pia Unione  si uniscono a distanza a questa nostra preghiera, possono ugualmente scegliere anche altri momenti per stare in compagnia di San Giuseppe e pregarlo per le sorti del mondo. Il tempo di questa “compagnia” può essere riempito di preghiere recitate, ma anche di atti di amore, consacrando all’amore divino le faccende di casa, al lavoro in fabbrica, in ufficio. Scelgo un’ora ed è una frazione del tempo della mia giornata sulla quale metto il sigillo di un’offerta d’amore in onore di San Giuseppe. 

La Pia Unione, per questo, invita tutti gli iscritti a scegliere un’ora almeno alla settimana da dedicare ad un momento particolare di preghiera o di lavoro come offerta solidale per il bene del mondo ed in particolare per chi è emarginato dalla vita sociale, senza affetto, senza lavoro o casa.  Sappiamo che la preghiera solleva il mondo. La preghiera è la debolezza di Dio e la potenza dell’uomo. Don Guanella diceva che “come con il soffio delle labbra si ravviva il fuoco nel braciere, così con il soffio della preghiera si ravvivano i desideri dell’anima”.

Ecco l’invito: facciamo che ogni frammento del nostro tempo non sia mai orfano dal sapore dell’eternità con la nostra attenzione a Dio e all’amabile intercessione di San Giuseppe.

Chi desidera impegnarsi può scegliere liberamente la sua “ora” di San Giuseppe e, se crede, può comunicarcela, così da avere la visione di un arcobaleno colorato dalle nostre preghiere. 

di Angelo Forti

Il Papa Francesco ha una grande devozione per San Giuseppe. Fuori la sua stanza nella Casa Santa Marta, si trova una statua del santo ai cui piedi il Papa lascia carte con richieste di grazie scritti da lui stesso. Quando i messaggi diventano troppi, la statua si alza un po’. La devozione a San Giuseppe accompagna il Papa da quando era giovane. La parrocchia di Flores a Buenos Aires, il quartiere dove è nato e cresciuto Jorge Mario Bergoglio, è dedicata a San Giuseppe. 

di Paolo Antoci

 
Cosa c’entra san Giuseppe con Lourdes? In effetti, ciò che maggiormente colpisce dei fatti della grotta di Massabielle circa le apparizioni dell’Immacolata a Bernadette Soubirous nel 1858, non è proprio san Giuseppe. Eppure anche lui, come è solito fare col suo stile discreto, opera insieme alla sua Sposa Maria e al suo Figlio Gesù per la salvezza universale. Lo ha fatto più di duemila anni fa mettendosi a servizio dell’umanità del Verbo incarnato e continua a farlo tutt’oggi servendo il suo corpo sacramentale che è la Chiesa e di cui è Patrono. Nessuna stranezza nell’affermare che dove c’è Maria, c’è anche il suo Sposo Giuseppe, seppur in maniera “silenziosa” ma non per questo meno importante.
Mercoledì, 21 Settembre 2016 09:53

Far percepire l’abbraccio come quello di Dio

Don Guanella: memoria come eredità

di Fabio Pallotta

Siamo noi e non altri, nati poco più di cent’anni fa. Un uomo e la sua avventura umana sono all’origine del nostro esistere: don Luigi Guanella. Il sogno di Dio e il sogno di don Guanella bambino che, fatta la Prima Comunione, si stendeva sul Motto del Vento a Gualdera e intravvedeva il suo cammino, si sono abbracciati ed egli settantenne percepisce che le sue proiezioni di ragazzo, di giovane prete, di adulto e di anziano andavano verso i sogni che il Padre ha per questa nostra terra.

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