Carissimo San Giuseppe,
eccoci al nostro consueto appuntamento per stare un po’ in tua compagnia, ascoltare i tuoi silenzi, avvertire la carezza dello Spirito che accarezza il nostro cuore e infonde in noi fiducia e perseveranza nell’affrontare i disagi della vita.
In questo momento del vespro, immagino di stare seduto accanto a te all’ombra di un albero, sentire la brezza confortevole che scavalcando i monti del Carmelo giunge sino a Nazareth e rendere confortevole il tramonto.
Come sempre un ben ritrovati a questo nostro appuntamento mensile in compagnia di san Giuseppe, all’inizio del mese di maggio e all’indomani della celebrazione della festa del lavoro e di san Giuseppe artigiano.
Dio, dovendo scegliere una persona cui affidare la custodia di suo figlio, inviato nella storia umana per illuminarla con una luce di una speranza immortale, non si è indirizzato al palazzo di una persona ricca ma ha scelto la casa di un lavoratore.
Ascolta ora!
Un bentrovati a tutti gli ascoltatori e le ascoltatrici sintonizzati sulle onde di Radio Mater.
Carissimo San Giuseppe,
siamo entrati nel mese di marzo, in cui da secoli la Chiesa festeggia il tuo onomastico e ammira la tua fede e la tua collaborazione al piano di Dio. In questo tempo desideriamo stare in tua compagnia per confidarti il nostro stato d'animo e attingere dalla tua testimonianza la forza e il coraggio nel nostro cammino verso la vetta della santità. La parola “santità” ci rende quasi timorosi, sembra una montagna inaccessibile, ma la tua vita ci insegna che la santità consiste nell'intima comunione con Gesù tuo figlio «legale» e un rapporto solidale con i fratelli.
Tu, o San Giuseppe, sei davvero il modello della santità, non solo per la missione che Dio ti ha affidato, ma, soprattutto, per l'intimità vissuta con Gesù. Gesù ha imparato da te a gustare i sapori della nostra vita terrena e tu hai imparato da lui a essere specchio dei requisiti divini presenti nella tua vita.
Il santo, infatti, è chi si lascia rivestire della santità stessa di Cristo Gesù.
Carissimi e stimati ascoltatori e ascoltatrici di Radio Mater è con gioia che iniziamo questa trasmissione, la prima di quest’anno 2018, e vorremmo riempirla di semi fecondi per un futuro con il sapore profumato di speranza. Desideriamo attraversare la soglia ideale del nuovo anno con un patrimonio di fede che sappia irradiare luce e conforto ai nostri compagni di viaggio.
La liturgia del 1° dell’anno con le parole del Libro dei numeri ha aperto l’orizzonte con la benedizione divina quando abbiamo sentito questa parole: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia splendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace». Vorrei appoggiare una carezza sul volto delle persone sole, su chi soffre per la malattia, per la difficoltà di rapporti con il prossimo, chi vive momenti di lutto per una morte prematura. Una carezza affettuosa come quella di un angelo sul volto dei bambini e dei nonni, che li custodiscano e li educano ad affrontare con coraggio i disagi della vita.
Come sempre un cordiale bentrovati in questo tempo dedicato alla preghiera, alla riflessione, a riscaldare il cuore nel clima sereno e gioioso della casetta di Nazareth.
La Provvidenza oggi ha voluto che potessimo stare insieme a san Giuseppe e anche alla sua giovane sposa Maria in questa solenne vigilia della sua immacolata Concezione.
Domani celebriamo l’inizio della realizzazione un sogno di Dio presente nel suo amore sin dall’eternità.
Quel sogno era incominciato a farsi realtà con Adamo ed Eva, ma quasi subito si è infranto con un atto di gelosia dei nostri progenitori: la voglia di essere anche loro simili, uguali a Dio. Il tentatore ha suggerito che il mangiare del frutto proibito avrebbe dato a loro la possibilità di essere come Dio.
Sappiamo che non fu così. Infatti il peccato nella sua essenza è un comportamento sbagliato perché è il rifiuto di coltivare un bene, anzi è la distruzione di un bene, di un qualcosa di buono che ha la sua origine e fonte in Dio stesso.
Il peccato è il rifiuto ad accogliere l’amore di Dio, è voler tagliare il cordone ombelicale che ci lega a Dio dal quale riceviamo il tempo della vita, un tempo sempre gravido di eternità, un tempo sorgente di gioia, di speranza e di responsabilità sia nei confronti della nostra vita e anche della vita del mondo che ci ospita.
Nel cuore delle persone da sempre è viva la nostalgia di una rapporto sereno e gioioso nei confronti della vita stessa, ma tutti noi portiamo nell’animo una goccia di quel veleno che ha inquinato l’animo di Eva e di Adamo. Troppe volte dimostriamo che non abbiamo fiducia in Dio, la diciamo solo a parole, ma non con il nostro comportamento. Anche noi siamo ammaliati dalle suggestioni terrene, di dominio, di onnipotenza, preferiamo ascoltare la voce del “serpente” come Eva nel paradiso terrestre e ci fidiamo più della menzogna che della verità.
Ad un certo punto della storia del popolo ebraico, dopo secoli di affinamento, di sensibilizzazione ad un’attesa del Messia, giunto la “pienezza dei tempi” come dice san Paolo, Dio decide di recuperare il suo sogno di comunione e di condivisione con la vita degli uomini e delle donne e così decide di far nascere Maria senza quella “goccia di veleno” che avvelenava i rapporti con Dio, padre e creatore, ricco di bontà e di misericordia.
