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Giovedì, 16 Giugno 2011 13:58

Nella scuola del servizio divino

di Madre Anna Maria Cánopi

Aventinove anni, avendo alle spalle un’esperienza di responsabilità verso gli altri, un’abitudine professionale all’attenzione e interpretazione psicologica e spirituale dei comportamenti, con l’ingresso in noviziato dovevo deporre tutto il mio fardello e consegnarmi come una piccola discepola a chi aveva il compito di formarmi alla vita monastica. Non fu cosa facile né indolore, ma molto positiva, liberante. La parola di Gesù è chiara: «Se qualcuno  vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16,24-25) e inoltre: «A chi si fa piccolo come i bambini appartiene il regno dei cieli» (Mt 19,14).
Venerdì, 27 Maggio 2011 14:51

L'approdo al monastero

Itinerario verso la vocazione monastica

di Madre Anna Maria Cánopi osb

La vocazione è un mistero di grazia: non è facile descriverne l’origine e lo sviluppo. Riconosco che la mia vocazione monastica ha le sue radici già nell’infanzia, poiché ho sempre sentito lo sguardo di Dio su di me e ho sempre provato una forte attrattiva verso il Signore, verso la preghiera e il sacro in genere.
Le suore che allora tenevano l’orfanotrofio nel mio paese mi accoglievano a pregare nella loro cappellina e forse speravano che un giorno sarei entrata nella loro famiglia religiosa. Così anche le suore di un altro Istituto che facevano servizio negli ospedali; ma ero adolescente e ancora impegnata a studiare; non era ancora il tempo di pensare a questo.
Avevo circa vent’anni quando la mia buona ex insegnante di scuola elementare, che chiamavo “madrina”, mi accompagnò nel parlatorio del Seminario diocesano per presentarmi a un sacerdote che si dedicava alla formazione dei seminaristi e alla gioventù di Azione Cattolica.
«Ascolti, per favore, questa giovane – gli disse – Ha dentro qualche cosa…», e mi lasciò sola con lui. Egli, vedendo la mia timidezza, cominciò a farmi amabilmente domande circa la mia famiglia, il mio ambiente di vita e i più intimi desideri del mio cuore. In quel tempo, tra i diversi giovani che mi giravano attorno ve n’era uno al quale mi ero affezionata a motivo di sua madre, vedova, che egli faceva molto soffrire conducendo vita scapestrata e trascurando gli studi universitari. Gli volevo bene, ma il mio intento era soltanto quello di farlo diventare buono. Del resto, lui stesso non osava farmi le proposte che solitamente faceva a tutte le ragazze. Teneva infatti un quaderno su cui scriveva i nomi di quelle che aveva “conquistato”, vantandosi di averne elencate già un centinaio! Dopo molti anni, venni a sapere di una sua confidenza fatta ad un amico che allora si stupiva del fatto che non tentasse di sedurmi: «Quando pensavo di conquistarla, una voce mi ha gridato: Quella non la tocchi!». Cose strane, ma che certamente avvengono sotto la regia divina. Per questo di nulla possiamo vantarci se non della gratuità della salvezza operata da Dio.

di Madre Anna Maria Cánopi osb

Nulla nella nostra vita avviene a caso. Su ciascuno di noi c’è un disegno di Dio che egli stesso porta a compimento predisponendo i mezzi  e le circostanze favorevoli, richiedendo da parte nostra la docilità, la libera adesione – per fede – alla sua volontà.
Mi spiego così il fatto che i miei genitori – nonostante le difficoltà economiche – mi abbiano fatto continuare gli studi, mentre i miei fratelli e le mie sorelle, non meno intellettualmente dotati di me, furono avviati ben presto al lavoro. Forse c’era anche il motivo della mia gracile costituzione fisica. Per tutti i familiari, comunque, andava bene così e, senza ombra di gelosia, si compiacevano di quel che imparavo anche per loro.
Gli anni degli studi furono da me vissuti come in continuo e fiducioso esodo.

