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«La piccola santa di casa nostra»

di Gabriele Cantaluppi

Ancora oggi, a dieci anni dalla morte avvenuta nel luglio 2003, Giovanna Spanu è considerata  dai fedeli della parrocchia dello Spirito Santo a Parma la “piccola santa di casa nostra”, vedendo in lei un modello e godendo i frutti della sua opera ancora presente in mezzo a loro, la “Piccola Comunità Apostolica”.
Poiché il papà era guardia di finanza, la famiglia dovette trasferirsi da Bidunì, frazione di Alghero (SS), dove Giovanna era nata il 9 dicembre 1955, a Roma e da lì, pochi anni dopo, a Parma. Il clima familiare era sereno e gli impegni scolastici buoni, ma  Giovanna provava nel cuore un senso di vuoto  e di tristezza, che si acuì nel periodo dell’adolescenza. Cercava di reagire impegnandosi in una squadra di pallamano, in cui era brava ed apprezzata, e nella professione di fisioterapista. Visse anche un’esperienza di fidanzamento, da lei stessa definito “bello e santo”.

Uomo colto, dal grande ascendente, maestro e testimone di valori

di Gabriele Cantaluppi

Riferendosi a Giuseppe Lazzati, il cardinale Dionigi Tettamanzi riteneva che nella situazione odierna la Chiesa e la società avessero bisogno “di lasciarsi interpellare dalla sua testimonianza e riflettere sull’esempio che un fedele laico come lui è stato e ha voluto essere”.

Chi lo ha conosciuto lo descrive signorile nel tratto, senza però che le persone semplici provassero soggezione o titubanza nel trattare con lui. Il senso dell’amicizia lo rendeva attento ai bisogni altrui, così da rendersi anche presente agli avvenimenti lieti o tristi di quanti conosceva: cose, se si vuole, semplici e quotidiane, come una telefonata, un biglietto di auguri, il parlare “meneghino” nel dialogo con qualcuno che si esprimeva meglio in dialetto. Viveva quanto afferma la recente enciclica di papa Francesco sulla fede: “Il credente non è arrogante, al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi è essa che ci abbraccia e ci possiede”.

 

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