Educare al silenzio comporta raffinare lo spirito a gustare la bellezza, l’armonia dell’amore, la visione meravigliata del cosmo, lo stupore davanti al miracolo perenne della vita. Lo spazio del silenzio è il profondo dell’essere. La sua azione agisce nell’interiorità con il compito di difendere, correggere, purificare, nutrire. «Il silenzio opera tutto questo creando spazi, sviluppando radici, procurando umori all’azione educativa e formativa che, nelle varie fasi della formazione permanente, raggiunge l’interiorità dell’uomo per farla esprimere, per farla crescere, per farla aprire al respiro dei valori grandi della vita».
Il silenzio abitando nel nucleo più intimo della persona, costituisce un filtro, una cortina di difesa per un’efficace difesa intorno alla vita spirituale, artistica e culturale. Contiene infatti gli anticorpi capaci di resistere agli attacchi virulenti che provengono dalle manifestazioni infette della vita dissipata, che ha la sua origine proprio nel far tacere la voce dell’Essere e si consegna alle voci stridule e violente dell’utilitarismo, dell’efficientismo e dell’effimero. Il silenzio è «il guardiano dell’anima», al quale si deve ubbidienza.
Qualche anno fa “i figli dei fiori” tracciarono delle rotte verso l’Oriente alla ricerca dei santoni, dei “guru” che insegnassero ad ascoltare il silenzio, «per liberarsi e liberare dalla persecuzione del rumore ambientale e interiore». Oggi la nostra “Babele rumorosa” più che emigrare in Oriente si dovrebbe impegnare a guarire l’Occidente coltivando la ”cultura del silenzio”. Questa cultura del silenzio non può nascere dall’attivismo nevrotico (in politica, in pedagogia, e tanto meno nella pastorale della Chiesa), ma intraprendendo cammini di sapienza, che comportano la capacità di ascoltare il prossimo, di dare il passo agli altri, di porre l’altro prima di noi, di riconciliarsi con i valori della sobrietà, della leggerezza, della gioia dello spirito, di sperimentare con costanza il senso di una formula di vita controcorrente, chiedendo la grazia da Gesù di fidarsi della sapienza che nasce dall’ascolto della sua parola e di corroborarsi con la medicina del silenzio per passare alla pedagogia dell’autentico ascolto.
Come in ogni disciplina si può iniziare con una manciata di minuti al giorno, imparare a sentire il proprio respiro in attesa di sentire il respiro dell’anima abitato da Dio.