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Mercoledì, 09 Marzo 2011 13:46

Preghiere

 

Preghiera della Pia Unione per i morenti


Come impegno c’è la preghiera per i Morenti, da recitarsi devotamente anche più volte al giorno. La preghiera è la seguente:


“O San Giuseppe,
padre putativo
di Gesù Cristo
e vero sposo di Maria Vergine,
prega per noi
e per gli agonizzanti
di questo giorno (o di questa notte)”



L’“Ave” a San Giuseppe


Rallegrati, o Giuseppe,
pieno di grazia,
Dio Padre è sempre con te.
Tu sei benedetto tra tutti gli uomini,
sposo santo della Vergine Maria,
scelto per accogliere
il Salvatore del mondo, Gesù.

San Giuseppe,
protettore del Popolo di Dio,
guida i nostri passi
sulla via della croce
fino all’ora della nostra
morte felice.

Amen.




Preghiera a San Giuseppe lavoratore


Caro san Giuseppe,
Sei stato lavoratore come noi
e hai conosciuto la fatica e il sudore.
Aiutaci ad assicurare lavoro per tutti.

Sei stato un uomo giusto che ha condotto,
nella bottega e nella comunità, una vita integra
nel servizio a Dio e agli altri.
Fai che anche noi siamo integri nel lavoro
e attenti alle necessità del nostro prossimo.

Sei stato sposo che ha portato in casa Maria già incinta
per opera dello Spirito Santo.
Fai che i nostri genitori accolgano le vite che Dio manda.

Hai accettato di essere padre di Gesù
e ti sei preso cura di lui contro chi lo voleva uccidere
e lo hai protetto nella fuga in Egitto.
Fa che i nostri genitori proteggano i loro figli e fìglie contro le droghe che corrompono e contro le malattie che uccidono.

Sei stato educatore di Gesù, insegnandogli a leggere le Scritture e introducendolo alle tradizioni del suo popolo.
Fa che conserviamo la pietà familiare
e sempre ci ricordiamo di Dio in tutto ciò che facciamo.

Caro san Giuseppe,
nel tuo volto umano vediamo ritratto il volto del Padre divino.
Che Egli ci dia rifugio, protezione
e la certezza che siamo portati sul palmo della sua mano.
Mostraci, san Giuseppe, la forza della tua paternità:
Dacci determinazione di fronte ai problemi,
coraggio di fronte ai rischi, senso del limite delle nostre forze
e fiducia illimitata nel Padre celeste.

Tutto questo ti chiediamo nella forza del Padre,
nell'amore del Figlio e nell'entusiasmo dello Spirito Santo.
Amen.

Mercoledì, 09 Marzo 2011 15:15

La Pia Unione parla tedesco

90° della affiliata Confraternita di San Giuseppe al Monastero di St. Trudpert

 

