Proseguendo le meditazioni sulle «domande della fede» che costellano tutta la Bibbia – perché esprimono i dubbi, le paure, i desideri del cuore umano – ci soffermiamo sull’episodio evangelico del mare in burrasca. Al termine di un’intensa giornata di predicazione, Gesù e i dodici salgono in barca per «passare all’altra riva» e far rientro nelle loro case. Mentre i discepoli remano, Gesù sta a poppa e si addormenta su un cuscino, come annota l’evangelista Marco.
«Era una notte incantevole, una di quelle notti che ci sono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo così potessero vivere uomini irascibili e capricciosi. Anche questa domanda è da giovani, caro lettore, proprio da giovani, ma che Dio la faccia sorgere più spesso nell’anima tua! [...] A proposito di persone irascibili e ostinate, non posso non ricordare come mi comportai bene durante tutta quella giornata. Una certa angoscia aveva iniziato a tormentarmi fin dal mattino. A un tratto mi era sembrato che tutti mi lasciassero solo, che tutti mi abbandonassero» (F. Dostoevskij, Le notti bianche, Einaudi, Torino 2014).
a cura di Graziella Fons
Da qualche tempo durante le celebrazioni liturgiche si consigliano dei momenti di silenzio. Qualche volta ho la sensazione di un disagio come se fosse un silenzio senz’anima. Allora perché quando più che un’elevazione dello spirito è un silenzio di piombo?
Siamo abituati a vivere nella «Geenna del rumore», come è stato chiamato il nostro tempo rumoroso che affligge e stordisce. Per il cammino spirituale il silenzio è un elemento essenziale per progredire in un rapporto profondo con Dio. Se vogliamo arrivare a sentire in modo autentico la Parola di Dio che agisce nella nostra coscienza è necessario intraprendere un strada educativa, che non vale solo per i monaci di clausura. Il silenzio passeggero delle nostre celebrazioni è un silenzio sterile e fastidioso.
Santa Maria, donna del pane, chi sa quante volte all’interno della casa di Nazareth hai sperimentato pure tu la povertà della mensa, che avresti voluto meno indegna del Figlio di Dio. E, come tutte le madri della terra preoccupate di preservare dagli stenti l’adolescenza delle proprie creature, ti sei adattata alle fatiche più pesanti perché a Gesù non mancasse, sulla tavole, una scodella di legumi e, nelle sacche della sua tunica, un pugno di fichi.