Il tema del lavoro, in particolare del lavoro agricolo, fu sempre presente al cuore e alla mente di don Luigi Guanella. Originario di un villaggio montano della Valtellina (Fraciscio, a 1350 s.m.), conobbe fin da piccolo il valore della lavoro nell'ambito familiare e la sua importanza per la crescita sociale. Sperimentò le fatiche e i rischi del lavoro manuale; poté costatare l'angoscia di quanti senza una occupazione erano costretti a lasciare il paese per emigrare in terre lontane.
Il suo primo biografo, d. Leonardo Mazzucchi, così descrive il rapporto di Don Guanella con il lavoro: "l'attività febbrile ed instancabile fu il carattere principale della vita penitente e mortificata di Don Guanella, conforme alla sua educazione, alle sue doti fisiche e morali, alle esigenze dei tempi; e già illustrammo come ne facesse un programma di vita per i suoi Figli e le sue Figlie spirituali: lavorare, lavorare, lavorare fino a recarsi al riposo la sera stanchi e bastonati, vittime di santa operosità sull'altare della carità cristiana. Ogni volta che don Luigi ricordava la sua vita da adolescente, quando con i genitori passava le vacanze lavorando e non si permetteva nessuno svago che non fosse suggerito da qualche scopo virtuoso di far del bene altrui, aggiungeva con semplicità: «Fu la Provvidenza a darmi genitori di virtù, che m'infondessero spirito di lavoro e di sacrificio».... Tutti coloro che conobbero Don Guanella videro come non si desse mai riposo un istante né da chierico, né da giovane sacerdote, né da vecchio affaticato: operosità continua, ininterrotta, estenuante, intellettuale, morale, corporale, di mente, di cuore, di penna, di moto".
Alla vigilia del Giubileo del 2000, nel Messaggio per la Giornata delle vocazioni, Giovanni Paolo II scriveva: «Nel nostro tempo, secolarizzato e pur affascinato dalla ricerca del sacro, c’è particolare bisogno di santi che, vivendo intensamente il primato di Dio nella loro esistenza, ne rendano percepibile la presenza amorosa e provvida. La santità, dono da implorare incessantemente, costituisce la risposta più preziosa ed efficace alla fame di speranza e di vita del mondo contemporaneo. L’umanità ha bisogno di presbiteri santi e di anime consacrate che vivano quotidianamente il dono totale di sé a Dio ed al prossimo; di papà e di mamme capaci di testimoniare tra le mura domestiche la grazia del sacramento del matrimonio, risvegliando in quanti li avvicinano il desiderio di realizzare il progetto del Creatore sulla famiglia; di giovani che abbiano scoperto personalmente Cristo e ne siano restati affascinati così da appassionare i loro coetanei alla causa del Vangelo».
«Non abbiate paura!». E’una delle espressioni che hanno caratterizzato il pontificato di Giovanni Paolo II.
Nella bibbia questo invito a non lasciarsi prendere della paura è ripetuto per ben 365 volte: una dose quotidiana per il coraggio di vivere. Ha iniziato l’angelo Gabriele a Nazareth quando a Maria dice: «Non avere paura». Lo ripete l’angelo ancora nel sogno a Giuseppe: «Non aver paura di prendere Maria come tua sposa». L’ha detto Gesù ai discepoli su una barca in preda allo sgomento di una tempesta nella notte. L’ha sentito anche tante volte don Guanella di fronte alla difficoltà nel compiere il bene: «Non aver paura, la carità ti spinge sempre oltre, verso la spiaggia dei poveri».
«Dalla Gmg si torna diversi, sempre, e se uno ha voglia di dare un segnale alla propria vita, la Giornata è una grande occasione. «Iscrivetevi!»: l'esortazione arriva dal responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, don Nicolò Anselmi, con il quale il SIR ha fatto il punto sull'organizzazione della spedizione italiana.
A che punto sono i preparativi della spedizione italiana a Madrid?
"Stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli. Ci siamo mossi per tempo attivando in modo particolare le diocesi che stanno raccogliendo le iscrizioni, programmando gli spostamenti e i trasporti. Tuttavia gli ultimi giorni, quelli a ridosso della partenza, saranno i più intensi e decisivi, per via delle iscrizioni in ritardo. Vorrei sottolineare, a tale riguardo, che il Comitato organizzatore spagnolo raccomanda di iscriversi quanto prima e questo per garantire la migliore organizzazione dell'evento. Organizzare per tempo significa anche evitare gli sprechi in considerazione dei non molti fondi ricevuti. Iscriversi subito, poi, giova anche alla preparazione spirituale".
Quanti saranno i giovani italiani? Si parla di 100 mila partecipanti...
Uno dei requisiti richiesti dalla Chiesa per proclamare solennemente una persona santa è un esame severo e minuzioso delle virtù, teologali e cardinali. Sette virtù da esercitare in modo intrepido. Ma il fascino e il profumo della santità non consistono nell’essere dei super-eroi, ma di amare Qualcuno con passione da innamorato: è rispondere alla seduzione di un Dio-amore.
Sant’Agostino diceva che «Ogni uomo segue quella strada, dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità». Il sorriso gioioso dei santi nasce dalla certezza che stanno camminando sulla strada giusta, «avanzano per innamoramenti» e sospinti dalla gioia che lo stesso innamoramento genera.
La santità non avanza, quindi, per imposizione, ma per il fascino della seduzione di un «tesoro», di una «perla preziosa» che muove i tuoi passi come un innamorato sui passi dell’innamorata. La passione sgorga da un cuore che ha trovato una bellezza così superlativa da entusiasmare un’esistenza.
San Francesco d’Assisi è il simbolo di una persona innamorata. Sotto le macerie di una chiesa diroccata, lui ha trovato un tesoro tanto prezioso da arricchire in modo entusiasta la sua vita.
