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Mercoledì, 14 Giugno 2017 13:45

Bilancio di un anno immerso nell'oceano della misericordia

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Intervista al card. Angelo Comastri

di Francesco Marruncheddu

Eminenza, si è da poco concluso il Giubileo Straordinario della Misericordia. Come valuta questo evento, partendo proprio da qui, dalla Basilica di San Pietro in Vaticano, della quale lei è Arciprete?

Il Giubileo della Misericordia, inizialmente, è stato accolto con sorpresa perché il papa ha tenuto dentro di sé l’intuizione e l’ispirazione.  E quando l’ha comunicata, evidentemente, c’è stato un momento quasi di suspense, perché nessuno aspettava questo inatteso dono. Poi, però, immediatamente  c’è stata l’apertura del cuore e, direi, anche una specie di sintonia con l’intuizione del Santo Padre, perché il tema della misericordia è un tema che affascina, un tema  che incoraggia.

Cosa incoraggia di più, secondo Lei?

Sapere  che Dio è  misericordia, che Dio è sempre pronto a  perdonare, che Dio è felice di perdonare, come racconta Gesù nella parabola del figliol prodigo: sapere questo dà una grande  speranza per la nostra epoca, che è piena di paure, di scoraggiamenti, di  ferite. L’umanità è molto ferita. Per questo il tema della misericordia ha fatto tanto bene, e ha dato coraggio a tantissime persone.

In quest’Anno Santo c’è stata la canonizzazione di madre Teresa di Calcutta, un’icona della misericordia per i nostri tempi. La figura giusta per un Giubileo di questo tipo. E una santa strettamente legata a lei e alla Sua vita, Eminenza…

Sì, madre Teresa possiamo  dire che sia l’icona stessa della misericordia del secolo ventesimo. Una donna che  è stata affascinata dal tema dell’amore, l’amore che raggiunge tutti, anche  gli ultimi.  E proprio perché raggiunge gli ultimi, non esclude nessuno. Di madre Teresa possiamo dire che ha rivelato Dio vivendo completamente la carità. 

Ha un ricordo specifico a proposito?

C’è un episodio che  posso dire sia il simbolo della vita di madre Teresa: nei primi tempi in cui  venne aperta la Casa  del Cuore Immacolato a Calcutta,  inaugurata il 22 agosto 1952, venne portata una  povera donna, raccolta in una fogna a cielo aperto,  come ce ne sono ancora oggi tante a Calcutta.  La donna era lebbrosa, ed era stata abbandonata dai figli, gettata come immondizia proprio dai suoi stessi figli. Venne portata alla Casa del Cuore Immacolato e si vide che aveva un piede rosicchiato dai topi  perché era lebbrosa, e i lebbrosi non hanno sensibilità nelle parti  periferiche. Ebbene madre Teresa volle  accudire lei personalmente questa donna. Ma questa donna bestemmiava , imprecava, malediceva i figli,  ha raccontato la stessa madre Teresa,  e la madre le diceva: «non maledire i tuoi figli, una madre deve sempre benedire» . «Ma loro mi hanno abbandonato!». Madre Teresa la accarezzava e la puliva. Ad un certo punto  la donna chiese alla madre: «perché fai così?».  E lei rispose: «faccio cosi perché ti voglio bene!». «Come mi vuoi bene, chi te l’ha insegnato?». «Me l’ha insegnato il mio Dio!» «Il tuo Dio insegna queste cose? E come  si chiama il tuo Dio?”. Madre Teresa risponde: «il mio Dio si chiama amore». La donna meravigliata allora esclama: «che bella notizia mi hai dato! Dio è amore e io non lo sapevo» e la donna è morta dopo pochi istanti, ripetendo quella notizia: «Dio è amore e io non lo sapevo». 

E' un episodio che ci commuove e ci rivela la profonda fede ed umanità di santa madre Teresa. 

Madre Teresa concludeva ritenendo che, quando questa donna si è presentata davanti al Signore, già sapeva  il grande mistero di Dio e forse avrà detto al Signore: guarda che  una povera suora già mi aveva detto che tu sei amore!  La madre riteneva che questa è la missione di noi cristiani: annunciare con la vita che Dio è amore. Il Giubileo della misericordia l’ha fatto in modo straordinario, e per questo  possiamo dire che la  canonizzazione di madre Teresa è stata l’evento-simbolo di questo Giubileo.

Lei è il vicario del papa per lo Stato della Città del Vaticano. In questo momento coabitano in vaticano due papi: quello regnante, Francesco, e quello emerito, Benedetto XVI. è una convivenza sicuramente nuova, senza precedenti, inedita. Come è avvertita questa situazione qui in vaticano?

Non c’è nessuna difficoltà,  papa Benedetto ha lasciato il timone fisicamente, ma non col cuore, e sicuramente con la preghiera, veglia sui passi di Francesco. Inoltre tra i due c’è un grande affetto e una stima reciproca che è davvero un esempio per tutti.

In queste ultime settimane i Dubia dei quattro cardinali, resi pubblici, hanno innescato una bagarre mediatica poco simpatica nei confronti del Santo Padre…

Certo, sarebbe stato meglio non pubblicare queste interrogazioni, non c’è dubbio.  Adesso occorre vedere, perché  l’esprimere il desiderio di avere più chiarezza circa un documento, questo è certamente un desiderio legittimo. Va fatto però nel giusto modo. Ora vediamo se si riesce a dare una interpretazione autorevole all’esortazione,  a quella che è la volontà del Santo Padre. 

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