Molte volte dimentichiamo che quello che ci rende simili a Dio è la capacità di amare.
Questo amore si dilata costantemente a misura dello sguardo di Dio e quanto più questo sguardo è concentrato sui talenti ricevuti, allo stesso modo noi stessi irradiamo la stessa luce divina.
Per questo motivo è stato scritto che «un santo è un volto visibile, palpabile della perfezione evangelica», per questo san Francesco di Sales sottolineava la differenza che c’è tra una pagina di musica e sentire quelle stesse note cantate. «Tra il libro degli Evangeli e la vita dei santi - scriveva il santo Vescovo - c'è tutta la differenza che corre tra la musica scritta su uno spartito e quella cantata».
Novità con gennaio all’interno della Cism (Conferenza italiana dei superiori maggiori) della Lombardia: il nuovo presidente eletto è don Marco Grega, Superiore provinciale dei Guanelliani, che succede al Salesiano don Claudio Cacioli. Le altre cariche sono state assegnate a don Giuliano Giacomazzi, vicepresidente, e a fra’ Alessandro Ferrari, segretario.
Lo hanno chiamato. “È fatto in casa”. È il nome del progetto di agricoltura sociale dell’Opera don Guanella che ha come partner le tre sedi di Como, Lecco e Genova e le due cooperative sociali agricole nate al loro interno, “Cooperativa Pane e Signore” e “Cascina don Guanella” e che Buone Notizie sostiene per un mese. L’obiettivo è realizzare tre laboratori per la trasformazione, la lavorazione e i confezionamento dei tanti prodotti agroalimentari a marchio “fatti in casa” – ci sono le conserve, le marmellate, i vini, i formaggi di capra – ma anche creare una nuova linea di vendita e soprattutto da vita a percorsi di formazione-inserimento lavorativo per persone con disabilità o in altre situazioni di disagio e fragilità sociale.
Il 14 ottobre di quest’anno verrà proclamato santo Paolo VI, che a noi guanelliani si è mostrato vero padre in qualche circostanza di prova e soprattutto perché è stato lui a innalzare all’onore degli altari il nostro Fondatore. Il 24 ottobre 1964 nella basilica vaticana, parata a festa in uno splendore di luci e colori come era abitudine a quei tempi, l’immagine di don Guanella trionfava nella “gloria” del Bernini. Il papa, secondo il rito andato in disuso con Giovanni Paolo II, scendeva nel pomeriggio in basilica per venerare il nuovo Beato, proclamato in suo nome dal cardinale Paolo Marella, arciprete della basilica, al mattino.
La partenza del Giro d’Italia 2018 da Israele, le prime tre tappe, hanno favorito il nostro desiderio di un pellegrinaggio in Terra Santa. Insieme a Don Agostino (direttore Casa Don Guanella di Lecco) e Don Dando (Responsabile Economo della Provincia) e 14 amici, muniti delle rispettive bici da corsa, siamo partiti il 30 aprile per affrontare una nuova esperienza, un pellegrinaggio in bici tra Nazareth e Gerusalemme attraverso i luoghi nei quali Gesù ha vissuto fino alla crocifissione e resurrezione.
Trascorsi una dozzina d’anni dalla desiderata apertura della prima casa a Como, nell’aprile 1886, le cose si stavano mettendo bene per don Guanella: le sue suore crescevano di numero e di generoso servizio ai più poveri, mentre i primi sacerdoti, radunati in un embrione di congregazione religiosa, iniziavano il loro cammino; di conseguenza le fondazioni guanelliane andavano crescendo, dopo la prima espansione del 1894 a Milano con l’apertura della Pia Casa dei poveri e qualche asilo d’infanzia.
Nel periodo subito dopo la Pasqua le figure più autorevoli della congregazione guanelliana, come gli apostoli nel cenacolo dopo la risurrezione di Gesù, si sono ritirati per quasi un mese con l’onere di verificare il cammino di un sessennio, ma anche di progettare un futuro ricco di prospettive su un territorio che sempre più si va espandendo a livello planetario, coinvolgendo nella missione caritativa i poveri che nella povertà hanno un comune denominatore, modi e culture molto dissimili di un carisma nato, sviluppato e incarnato in una cultura con il dna della tradizione italiana.
Il 14 maggio di quest’anno, accanto alla freschezza infantile dei bambini che per la prima volta ricevevano il Corpo e il Sangue di Gesù, la basilica San Giuseppe ha ospitato un bel gruppo di sacerdoti guanelliani per celebrare il 50° anniversario della loro ordinazione sacerdotale.