Sono sempre vive nella mia mente e nel mio cuore i due passaggi a Fraciscio nella mia giovinezza di prete. Le strade tortuose, la bellezza e il canto dei monti, la piccolezza del villaggio e il suo inno alla semplicità, alla fatica, alla povertà, all’attenzione per ogni persona perché c’è solo da condividersi e poi condividere quello che si è e quel poco che si ha. Lì, davanti al grande focolare, dove il freddo esterno si trasforma in calore di famiglia unita da amore pulito e preghiera. Sono qui le sorgenti di don Luigi Guanella giovane amico dei poveri in ogni senso e padre dei giovani che, generosamente vogliono seguirlo. Da Fraciscio a piazza San Pietro, per Dio, il passo non è impossibile.
Senza voler trascurare gli aspetti del mistero della Chiesa ereditati dalla Tradizione, il Concilio Vaticano II ha privilegiato quello di “popolo di Dio”, in continuità con la migliore visuale biblica: “La Chiesa universale si presenta come ‘un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Forse a questa svolta non è estraneo l’influsso del crollo delle egemonie dittatoriali della prima metà del novecento, che han mutato la sensibilità culturale, anche privilegiando il ruolo pubblico e la forza popolare. Ed è apparso sempre più visibile che il popolo di Dio trova a sua piena realizzazione attorno all’Eucaristia, il sacramento che, dal Battesimo e attraverso la Cresima, completa l’identità del cristiano.
Momenti forti di questa comprensione di identità sono state le celebrazioni del Congressi Eucaristici, sia internazionali che nazionali: quarantotto dei primi e, in Italia, venticinque dei secondi; il prossimo dal 3 all’11 settembre a Ancona sarà il ventiseiesimo. Ad aprire la serie è stato quello celebrato a Lille in Francia nel 1881, mentre toccherà a Napoli nel 1891ospitare il primo di quelli italiani; va notato che nell’arco del periodo della vita di don Guanella furono 25 quelli internazionali e 5 quelli nazionali.
A volte i santi ci passano accanto e non ce ne accorgiamo. Eppure la gioia di essere amati da Dio non si puònascondere. È la scoperta del filo d’oro che lega tutti i fatti dell’esistenza, è la tessera che completa il mosaico dell’umanità nel quale ogni uomo è inserito. È la gioia vera. Si legge sul volto, negli occhi, nei gesti. Si radica nel più profondo dell’essere umano e libera energie sepolte che non possono più fare a meno di agire. Gioia che contagia e libera e aiuta a leggere i fatti della vita. E’ la storia e l’esperienza di tanti quando fanno un incontro forte, che cambia la vita. Può essere l’incontro con un testimone, ma anche con un fatto della vita, una malattia, una morte di una persona cara, un’esperienza spirituale coinvolgente e profonda.
La testimonianza della propria vita è un vero e proprio contagio, vale anche per i non cristiani. Gandhi diceva di se stesso: sono un incorreggibile ottimista.
«Di ritorno da un viaggio c’è sempre qualcosa da raccontare». Ebbene la strada per giungere al traguardo della canonizzazione è una miniera di racconti interessanti. Un’avventura meravigliosa. Ho percorso sentieri con orme insanguinate di un giovane uscito in un modo singolare da un drammatico incidente. Sentieri carichi di buio per la ragione umana, tuttavia, una tenebra vibrante di mistero. Questa vicenda umana, fasciata dal dolore e dal timore di esiti drammatici, era pervasa da un’energia proveniente da un «altrove» che sorreggeva un dramma attraversato da una solida speranza irrobustita dalla preghiera d’intercessione a don Guanella.
Raccontare le settimane di ospedale del giovane William Glisson, il suo riaffacciarsi alla finestra luminosa della vita, il ritorno agli affetti familiari, lo sbocciare di un amore che lo porterà al matrimonio, è stato come percorrere una galassia di stelle scintillanti che si sta concludendo come una festa di fuochi d’artificio.
Nel «Giornale dell’anima» il Beato Giovanni XXIII ricorda il giorno della sua ordinazione con queste parole. «Visitai le chiese alle quali ero più affezionato, gli altari dei santi a me più familiari, le immagini della Vergine Maria. Furono visite brevissime, ma mi sembrò quella sera di avere qualcosa da dire a ciascuno di loro e che essi avessero qualcosa da dire a me, e, infatti, fu così».
Tutti coloro che saranno presenti a Roma o assisteranno attraverso la televisione o idealmente parteciperanno alla glorificazione di don Guanella in Piazza San Pietro il 23 ottobre 2011, certamente avranno avuto l’esperienza di essere stati in ginocchio davanti ad un’immagine di don Guanella, di aver chiesto qualcosa e di aver sentito nascere qualcosa di buono nel loro animo.
L’evento della canonizzazione sarà una circostanza privilegiata dello Spirito per far riecheggiare sentimenti positivi e propositi operativi e così continuare nella nostra storia l’esperienza di carità che costituisce l’aureola luminosa per don Guanella.
Nel giorno della canonizzazion, a don Guanella sarà idealmente affidato il titolo di «Maestro itinerante dell’amore del prossimo». Il suo magistero inizierà subito. Lo farà attraverso le onde magnetiche dei mezzi della comunicazione sociale, il suo messaggio di fraternità scenderà come acqua rigeneratrice nell’animo di tante persone e gli animi più sensibili sentiranno risuonare un canto ammaliante di nostalgia e una voglia di bene.
L’esempio della sua vita, a imitazione di Cristo, ancora per noi oggi si fa «pane spezzato» per la vita dei poveri: poveri di pane, di speranza, di affetto, di salute, d’intelligenza, di ruoli nella vita sociale.