 

di Madre Anna Maria Cánopi, osb

Il 10 giugno 1940, mentre stavo accanto a mia madre che, seduta davanti a casa sotto il tiglio, allattava l’ultimo fratellino, arrivò una donna gridando: «È scoppiata la guerra! Il Duce ha proclamato alla radio che anche l’Italia si è alleata alla Germania ed è entrata in guerra!». Mia madre ebbe un sussulto e strinse a sé il bimbo come per proteggerlo: «Misericordia, Signore! Che avverrà di tutti noi?».

Prima conseguenza fu la chiamata degli uomini  – giovani e meno giovani – sotto le armi. Avevo nove anni; non sapevo ancora che cosa fosse una guerra mondiale, ma ne intuivo la gravità dallo sgomento che vedevo sul volto delle due madri. Di fatto la nostra vita subì un brusco cambiamento.

Mercoledì, 09 Marzo 2011 10:34

La scuola, la Prima Comunione e la Cresima

di Madre Maria Cánopi

A quel tempo nel piccolo paese in cui abitavo non c’era né asilo nido, né scuola materna. Si incominciava con la scuola elementare, e questo costituiva un grande evento sia per i bambini che per le famiglie, specialmente per chi abitava in case isolate.
Si trattava, infatti, di abituarsi ad entrare in relazione con altri bambini sconosciuti e con una insegnante che – per quanto fosse materna – non poteva supplire la mamma.
La scuola come luogo per imparare a leggere e a scrivere mi piaceva molto, ma la mia estrema timidezza mi metteva in difficoltà con alcuni compagni dispettosi, che arrivavano persino a intingermi la punta delle treccine bionde nel calamaio! Allora, infatti, non c’erano ancora le biro o le penne stilografiche, ma si usavano le cannucce di legno con i pennini infilati sulla punta, quindi su ogni banco di scuola c’erano i calamai incastrati in un foro per intingere, e si usava la carta assorbente per le inevitabili macchie.

Martedì, 18 Gennaio 2011 15:36

Con occhi di bambina

Canopi/Gennaio2011

Rievocare in età avanzata le esperienze e le impressioni avute nella prima infanzia può essere per tutti un modo di ricuperare un mondo apparentemente perduto e forse anche per ritrovare la chiave di lettura del proprio mondo interiore nel momento attuale. Non è però facile rievocare la propria infanzia “a voce alta”, ossia raccontarla ad altri. C’è una innata riservatezza, come un velo oltre il quale neppure noi possiamo spingere lo sguardo. Siamo pienamente conosciuti soltanto da Dio, poiché egli è l’Amore che ci ha creati e che ci sostiene in vita.

Giovedì, 30 Gennaio 2014 14:23

Gennaio 2014

L’eredità preziosa dei nonni

Rev.mo don Mario,

leggendo la Santa Crociata ho notato che non solo sono pubblicati i nomi dei defunti ma inviata alle famiglia anche una pagellina d’iscrizione al suffragio perpetuo. Le scrivo per ricordare la mia amata nonna che mi ha fatto da madre, la quale era devotissima a San Giuseppe.

Mia nonna ha chiesto un lavoro sicuro a san Giuseppe, perché il marito era gravemente malato. Lei divenne infermiera e fu assunta in ospedale il giorno di San Giuseppe, il 19 marzo. Da allora a casa nostra una lampada è accesa giorno e notte davanti alla statua di san Giuseppe ed io ho promesso alla nonna di continuare a mantenere accesa questa lampada segno della fede in Dio e per devozione a San Giuseppe.

Noi amiamo San Giuseppe e so che mia nonna Nerina adesso finalmente può vederlo e stare con lui a contemplare Dio.

Chiedo la Benedizione per intercessione del Glorioso Patriarca.

Maurizio Buscemi Bongiorno.

Caro Maurizio,

grazie della bella testimonianza e della perseveranza nell’aver ancorato la sua fede in Gesù e, sopratutto, nel suo papà terreno, San Giuseppe. Il silenzio di San Giuseppe è una miniera di saggezza e di pronta disponibilità a eseguire la volontà del Padre. Dio, il creatore, ha affidato alle cure di questo falegname di Nazareth la custodia di suo Figlio perché lo facesse crescere in umanità, sapienza e grazia introducendolo nella vita del suo popolo. San Giuseppe è l’ultimo dei Patriarchi. Egli si è messo a disposizione di Dio affidando la sua vita ai desideri dell'Eterno-Padre, completando così il suo disegno sognato con Abramo il primo dei patriarchi. San Giuseppe è un Santo da invocare e da imitare.

