Il «giusto» Giuseppe ha accettato con fede e umiltà la volontà della custodia tracciando il sentiero che Gesù stesso, con cuore mite e umile, avrebbe percorso sino alla cima del Calvario per salvare il suo popolo dai peccati.
Nella casa di Nazareth, durante il periodo della gestazione, i due giovani sposi sentivano riecheggiare nel loro animo le promesse delle beatitudini evangeliche.
In quei colloqui anche la beatitudine dei «puri di cuore» si faceva sempre più armoniosa. Scriveva Sant’Agostino: «Essi - Giuseppe e Maria - si donavano a vicenda la loro verginità e su questa verginità si cedevano il reciproco diritto. Quale diritto? - si chiede Sant’Agostino - Quello di conservarla l’uno per l’altra. Sì, Maria ha il diritto di custodire la verginità di Giuseppe e Giuseppe la verginità di Maria».
Maria e Giuseppe hanno camminato in questa reciproca fedeltà e custodia dei valori più grandi. Le loro giornate a Nazareth si sono riempite del dono quotidiano e reciproco e hanno custodito la loro castità come scrigno trasparente di una presenza celestiale, che faceva della loro carne trasparenza luminosa di Dio.
Maria e Giuseppe hanno vissuto la beatitudine dei puri di cuore e la «Parola di Dio fatta carne», Gesù fanciullo, che viveva al loro fianco, li aiutava, li guariva, li consolava, rafforzava i loro sentimenti e faceva fiorire la vita tanto da renderla bella.
Nel mese di maggio, la preghiera del Rosario, attraverso i misteri del gaudio, della luce, della sofferenza e della gloria, ci fa camminare tra monumenti dell’amore di Dio per noi.
La preghiera del Rosario è un’occasione propizia, affinché si possa sprigionare quella luce spirituale che è in noi e che rende la vita serena e gioiosa in compagnia e sull’esempio della fede dei genitori di Nazareth.