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L’ostensione del quadro

della Madonna

«Salus popoli romani»

 

Caro direttore,

nel settembre scorso ho assistito e partecipato alla televisione alla veglia di preghiera e digiuno indetto da papa Francesco per invocare la pace. Ho visto anche la solenne ostensione dell’icona autentica della «Salus Populi Romani».

Le chiedo: che senso poteva avere l’ostensione di questa icona, posta accanto all’altare e al Santissimo Sacramento con un papa Francesco quasi costantemente genuflesso?

Giovedì, 30 Gennaio 2014 15:30

Gennaio 2014

2° domenica dopo Natale
Anno A - 5 gennaio
Lezionario: Sir 24,1-4.8-12; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18

Dio non serve più? Abbiamo bisogno di Dio

Per molti oggi questa «Parola» di Dio cade nel vuoto. Troppe volte Dio non fa più parte delle nostre abitudini. L’ateismo non è più soltanto il problema di pochi. «Dio non serve a niente», è l’obiezione più facile. In effetti, Dio non esiste per «servire» a qualche cosa, come molti ancora pensano; Dio non è il medico dei casi disperati, né un’agenzia di assicurazioni con dei pegni pagati con giaculatorie o pellegrinaggi, né un alibi per spiegare quello che l’uomo non capisce o ancora non riesce a fare.

Credere in un Dio così, è sedere nell’anticamera dell’ateismo.

Non è semplice fare un’analisi del complesso problema dell’irreligiosità moderna. Alla base del fenomeno dell’ateismo e dello scetticismo religioso c’è spesso l’ignoranza dell’autentico messaggio cristiano. Per questo la Chiesa ha teso la mano agli atei anche con l’Esortazione «La gioia dell’evangelo».


Il Battesimo di Gesù
domenica 12 gennaio
Lez.: Is 42,1-4.6-7; Sal 28;
At 10,34-38; Mt 3,13-17

Alla riscoperta del proprio battesimo

Nati e vissuti nella fede della Chiesa, i cristiani hanno bisogno di riscoprire la grandezza e le esigenze della vocazione battesimale. è paradossale che il battesimo, il quale fa dell’uomo un membro vivo del Corpo di Cristo, non abbia molto posto nella coscienza esplicita del cristiano e che la maggior parte dei fedeli non sentano l’ingresso nella Chiesa attraverso l’iniziazione battesimale come il momento decisivo della loro vita.

Il battesimo dato a noi nel nome di Cristo è manifestazione del preveniente amore del Padre, partecipazione al mistero pasquale del Figlio, comunicazione di una nuova vita nello Spirito; esso ci pone dunque in comunione con Dio, ci integra nella sua Famiglia; è un passaggio dalla solidarietà nel peccato alla solidarietà nell’amore.


2° domenica Tempo Ord.
19 gennaio
Lez.: Is 49,3.5-6; Sal 39;
1Cor 1,1-3; Gv 1,29-34

Gesù rivela Dio come salvatore e come liberatore

L’uomo moderno sembra davvero convinto di essere padrone del suo destino. L’uomo e la donna oggi hanno sostituito la speranza teologale con una speranza umana e terrena.

Oggi, però, si accorgono di avere avuto troppa fretta nel proclamare la loro completa autonomia e nel gridare che Dio non c’è, o è inutile. L’ubriacatura del progresso ha reso l’uomo cieco di fronte a questi squilibri che esistono nel mondo e ai fenomeni nuovi, preoccupanti nella loro stessa novità. L’esperienza scottante di due guerre mondiali, i campi di sterminio, le paurose devastazioni delle bombe atomiche, lo squilibrio prodotto nell’ecologia, l’inquinamento atmosferico, le fosche e apocalittiche visioni dei futurologi, gli ripropongono il problema di una «salvezza» che ha dimensioni più vaste e più profonde.


3° Domenica Tempo Ord.
26 gennaio
Lez.: Is 8,23b - 9,3; Sal 26;
1Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23

Gesù luce del mondo

La luce è uno dei bisogni primordiali dell’uomo. Essa non è solo un elemento necessario alla sua vita, ma quasi l’immagine della vita stessa. Questo ha influito profondamente sul linguaggio, per cui «vedere la luce», «venire alla luce» significa nascere, «vedere la luce del sole» è sinonimo di vivere.