La luce perpetua davanti all’immagine di San Giuseppe a ricordo della nonna Nerina sia il segno di una luminosità riflessa dal cuore della sua fede, caro Maurizio, come della testimonianza delle sue opere di carità a favore del prossimo.


Le popolose frontiere bisognose di braccia caritatevoli

Egregio Direttore,

le sto scrivendo con le lacrime agli occhi per la commozione, perché sto seguendo alla televisione l’arrivo di Papa Francesco a Lampedusa. Quante grazie ci dona il Signore! Dovremmo impegnarci tantissimo. Giuseppe, mio marito, affetto da sclerosi multipla da quarant’anni, gioisce per queste manifestazioni, ma soffre tanto, come tutte le persone affette da questo terribile male. A Cosenza e in Calabria i malati di sclerosi multipla sono oltre 1500, molti di loro sono soli. Come AISM ci impegniamo (molti amici hanno aderito all’invito) ma la mancanza del servizio civile non ha permesso di tenere aperti tutti i servizi di accompagno alle terapie. Si lavora molto ma non si è mai efficienti in modo completo. Caro direttore affido tutto alle sue preghiere.

Anna Flaminia Veltri Botta,

Cosenza

Gentile signora Anna,

dobbiamo dire che purtroppo quasi ogni giorno le lacrime spuntano nei nostri occhi nel vedere l’immenso dolore di questi nostri fratelli e sorelle che in nome di una speranza chiamata benessere si avventurano in queste incerte avventure. Papa Francesco invita noi cristiani a frequentare le periferie della vita sociale, ma non solo le periferie estreme delle acque di Lampedusa, ma le periferie dei nostri paesi, le case della solitudine dei nostri condomini, le abitazioni senza sorriso dei vecchi soli o delle malattie invalidanti.

Abbiamo tutti bisogno di un supplemento di amore verso il prossimo. Chi davvero crede nel Dio amore non deve accontentarsi delle parole, ma cantare alla vita con le azioni dell’amore fraterno.


I segni prodigiosi di un intervento di San Giuseppe

Egregio direttore,

sono abbonata a La Santa Crociata e divulgatrice del Sacro Manto da oltre cinquant’anni. Fin da giovanetta avevo scelto di vivere sotto la protezione di San Giuseppe, e non soltanto perché ne porto il nome. Infinite sono le grazie che il mio caro San Giuseppe ha riversato su di me e sulla mia famiglia. La grazia più strepitosa l’ho avuta il 6 maggio scorso, nel pomeriggio, quando mio marito è stato colpito da infarto acuto alle coronarie, così grave che i medici, dopo sette defibrillazioni e sei punture di adrenalina, non riuscivano a rianimarlo. Vedendo mio marito in quelle condizioni ho chiesto disperatamente aiuto a san Giuseppe. Trasportato d’urgenza in ospedale, fu operato e trasferito per dieci giorni in rianimazione, intubato e con prognosi riservata. Il giorno 13, festa della Madonna di Fatima, riaprì gli occhi. Trasferito nel reparto di cardiologia, piano-piano cominciò a migliorare con grande meraviglia e incredulità di tutti i medici per la pronta reazione. Ho sempre sperato e pregato tanto il mio patrono e dopo circa un mese di degenza mio marito è tornato a casa e continua a star bene per la gioia di tutti noi. Non ho parole per ringraziare Dio, la Mamma celeste e il mio caro san Giuseppe.

