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Mercoledì, 23 Dicembre 2020 15:05

Un gemito divino ha riacceso la nostalgia gioiosa di sentirci amati

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di Mario Carrera

Un Natale con tanta voglia di recuperare speranza di vita

Uno dei cardini nella predicazione di Gesù è l’invito a recuperare l’animo di bambino per assaporare le gioie intime della vita.  Appena nati, si incomincia a sorridere con le cure affettuose della mamma. Crescendo con le relazioni di familiarità con i parenti, di amicizia con i compagni di scuola e poi con le persone che la vita ci permette di incrociare sul nostro cammino.

La celebrazione del Natale di Gesù, ogni anno, si fa un’occasione per rivisitare gli spazi fondamentali del vivere:  impariamo a non scappare, ad abbracciare la vita con le sue ombre, ad accogliere l‘esistenza come una missione e non come un ruolo da svolgere, ma un’armonia di sentimenti da coltivare, di relazioni umane da intrecciare; come ha fatto Gesù, in quel pomeriggio inoltrato, sulla strada di Emmaus: era un imbrunire che racchiudeva i colori di un’alba senza tramonto.

A Betlemme è entrato nella vita con la fragilità della carne umana: ha perso il calore del grembo della mamma, ha pianto per vincere la paura, ha cercato un seno che lo nutrisse, delle mani calde che lo riscaldassero.  Ha abbracciato le tenebre come passaggio obbligato per far crescere la vita.

La voce del Padre dell’umanità si è fatta sentire nell’accampamento dei pastori e ha risvegliato sentimenti nobili di solidarietà umana e ha scosso l’interesse per un grido di aiuto e i loro occhi hanno visto a Betlemme, «l’ultima città della terra di Giuda» «il messia atteso, il Salvatore che è Cristo Signore». I loro passi spinti da un misterioso desiderio si incontrarono davanti ad una famigliola «Maria e Giuseppe e un bambino adagiato nella mangiatoia». Tra quel grappolo di rudimentali abitazioni chiamate “Betlemme”, “Casa del pane”, “Casa della vita”, per la generosa fertilità di quella pianura. 

Con la nascita di Gesù nella nostra vita, egli ha impresso un bacio di amore e di condivisione sui nostri giorni.

Dal momento in cui si nasce esplode un panorama di desideri colorato da un mondo di sogni. 

Il sognare è il respiro della vita ed ogni sogno per realizzarsi attraversa le doglie del parto che si fa grido di aiuto in cerca di un orecchio che lo intercetti. Papa Francesco in una sua catechesi ha detto che: il dolore nel mondo non può rimanere senza senso, senza uno scopo, ma ogni lacrima ha la sua fonte nella mia vita, «le lacrime sono le “mie” lacrime che nessuno ha versato prima di me. Sì, tanti hanno pianto, ma “le mie” lacrime sono “mie”, il mio dolore è “mio” […] Tutti i dolori degli uomini sono sacri»  E Dio sul suo diario scrive i passi del mio cammino. 

Abbiamo trasformato la gioia del Natale nella festa dei regali, ma i regali sono un segno di un grande regalo: Gesù che ancora condivide la nostra vita e vive in noi. 

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