Il 24 marzo 1877 il vescovo di Strasburgo, Andrea Raess, ha fondato la Confraternita di San Giuseppe con sede nel monastero Saint Marc. Egli lo fece su richiesta di Padre Engelke, padre spirituale di quel monastero, e l’ha destinata nella cappella del monastero, "prendendo esempio da quella che esiste a Beauvais, con sede nella cappella del pensionato dei Frères des Ecoles Chrétiennes, e con il desiderio che si congiungesse ad ella". L'aggregazione ebbe luogo il 24 luglio 1877. L'Arciconfraternita, con sede a Beauvais era stata fondata da Papa Pio IX nel 1861. Il documento della fondazione del vescovo Raess, come anche il documento dell'aggregazione a Beauvais, sono conservati nell'archivio del monastero.
Nel 1888 i religiosi di Beauvais, come quelli di tutte le altre Congregazioni, sono stati cacciati dal paese su ordine del governo anticlericale della Francia. è probabile, che per questo motivo e per mediazione del vescovo Adolf Fritzen, la Confraternita con sede a Saint-Marc fu aggregata il 28.12.1891 ad un'altra Arciconfraternita, cioè alla Pia Unione di San Giuseppe Sposo di Maria Vergine Immacolata (Erzbruderschaft des Heiligen Josef, Bräutigam der Unbefleckten Jungfrau Maria). Questa era stata fondata il 19 marzo 1862 dal Papa, il Beato Pio IX, ed elevata il 10 settembre dello stesso anno ad Arciconfraternita con sede nella parrocchia San Rocco a Roma. Questa modifica dell'appartenenza era probabilmente voluta dal vescovo di Strasburgo. Per quali motivi? Forse erano state anche ragioni politiche: dal 1870 l'Alsazia era diventata tedesca e all'amministrazione prussiana non era gradito un legame con la Francia.
Nel 1913, dal sacerdote romano don Guanella, è stata fondata una nuova confraternita di San Giuseppe con il titolo: "Pia Unione del Transito di San Giuseppe" con la sede a Roma, nella chiesa parrocchiale San Giuseppe al Trionfale, più tardi elevata a basilica. Nel 1914, questa confraternita è stata elevata ad Arciconfraternita dal Papa S. Pio X e doveva riunire tutte le confraternite di San Giuseppe.
Nel febbraio 1918 è subentrata una modifica: come se non esistesse già una tale confraternita, il 23 febbraio, il vescovo Fritzen ha approvato gli statuti per una "Confraternita di San Giuseppe, canonicamente eretta" il 27 febbraio 1918.
Successivamente, l'8 aprile 1918, il direttore della Pia Unione ha mandato il documento dell'aggregazione. Nell'archivio si trova la lettera di accompagnamento, ma non il documento.
La differenza con l'Arciconfraternita di San Rocco è da notare: fedele al nome, la Pia Unione del Transito di San Giuseppe mette l'accento su Giuseppe come patrono della buona morte e anche sull'impegno della preghiera per gli agonizzanti.
L'Arciconfraternita di San Giuseppe a Beauvais ha continuato ad esistere nel 1888 nella cappella, nonostante la soppressione del pensionato dei Frères des Ecoles Chrétienne, e nel 1914 si è aggregata alla Pia Unione del Transito di San Giuseppe a Roma. Dopo il ritorno dell'Alsazia alla Francia, avvenuta nel novembre 1918, con una lettera del 3 settembre 1919, fu chiesto da Roma se ormai, data la nuova situazione, Beauvais dovesse essere considerata la centrale per tutta la Francia o se fosse Saint-Marc per l'Alsazia-Lorena. Il 10 settembre 1919, la risposta dell'allora superiore Sommereisen fu: Saint-Marc resta sede centrale per l'Alsazia-Lorena e per la Germania dovrebbe essere prevista la centrale a St. Trudpert.
L'aggregazione della confraternita di Saint-Marc alla Pia Unione, avvenuta nel 1918, fu di nuovo confermata in una lettera del direttore alla Madre Superiora di Saint-Marc (aprile 1985): "Dai nostri registri risulta che la Pia Unione del Transito di San Giuseppe è stata fondata nel monastero Saint-Marc nel marzo 1918... Quando una succursale della Pia Unione è stata eretta, lo resta per sempre, salvo una revoca o cambiamento della sede, ma questo non è il caso". Non sappiamo come era formulata la domanda della madre generale.
Per ciò che riguarda la fondazione e l'aggregazione della confraternita di San Giuseppe di Saint-Marc, per anni è prevalsa l'oscurità con la conseguenza che nella corrispondenza e nelle pubblicazioni, vengono citate differenti date per mancanza di chiarezza negli archivi, sia nel monastero di Saint-Marc, come anche nel vescovado di Strasburgo.

