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Giovedì, 10 Gennaio 2019 17:14

Da 150 anni san Giuseppe è patrono della Chiesa universale

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di Luigi Crimella

Intervista a don Mario Carrera

Nell’anno 2020 ricorderemo il 150° anniversario della proclamazione di san Giuseppe Patrono della Chiesa universale da parte del Beato Papa Pio IX (8 dicembre 1870). Per comprendere il significato storico e spirituale di questa ricorrenza interviene don Mario Carrera, direttore generale della Primaria Pia Unione del Transito di san Giuseppe nonchè direttore della rivista che state leggendo. Per una volta, don Mario - che è un giornalista - invece che scrivere un articolo si è lasciato intervistare, e di questo lo ringraziamo.

Partiamo dalla memoria. Qual è la storia della Pia Unione e quali sono le sue radici spirituali?

La Pia Unione del Transito di san Giuseppe, che conta centinaia di migliaia di iscritti, è sorta nei decenni successivi alla proclamazione di san Giuseppe patrono della Chiesa universale da parte del beato Papa Pio IX nel 1870. A testimonianza del fervore giuseppino di quell’epoca, ha avuto come primo iscritto san Pio X che, nel 1913, con il nostro Fondatore san Luigi Guanella ne aveva ha caldeggiato la nascita. Per l’eccezionale “valanga” di iscrizioni, l’anno successivo nel 1914, il Papa l’ha elevata al titolo di associazione “Primaria”. Agli inizi degli Anni Venti, la Pia Unione del Transito è approdata anche in Argentina con una fervente filiale nata a Buenos Aires, in Avenida Emilio Castro. Da allora è stato un crescendo di adesioni, con numerose filiali nei cinque continenti, segno di una comprensione da parte dei fedeli del ruolo svolto da san Giuseppe nella storia della salvezza.

Perché la parrocchia romana affidata ai Guanelliani fu dedicata al “Transito” di san Giuseppe?

Fu papa Pio X a volere che la parrocchia, eretta canonicamente il 24 maggio 1912, fosse dedicata al “Transito” di san Giuseppe, affinché i morenti avessero un conforto nel momento faticoso del loro transito da questa terra all’eternità. I sommi Pontefici, che hanno guidato il popolo di Dio nel secolo scorso, hanno sempre avuto una particolare sensibilità verso il Patrocinio di san Giuseppe per la Chiesa universale. Benedetto XV, anch’egli iscritto alla Pia Unione, si era impegnato a celebrare la santa Messa per i morenti ogni primo giorno del mese. Il san Giovanni XXIII ha voluto che nella Basilica vaticana ci fosse un altare dedicato a san Giuseppe.  Il Concilio Vaticano II è stato messo sotto la protezione del papà terreno di Gesù. E ancora, durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa, il 5 gennaio 1964, san Paolo VI, nel discorso nella basilica di Nazareth, dove “Dio si è fatto carne”, ha elevato la casa di Nazareth alla dignità di scuola di vita evangelica. Il Papa dell’Evangelii nuntiandi ci ha suggerito che a Nazareth: «Si impara a guardare, ascoltare, meditare e penetrare il significato» dell’Incarnazione del Figlio di Dio e anche: «Qui si impara anche ad imitare, quasi senza accorgersene, […] il metodo che ci permetterà di capire chi è Cristo. Qui si scopre il bisogno di osservare la cornice di contorno del suo soggiorno tra noi». Non possiamo dimenticare il magistero di san Giovanni Paolo II. Dopo la trilogia di esortazioni apostoliche dedicate, al “Redentore”, a sua “Madre” e al “Custode” della sua vita terrena, ha lasciato trasparire una costante attenzione al ruolo di san Giuseppe nella vita ecclesiale.

San Giuseppe è stato un lavoratore e l’attuale pontefice insiste molto sulla dignità del lavoro. Cosa si può dire degli insegnamenti di papa Francesco?

Mi sembra assai significativo che papa Francesco abbia voluto iniziare il suo ministero apostolico proprio nella solennità di san Giuseppe e che non perda l’occasione per associare il suo compito di timoniere sulla “barca di Pietro” alla potente intercessione di san Giuseppe. Immagino quindi che per il prossimo futuro avrà a cuore il 150° anniversario dell’affidamento della Chiesa universale al Patrocinio di san Giuseppe da parte del Beato Pio IX l’8 dicembre 1870. Mi pare che nella situazione attuale della società possa essere utile rinverdire la spiritualità di san Giuseppe, recuperando il magistero espresso nella Redemptoris Custos e nobilitare la collaborazione di san Giuseppe al piano di salvezza.

Quali sono i tratti della paternità “speciale” vissuta da san Giuseppe accanto a Maria al servizio di Gesù?

Nella sua qualità di “padre putativo”, san Giuseppe ha manifestato – come attestano i Vangeli – una presenza discreta ma costante e attiva accanto a Gesù che «cresceva in età, sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini». In una stagione della storia di profonda crisi per la figura paterna all’interno della famiglia, per i credenti può essere utile recuperare lo stile pedagogico, vissuto e praticato nella casa di Nazareth. E questo nell’esercizio empatico di una paternità, nella quale è custodito lo stesso futuro dei figli. Del resto, il recente Sinodo ha rivelato un mondo di sofferenza da parte dei giovani e l’antidoto pedagogico è stato individuato nell’accompagnamento: una strada da tracciare, dall’infanzia alla giovinezza nei diversi stadi della crescita umana. Quindi siamo chiamati a fare tesoro della paternità espressa da san Giuseppe accanto a Gesù che si andava formando per la sua missione divina di Salvatore di tutta l’umanità.

Come rilanciare la conoscenza di san Giuseppe e rinverdire il suo culto popolare?

Una risposta potrebbe consistere nel cogliere l’occasione del 150° anniversario della sua proclamazione a Patrono della Chiesa universale, che cadrà l’8 dicembre 2020, per riaccendere l’attenzione su questa figura della Santa Famiglia. A tal proposito, la Pia Unione del Transito sarebbe lieta di sostenere l’idea emersa anche da parte di istituti religiosi legati alla spiritualità del papà terreno di Gesù, per inoltrare tutti insieme una richiesta alla Santa Sede, cioè, quella di indire per l’anno 2020 uno speciale Anno giubilare dedicato a san Giuseppe. Questo avrebbe un notevole significato, per la riscoperta della sua esemplare collaborazione al piano di salvezza. è una idea che deponiamo sulle mani di san Giuseppe perchè la possa far crescere e maturare per il bene della Chiesa affidata alla sua protezione.  

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