Pina Cherchi Fiorucci, Genova

Cara e gentile signora Pina,

il suo scritto dipinge i sentimenti del Samaritano che ritorna a ringraziare Gesù per la guarigione della malattia di lebbra.  Gesù ha invitato il samaritano ad alzarsi e a riprendere il suo cammino con questa ingiunzione: «Va’, la tua fede ti ha salvato». La fede è fiducia, confidenza, un lasciarsi afferrare per mano e camminare con la certezza che Dio non ci abbandona. San Giuseppe ci aiuta a trovare la mano di Dio e a camminare al suo fianco nella consapevolezza di entrare in un mondo programmato dall’amore anche se non sempre il nostro orologio batte l’ora con quello di Dio. Mai come nel caso di una guarigione straordinaria scienza e preghiera si completano a beneficio di una creatura umana.

Sempre Dio è con noi e ci ripete di non aver paura perché la nostra vita e il suo destino sono nelle mani di un Padre amoroso.


La prerogativa di Dio è il perdono

Carissimo Direttore,

ho quasi sessant'anni e ho passato la maggior parte della mia vita senza Dio. Famiglia cattolica, tutti i sacramenti, parrocchia e poi verso i diciassette anni semplicemente non sono andata più in Chiesa. Nel duemila dovevo sottopormi a trapianto di cornea in entrambi gli occhi e ho cominciato ad avere paura, a ritornare in chiesa, alla S. Messa e più tardi con la fortissima intercessione di Santa Rita da Cascia la mia conversione ha portato ad un cambio radicale di vita, iniziata circa quattro anni fa: separazione da mio marito con il quale ero spostata solo civilmente (lui era già divorziato), trasferimento nella mia città natale (Mantova) dove risiedono mia mamma e mio fratello, inizio di una vita più semplice.

A San Giuseppe non pensavo più di tanto, pur frequentando assiduamente la Chiesa fino a quando nel giorno di Natale del 2011 ascoltando l'omelia di un frate carmelitano su San Giuseppe ho sentito l'urgenza di pregarlo. Tornata a casa ho trovato in un libro di preghiere il Manto di San Giuseppe.[…]

Ho iniziato a pregare con il Manto di San Giuseppe e trenta giorni dopo, esattamente al trentesimo giorno ho stipulato il preliminare di vendita. Ho continuato il Manto ed esattamente al trentesimo giorno ho stipulato il rogito di vendita. L'agente immobiliare non credeva a quello che stava succedendo, ma io ho spiegato che era stata l'intercessione di San Giuseppe. Gli acquirenti sono una coppia giovane, "bravi ragazzi", semplici, entusiasti della casa e io di loro.

Da allora San Giuseppe è il mio "consulente finanziario", vivendo della pensione, avendo sostenuto delle grosse spese per l'acquisto della nuova casa ecc., lo prego che mi aiuti a fare le scelte giuste, visto che prima avevo "le mani bucate".

Ho ripetuto il Manto per aiutare mio fratello in due occasioni e sono stata sempre esaudita. A Lui confido i miei problemi concreti e Gli chiedo di aiutarmi nelle scelte pratiche di tutti i giorni. Sempre mi aiuta, sempre interviene anche nelle richieste più banali. Saluti.

Maria Teresa  D. V.  Mantova

Giovedì, 05 Dicembre 2013 16:25

Dicembre 2013

Da Biella un cammino solidale

Preg.mo  e stim.mo  Direttore Don Mario Carrera, nel mese di agosto 2013 dedicato alla B. V. M. Assunta, abbiamo ricevuto la gradita lettera e con gioia piena nel cuore siamo stati ricolmi di sorpresa e meraviglia nel sentirci incoraggiati dalla sede centrale primaria di Roma " Pia Unione del Transito " .
Ci sentiamo profondamente uniti con una speciale spiritualità, fiduciosi nella potente protezione del patrono S. Giuseppe e del fondatore S. Luigi Guanella, che devotamente veneriamo nel nostro piccolo santuario in Biella/Riva.
Presso il nostro artistico-storico sacello ogni primo mercoledì del mese si celebra la s. messa votiva in onore di S. Giuseppe, alle ore 21.00 con una discreta-buona partecipazione di fedeli, pellegrini, devoti, amici e associati; si canta, si prega per tutti i defunti iscritti al suffragio e per gli associati alla Pia Unione; una funzione curata e ben preparata.