Al contrario, quando un uomo muore, si dice che si è «spento», che «ha chiuso gli occhi alla luce». La Bibbia usa questa parola come simbolo di salvezza. Il salmo responsoriale pone la luce in stretto rapporto con la salvezza, mostrandone l’equivalenza: «Il Signore è mia luce e mia salvezza».

«Dio è luce e in lui non ci sono tenebre». Egli «abita una luce inaccessibile». In Gesù la luce di Dio viene a risplendere sulla terra: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo». «Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre».

 

Uomo colto, dal grande ascendente, maestro e testimone di valori

di Gabriele Cantaluppi

Riferendosi a Giuseppe Lazzati, il cardinale Dionigi Tettamanzi riteneva che nella situazione odierna la Chiesa e la società avessero bisogno “di lasciarsi interpellare dalla sua testimonianza e riflettere sull’esempio che un fedele laico come lui è stato e ha voluto essere”.

Chi lo ha conosciuto lo descrive signorile nel tratto, senza però che le persone semplici provassero soggezione o titubanza nel trattare con lui. Il senso dell’amicizia lo rendeva attento ai bisogni altrui, così da rendersi anche presente agli avvenimenti lieti o tristi di quanti conosceva: cose, se si vuole, semplici e quotidiane, come una telefonata, un biglietto di auguri, il parlare “meneghino” nel dialogo con qualcuno che si esprimeva meglio in dialetto. Viveva quanto afferma la recente enciclica di papa Francesco sulla fede: “Il credente non è arrogante, al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi è essa che ci abbraccia e ci possiede”.

 

Giovedì, 30 Gennaio 2014 15:45

L'Ara Pacis

di Stefania Severi
Disegni di Alfredo Brasioli

Per seguire, in un percorso storico-artistico, le tracce della diffusione del Cristianesimo a Roma, iniziamo dal primo dato storicamente incontrovertibile, il principato di Ottaviano Augusto sotto il quale, “toto orbe in pace composito”, come si legge nel Martyrologium Romanum, ebbe luogo il censimento in tutto l’Impero.

A tale censimento non si sottrasse neppure Giuseppe della stirpe di Davide, che si recò a tal fine a Nazareth con la sposa in attesa di un figlio… Il resto della storia è noto. E’ da sottolineare che il censimento di tutti i popoli soggetti a Roma avveniva con la ritrovata pace, infatti Ottaviano era giunto al potere dopo anni di guerra civile scatenata dall’uccisione di Giulio Cesare.

La celebre battaglia navale di Azio, in cui Ottaviano aveva sconfitto Antonio, l’ultimo suo antagonista alleatosi con Cleopatra dei Tolomei d’Egitto, aveva decretato la fine della guerra. E da quel 31 a.C., per gli storici, termina l’Ellenismo, cioè la supremazia linguistico culturale della Grecia, ed inizia l’Età romana. Ottaviano riconquistato stabilmente il potere si pose al riordino dell’Impero ed al riassetto urbanistico di Roma. Con una certa enfasi non priva di verità egli disse che aveva trovato una città di mattoni e l’aveva restituita in marmo.

Martedì, 01 Marzo 2011 16:06

La festa del papà

Mille auguri nel firmamento degli affetti

di Giosy Cento

Mi ha sempre fatto simpatia un Vangelo apocrifo, non ricordo il nome, nel quale un soldato romano,incontrando a Nazareth Gesù da bambino, gli chiede: «Di chi sei figlio?». Il dialogo che si intreccia è molto curioso. Gesù avrebbe risposto: «Io chiamo papà uno che non è mio papà, perché il mio padre vero è un Altro». Il soldato incuriosito e pensando che il bambino non ha idee chiare: «Spiegati meglio». E lui: «Sì, perché devi sapere che io ho un papà che si vede e un Padre che non si vede». «Allora hai due papà?». «Ma no - risponde Gesù - il mio Padre vero è uno molto potente, l’altro è uno che lavora qui a Nazareth». Il soldato, spazientito, se ne va.

