Le notizie pervenuteci su Simone ci attestano un appellativo che Vangeli e Atti degli Apostoli riportano in due diverse forme: “cananeo” e “zelota”, entrambe col significato di “ardente di zelo”. L’errata interpretazione del termine “cananeo” ha fatto sì che la Chiesa orientale abbia identificato l’apostolo Simone con Natanaele di Cana, nome che invece è da riferirsi all’apostolo Bartolomeo. Inoltre alcuni hanno voluto attribuire all’appellativo “zelota” un valore indicativo dell’appartenenza alla setta politico-religiosa antiromana degli Zeloti, ma si tratta di un’ipotesi che non riceve alcuna conferma dai testi antichi, sia canonici che apocrifi.
Una legge dell’antico codice delle XII Tavole ordinava che nell’Urbe nessun cadavere dovesse essere cremato o seppellito. Per questo motivo grandi e suggestive necropoli si svilupparono appena oltre la cinta muraria di Roma, lungo i percorsi viari.
Matteo o Levi, come anche viene chiamato nei Vangeli, era un pubblicano, un esattore delle imposte a Cafarnao. Alla chiamata di Gesù si alza di colpo, lascia tutto e lo segue. Della sua vita si sa pochissimo. Viene citato negli Atti degli Apostoli, subito dopo l’Ascensione al cielo di Gesù, e nel momento dell’elezione di Mattia al posto di Giuda Iscariota.