Bacciarini e la beata Elisabetta
di Graziella Fons
E' scritto che «la speranza è la balia della vita cristiana» e non c’è santità dichiarata senza un cammino eroico sul sentiero della ricerca del volto di Dio scoperto nei fratelli. Uomini e donne di speranza si trovano per quelle affinità elettive che la Provvidenza semina nel cuore dei grandi ricercatori dello Spirito. È avvenuto per la beata Maria Elisabetta Hesselblad e il venerabile Aurelio Bacciarini: Maria Elisabetta, tenace fondatrice delle suore Brigidine e il vescovo Bacciarini, custode fedele del patrimonio di santità nascosto nelle pieghe della storia del popolo ticinese.
La Provvidenza ha fissato l’appuntamento del loro incontro su di un treno. Elisabetta proveniva dalla Svezia con tanti sogni nell’anima e malanni nel corpo, Bacciarini da Lugano dopo una degenza in clinica per i suoi malanni.
Era un fine settembre del 1924. Le vallate della Svizzera interna erano ammantate dei colori dell’autunno che per i due santi non erano i colori del tramonto, ma rinnovo dei colori dell’alba. Madre Maria Elisabetta si fermava a Lugano e fondava la sua terza comunità di suore Brigidine. Una comunità era a Roma, l’altra in Svezia e ora il seme era messo anche nella terra del Ticino.
Bacciarini ospitava con gioia e pastorale soddisfazione la presenza di una nuova comunità dedita alla preghiera, alla carità e al dialogo ecumenico.
L’ecumenismo era da sempre in evidenza nell’animo di Maria Elisabetta, nata nel 1870 in Svezia da una famiglia luterana. Si convertì al cristianesimo, approdò a Roma e fu attratta dalla spiritualità di santa Brigida di Svezia (1303-1373), patrona d’Europa.
Scriveva Maria Elisabetta: «Quando guardo alla mia vita passata, mi vedo come una di quelle figure di legno su una tavola del gioco degli scacchi, una di quelle di così poca importanza e che, malgrado ciò, ha un posto».
Nella vita è importante trovare il proprio posto nella partita giocata da Dio e contribuire a far vincere la partita sotto la mano sapiente
dell’Onnipotente che muove le nostre vite secondo la sua santa volontà.
Maria Elisabetta aveva iniziato la sua esperienza lavorativa come infermiera. è stata accanto ai sofferenti, e nella sua ricerca di vita e poi di consacrata ha dovuto soffrire molto. La malattia ha sempre camminato al suo fianco.
La spiritualità di santa Brigida, contemporanea di santa Caterina da Siena, è assimilabile per i doni straordinari che hanno accompagnato queste due donne, entrambe consacrate dalla Chiesa come dottoresse, maestre di spiritualità e grandi conduttrici per la fratellanza dei popoli e l’unità della Chiesa.
Anche la casa di Lugano nasce come testimonianza della carità verso le persone fragili e si unisce allo stile della spiritualità dello stesso Bacciarini che ha saputo essere un contemplativo in azione: ogni iniziativa pastorale per il vescovo Bacciarini doveva prima macerare nella preghiera e, come per Maria Elisabetta, poi maturare nella sofferenza.
Sulle sponde del lago di Lugano era iniziata una gara di generosità nel nome dell’unica fede. Uniti nell’impegno solidale, il vescovo Bacciarini e questa nuova fondatrice, venuta da lontano, iniziarono a completare nella sofferenza della loro carne quello che mancava «ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa».
Pochi mesi dopo quell’incontro, con il tenace e cordiale interessamento di mons. Bacciarini, prima di Natale, venne inaugurata la nuova casa di riposo e nello stesso tempo una comunità religiosa che, come avveniva in Svezia, è luogo di accoglienza, di preghiera con un particolare riguardo agli ospiti scandinavi.
Il venerabile Aurelio Bacciarini fu chiamato da papa Pio XI «il Giobbe dell’episcopato cattolico» - quante e quali erano le malattie e le sofferenze morali che lo accompagnarono nel suo infaticabile compito di pastore!
Le sofferenze del pastore unite a Gesù, il supremo Pastore, rendevano eloquente testimonianza del vescovo. I centri di carità avviati in diocesi, i monasteri di clausura, le splendide qualità umane della nascente Compagnia di Santa Teresa hanno permesso di costatare che «nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l'uomo a Cristo».
Il 25 ottobre di quest’anno la diocesi di Lugano con le brigidine ricorderà solennemente il 90° anniversario dell’apertura della casa di ospitalità benedetta dal venerabile Bacciarini.
Madre Elisabetta, definita «pioniera dell’ecumenismo», è stata beatificata nell’Anno santo del 2000 da Giovanni Paolo II.
Il vescovo Aurelio Bacciarini è «venerabile» per le qualità egregie delle sue virtù teologali e cardinali e noi tutti siamo in attesa dalla sua beatificazione dopo un miracolo che i fedeli del santo vescovo Aurelio devono invocare per mezzo della sua intercessione.