 

Sabato, 07 Luglio 2007 09:54

Il tempo cerca un’anima

Il primo giorno di ogni anno è come una pagina bianca da riempire di sogni, di desideri, di auspici e di benedizioni. In una pagina di poesia ci sono poche parole che come ninfee galleggiano in un mare di bianco. Il bianco della pagina serve al lettore per dare ai sentimenti della poesia una carne, la carne della vita. In questo periodo la liturgia ci esorta a dare un’anima al tempo, a riconoscere i segni che Dio traccia nel cielo del tempo. Comprendere il tempo è comprendere le intenzioni di Dio. La Provvidenza divina guida tutti i secoli e per ognuno di noi chiede di scrivere una nuova pagina del suo disegno. Dobbiamo, quindi, essere attentissimi a questo disegno, attenti alla chiamata che Dio ci rivolge nel nostro tempo, perché è per questo tempo che egli ci chiama ad essere protagonisti di una storia personale incastonata nel grande mosaico della salvezza. Scoprire le intenzioni divine nella nostra esistenza significa incontrare la fonte della serenità e della gioia. Nel santo Vangelo Gesù ci dà la patente di esperti e capaci nel discernere molte cose nel mondo materiale: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade». Perché Gesù afferma che per queste cose siamo esperti? Perché queste cose ci

Giovedì, 30 Gennaio 2014 14:04

La morte non chiude il sipario alla vita

La catechesi di Papa Francesco

«C’è un modo sbagliato di guardare la morte. La morte ci riguarda tutti, ci interroga in modo profondo, specialmente quando ci tocca da vicino, o quando colpisce i piccoli, gli indifesi in una maniera che ci risulta ‘scandalosa’. A me sempre ha colpito la domanda: perché soffrono i bambini?, perché muoiono i bambini? Se viene intesa come la fine di tutto, la morte spaventa, atterrisce, si trasforma in minaccia che infrange ogni sogno, ogni prospettiva, che spezza ogni relazione e interrompe ogni cammino. Questo capita quando consideriamo la nostra vita come un tempo rinchiuso tra due poli: la nascita e la morte; quando non crediamo in un orizzonte che va oltre quello della vita presente; quando si vive come se Dio non esistesse.

Lunedì, 30 Dicembre 2013 16:42

Presentazione del calendario 2014

La collaboratrice della rivista La Santa Crociata in onore di San Giuseppe, la dott.ssa Stefania Severi, in questi giorni è stata intervistata da Radio Vaticana per presentare il nostro Calendario 2014, raffigurante le formelle del portone bronzeo della Basilica di San Giuseppe al Trionfale. Ne riportiamo l'intervista audio.

Ascolta!

Giovedì, 07 Novembre 2013 14:31

Il grande passo

di Graziella Fons

Accompagnare e umanizzare con la carità

La morte e il morire sono due realtà che la nostra società tende ad accantonare dimenticando che l’amore e la morte sono le lettere dell’alfabeto con cui si declina l’esistenza umana. Dal primo lutto dell’umanità la morte è diventata enigma che turba la coscienza di tutti e proietta nei giorni dell’esistenza un cono di fitta ombra che diventa per alcuni una prospettiva angosciante e, per chi ha fede, un parto alla luce di Dio dopo una prolungata gestazione nell’arco della vita.

Mercoledì, 19 Dicembre 2012 09:45

Paura non della morte ma di ciò che la precede

di Giulia Facchini Martini

Caro zio, zietto come mi piaceva chiamarti negli ultimi anni quando la malattia ha fugato il tuo naturale pudore verso la manifestazione dei sentimenti: questo è il mio ultimo, intimo saluto.
Lo sento, Tu vorresti che parlassimo dell’agonia, della fatica di andare incontro alla morte, dell’importanza della buona morte.
Morire è certo per noi tutti un passaggio ineludibile, come d’altro canto il nascere e, come la gravidanza dà, ogni giorno, piccoli nuovi segni della formazione di una vita, anche la morte si annuncia spesso da lontano. Anche tu la sentivi avvicinare e ce lo ripetevi, tanto che per questo, a volte, ti prendevamo affettuosamente in giro. Poi le difficoltà fisiche sono aumentate, deglutivi con fatica e quindi mangiavi sempre meno. Avevi paura non della morte in sé, ma dell’atto del morire, del trapasso e di tutto ciò che lo precede. Avevi paura, paura soprattutto di perdere il controllo del tuo corpo, di morire soffocato. Se tu potessi usare oggi parole umane, credo ci diresti di parlare con il malato della sua morte, di condividere i suoi timori, di ascoltare i suoi desideri senza paura o ipocrisia.

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