Abbiamo ancora negli occhi le immagini e negli orecchi i canti della funzione liturgica della Presentazione di Gesù al tempio: la festa della luce. Giuseppe e Maria si recano al tempio per adempiere un rito che la tradizione ebraica prescriveva per i primogeniti.
Già nel libro dell’Esodo Dio fa dire a Mosè: «Consacrami ogni primogenito; il primo parto di ogni madre tra gli israeliti – di uomini e di animali – deve appartenere a me».
È con un sentimento di gratitudine a Dio che mi dà la possibilità di sintonizzarmi sulle onde di Radio Mater e di incontrare con la voce e l’affetto tante persone.
Allora un cordiale ben trovate alle ascoltatrici e agli ascoltatori di Radio Mater che questa sera desiderano passare un po’ di tempo in compagnia di San Giuseppe, invocarlo per le proprie necessità e imparare da Lui a sentire la voce di Dio che ci chiama a vivere in pienezza la nostra vita cristiane, corrispondendo alle chiamate personali che ognuno avverte nella sua vita.
In questi primi giorni di novembre le nostre comunità parrocchiali ci hanno invitato ad alzare lo sguardo, a squarciare il cielo sopra le nostre teste e a scorgere i frammenti di luce dell’aldilà, così da «Vedere la comunità dei salvati, dei santi, che vivono con il Signore, sentirne la presenza e l’unione spirituale con noi ancora in cammino» su questa terra. E così esprimere il nostro rapporto spirituale con i nostri amati defunti, avvolti in un clima di nostalgia popolata di ricordi e di speranza.
Molti di noi hanno passeggiato nel cimitero quasi una galleria di ricordi, popolata dalle foto sbiadite dal tempo, ma in questa stagione fatte rivivere con la carezza di fiori freschi, segno di un affetto senza tramonto.
Cari ascoltatori,
Come sempre all’inizio di questo appuntamento, voglio esprimere un cordiale saluto a tutti: alle ascoltatrice e agli ascoltatori, a chi ci ascolta in casa o per strada tornando dal lavoro, a chi sta preparando la cena, ma, in particolare modo, a chi è afflitto dalle molte contrarietà, avversità che sono la cattiva salute, il disagio interiore della depressione, l’insofferenza nei confronti della stessa vita. La difficoltà di rapporto con i condomini, e, ancora di più, il malessere nella vita familiare come rapporto marito e moglie e genitori e figli; là dove si è perso l’abitudine di dire – come spesso suggerisce papa Francesco – dire: “chiedere permesso”, domandare scusa, pronunciare un grazie sorridente. Ma anche un saluto particolare a chi è arrabbiato con la stessa esistenza, per chi ancora non ha trovato un motivo forte e valido per vivere. Un particolare abbraccio a chi si sente inutile, solo, a chi è senza amici, vorremmo con quieta preghiera essergli accanto con tanto calore amichevole e affetto fraterno.
Cari ascoltatori,
Sappiamo che san Giuseppe ha vissuto la sua esistenza accanto a Gesù come «ombra del Padre», quel Padre eterno che dall’eternità lo aveva scelto per essere il suo sostituto umano nello sviluppo e nella crescita di Gesù così da scrivere una storia dell’umanità con il sapore e il profumo di una storia intessuta di salvezza.
Il beato Paolo VI, di san Giuseppe ha scritto: «Il nostro occhio, la nostra devozione si fermano su san Giuseppe, il fabbro silenzioso e laborioso, che diede a Gesù non i natali, ma lo stato civile, la categoria sociale, la condizione economica, l’esperienza professionale, l’ambiente familiare e l’educazione umana». Il ventaglio delle condizioni umane in cui Gesù è vissuto e ci interessano come immagine viva e palpitante a cui ispirarsi per il nostro agire cristiano.
Cari ascoltatori,
In questo inizio del mese di agosto, in questo mercoledì dedicato a San Giuseppe, in quest’oasi di spiritualità, ho la soddisfazione di porgere un cordiale e affettuoso «ben trovati» a tutte le ascoltatrici e agli ascoltatori di Radio Mater.
