«Questa è la discendenza di Giacobbe. Giuseppe all’età di diciassette anni pascolava il gregge con i suoi fratelli» (Gen 37, 2). Inizia così, inserita in una famiglia, la coinvolgente e stupefacente “storia di Giuseppe” (Gen 37-52), luminosa figura di Cristo, venuto sulla terra per cercare e salvare i suoi fratelli. Nel giorno di Pasqua, l’abate medievale Guerrico d’Igny rivolgendosi ai suoi monaci parlò loro proprio di Giuseppe e, quasi sentisse le loro proteste – «Ma che cosa c’entra? Che cosa c’è in comune tra Giuseppe e la gioia di questo giorno di risurrezione?» – disse: «Un uovo o una noce, fratelli, vi ho offerto; rompete il guscio e troverete il cibo. Si squarci Giuseppe e si troverà Cristo, l’Agnello pasquale».
Santa Maria, donna del Sabato santo, guidaci per mano alle soglie della luce, di cui la Pasqua è la sorgente suprema.
Stabilizza nel nostro spirito la dolcezza delle memorie, perché nei frammenti del passato possiamo ritrovare la parte migliore di noi stessi. E ridestaci nel cuore, attraverso i segnali del futuro, una intensa nostalgia di rinnovamento, che si traduca in fiducioso impegno a camminare nella storia.
Santa Maria, donna del sabato santo, aiutaci a capire che, in fondo, tutta la vita, sospesa com’è tra le nebbie del venerdì e le attese della domenica di risurrezione, si rassomiglia tanto a quel giorno. È il giorno della speranza.
Saremmo stati immortali se non ci fosse stata la disobbedienza di Adamo ed Eva e saremmo sempre vissuti nella comunione piena con Dio e senza la prospettiva della morte?
Un bambino adottato da una famiglia entra nella casa e condivide tutti i beni, ma soprattutto è amato come un figlio concepito nel grembo di quella madre. Così è stato per il genere umano: sono chiare le parole del libro della Genesi. Il secondo e il terzo capitolo sono pieni della tenerezza di Dio, che fa coabitare l’uomo con lui e lo va a trovare alla brezza della sera, cioè nell’intimità del cuore. Ognuno può dare la propria risposta alla domanda iniziale, ma è più importante attenersi ai fatti, così come sono avvenuti: il peccato originale c’è stato, con tutte le sue conseguenze per il genere umano.
Saremmo stati immortali se non ci fosse stata la disobbedienza di Adamo ed Eva e saremmo sempre vissuti nella comunione piena con Dio e senza la prospettiva della morte?
Un bambino adottato da una famiglia entra nella casa e condivide tutti i beni, ma soprattutto è amato come un figlio concepito nel grembo di quella madre. Così è stato per il genere umano: sono chiare le parole del libro della Genesi. Il secondo e il terzo capitolo sono pieni della tenerezza di Dio, che fa coabitare l’uomo con lui e lo va a trovare alla brezza della sera, cioè nell’intimità del cuore. Ognuno può dare la propria risposta alla domanda iniziale, ma è più importante attenersi ai fatti, così come sono avvenuti: il peccato originale c’è stato, con tutte le sue conseguenze per il genere umano.