Un cordiale ben trovati in questo nostro appuntamento mensile in compagnia di San Giuseppe. E’ il nostro primo appuntamento dopo l’elezione di Papa Francesco, il primo appuntamento dopo la Pasqua e, con la liturgia della Parola di oggi, viviamo nell’atmosfera dei discepoli di Emmaus, forse, anche noi, con l’animo appesantito dalla delusione, dagli affanni o dalle preoccupazioni, ma anche disponibili a ripercorrere il nostro cammino generoso verso Gerusalemme e tuffarci idealmente nella gioiosa comunità dei credenti in Cristo.
Caro ed amato San Giuseppe, la liturgia di rito romano domenica scorsa ha fatto riecheggiare nelle nostre assemblee la parola di tuo figlio Gesù, che ci invitava ad alzarsi e a levare il capo, per intravedere come vicina la nostra liberazione. C’è un invito e una costatazione: alzare il capo e una speranza vicina. Anche la tua vita è stata popolata di inviti: a prendere Maria tua sposa, a partire per Betlemme per il censimento, fuggire in Egitto. Ritornare dall’Egitto. All’invito di Dio hai sempre obbedito con generosità, ha sempre gettato l’ancora della speranza nel futuro e hai esperimentato che il futuro era colmo di grazia, colmo di Dio.
Anche noi stiamo vivendo il nostro avvento come tu l’hai vissuto. L'Avvento è il tempo che prepara le nascite, è il tempo in cui la tua sposa era in attesa del parto. L’attesa è il tempo delle donne: solo le donne in attesa sanno cosa significhi davvero attendere.
Oggi siamo qui a riflettere a pregare a chiederci: cosa davvero attendiamo?
Le pagine dell’evangelo ci prendono per mano e ci introducono oltre la soglia della porta della fede e ci aiutano a guardare in alto, a percepire il mondo pulsare attorno a noi, a sentirci parte di un’immensa vita e portatore del dono della fede per aiutare la gente del nostro a credere.
Caro San Giuseppe, all’inizio di questo mese in cui nel ricordo dei nostri cari defunti abbiamo bisogno non solo di tanta, ma di tutta la gioia dei santi per riuscire ad affrontare il doloroso tema della morte che tu, o caro San Giuseppe, hai sostenuto con il conforto e con la presenza di Gesù e della tua dolce e affezionata sposa, Maria santissima. In questo momento di preghiera, di riflessione vogliamo squarciare il cielo e alla luce del Vangelo delle parole del tuo figlio Gesù, alla luce dello Spirito Santo e con l’aiuto anche dei nostri cari defunti vorremmo che questi momenti così dolorosi e drammatici, divenissero luminosi e considerare come verità di fede che la morte è il sonno che ci risveglia in Dio.
In questi nostri tempi avendo la scienza allungate le stagioni della vita, siamo tentati di vivere un’eterna giovinezza.
Incontrare persone è sempre un motivo di gioia, è un soffio di umanità che rinnova la nostra stessa vita, soprattutto, quando i motivi dell’incontro sono nobili come questo momento di spiritualità in compagnia di San Giuseppe.
San Giuseppe è un nostro compagno di viaggio particolarmente ora alla vigilia di un anno dedicato all’approfondimento della nostra fede in Gesù, il Figlio di Dio, che Dio stesso ha dato in consegna a San Giuseppe per introdurlo nella nostra esistenza umana.
Un cordiale ben trovati in questo nostro appuntamento mensile in compagnia di San Giuseppe.
E’ un appuntamento carico di affetto, di stima e di ascolto nell’armonia di suoni che solo l’anima innamorata e ricca di fede sa esperimentare. Vogliamo questa sera parlare a «cuore a cuore» con San Giuseppe, il papà terreno di Gesù.
San Giuseppe ci è maestro non tanto per le parole che non ha pronunciato, ma per l’ascolto che sa dare alle nostre parole e alle nostre richieste. Il suo silenzio non è mutismo, ma è un silenzio illuminato da irradiazioni con tante sfaccettature che riflettono colori luminosi, quasi indicazioni di strade da percorrere per camminare nel giusto sentiero della santità, pienezza di beatitudine evangelica.
Un affettuoso saluto a tutti, a chi si trova a casa, a chi è in macchina, in viaggio, a chi soggiorna nei luoghi di villeggiatura, ma in particolare alle persone in difficoltà per tante ragioni, per la salute sia fisica che morale, per i disagi dell’incomprensione, anche una carezza ai bambini e a tutti un incoraggiamento affinché il Dio della vita con l’intercessione potente di San Giuseppe ci possa donare gioia di vivere e la forza per affrontare senza paura le difficoltà che incontriamo nel sentiero della nostra esistenza. Oggi la chiesa celebra la memoria di San Alfonso Maria dei Liguori, fondatore dell’ordine dei Redentoristi.
Questo santo che dopo aver esercitato la professione di avvocato, si è fatto prete, ha fondato appunto l’ordine dei Redentoristi e fu vescovo nella regione campana a Sant’Agata dei Goti in Campania, Sant’Alfonso è stato un grande devoto di San Giuseppe.
Innanzitutto ha consacrato il suo ordine alla protezione di San Giuseppe.
Era una grande intelligenza ed è stato paragonato a San Tommaso. Ha scritto libri di teologia morale he hanno formato nei seminari generazioni e generazioni di giovani preti.
Uomo di grande capacità comunicativa, sapeva parlare ai dotti e alle gente semplice; ha scritto un libro di novene a San Giuseppe. Nei suoi scritti di morale e nella preghiera cita spesso San Giuseppe come patrono dei morenti e il santo della buona morte.