Don Guanella con delicatezza materna scrive a chi desidera vivere in pienezza la vita cristiana: «Affrettati, e, intanto, grida come il pulcino della rondine per farti meglio intendere; come una colomba pietosa, perché il Genitore accorra ad incontrati». La vita di suor Antonietta è trascorsa in un gioioso cinguettio in attesa del suo Signore, ma nel suo nido caldo di amore e di tenerezza ha accolto anche tante bambine che imparassero a cinguettare per essere nutrite di un amore che desse senso al vivere.
Sola e semplice, senza altro titolo che la sua vita ordinaria e santa, come era stata su questa terra: così appariva suor Chiara la piovigginosa mattina di venticinque anni fa, il 21 aprile 1991, nello splendore della basilica vaticana. Accanto alla sua c’erano le immagini di altre due suore, destinate tra poco ad essere innalzate alla gloria dei Beati dal papa San Giovanni Paolo II: tutte e due fondatrici di congregazioni religiose: una italiana, Maria Annunziata Cocchetti e l’altra belga, Giovanna Haze (Maria Teresa del Sacro Cuore di Gesù), vissute anch’esse nell’Ottocento. Prendendo spunto dalla liturgia, che celebrava la quarta domenica di Pasqua, detta del Buon Pastore, tradizionalmente dedicata alla preghiera per le vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata. il Papa indicava nell’attività delle tre beate il riflesso dell’amore di Cristo Pastore, che si prende cura del suo gregge: “La loro umanità era affascinata dalla carità di Cristo, così da renderle solidali con la sofferenza dei poveri, nei quali vedevano splendere il volto di Cristo”.
Personalmente non amo quel tipo di pellegrinaggio in Terra Santa che si concentra unicamente sulle pietre presenti negli innumerevoli siti archeologici di questa regione. Preferisco di gran lunga quei percorsi che, unitamente alla visita ai luoghi santi e a quei siti di interesse storico e culturale, uniscono l’incontro con «le pietre vive» della Chiesa di quaggiù. La Scuola Speciale della Santa Famiglia è uno di quei luoghi in cui si possono incontrare tali pietre vive che incarnano il loro carisma a servizio dei «più poveri e i più abbandonati, fra i figli poveri e i vecchi poveri» e, «tra i figli e i vecchi poveri, le creature scarse di mente che, ad esempio del Cottolengo, la casa chiamò buoni figli» (Don Piero Pellegrini, Don Luigi Guanella: chi è?, «Quaderni di formazione 18», p. 20, edizione fuori commercio).
Fine aprile 2007. La Provvidenza mi stava portando in un viaggio inaspettato da Foligno, nella splendida terra umbra, alla Terra Santa, dove la «bellezza» ha preso un nome e un volto. Non ero ancora Piccolo Fratello, ma un giovane prete che stava trascorrendo un tempo di discernimento nella comunità dei «Piccoli Fratelli di Jesus Caritas» e che, in quell’occasione, accompagnava il priore, fratel Gian Carlo, per un soggiorno nella fraternità di Nazaret, la città di Gesù. La mia prima volta nella Terra del Santo. Il volo fu davvero particolare. Io e Gian Carlo seduti l’uno accanto all’altro con un posto vuoto alla mia destra, vicino al finestrino. Dopo qualche istante vedo arrivare una persona che chiede di sedersi. Un prete. Gian Carlo lo saluta con affetto. «Incredibile!- penso - su questo volo, nell’unico posto vuoto accanto a noi, va a sedersi una persona, un prete, che Gian Carlo sembra conoscere bene: provvidenziale!».
«Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano» (Mt 11,4-5). Ma l’amore animato dalla fede - ci ricorda papa Francesco - ci fa chiedere per loro qualcosa di più grande della salute fisica: «chiediamo una pace, una serenità della vita che parte dal cuore e che è dono di Dio, frutto dello Spirito Santo, che il Padre non nega mai a quanti glielo chiedono con fiducia». Se Don Guanella aveva ereditato il carattere intraprendente dal papà Lorenzo, che per quasi vent’anni fu responsabile della pubblica amministrazione del comune di Campodolcino, la sensibilità del suo cuore, invece, portava i segni della tenerezza della mamma, Maria. La fusione di questi elementi ha dato un volto alla sua spiritualità di «contemplativo nell’azione»: egli non ha mai ha disgiunto la sua azione concreta a favore dei poveri dal suo rapporto con Dio. È proprio questo l’aspetto della sua anima di mistico nell’azione. La professione della sua fede era offrire la possibilità alle persone di incarnare il messaggio di Gesù nella vita.