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Attenzione

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di Francesco Marruncheddu

Eminenza, secondo lei la Chiesa si sta riprendendo dalla crisi vocazionale?

Si, devo dire in primo luogo che a mio avviso non è vero che ci sia una generale carenza di vocazioni. Quando mi domandano su questo dico che è “a pelle di leopardo”: ci sono diocesi in cui le cose vanno bene e in altre meno bene. Per esempio nella diocesi di Cordoba in Spagna, la mia diocesi di origine, dopo la crisi post-conciliare il Seminario è stato chiuso per 12 anni, mentre adesso hanno tre seminari: minore, maggiore e missionario. L’anno scorso hanno ordinato 18 sacerdoti, adesso la media di età del clero oscilla intorno ai 40-45 anni; è rinata la diocesi, e così conosco altri nuovi seminari che erano chiusi e adesso si riaprono. è curioso perché dicono che avanza questo clima più che altro di secolarizzazione; io lo chiamo di paganizzazione nel vivere come se Dio non esistesse e viceversa. C’è una reazione nella mente del giovane, quando viene presentata la figura di Cristo così com’è. Cristo non invecchia mai. è per questo che attira fortemente i giovani, che tramite lui scoprono il cammino che porta verso la comprensione vera di Dio come Padre. Scoprono quella Verità piena con la maiuscola che Dio ha portato al mondo perché la bellezza della creazione, la pienezza di quella immensità di bellezza, di bontà e di giustizia rimane un ideale grande, sempre.

Mercoledì, 19 Dicembre 2012 10:51

Un anno di scoperta della fede

Intervista al card. Angelo Comastri

di Francesco Marruncheddu

Eminenza, l’Anno della Fede che iniziamo in questi giorni, voluto dal Santo Padre Benedetto XVI, interroga le nostre comunità e la loro fedeltà al vangelo. Come si può nel mondo d’oggi, comunicare la gioia della fede, specie in un momento di crisi di valori.
Dobbiamo, innanzi tutto, recuperare la lucida consapevolezza che la fede non è una poltrona nella quale possiamo sederci comodamente una volta per sempre. Non, non è così! La fede è una strada da percorrere: ogni giorno dobbiamo metterci in cammino come un viandante e dobbiamo lottare per togliere gli spazi di incredulità e il tarlo della mediocrità che tutti ci portiamo dentro.
Una comunità cristiana più umile, una comunità cristiana desiderosa di crescere nella fedeltà al proprio Signore  è già un bel segno di fronte al mondo.

Mercoledì, 19 Dicembre 2012 10:09

Rilancio dell'artigianato come sfida culturale

Colloquio con Andrea Olivero, presidente delle Acli

di Anna Villani

Andrea Olivero è Presidente nazionale delle ACLI (Asso­ciazioni Cristiane Lavoratori) dopo avere maturato esperienze nel volontariato e nell’associazionismo cattolico. Attual­mente presiede anche la Fai (Federazione Acli internazionali) ed è componente del Cda della  Fondazione per il Sud, oltre a far parte dell’Osservatorio nazionale sull’associazionismo e dell'Osser­vatorio nazionale sulla famiglia. è membro inoltre del Forum del Progetto culturale della Cei ed ha acquisito una significativa competenza nei temi della solidarietà sociale, della tutela dei diritti, della riforma del welfare e l’educazione, nonché sulla cooperazione internazionale. Dall’11 dicembre 2008 è portavoce unico del  Forum del terzo settore.

Venerdì, 01 Giugno 2012 12:37

Inchiesta su San Giuseppe

Domande a don Salvatore Vitiello

Conta centinaia di milioni di devoti al mondo. Sono milioni i bambini e le bambine che portano
il suo nome. È ben presente nel Vangelo,
nel presepio e nelle chiese, ma la sua vicenda umana e la sua rilevanza nella storia della salvezza sono poco conosciute.
Stiamo parlando di San Giuseppe, sposo di Maria e padre adottivo di Gesù. Riportiamo alcuni passaggi di un’intervista realizzata da Zenit
al professore don Salvatore Vitiello, coordinatore del Master in architettura, arti sacre
e liturgia dell’Università Europea di Roma
e del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum

di Anna Villani

Ernesto Olivero ed il Sermig sono una sola cosa. L’opera da lui “pensata” nel 1964 resta tra le più grandi intuizioni profetiche ad oggi realizzate da un laico, che è sposato, padre di tre figli e conta sette nipoti. E’ nato nel 1940 a Mercato San Severino in provincia di Salerno. Dopo avere lavorato in varie industrie del torinese e poi in banca, nel 1991 rassegna le dimissioni. Nel 1964 fonda a Torino il Sermig, Servizio Missionario Giovani, insieme alla moglie Maria e ad un gruppo di giovani. Nel 1983 viene assegnato al Sermig in comodato dal Comune di Torino l’ex Arsenale Militare di Piazza Borgo Dora. Olivero, incoraggiato da Giorgio La Pira, sente che questo sarà il primo grande passo di una profezia di pace. Ne inizia la trasformazione con l’aiuto gratuito di migliaia di giovani, di volontari, di uomini e donne di buona volontà da ogni parte d’Italia. L’11 aprile 1984 è il Presidente della Repubblica Sandro Pertini ad inaugurare l’Arsenale della Pace.