Giovedì, 05 Settembre 2013 13:20

Le vostre lettere

«Pane e Signore» e metodo preventivo

La mia missione è tra i bambini disabili della scuola speciale che è sotto il patrocinio di S. Giuseppe, St. Joseph Nivas special school for the physically and mentally challenged. Essa appartiene alla Congregazione delle Figlie di S. Maria della Provvidenza. Nella scuola operano a tempo pieno dodici suore guanelliane specializzate nell'istruzione dei bambini con disabilità. Le suore, seguendo lo spirito di San Luigi Guanella, offrono non soltanto educazione, assistenza ma una casa nella quale alla professionalità sanitaria e riabilitativa, si aggiunge una cura per l'anima e per la qualità del tempo che gli ospiti trascorrono insieme attraverso attività di animazione e socializzazione; come dice S. Luigi Guanella: «Pane e Paradiso», con il metodo preventivo. La prima grazia che abbiamo ricevuto attraverso l’intercessione di S.Giuseppe è il riconoscimento giuridico (dallo Stato indiano) della nostra scuola.

Mercoledì, 19 Dicembre 2012 10:15

Dicembre 2012

Una fede limpida

Caro Padre Mario Carrera, è con profonda commozione e dolore che Le comunico che il mio papà Luciano Motzo è volato in cielo. Papà era abbonato da anni alla Pia Unione e devotissimo a San Giuseppe, alla Madonna e a Gesù.
Pregava per ore ogni giorno e partecipava quotidianamente alla Santa Messa. Papà era buono e dolce, adorava i miei bambini Andrea ora 10 anni e Myriam 3 anni, che stravedevano per lui e tutt'ora ne parlano come se fosse qui.Papà era un fervido credente, aveva una fede fortissima e una bontà infinita e sono questi i valori che ha trasmesso anche ai miei figli che trascorrevano gran parte della giornata con lui e con la mamma. Papà è volato in cielo dopo una fortissima sofferenza, durante la quale non solo non si è mai lamentato, ma non ha fatto mai mancare il suo dolce sorriso. Lui è in cielo assieme ai suoi amati San Giuseppe, la Madonna e Gesù Bambino, ricordandolo nella Santa Messa e iscrivendolo alle Sante Messe perpetue. Con devozione e gratitudine.
Motzo Rina, Cabras (OR)

I frutti di una amorevole educazione

Caro Direttore, è morta dopo una lunga malattia Giovanna Mattei, 59 anni. Per una vita intera maestra brava, affettuosa e autorevole al Giardino d'Infanzia. Giovanna lascia il marito Giuliano e i figli Gabriele e Michela. Alcuni bambini di allora ci hanno inviato un tenero ricordo, a testimonianza dell'affetto che la maestra Giovanna aveva saputo conquistare con dolcezza e impegno. Ecco il testo della lettera: «Ciao maestra Giovanna, sei stata per quarant'anni in mezzo a noi bambini al Giardino d'Infanzia, prima maestra laica ad affiancare le suore di Maria Bambina. Ci hai seguiti con amore educandoci con il tuo modo gioioso, sempre pronta a vedere in noi il bello e il positivo. Ci hai lasciato dopo una lunga malattia che hai combattuto con coraggio, ritrovando nelle persone che hanno alleviato e curato il tuo dolore, alcuni dei bambini che tanti anni fa ti avevano chiamata "maestra Giovanna". Anche da ultimo sei stata davvero maestra di vita. Grazie per il tuo esempio».
Lettera firmata

A comune edificazione

Caro Direttore,
sono sempre stata devota a San Giuseppe, al quale mi rivolgo per tutte le problematiche familiari, mi ha sempre esaudito; per cui completamente fiduciosa nella sua intercessione, circa un anno fa mi rivolsi a lui quando a mio marito furono diagnosticate metastasi ossee. Iniziò così un calvario di accertamenti: esami del sangue e visite specialistiche  in vari centri.
Gli specialisti giunsero alla conclusione che bisognava intervenire con una chemioterapia e una radioterapia mirata. Io intanto avevo già da subito iniziato a pregare San Giuseppe, certa che mi avrebbe concesso la grazia. Comunque, prima di iniziare la terapia, gli specialisti, poiché non tutti erano concordi, decisero di far effettuare una visita specialisitca; tale esame escluse la presenza delle metastasi e anche del tumore per cui non è stato necessario effettuare nessuna terapia. Io e tutta la mia famiglia siamo certi che Dio per intercessione di San Giuseppe ci abbia concesso questa grande grazia, per cui desideriamo che in suo onore venga pubblicata questa mail.
Lettera firmata

