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Un messaggio rivolto ai giovani, sia credenti sia non credenti, perché sappiano vivere “nella gioia” crescendo “nella santità”: è questo il contenuto dell’esortazione apostolica “Christus vivit”, che a suggello del Sinodo dei Vescovi sui giovani papa Francesco ha firmato il 25 marzo nella Santa Casa di Loreto e che è stato presentato la mattina del 2 aprile in Vaticano. L’esortazione parla di giovani quali «missionari coraggiosi» chiamati a intraprendere «percorsi di fraternità» per vivere la loro fede in maniera genuina e consapevole.

Il testo è composto di nove capitoli, per 299 paragrafi, ed è caratterizzato da un forte invito a prendersi cura della gioventù, che il Papa definisce «una gioia, un canto di speranza e una beatitudine». Il Papa cerca le radici bibliche della realtà giovanile, richiamando varie figure di giovani le cui vicende sono narrate nell’Antico Testamento; descrive poi la gioventù di Cristo e si sofferma sulla figura di Maria, da lui definita con linguaggio attuale l’«influencer di Dio». Quindi propone una carrellata di santi morti giovani che hanno illuminato il cammino della Chiesa e dell’umanità: Sebastiano, Francesco d’Assisi, Giovanna d’Arco, il beato Andrew Phu Yen, santa Kateri Tekakwitha, Domenico Savio, Teresa di Gesù Bambino, il beato Ceferino Namuncurà, il beato Pier Giorgio Frassati, la beata Chiara Badano. Diversi di questi nomi sono cari all’opinione pubblica contemporanea perché hanno dato prova di una santità eroica e “moderna” commisurata ai tempi e alla diversa sensibilità spirituale delle giovani generazioni.

Accennando a «desideri, ferite e ricerche» che i giovani vivono, Francesco parla degli aspetti affettivi: «In un mondo che enfatizza esclusivamente la sessualità, è difficile mantenere una buona relazione col proprio corpo e vivere serenamente le relazioni affettive» scrive lasciando intendere il necessario impegno al controllo degli istinti e alla castità come valore di base che la Chiesa ha sempre raccomandato. 

Viene lanciato un appello a vivere il tempo della giovinezza come un «dono», evitando il rischio di stare «al balcone» o «sul divano», espressioni colorite che abbiamo già sentito pronunciare da Francesco. Secondo il Papa «l’impegno sociale e il contatto diretto con i poveri restano una occasione fondamentale di scoperta o approfondimento della fede e di discernimento della propria vocazione».

La ricerca della propria vocazione è il tema dell’ottavo capitolo, mentre il nono è dedicato al discernimento, cammino da compiere anche con l’aiuto di  guide spirituali dotate di particolari sensibilità. Il testo dell’esortazione post-sinodale risulta quindi un invito a stare accanto ai giovani, per annunciare loro il Regno di Dio con le parole e la sensibilità tipica dei nostri giorni.

La morte di Madre Cánopi, apprezzata collaboratrice delle nostra rivista

di Mario Carrera

Con la nascita al Cielo di Madre Cánopi, sicuramente si è spento un faro, ma si è acceso una stella, una stella che continuerà a farci da guida lungo il nostro pellegrinaggio nella vita terrena. 
In questi ultimi tredici anni con ben 140 articoli, con fedeltà benedettina, madre Anna Maria Cánopi, ci ha fatto da guida alla scoperta del volto di Dio: un volto sorridente, luminoso come la luce dell’alba che annuncia la gioia benedetta di un nuovo giorno.
Già dal suo primo intervento sulla nostra rivista nel lontano gennaio 2006, Madre Cánopi ha favorito attivando lo scorrere del vento dello Spirito nelle vele del nostro carisma guanelliano aiutandoci a servire i poveri con il cuore e le mani come un prolungamento nel tempo dei sentimenti di Gesù a servizio ai poveri.  Madre Cànopi da subito si è sentita in famiglia e ci ha offerto il suo genio femminile nel commentare la lettera di san Giacomo.
Quel suo primo scritto iniziava con queste parole: «Nella sua brevità la lettera di Giacomo è ricchissima di contenuto ed è particolarmente efficace per sostenere ed indirizzare a buon fine un serio cammino di conversione personale e comunitaria». 
Come un’abile e creativa pittrice, con genialità femminile, ha dato colore e vigore nell’indicare possibili tracce di accompagnamento sulle vie della santità nel collaborare all’opera della salvezza offerta a tutti.
Nel suo ultimo articolo, che pubblichiamo di seguito - inviato nel giorno della festa di san Giuseppe, quindi, all’antivigilia della sua partenza per l’eternità, il 21 marzo -, la Madre Anna Maria iniziava con le parole affettuose di Dio, ripetute centinaia di volte nella Bibbia, a «non aver paura», ad agguantare la nostra mano al braccio del buon Pastore e a camminare con coraggio anche quando percorriamo valli oscure e solitarie.
La Provvidenza l’ha chiamata a sé in un frammento di tempo significativo, ricco di avvenimenti: le feste di san Giuseppe, del Transito di san Benedetto e del “natale” di Gesù nel grembo della vergine Maria, il 25 marzo festività dell’Annunciazione. Un grappolo di solennità come sintesi di una storia di salvezza alla quale la Madre ha fermamente creduto ispirandosi per tutto il cammino della sua esistenza di battezzata.
Ha accompagnato i suoi giorni terreni con questa preghiera, quasi testamento tutti i giorni della sua vita: «E quando giungerà la sera, cui segue la notte e non più l’aurora, ripetimi, Signore, la Parola quella che mi ha dato speranza ogni mattina, quella che mi ha dato pace ogni sera: “Io sono con te”».

A vent’anni dall’approvazione delle legge 68/99 dedicata al “diritto al lavoro dei disabili”, la segretaria generale della Cisl, Anna Maria Furlan, ha scritto una lettera al quotidiano “Avvenire” (13 marzo 2019) nella quale riflette sul livello di attuazione del provvedimento che era stato voluto per attuare una vera inclusione lavorativa delle persone con difficoltà.