Ma tutti noi ricordiamo Sant’Alfonso perché è l’autore del canto natalizio: «Tu scendi dalla stelle, o re del cielo e vieni in una grotta al freddo e al gelo».
Queste mie parole volano nelle case, nelle strade e mi sento un messaggero che annuncia pace, serenità e benessere fisico e spirituale. E prego che queste parole abbiano il sapore dell’eternità e non siano imbrigliate nella rete dell’egoismo e dell’indifferenza.
Fa’, o Signore, che queste parole inquietino la nostra vita. Non permettere che siano svuotate dal sapore di eternità e che noi restiamo affascinati da parole che null’altro sono che l’eco della tua stessa parola inviata a noi.
Ti prego, o Padre di misericordia, anche per chi può essere ostile a queste parole di speranza e di vita. Fa’ che la Parola trovi un pertugio per infilarsi nel loro spirito e liberare le potenzialità che ogni persona porta in sé come patrimonio della sua esistenza.
In questo cammino vogliano avere accanto San Giuseppe, l’uomo giusto, l’uomo della fede grande.
Siamo alla vigilia della chiusura delle scuole, all’indomani dell’Incontro mondiale della famiglie a Milano.
Vorrei, e per questo prego, che le mie parole questa sera fossero un eco di eternità che riecheggia nelle nostre anime.
Sosteremo insieme a San Giuseppe che dal cielo ci è compagno eterno e amico inseparabile.
Allora un saluto a tutte le ascoltatrici e gli ascoltatori sintonizzati sulla onde di Radio Mater. Una carezza particolare ai bambini e a tutte le persone in ascolto, soprattutto quelle visitate dal disagio della malattia e vorrei pensare e pregare anche per chi vive un momento drammatico e pauroso del terremoto in Emilia.
Tenteremo di illuminare ed impregnare del senso dell’amore il nostro soffrire.
Prima, però, vorrei pregare e concentrarmi con un pittore davanti alla tela bianca. Ogni incontro con Dio è un’esperienza singolare: parla con Dio anche attraverso l’intercessione di Gesù, di Maria e di San Giuseppe segna la nostra vita e ci porta ad ammirare panorami nuovi illuminati dalla speranza.
Come Mosé davanti al roveto ardente illuminato dalla presenza dell’Onnipotente Iddio, anch’io mi metto di fronte a Dio e lo prego perché mi conceda una mente e un cuore trasparente come il cristallo e ardente come un roveto in fiamme.
Prepara, o Padre, il mio cuore per una fruttuosa meditazione, allontana da me pensieri inutili, i turbini della mente e le insidie del maligno perché in Gesù tu sei la Via, la Verità e la vita.
Ti prego, o Padre, fa’ del mio intelletto uno splendido specchio delle tua immagine.
E tu, Spirito Santo, donami un raggio delle tua saggezza. E voi Vergine Maria e San Giuseppe, accompagnatemi in questa conversazione affinché u raggio di speranza illumini chi ascolta.
L’evangelista san Luca nel comporre il suo evangelo, “la buona notizia” dell’amore di Dio per noi, sottolinea che quando Gesù si avvicina alla realtà s vede fiorire la gioia.
Leggiamo nel vangelo infatti che un bimbo ritrova la vita, un ammalato la salute, una mamma di riabbracciare il figlio pianto come morto, un’anima triste si vede fiorire un sorriso, l’affamato un pezzo di pane, chi è disperato e senza amore si ritrova un cuore caldo di affetto, una mano amica che lo aiuta a proseguire il suo cammino.
Negli scritti di San Luca sia nell’evangelo come negli Atti degli apostoli non lascia mai cadere questa caratteristica.
Dante Alighieri definisce san Luca il pittore della mansuetudine di Cristo.
Nell’ultima riga del suo vangelo san Luca ci fa leggere, e, soprattutto, vivere questo annuncio: dopo che gli apostoli videro Gesù ascendere al cielo tornarono a Gerusalemme con “il cuore pieno di gioia”.
Siamo entrati da pochi giorni nel mese di maggio e maggio è l’esplosione dei colori della vita. I colori diventano l’alfabeto della gioia e cantano l’amore alla vita.
La terra si fa ospitale e i colori dei fiori danno speranza per la raccolta dei frutti.
Nella tradizione della Chiesa il mese di maggio è dedicato alla devozione alla Madonna, il fiore più bello dell’umanità, la madre della speranza che apre il suo essere a Dio e inaugura una felice eternità per l’umanità intera. Maria di Nazareth è il frutto dell’umanità da sempre sognato da Dio. Chi si avvicina con fede a Gesù non può fare a meno di innamorarsi di questa madre tenera ed affettuosa.
Siamo alla vigilia dei grandi eventi della vita cristiana: accanto all’abisso della violenza degli uomini che non riconoscono in Gesù il messia e lo condannano c’è anche il tradimento degli apostoli, la solitudine di Gesù nel Getzemani, ma dentro alla galleria buia dell’abbandono s’innesta l’evento singolare ed unico della risurrezione di Gesù che finalmente rompe le catene della schiavitù del male e apre lo spiraglio di luce dell’eternità.
Allora vorrei e per questo prego che le mie parole, questa sera, fossero un eco di eternità che riecheggia nella nostre anime.
Cammineremo insieme a San Giuseppe che dal cielo ci è compagno eterno e amico inseparabile.
Un saluto a tutte le ascoltatrici e ascoltatori sintonizzati sulla onde di Radio Mater. Una carezza particolare ai bambini e a tutte le persone in ascolto, soprattutto quelle visitate dal disagio della malattia.
Tenteremo di impregnare del senso dell’amore il nostro soffrire.
Vorrei questa sera iniziare il nostro dialogare con un omaggio ai nonni raccontando questo dialogo tra un nonno e un nipotino.