Un cordiale ben trovati in questo nostro appuntamento mensile in compagnia di San Giuseppe.
La solennità dei santi di dopodomani ha fatto anticipare il nostro consueto appuntamento del mercoledì dalle ore 18,30 alle 19,30.
Questa anticipazione nel palinsesto di Radio Mater giova ad una platea di persone che hanno l’opportunità di poter sentire parlare anche di san Giuseppe; allora vogliamo vivere questo momento di grazia e di luce come aurora della festa di tutti i santi.
Un cordiale ben trovati in questo nostro appuntamento mensile in compagnia di San Giuseppe che oggi assume un tono particolare perché celebriamo la festa di san Francesco protettore con santa Caterina da Siena della nostra nazione, festeggiamo l’onomastico di papa Francesco che con la scelta di questo nome ha voluto indicare una direzione di marcia di tutto il suo pontificato: vedere i san Francesco di Assisi l’incarnazione concreta del messaggio evangelico di Gesù.
Un cordiale ben ritrovati in quest’oasi di riflessione, di preghiera e di aggiornamento nello spirito all’ombra del papà terreno di Gesù: il patriarca san Giuseppe.
Un cordiale ben ritrovati in quest’oasi di riflessione, di preghiera e di aggiornamento nello spirito all’ombra del papà terreno di Gesù: il patriarca san Giuseppe.
Il caldo, le giornate lunghe, forse la stanchezza che ci prende in quest’ora ci creano un po’ di difficoltà a stare incollati alla radio per ascoltare. Il nostro incontro è un invito a rilassarci e così permettere allo Spirito di donarci un po’ di sollievo e occhi luminosi per guardare con fiducia il futuro. Noi, che molte volte viviamo in difficoltà per la nostra mancanza di salute, di compagnia, di povertà di stima da parte del prossimo, siamo poveri di rapporti con la gente, ma pur in questa situazione, tuttavia, siamo in una condizione privilegiata per alimentare la speranza.
Carissimo San Giuseppe,
eccoci al nostro consueto appuntamento per stare un po’ in tua compagnia, ascoltare i tuoi silenzi, avvertire la carezza dello Spirito che accarezza il nostro cuore e infonde in noi fiducia e perseveranza nell’affrontare i disagi della vita.
In questo momento del vespro, immagino di stare seduto accanto a te all’ombra di un albero, sentire la brezza confortevole che scavalcando i monti del Carmelo giunge sino a Nazareth e rendere confortevole il tramonto.
Come sempre un cordiale bentrovati, in questo mensile appuntamento in compagnia di san Giuseppe.
In questi giorni, nella liturgia quaresimale i nostri occhi di carne sono illuminati da una particolare luce divina, infatti, in queste settimane la pagine della liturgia della parola oltre che farci riascoltare la voce dei profeti, ci sono i brani dell’evangelo che ci spingono a incontrare Gesù in persona.
Un cordiale ben trovati in questo nostro appuntamento mensile in compagnia di San Giuseppe.
È un appuntamento carico di affetto, di stima e di ascolto nell’armonia di suoni che solo l’anima innamorata e ricca di fede sa esperimentare. Vogliamo questa sera parlare a «cuore a cuore» con San Giuseppe, il papà terreno di Gesù, in una circostanza così impegnativa per gli ascoltatori e ascoltatrici che seguono il rito della liturgia romana come l’inizio della quaresima. .
Vorrei tentare di creare un clima di ascolto e far uscire allo scoperto le qualità belle che ognuno porta stampate nella sua anima. Anche le nostre fragilità, i dolori e le sofferenze.
Caro San Giuseppe,
Dopo un cordiale saluto a tutti e un rinnovato augurio di un buon anno 2017, vogliamo mettere da subito tutti i giorni di questo 2017 sotto la custodia e la protezione di san Giuseppe.
Desideriamo essere dei fiori, boccioli aperti a cogliere la rugiada delle benedizioni celesti che la fedele custodia di san Giuseppe con fervore e simpatia invoca su ciascuno di noi.
Come l’ombra di san Giuseppe ha costantemente accompagnato Gesù nei giorni della sua vita terrena, ora questa mano benedicente accompagna anche noi, fratelli del suo figlio Gesù, lungo i sentieri del nostro esistere. Il primo giorno dell’anno la liturgia della messa ha invocato l’abbondanza delle benedizioni divine sulla nostra vita affinché la nostra stessa esistenza diventasse una costante benedizione.
Infatti, se non impariamo anche noi ad essere benedizione per il nostro prossimo non riusciremo mai ad essere davvero felici.
Di fatto, benedire è invocare dal cielo una forza che faccia crescere la vita; significa essere capaci di ripartire, di risorgere.
Essere benedetti significa scoprire il bene che c’è in ogni fratello e sorella e ringraziare Dio che ha fatto brillare la luce del suo volto nel volto dei nostri fratelli e sorelle.
In fondo saper benedire null’altro è che scoprire di essere amati da un Dio delle grandi braccia e da un cuore di calda luce di amore.
Dio padre ha affidato in custodia a san Giuseppe il bene più prezioso che avesse: il suo figlio Gesù e lo ha fatto affinché fosse per l’umanità intera una fonte inesauribile di benedizioni.