In passato l'aspirina a basso dosaggio, che è molto economica, veniva spesso prescritta anche alle persone sane di mezza età per ridurre le malattie cardiache. Le linee guida emesse da diversi enti sanitari professionisti tra il 2005 e il 2008 avevano rafforzato questa posizione, raccomandando l'uso di routine dell'aspirina per le persone di età pari o superiore a 50 anni con diabete di tipo 2 o ipertensione. Una decina di anni fa una serie di importanti studi ha iniziato a rivelare il rischio maggiore di emorragie e sono state modificate le linee guida per rimuovere la raccomandazione formale, ma molti medici prescrivono ancora i farmaci. L’aspirina, che è un antiaggregante, viene regolarmente somministrata a persone cardiopatiche per diminuire il rischio di infarto e ictus. Ma molte persone sane di mezza età assumono l’aspirina per prevenire possibili problemi cardiaci.
Adesso alcuni importanti studi hanno concluso che il rischio di emorragie interne supera in modo significativo il beneficio dell’aspirina tra le persone senza storia di malattie cardiache. Tali evidenze dicono che l’aspirina non dovrebbe più essere utilizzata per la “prevenzione primaria”, ovvero come trattamento per i pazienti che non presentano sintomi di problemi cardiaci. I ricercatori hanno trovato che, tra le persone sane, l’uso dell’aspirina riduce il rischio di infarto o ictus dell’11 per cento. Ma il rischio di sanguinamento aumenta del 43 per cento.
Pertanto è necessario sottolineare che la prescrizione dell’aspirina richiede una discussione tra il paziente e il proprio medico, con la consapevolezza che eventuali piccoli potenziali benefici cardiovascolari devono essere valutati rispetto al rischio reale di emorragia grave.