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Giovedì, 05 Settembre 2013 13:24

L'amore fraterno conosce i diritti ma soprattutto è obbligo di dono

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di Francesco Marruncheddu

Eminenza, secondo lei la Chiesa si sta riprendendo dalla crisi vocazionale?

Si, devo dire in primo luogo che a mio avviso non è vero che ci sia una generale carenza di vocazioni. Quando mi domandano su questo dico che è “a pelle di leopardo”: ci sono diocesi in cui le cose vanno bene e in altre meno bene. Per esempio nella diocesi di Cordoba in Spagna, la mia diocesi di origine, dopo la crisi post-conciliare il Seminario è stato chiuso per 12 anni, mentre adesso hanno tre seminari: minore, maggiore e missionario. L’anno scorso hanno ordinato 18 sacerdoti, adesso la media di età del clero oscilla intorno ai 40-45 anni; è rinata la diocesi, e così conosco altri nuovi seminari che erano chiusi e adesso si riaprono. è curioso perché dicono che avanza questo clima più che altro di secolarizzazione; io lo chiamo di paganizzazione nel vivere come se Dio non esistesse e viceversa. C’è una reazione nella mente del giovane, quando viene presentata la figura di Cristo così com’è. Cristo non invecchia mai. è per questo che attira fortemente i giovani, che tramite lui scoprono il cammino che porta verso la comprensione vera di Dio come Padre. Scoprono quella Verità piena con la maiuscola che Dio ha portato al mondo perché la bellezza della creazione, la pienezza di quella immensità di bellezza, di bontà e di giustizia rimane un ideale grande, sempre.

Lei ha avuto la gioia e il privilegio di vivere vicino a un grande santo, San Josemarìa Escrivà. Abitualmente i santi li immaginiamo sugli altari, lei invece ci ha convissuto accanto nella quotidianità e so che ha dato un’impronta poi alla sua stessa vita.

Le racconto un aneddoto. Io ho reso dichiarazione al Tribunale della Causa di Canonizzazione a Roma per 20 giorni consecutivi, ben 4 ore al giorno, raccontando le mie esperienze di vita accanto a lui in quanto vivevo nella stessa casa. Alla fine il presidente del Tribunale mi ha fatto una domanda che mi ha lasciato sconcertato. Mi ha detto: «Senta, lei adesso potrebbe dirci in tre parole, la sintesi di cos’è che l’ha colpita di più? Tracci una biografia sintetica del “Santo”». Io dopo ottanta ore di dichiarazione, in quel momento ho sentito una specie di tocco dello Spirito Santo, come un lampo, e ho detto: «In tre parole? No in una! Un “innamorato”!». Io ho visto quest’uomo sempre innamorato, con il cuore sempre pieno di quella gioia che ha chi ama, chi è innamorato di Cristo! E lui era innamorato di Cristo, lui viveva alla continua presenza del Signore, passava molto tempo davanti al tabernacolo e anche quando lavorava era sempre alla presenza del Signore. Lui diceva sempre che l’amore divino è come l’amore umano: le persone se si amano si cercano.

Se dovesse sintetizzare a questo proposito la sua esperienza a fianco di Giovanni Paolo II cosa direbbe?

Un innamorato di Cristo che doveva sempre comunicare quella verità di Cristo che portava nel cuore e lo spingeva a girare il mondo per annunziare il Vangelo e portare pace, speranza, amore, misericordia.

Lei è stato il Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi e della Commissione disciplinare della Curia romana, è quindi un esperto di Diritto Canonico. In che misura il Diritto Canonico serve veramente?

Il Diritto Canonico è diciamo una volontà divina.Mi spiego. Il Signore ha fondato la Chiesa non solo come una comunità di fede, di speranza e di amore, una comunità spirituale, ma l’ha fondata anche come società, cioè come organismo sociale che ha una gerarchia, e ogni società gerarchica ha bisogno di leggi, leggi che spieghino quali sono i diritti e i doveri sociali delle persone che la compongono. Direi anche che è basato sui sacramenti perché in questa societas si entra attraverso un sacramento che è il battesimo, e tutti gli altri sacramenti strutturano i doveri dei fedeli all’interno della Chiesa. Il sacramento dell’Ordine converte il fedele in un “alter Christus”, nel senso che egli viene configurato a Cristo Pastore, e allora il sacerdozio comune, che si ottiene nel Battesimo, e che comporta sia i diritti che i doveri propri dell’apostolato, diventa sacerdozio ministeriale e nascono altri diritti e doveri propri del ministero del sacro ministro. Così pure l’altro sacramento, quello del matrimonio, crea la grazia sacramentale di stato di vita e comporta una serie di doveri e di diritti che scaturiscono dal fatto che il matrimonio cristiano ha un impegno anche di santità.

Il Diritto quindi si fonda sui Sacramenti…

Il Diritto ha delle radici profondamente dottrinali e teologiche. Il Pastore ha tre dimensioni del suo lavoro pastorale, il triplice “munus”, cioè deve essere maestro, deve essere sacerdote, ministro del culto liturgico e al tempo stesso col munus gubernandi è governatore della comunità che gli è stata affidata. Ha dunque il dovere di far rispettare le leggi che governano questa comunità e queste tre funzioni sono altrettanto fondamentali e importanti.

Lei proviene dalla Spagna, un tempo cattolicissima. Dove va oggi la Spagna in relazione al suo essere terra cristiana?

Dunque, per prima cosa non bisogna confondere la visione che della Spagna danno i media dalla realtà, come succede anche in Italia. In Spagna c’è un giornale che si chiama El Paìs, fra i più autorevoli; io dico solitamente: “El Paìs del Paìs no es el Paìs”, cioè la descrizione della società spagnola che si fa nelle sue pagine e in determinati media non corrisponde alla realtà, proprio come in Italia avviene lo stesso su determinati giornali. Infatti l’Italia reale, la società italiana, è molto più cristiana di quello che appare in alcuni mezzi di comunicazione. In Spagna c’è un sottofondo profondamente cristiano nella società, nonostante evidentemente ci siano lobbies politiche ed economiche che portano avanti una politica di fondamentalismo laicista, sostanzialmente cristofobica. è una realtà; ma al tempo stesso c’è un fervore religioso, c’è nella gioventù un desiderio, diciamo forte, di capire e di sviluppare la dimensione religiosa della persona.

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