Monastero di San Trudpert
Su richiesta di Madre Eutropia, l'Arcivescovo di Freiburg (im Breisgau), il 12 gennaio 1920 ha fondato la "Fromme Bruderschaft vom Tode des Heiligen Josef zur Hilfe der Sterbenden" e nominato come rettore il rev. Superiore Strohmeyer (documento nell'Archivio di St. Trudpert). Poco dopo dovrebbe essere stata fatta l'aggregazione alla Pia Unione a Roma, i documenti dovrebbero trovarsi nell'Archivio.
Nel passato ogni centrale della Pia Unione era presieduta da un rettore. Ogni cambiamento era confermato da parte di Roma, come si vede dalla corrispondenza prima della guerra, che si trova nell'archivio di Saint-Marc. Gli statuti a questo punto sono stati cambiati. In una lettera del direttore della Pia Unione alla Madre Generale di Saint-Marc, si legge: "Siccome la filiale della Pia Unione è stata fondata nella Casa Madre della sua Congregazione, la Madre Generale, per l'incarico del direttore della Pia Unione del Transito di San Giuseppe, può nominare di caso in caso una persona - addirittura una consorella" (Lettera di aprile 1985).

(Traduzione dal tedesco di Elvira Hofenbach)

di Enrico Ghezzi

Nel cap. 15 del libro della Genesi, Dio promette ad Abramo una ‘ricompensa molto grande’ (v.1). Abramo comprende che si tratta di quello che gli stava fortemente a cuore, a lui e alla moglie Sara: non solo la promessa della ‘terra’, ma soprattutto, una ‘discen­denza’.
Il dialogo tra Dio e Abramo, secondo la tradizione jahvista, è sempre  descritto con semplicità scarna, ma non è privo di dramma: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli… Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà il mio erede» (vv 2.3). Qui, per la prima volta, annota la Bibbia di Gersualemme, Abramo esprime la sua inquietudine, dal momento che le promesse di Dio sembrano irrealizzabili, date le condizioni fisiche di Abramo e della moglie Sara. Il Signore, allora, non si scompone davanti alle incertezze di Abramo; lo conduce fuori, sotto il cielo pieno di stelle, e gli dice: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci…e soggiunse: ‘Tale sarà la tua discendenza’» (v.5).

 

di Enrico Ghezzi

San Paolo nelle lettere indirizzate ai Romani e ai Galati, a proposito del confronto assai polemico col mondo ebraico (da cui Paolo veniva e nel quale era stato severamente educato), insiste sul rapporto che corre tra la Legge e la fede in Dio che “giustifica”.
L’apostolo fonda la sua dottrina della ‘giustificazione’ (= essere liberati dal peccato e partecipare alla eredità dei figli di Dio), ricorrendo alla fede di  Abramo, il padre del popolo ebraico: Paolo afferma che in lui, in Abramo, anche i popoli pagani (oggetto della sua infaticabile predicazione), pur non conoscendo ancora Dio, sono chiamati, poiché il Signore aveva già ‘benedetto tutte le nazioni’ (Gal 3,8; cfr. Gen 12,3); e poiché la ‘fede’ di Abramo ‘gli fu accreditata come giustizia’ (Rm 4,8), Abramo può essere riconosciuto come ‘padre di tutti noi’ (4,16): da qui, la solenne proclamazione di Paolo: ‘di conseguenza quelli che vengono dalla fede, sono benedetti insieme ad Abramo, che credette’ (Gal 3,9).

Martedì, 12 Aprile 2011 15:17

La lettera che non c'è

{flv}Lalettera{/flv}

Giovedì, 07 Aprile 2011 13:23

Raccolta video

Questi video sono l'eredità preziosa, scoperta e vissuta come il segreto dei segreti: l'amore del prossimo. Nei volti, nelle storie c'è una notizia che racconta un Vangelo vivo, rivoluzionario, capace di rovesciare le cose: rendere sorgente di amore quello che 'normalmente' è buttato, nascosto, seppellito.

Le immagini raccontano come l'amore del prossimo rende preziose delle esistenze considerate inutili, dannose, problematiche, scartate.

Dicono ancora che le fragilità  umane sono state abbracciate da don Luigi Guanella e da coloro che, ancora oggi, rendono vivo il suo carisma.

