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Il tema della speranza, centrale nel Giubileo 2025, trova in don Guanella un testimone e un maestro. Rileggendo i suoi opuscoli si trovano preziose perle di esperienza

di don Gabriele Cantaluppi

Il soffio della speranza don Guanella l’ha respirato fin dalla sua infanzia, dal verde intenso della sua Valle Spluga, allo stesso tempo segno della vita che si rinnova ad ogni stagione e simbolo della Risurrezione, che è il fondamento della fede cristiana. Vogliamo raccogliere qualche sua parola su questa virtù, ricorrendo alle sue Operette, gli opuscoli popolari dove in vari passaggi egli tratta della speranza. 

In memoria di don Mario Carrera

di don Bruno Capparoni

Martedì 11 marzo 2025 il Signore ha chiamato a sé don Mario Carrera, degente ormai da un anno e mezzo nella Casa guanelliana di San Gaetano a Caidate (Varese); il giovedì seguente è stato celebrato il suo funerale nella chiesa parrocchiale di Canegrate (Milano) e la sua salma è stata deposta nella tomba di famiglia nel locale cimitero, accanto ai genitori e all’amata sorella. Si è concluso così il suo cammino terreno ed è iniziato per lui il compimento della “beata speranza”. A noi resta il suo ricordo ricco di testimonianza.

Nelle Catechesi settimanali dedicate a «Cristo nostra speranza», papa Francesco offre una meditazione sull’Annuncio a Giuseppe nel Vangelo di Matteo. Dopo aver già accennato a lui spiegando la Genealogia matteana

di papa Francesco

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Continuiamo oggi a contemplare Gesù nel mistero delle sue origini, raccontato dai Vangeli dell’infanzia. Se Luca ci permette di farlo nella prospettiva della madre, la Vergine Maria, invece Matteo si pone nella prospettiva di Giuseppe, l’uomo che assume la paternità legale di Gesù, innestandolo sul tronco di Iesse e collegandolo alla promessa fatta a Davide. Gesù, infatti, è la speranza di Israele che si compie: è il discendente promesso a Davide (cfr. 2 Sam 7, 12; 1 Cr 17, 11), che rende la sua casa «benedetta per sempre» (2 Sam 7, 29); è il germoglio chae spunta dal tronco di Iesse (cfr. Is 11, 1), il «germoglio giusto» destinato a regnare da vero re, che sa esercitare il diritto e la giustizia (cfr. Ger 23, 5; 33, 15).

La Chiesa verifica con prudenza i miracoli e li riconosce con gratitudine. A cent’anni dall'evento, l’arcivescovo di Liverpool conferma una guarigione prodigiosa avvenuta a Lourdes in favore di un invalido di guerra

di don Gabriele Cantaluppi

Domenica 8 ottobre 2024 l’arcivescovo di Liverpool, monsignor Malcom MacMahon, ha riconosciuto ufficialmente un miracolo di guarigione, avvenuto a Lourdes un secolo fa, il 25 luglio 1923, in favore di John Jack Traynor, un cattolico all’epoca quarantenne appartenente alla diocesi inglese, epilettico, paralizzato a causa delle ferite riportate nella Prima Guerra mondiale. Sebbene fosse già convinzione comune che Traynor fosse stato miracolato, non c’era mai stata una dichiarazione dell’autorità ecclesiastica nel merito, poiché la documentazione medica si riteneva insufficiente.