In particolare ha richiamato la “congiura del silenzio” nei confronti degli anziani che si registra a livello sociale: “Nessuno parla all’anziano, nessuno lo ascolta o lo appoggia. Così, nell’anziano, la delusione rischia di diventare realtà permanente: Questa è la realtà dell’anziano: l’irreversibilità. Non si può recuperare molto. Sopravviene l’angoscia per un baratro che sta inghiottendo ogni cosa, senza più la consolazione di poter guardare il futuro”.
Di fronte al fatto sempre più frequente che molti anziani si trovano spesso soli proprio negli anni in cui avrebbero più bisogno del sostegno dei propri cari, Impagliazzo ha sottolineato: “Il venir meno della famiglia vuol dire – specie per gli anziani in istituto – la fine del Natale, della Pasqua, delle feste, che non si celebrano più, o almeno non più come una volta”.
“Un anziano, anche se ridotto allo stremo, nel suo letto, diventa come un monaco, un uomo solo, un eremita, e con la sua preghiera abbraccia il mondo. Sembra impossibile che un’anziana, che ha vissuto tutta la vita presa dalle faccende, nella cura della famiglia, divenga contemplativa. Ma accade, e dobbiamo avere in grande considerazione l’intercessione degli anziani. Ma soprattutto la comunità ecclesiale deve accompagnare gli anziani in quella che è la conversione della loro vita nella terza età”. Ha poi concluso richiamando la necessità di accogliere la “grande sfida: aiutare il continente degli anziani, sempre più numerosi, a scegliere chi essere”.