I video, quindi, non sono una campagna pubblicitaria dei Servi della carità o delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, ma un invito a ricercare le orme che guidano alla scoperta della perla preziosa del Vangelo.

Guarda la collezione

di Enrico Ghezzi


Le parole del Concilio Vaticano II sull’educazione dei figli da parte dei genitori - «Tocca ai genitori creare in seno alla  famiglia quell’atmosfera vivificata dall’amore e dalla pietà verso Dio e gli uomini» (Conc. Vat. II, Gravissimum educationis, 3) - sono il frutto di una lunga riflessione e sperimentazione della santità di tante nostre famiglie che con l’esempio e la saggezza biblica hanno cresciuto figli destinati da Dio, alla santità. All’inizio di quell’evento straordinario di grazia, che fu il Concilio, c’era un uomo carico di luce e di bontà,  Papa Giovanni XXIII, manifestazione di vita evangelica, coltivata in famiglia da due santi genitori contadini. Non diversamente da quanto è avvenuto nella famiglia Guanella.
L’ambiente e l’habitat della famiglia ci definisce in modo determinante. Come comprendere gli eroi o i santi? Nessuna persona, uomo o donna è quello che è diventato da adulto, senza fare riferimento alle radici della sua infanzia e adolescenza. La storia di don Bosco, del Cottolengo, di don Guanella, di don Orione o di Papa Giovanni  XXIII, sono il frutto dell’ origine popolare, semplice, contadina o operaia delle loro famiglie. Se penso a Giovanni XXIII, nella sua altissima dignità di Papa, si portava con sé lo sguardo dolce e forte, contadino e sapiente dei suoi santi genitori, degli zii, dei preti che avevano collaborato con sacrificio e santità alla sua formazione. Il ‘Papa buono’, lo chiamerà il popolo.

di Giacomo Martina

Accanto alle riforme attuate da Pio IX per il ripristino di una completa vita comune negli antichi istituti religiosi e per una più facile dimissione (con l'introduzione dei voti semplici prima di quelli solenni nel 1857), assistiamo al proliferare vivissimo delle nuove fondazioni, soprattutto femminili: 183 nel solo Ottocento in Italia! Fino ad allora la vita religiosa femminile era strettamente legata alla clausura (secondo la costituzione apostolica Circa pastoralis di Pio V del 1566). Ora invece la donna si consacra con i voti semplici, è realmente «religiosa» (anche se il riconoscimento giuridico arriverà solo nel 1900 con la costituzione apostolica Conditae a Christo, e questo salverà le nuove congregazioni dalla soppressione) e si dedica alla scuola e all'assistenza.

 

Martedì, 05 Aprile 2011 12:59

La famiglia di don Luigi Guanella

di Domenico Saginario

A Luigi Guanella, tramite la sua famiglia, giunse l’eredità solidale della sua gente. In quel tessuto sociale vi entra e vi comunica con tutto il suo essere, ne assume la situazione, ne viene segnato. Per essere compreso a fondo, sarà necessario tener conto di questa sua radicale appartenenza alla gente di montagna, alla famiglia Guanella e, più in particolare, a quella di Pa’ Lorenzo e di Mamma Maria Bianchi.
C’è consistenza in Pa' Lorenzo, robusto di fisico e di spirito, che infonde sicurezza, stabile e forte come una montagna; e dolcezza nella mamma Maria.
Don Attilio Beria ha tracciato una sintesi dell'influenza, diversa e complementare, dei due genitori: «...Luigi Guanella... trascorse infanzia e fanciullezza coltivato dalla mano rude del padre, tipica figura dell’alpigiano di quei posti, e da quella dolce della madre, una creatura di quelle che vivono sulla terra senza allontanarsi dalla loro casa, inosservate, ma che ci riempiranno di stupore quando leggeremo la storia del nostro mondo scritta da Dio. Soave quanto il padre fu severo, umile, forte di Dio, essa ha salutato sulla porta dell'uscio, e avviato per il mondo tredici figli, più d'uno dei quali, forse, degno di essere venerato come santo».

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