«Fare della carità il centro del mondo», ma la carità non è solo un’elemosina, è un modo di essere e di vivere. Guanelliani capitolari al termine di questo meeting a livello mondiale hanno scelto anche i condottieri per seminare i campi del futuro con un sempre maggior impegno nella carità e con una testimonianza credibile.
Con il compito di superiore generale per il prossimo sessennio è stato eletto don Umberto Brugnogni, che sarà aiutato nella missione caritativa dell’Opera don Guanella da don Nico Rutigliano, come suo Vicario, e come consiglieri da Soosai Rathinam, Franco Lain e Gustavo De Bonis, per dialogare con la complessità e far emergere anche un nuovo modo di vivere l’unico carisma.
L’eredità del governo di don Alfonso Crippa è quella di continuare «a vivere valori condivisi, che sostanzialmente, e in primo luogo, sono quelli annunciati e promossi da Gesù nel vangelo, e da noi coltivati e vissuti in profondità, senza accontentarsi di una appariscente e colorata superfice».
C’è un rischio: quello di rimanere alla superficie, confondendo l’interculturalità con la tolleranza. Non basta lavorare solamente di testa, dobbiamo lavorare con il cuore sapendo che l’universalità e l’interculturalità sono basate sulla stessa dignità umana: accogliere il fratello perché è figlio di Dio come qualsiasi persona, come noi stessi. Principio fondamentale che ci viene dato dalla fede è che l’amore sta sopra ogni cosa e che nell’amore si possono superare le difficoltà. Si pu ò accogliere, integrare. C’è un legame tra interculturalità e fraternità: la fraternità è un concetto di fede.
Nel XX Capitolo è stato ribadito che anche la preghiera per i morenti, desiderata e istituita da don Guanella pochi anni prima della sua morte, è parte integrante del nostro carisma da coltivare come valore nell’accompagnare le nostre sorelle e i nostri fratelli all’abbraccio con il Padre.