Una preghiera di affidamento

Rev.mo don Mario,
sono una vostra associata e leggo sempre la Vostra rivista ed è anche grazie a questo che trovo conforto in mezzo ai tanti dispiaceri, alle paure e alle sofferenze che sto vivendo. Sarebbe troppo lungo e complicato raccontare la mia storia. Mi limito a chiederLe di affidare me e la mia famiglia a S. Giuseppe, al quale sono tanto devota.
La prego mi sostenga nella preghiera, ne ho tanto bisogno, e benedica me e la mia famiglia. Nel salutarLa ringrazio Lei e tutti voi per la vostra gentilezza, per la vostra disponibilità e per tutto il lavoro che svolgete.
Lettera firmata

Una promessa mantenuta

Caro Direttore, se  oggi mi trovo a scrivere questa mia lettera è per mantenere la promessa fatta a San Giuseppe ma soprattutto per dire semplicemente «grazie San Giuseppe perché non mi hai mai abbandonata».
Era una notte d'inverno quando improvvisamente fui colpita da un violentissimo attacco di panico.
Non sapevo cosa significasse ansia, depressione ma pian piano questo "mondo" ha cominciato a far parte della mia vita, con periodi durissimi. Ho iniziato a recitare il Sacro Manto e mi sono affidata a San Giuseppe con la speranza che prima o poi sarei guarita.
Sono mamma di un bambino che a quel tempo aveva 6 anni; ero spaventata di non poter controllare gli attacchi di panico in sua presenza, ma soprattutto di sentirmi male nei giorni in cui mio marito non era presente. E fu proprio cosi. Il Signore forse ha voluto mettermi alla prova. Mi sentii male nel pieno della notte, sola e con mio figlio piccolo.
Presa dalla disperazione pensai di stringere forte nelle mie mani la corona del rosario, accesi una candela e cominciai a pregare, ma era talmente forte l'ansia, il tremore, la tachicardia, la paura di dover morire che non riuscivo più a controllarmi; a quel punto supplicai con tutte le mie forze San Giuseppe di non abbandonarmi.
Presi in mano una delle tante preziose riviste che conservo de "La Santa Crociata", aprii a caso una pagina, era quella delle "Pagine della Riconoscenza", e cominciai a leggere la testimonianza di una signora di Campobasso che ringraziava San Giuseppe per la guarigione di sua sorella dalla depressione ansiosa.
Di colpo si è diffuso in me un senso di tranquillità che non so descrivere e pian piano l'ansia cominciò a scomparire. Piansi di gioia. Conservo ancora quel numero della rivista della Santa Crociata (N.11 dicembre 2006) e in qualche modo mi farebbe piacere dire anche grazie alla Sig.ra Brusciano. Gli attacchi di panico sono sempre più diminuiti fino a scomparire. Spero di cuore che come San Giuseppe ha aiutato me, possa così aiutare tanti miei amici della Pia Unione a trovare presto conforto e grazie di cui hanno bisogno. Gesù, Giuseppe e Maria grazie per tutte le benedizioni che fino ad oggi avete donato a me e a tutti i miei familiari.
Immensamente grata.
Lettera firmata

Un canto di lode

Carissimi, che quasi un anno fa, vi avevo chiesto di pregare per Tiomir, un amico di mio fratello. Ecco che con grande gioia, vi comunico che il Signore ha fatto la grazia di guarirlo dai 3 tumori maligni che aveva!
In questi giorni ha fatto il controllo dal medico ed è tutto a posto, chiaro che a lui è rimasta la paura di ritrovarsi di nuovo in quella situazione, ma confidiamo nella misericordia di Dio!!! Vi ringrazio di cuore tutti!!!! Dio vi benedica. Un abbraccio
Susy

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