Che il Papa vada a Loreto a mettere la firma ad una Esortazione apostolica fuori dal territorio Vaticano è un avvenimento decisamente raro, storico e, quindi, assai significativo.
Quando arriva questa pubblicazione nelle case degli associati alla Pia Unione di San Giuseppe, come la primitiva comunità nel Cenacolo, la Chiesa è convocata in Sinodo a «rinascere…dai giovani e con i giovani». Questa prospettiva è sempre necessaria per evitare il rischio di rivestire con i colori del tramonto le luci dell’alba.
Si usa dire che quando muore un vecchio scompare una biblioteca. Non possiamo negare che quando gli anziani che non si chiudono in una trincea rancorosa ma rimangono aperti al vivere quotidiano hanno un prezioso capitale di saggezza da donare e così offrire le coordinate di un agile percorso di vita. I giovani, infatti, offrono alla società e alla Chiesa un terreno “vergine”, la freschezza delle novità, capacità di sognare il futuro, intuizione per cogliere “i semi del Verbo” che la grazia divina ha seminato nella storia e che ora pur in un’attualità complessa e difficile, fa germogliare e fruttificare.
Anno 61 dell’era cristiana: dopo tre mesi di permanenza a Malta a causa delle avverse condizioni meteorologiche, san Paolo, in viaggio verso Roma essendosi appellato a Cesare, toccò Siracusa e Reggio Calabria e poi, sbarcato a Pozzuoli, proseguì per l’Urbe. E’ il cammino che percorreranno i giovani romani dal 5 al 9 agosto di quest’anno, facendo varie tappe sulla via Appia (tratti di Appia da Itri a Fondi, Foro Appio, Tre Taverne, via Appia Antica Romana), per arrivare a Roma presso la tomba di San Paolo.
Sono passati parecchi decenni da quando don Bosco, il santo dei giovani, ebbe a dire che l’estate era “la vendemmia del diavolo”, ovvero il momento dell’anno in cui i ragazzi erano più a rischio devianza, a motivo dell’ozio e del rallentamento delle consuete attività. Non era di certo un “bacchettone” il santo torinese ma, conoscendo bene l’animo dei giovani, sapeva bene che questi andavano tenuti sempre allegri e ben occupati. La scuola finiva, papà e mamma spesso a lavoro e la strada sembrava essere l’unica disposta ad accoglierli. Oggi la società è cambiata, la strada non è più così frequentata, mentre il web e i social fungono da “custodi” dei ragazzi. Il periodo delle vacanze rischia di trasformarsi in un tempo di apatia e disimpegno in attesa del ritorno fra i banchi di scuola o dell’università. Ed è proprio per questo motivo che le tante comunità parrocchiali e gli oratori sparsi un po’ per tutta Italia si prodigano per offrire proposte di vacanze alternative in cui rigenerarsi e ricaricarsi alla scuola del Vangelo.
di Paolo Antoci
Il secondo verbo del percorso del discernimento è: interpretare. Occorre comprendere a che cosa lo Spirito ci sta chiamando. Ritorna ancora in mente quanto ci viene detto di Giuseppe: «Mentre stava pensando a queste cose» (Mt 1, 20). «Questa fase di interpretazione è molto delicata; richiede pazienza, vigilanza e anche un certo apprendimento. Bisogna essere capaci di rendersi conto degli effetti dei condizionamenti sociali e psicologici. Richiede di mettere in campo anche le proprie facoltà intellettuali, senza tuttavia cadere nel rischio di costruire teorie astratte su ciò che sarebbe bene o bello fare: anche nel discernimento “la realtà è superiore all’idea”. Nell’interpretare non si può neppure tralasciare di confrontarsi con la realtà e di prendere in considerazione le possibilità che realisticamente si hanno a disposizione.
Mancano ormai poco più di sei mesi all’apertura del Sinodo che avrà a tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. In tutte le diocesi, all’interno delle associazioni e dei movimenti c’è parecchio fermento e qualche frutto comincia già ad arrivare. Papa Francesco ha voluto, fin dall’inizio, il coinvolgimento dei giovani nei lavori di preparazione e svolgimento dell’Assemblea Sinodale, così, attorno ad un tavolo, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose insieme a tanti giovani hanno provato a confrontarsi con le domande poste nel Questionario che accompagnava il Documento preparatorio. Essersi ritrovati insieme, come è accaduto in molte realtà locali, è già un bel punto di partenza.
«Ma quando il Figlio dell’Uomo tornerà, troverà ancora fede sulla terra?». Insieme a Gesù, forse anche noi almeno una volta nella vita ce lo siamo chiesti. Come sarà il mondo nei prossimi decenni? Le Chiese si svuoteranno? I credenti torneranno ad essere minoranza? Domande lecite alle quali rispondere evitando vittimismo e rassegnazione, anzi, al contrario, cogliendo la sfida di questi dei tempi, interpretandone i segni. Cambiano le condizioni sociali ed economiche, cambiano gli stili di vita e di azione e insieme ad essi cambia anche la religiosità, soprattutto quella delle nuove generazioni.