Siamo all’inizio di un mese che la tradizione cristiana ha dedicato alla considerazione della sua presenza nel mistero di grazia e di amore con il quale Dio avvolge il tempo della vita dell’intera umanità.
Con il tuo matrimonio con Maria, il cielo ha acquistato una nuova luce e tu Giuseppe sei entrato come un paziente costruttore della città di Dio in mezzo agli uomini.
Il mese di maggio è l’esplosione della gioia di vivere, la natura si riveste dei più bei colori che Dio creatore conserva sulla sua tavolozza di grande artista.
La bellezza e il ruolo di Maria nel piano della Provvidenza divina trovano la loro esaltazione con l’evento della Pasqua. La tappa finale dell’avventura di Gesù sulla terra richiama le radici di una vita vissuta a Nazareth.
In quella casetta si sono maturati i sogni di Dio per la salvezza dell’umanità.
Allora mi piace fermarmi accanto a te, San Giuseppe, ed avvertire le tue emozioni, i tuoi sentimenti, le tue perplessità, i tuoi dubbi, ma soprattutto valutare l’amore che ti ha spinto a consegnarti alla volontà di Dio e diventare collaboratore di Dio nel salvare l’onore di Maria tua legittima sposa e la discendenza del casato di David, la stirpe regale nella quale Gesù doveva entrare per l’antica profezia.
Nella tua vita Giuseppe non portavi le insegne regali, la tua fronte non aveva la corona di re, ma era luminosa del sudore della fatica del lavoro. Non vivevi in una reggia, ma in una piccola casa ricavata in parte dalla roccia. Non avevi domestici al tuo servizio, ma la tua sposa era donna stupenda, laboriosa, accogliente, umile serva della storia dell’umanità.
Nei tuoi anni giovanili, durante le riunione settimanali nella sinagoga avrai sentito proclamare il brano del libro della bibbia chiamato «Siracide», in cui si parla della donna perfetta e saggia. Negli anni tu hai coltivato il sogno di poter sposare una donna con queste qualità e dall’animo nobile.