Giovedì, 06 Settembre 2012 12:17

Io e la mia famiglia... ci crediamo

di Giosy Cento

Quando Qualcuno, Lui… il Signore, ha comunicato se stesso e io, noi lo abbiamo ascoltato, è necessario e… educato rispondere. La comunità si alza in piedi per gridare con il cuore: Tu ci hai rivelato la strada della vita e noi ci fidiamo di Te, perché Tu sei l’Amore che non tradisce per tutte le generazioni. “Credo” è il grido ripetuto varie volte in questo simbolo che è davvero il… manifesto dei credenti della Chiesa Cattolica Romana. Una sintesi meravigliosa della fede che si è formata nei secoli attraverso il cuore ecclesiale e il soffio dello Spirito Santo che mai è mancato come sorgente di verità. Per l’Assemblea della Santa Messa sembra quasi una nenia a memoria mentre invece possiede una energia sempre rigenerante della fede.

Venerdì, 01 Giugno 2012 13:05

Senza prediche non possiamo... vivere

Parole educative

di Giosy Cento

I giovani ammirano chi sa loro rispondere
alle provocazioni tipiche della loro età
e ritengono queste persone come riferimenti importanti con i quali relazionarsi

“Uffa mamma, basta con le prediche! Ma perché sempre le stesse cose? Ma non potresti inventarti qualcosa di nuovo?”. E in chiesa, guardando l’orologio: “Uffa, ma quando la smette questo prete? Sono già dieci minuti e poi… sempre le stesse cose! Ma quando dirà qualcosa di interessante?… oh!... adesso parla anche di politica… ma che parli del Vangelo e di Gesù Cristo…!”.

Giovedì, 12 Aprile 2012 08:14

Da "dammi" a "dimmi"

di Giosy Cento

Comprendere il momento della Liturgia della Parola significa immer­gersi nel dialogo del­l’Amore, perché non può essere un monologo. La comunicazione solitaria è da palcoscenico di teatro. Qui, il luogo è la comunità ecclesiale che attende la voce del suo Signore per bere alla Sorgente l’acqua limpida e mai inquinata della verità assoluta che rivela solo Amore. Sono i minuti dedicati all’incontro cuore a cuore con il  Dio innamorato che si toglie tutti i veli e si fa conoscere alle sue creature.
E se la Celebrazione eucaristica è la fonte e il culmine della vita della Chiesa (Lumen Gentium), è proprio qui, con la Parola, che avviene la prima fondamentale comunicazione tra Dio e l’uomo. è il Signore che prende l’iniziativa perché, da una… eternità, sente il grido dell’uomo, ascolta i suoi perché, conosce i segreti intrighi della storia e delle storie e vuole rispondere per aprire gli orizzonti della speranza che l’uomo, da solo, non riesce a trovare. Ecco perché, nello srotolarsi della storia, Dio ha suscitato degli uomini che hanno letto con il cuore di Dio gli avvenimenti e li hanno scritti, nel suo santo nome, per dare le… “dritte” giuste, “le chiavi divine” di lettura della vita umana, personale e storica. Così il Signore Onnipotente ha scritto la sua lettera d’amore senza fine ai suoi figli che non dovrebbero mai stancarsi di leggerla.

Mercoledì, 08 Febbraio 2012 13:02

Facciamo una “colletta” in famiglia

di Giosy Cento

La  Celebrazione Eucaristica è la massima preghiera che la comunità cristiana può offrire al Padre per mezzo di Gesù e con l’opera dello Spirito Santo. Ci sono due momenti, durante la Santa Messa, nei quali il sacerdote dice esplicitamente la parola preghiamo: dopo il Gloria e dopo la Comunione. Nella Liturgia originaria questo preghiamo è chiamato Colletta, parola che significa, dal latino, “fare una raccolta”.Noi la usiamo, nel linguaggio comune per indicare una raccolta di denaro per qualche necessità particolare. Qui sta ad indicare che il celebrante, in quel momento, raccoglie la preghiera di ciascuno e di tutti nella comunità, e, a nome di tutti, offre questo… Mazzo di preghiere”, come fiori, al Padre. è quindi una preghiera importantissima perché è tutta la comunità che viene rappresentata dal sacerdote e si presenta unita davanti al suo Signore. è una preghiera grande che conclude con il testo, a volte troppo scontato per le nostre orecchie, ma profondissimo: accogli la nostra invocazione per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. E allora la preghiera diventa forte e irresistibile sul cuore del Padre perché detta a Lui, raccomandata da Colui che è il nostro Signore (perché ha dato la vita per noi e si fa nostro garante!).

di Giosy Cento

Sull’umile grotta-casa di Bethlehem scende, nella Santa Notte, il canto divino del Coro e del­l’Orchestra celeste: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini”. Rimbalzato per secoli, nelle orecchie e nei cuori, questo breve inno accende sempre, davanti agli occhi, l’immagine viva dell’uomo-Dio diventato carne e tenerezza toccabile.
è diventato un inno eucaristico perché, anche nel pane e nel vino, si tocca e si abbraccia Cristo in ogni istante della storia, fino alla fine del tempo, con infinito amore. In questo momento della celebrazione, soprattutto nella domenica e nelle feste, è il canto del “Grazie a Te, Signore, che, dall’alto dei cieli, compi meraviglie di pace totale, cioè di salvezza, in mezzo a tutti gli uomini”. è anche la preghiera più bella e più giusta, ma forse anche un po’ dimenticata da parte di noi figli nei riguardi della Trinità, dal cui amore infinito tutto e tutti noi proveniamo. Gesù disse grazie al lebbroso che lo ringraziava, perché vi leggeva un frammento di riconoscenza dei dieci lebbrosi guariti.

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