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Mercoledì, 12 Agosto 2015 10:18

Trasmissione radio - agosto 2015

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Ascolta, ora!

Cari ascoltatori,

In questo inizio del mese di agosto, in questo mercoledì dedicato a San Giuseppe, in quest’oasi di spiritualità, ho la soddisfazione di porgere un cordiale e affettuoso «ben trovati» a tutte le ascoltatrici e agli ascoltatori di Radio Mater.

Il saluto è per tutti, ovunque vi troviate: a casa, a chi è in macchina, in viaggio, a chi soggiorna nei luoghi di villeggiatura, ma un saluto doppiamente amichevole alle persone in difficoltà per tante ragioni: per la salute sia fisica che morale, per i disagi dell’incomprensione, della solitudine; una carezza affettuosa ai bambini e per tutti un incoraggiamento affinché il Dio della vita con l’intercessione potente di San Giuseppe ci possa donare gioia di vivere e la forza per affrontare senza paura le difficoltà che incontriamo nel sentiero della nostra esistenza.

 

Vogliamo come sempre iniziare la nostra trasmissione rivolgendo una preghiera a San Giuseppe con molta confidenza e fiducia.

«In questa calura estiva, carissimo San Giuseppe, idealmente ci mettiamo davanti a te per confidarti un sentimento di gioia, per l’impulso che ha indotto Papa Francesco a indire un anno dedicato alla misericordia divina, per recuperare la nostra identità cristiana, la passione di Dio per la nostra realizzazione umana che diventa sorgente della nostra gioia per il nostro cordiale rapporto con Gesù. Un rapporto che trova il suo modello nella tua stessa vita, o san Giuseppe, che hai vissuto e goduto di una filiale confidenza con quel figlio che Dio  ti aveva affidato da custodire nei primi anni della sua vita».

Vorrei iniziare questo momento di preghiera, di riflessione, di dialogo sulla figura di san Giuseppe citando una frase di Santa Teresa d’Avila che fu una grande devota di San Giuseppe e la chiesa ce la indica come dottore, cioè maestra di vita spirituale, strada sicura di santità.

La frase dice: «Le parole conducono ai fatti. Preparano l’anima, la rendono pronta e la commuovono sino alla tenerezza» e, in altra parte della sua autobiografia, oltre a raccomandare la lettura di qualche buon libro per meglio raccogliersi in Dio, di lei stessa diceva: «Per me bastava anche la vista dei campi, dell’acqua, dei fiori: cose che mi ricordavano il Creatore, mi scuotevano, mi raccoglievano e mi servivano da libro».

Tutto questo mi pare che possa  valere anche per noi oggi: leggere un buon libro e ammirare la natura come splendido mosaico della fantasia creatrice di Dio.

Per lodare questa fantasia di Dio, papa Francesco ha scritto un’enciclica che inizia proprio con la lode: «Laudato si’ mio Signore», per tutte le cose belle che ci ha donato.

Ma per tornare a noi, ricordiamo la citazione di Santa Teresa: «Le parole conducono ai fatti. Preparano l’anima, la rendono pronta e la commuovono sino alla tenerezza». Insiste sulle due parole: anima e tenerezza.

 L’anima come patrimonio della nostra spiritualità, lo scrigno segreto, personale della nostra sensibilità religiosa e la tenerezza come carezza affettuosa della nostra agire con il prossimo. La tenerezza è una virtù dei forti con il sorriso sulle labbra, con energia nelle braccia e delicatezza nel tratto.

Per rendere la nostra anima pronta, attenta e disponibile all’azione della grazia di Dio, che è da sempre tenerezza, abbiamo bisogno di parole efficaci che sappiano entrare nel fortino della nostra vita, troppo spesso chiusa e inviolabile alle sollecitazioni esterne, e refrattario a lasciarsi impastare con la forza del lievito evangelico della parola.

Noi guardiamo a San Giuseppe che è un libro vivente nel quale vediamo praticate le stesse virtù che desideriamo sentire cantare nel cielo della nostra anima.

Chissà quanti momenti san Giuseppe ha passato guardando Gesù, i suoi giochi con i suoi compagni d’età, il suo impegno ad apprendere le lezioni alla sinagoga; la meticolosità e l’impegno nel suo lavoro di carpentiere.

In Gesù cuore, mente e mani esprimevano una costante armonia.

Desidero ricordare un ammonimento di Papa Benedetto ai giovani, ma il consiglio vale anche a noi oggi. Diceva il papa: «La preghiera, come armonia della nostra facoltà intellettuali, fisiche e spirituali non distolgono dalla vita, ma aiuta ad essere veramente se stessi in ogni ambiente, fedeli alla voce di Dio che parla alla coscienza».

E ancora: «Cari amici, la fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con una luce e una forza nuova , in modo degno dell’uomo, anche in un modo più sereno ed efficace.

San Giuseppe è stato per Gesù, padre, custode, maestro e discepolo. Ha tramesso a Gesù le nobili qualità umane della sua persona e ha imparato da Gesù a respirare, con il suo respiro umano, il respiro di Dio. L’armonia della qualità umane in sintonia con i desideri di Dio.

Se guardiamo alla storia della Chiesa vedremo che è ricca di santi e beati  che, proprio partendo da un intenso e costante dialogo con Dio, illuminati dalla fede, hanno saputo trovare soluzione creative, sempre nuove, per rispondere a bisogni umani concreti in tutti i secoli: la salute, l’istruzione, il lavoro. La loro intraprendenza era illuminata dallo Spirito Santo e da un amore forte e generoso per i fratelli, specialmente per quelli  più deboli e svantaggiati».

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