Il saluto è per tutti, ovunque vi troviate: a casa, a chi è in macchina, in viaggio, a chi soggiorna nei luoghi di villeggiatura, ma un saluto doppiamente amichevole alle persone in difficoltà per tante ragioni: per la salute sia fisica che morale, per i disagi dell’incomprensione, della solitudine; una carezza affettuosa ai bambini e per tutti un incoraggiamento affinché il Dio della vita con l’intercessione potente di San Giuseppe ci possa donare gioia di vivere e la forza per affrontare senza paura le difficoltà che incontriamo nel sentiero della nostra esistenza.
Cari ascoltatori,
come sempre un saluto particolare alle persone ammalate, sofferenti nel corpo e nello spirito. Lo sappiamo da sempre che non tutte le malattie sono guaribili, ma tutte le malattie sono curabili e questo nostro incontro spirituale vuol essere un farmaco per curare la malattia della solitudine, dello sconforto e della sfiducia. Sono queste le malattie più pesanti che nessuna medicina se non la compagnia e l’amore tenero riescono a guarire.
Caro san Giuseppe,
vogliamo trascorrere quest’ora di tempo in tua compagnia e accanto alla tua dolcissima sposa Maria.
Nella mattinata di domani tutti i vescovi del mondo cattolico celebreranno la messa crismale, per consacrare quest’unguento per la celebrazione dei sacramenti del battesimo, della cresima, dell’ordine sacro e per il sacramento della guarigione l’unzione dei malati.
La Settimana Santa ci presenta un vasto insieme di immagini simboliche, assai emozionanti, ricche d’insegnamento e di una coinvolgente testimonianza come ad esempio: la lavanda dei piedi, la frazione del pane, la discesa agli inferi.
Domani, prima che il sole tramonti, la liturgia compirà come gesto di guarigione nell'azione della lavanda dei piedi.
È un gesto di guarigione per la nostra fragilità umana. Ogni fragilità è rafforzata e si guarisce soprattutto con l’amore e la condivisione: l’amore non guarda mai dall’alto in basso, ma sempre si abbassa per innalzare.
Prima della grande preghiera sacerdotale Gesù con la lavanda dei piedi anticipa lo stile di un servizio, sia per tutto il popolo di Dio ma anche e soprattutto per i sacerdoti: devono imparare a essere servi e non padroni, non funzionari ma solidali compagni di viaggio.
Da grande Gesù dirà di imitarlo: «Io ho fatto, affinché voi facciate».
Già dall’infanzia Gesù aveva imparato come si serve e si ama in modo autentico la vita: servendo.
Un cordiale ben trovati in questo nostro appuntamento mensile in compagnia di San Giuseppe, all’inizio di questo mese di marzo che la tradizione secolare della chiesa ha dedicato a san Giuseppe.
Il nome di san Giuseppe è particolarmente legato ai mercoledì del mese, in particolare, come oggi, e, ancora, il 19 di ogni mese e poi tutto il mese di marzo. Il mese di marzo festeggia anche il concepimento di Gesù nel grembo della vergine Maria. Il 25 marzo, infatti, inizieranno i nove mesi in attesa del Natale del Figlio di Dio tra noi.
Caro ed amato San Giuseppe, la liturgia di rito romano domenica scorsa ha fatto riecheggiare nelle nostre assemblee la parola di tuo figlio Gesù, che ci invitava a vegliare, ma anche ci offriva i motivi per essere attenti vigili ai segni della presenza di Dio nella nostra vita. La presenza del divino è una presenza variegata simile ad un riflesso di diamante. A ogni angolazione della luce dà un riflesso di colorazione diversa.
Un bentrovati a tutti per il nostro appuntamento mensile all’ombra consolatrice della spiritualità di san Giuseppe che è stato accanto a Gesù. Il Creatore, che si è fatto creatura in Gesù, ha accettato di accogliere come dono le qualità umane di san Giuseppe.