Anche, e soprattutto, in questi tempi quante volte nel silenzio e nello sconforto della nostra vita ci siamo chiesti: «Sentinella, quante tempo manca all’alba di una società in cui le persone possano essere riconosciute e rispettate con dignità meritevole a creature uscite dalle mani di Dio? In questi tempi bagliori di guerre insanguinano molte regioni del nostro pianeta e oscurano le luce del firmamento della nostra vita. Le stelle che per secoli hanno indicato con garanzia il tragitto da compiere hanno affievolito il loro splendore e sembrano mute. Alla domanda sull’inizio del chiarore dell’alba, le sentinelle della città degli uomini non sembra abbiano risposte incoraggianti. L’orizzonte è buio, dense nubi fanno da barriera sulla frontiera del giorno. Il silenzio delle sentinelle lascia trasparire che gli accampamenti dei poveri allargano i confini.
Il denaro, che dovrebbe servire al bene comune, diventa motivo di esclusione, scaraventando sempre più lontano i poveri dalla partecipazione nel governo del mondo. Sembra che il mondo del denaro si stia avvitando su se stesso. Le roccaforti della finanza tendono a creare riserve di benessere a beneficio esclusivo dei più ricchi dimenticando che è il lavoro dei poveri a procurare ricchezza e non i grafici delle borse finanziarie. In questa selvaggia idolatria del denaro, l’ascolto più attento della Parola di Dio e il desiderio di praticare i comandamenti ci avvertono che ad «uccidere» non sono solo le pistole, i pugnali o i machete, ma l’ignorare i bisognosi. La Chiesa, da sempre «madre e maestra», ci educa aiutandoci a percorrere le pagine dell’evangelo con nel cuore il cantico di Maria nel quale è esaltata la giustizia divina, una giustizia che abbassa la cresta ai potenti e innalza gli umili.
La storia della santità della Chiesa è come un’aiuola costantemente fiorita dai colori, dall’esempio e dalle azioni di generosità e di amore. I tutti i santi, sia quelli sociali come quelli contemplativi dedicati alla preghiera, hanno fatto della condivisione della povertà con la gente una condivisa sorgente di benessere fisico spirituale. Il registro dei santi elenca uomini e donne elevati alla gloria degli altari come luminosi specchi della tenerezza di Dio. L’affollata assemblea dei santi che sta di fronte a Dio è popolato di gente umile che si è consegnata alle mani sapiente di Dio per far crescere persone proiettate nell’edificare rapporti di comunione e partecipazione. Tutti i santi hanno fatto della loro esistenza un presidio di speranza per il popolo dei poveri.
Tutti abbiamo sentito parla di san Luigi Guanella, padre e fratello dei poveri, che dall’infanzia ha vissuto una vita povera. Da quell’esperienza è esploso un vulcano di iniziative nel donare dignità ad ogni persona: dall’handicappato psico-fisico al genio della scienza. Ha condiviso i disagi dei poveri per far nascere nel loro animo progetti di condivisione e di benessere fisico e spirituale. All’inizio del mese di settembre papa Francesco ha acceso nel firmamento del carità eroica una stella luminosa: madre Teresa di Calcutta. È stata collocata sul candelabro delle famiglie dei poveri per ridonare speranza e per affermare che la carità vince sull’ignavia degli uomini. Quando ad Oslo le fu consegnato il Premio Nobel per la pace, fu presentata come «la donna più famosa del mondo», ella non si gonfiò di vanagloria, ma rispose che lei era soltanto una «donna che prega». E aveva la corona dal Rosario tra le mani per dire ancora una volta che «la preghiera è la potenza dell’uomo e la debolezza di Dio». Anche oggi l’esaltazione da parte della Chiesa di una figura come Madre Teresa di Calcutta serve come antidoto all’indifferenza umana e una trasfusione di fiducia nella misericordia di Dio che gioisce nel trovare validi collaboratori ad abilitare persone a vivere con dignità.