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Giovedì, 09 Aprile 2020 12:45

«Un’alba senza tramonto»

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Non ci sono tenebre così fitte da nascondere o cancellare la sua benedizione

di Mario Carrera

Dopo la morte, dice l’evangelo, «Pilato comandò che il corpo fosse rilasciato» ai parenti e alla donne che avevano assistito all’agonia.

Giuseppe d’Arimatea fu allertato e mise a disposizione il suo sepolcro nuovo. La morte, che aveva inghiottito quel corpo, immediatamente lo rese sacro. In vita quel corpo era stato martoriato, flagellato, crocifisso, ora quello stesso corpo ha diritto ad una sepoltura dignitosa. 

Portano il corpo senza vita dentro ad un sepolcro.  Come il luogo della crocefissione, anche il sepolcro ora fuori dalle mura della città e come anche questa tomba vuota di proprietà di un fedele amico di Gesù, che gliela presta per una collocazione “provvisoria”.  

Quel corpo, poiché scendeva il buio e iniziava la solennità del riposo, viene coperto da un lenzuolo e gli aromi profumati destinati alla sepoltura vengono collocati a parte. Tutto era pronto per il nuovo giorno: un giorno senza tramonto destinato all’eterno.

Dopo il peccato nel giardino dell’Eden, Adamo ed Eva furono scacciati dal paradiso terrestre e Dio mise a guardia di quel terreno, che ospitava “l’albero della vita”, destinato ad essere il grembo di una vita destinata a vivere senza fine, un muro di fuoco. 

La miopia degli uomini con la morte di Gesù ha eliminato il Redentore dal suo territorio. Gesù, come un capro espiatorio, si è addossato i peccati degli uomini; egli ha pagato la cambiale, così che con un potente fuoco d'amore ha aperto un varco nel muro impenetrabile della meschinità umana. Di più! Gesù è sceso fino agli inferi per donare a chi ha aspettato il suo giorno, con la speranza nel cuore, di oltrepassare quella linea di demarcazione. 

Sappiamo che il primo uomo ad entrare nel territorio del Regno è stato un ladro pentito. Poi lo Spirito scese negli inferi, nel regno delle tenebre a liberare i figli della luce. Gesù scese per liberare dal mondo delle tenebre i semi di benedizione che ogni peccato comunque racchiude nelle sue pieghe.

Con la Resurrezione di Gesù non ci sono tenebre così fitte da nascondere o cancellare la sua benedizione. Non c'è peccato così grande che non occulti un frammento della bontà divina.  

Cristo ha detto che non vuole vada disperso nessuno di quegli che egli ha salvato con il suo grande amore.

Quando albeggia la Pasqua, la creatura umana, uscita dalle mani di Dio, è pronta a costruire sulle macerie del peccato un destino di gioia e di comunione.

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