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Super User

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La flagellazione: secondo mistero doloroso 

di Ottavio De Bertolis

 

Contemplare la flagellazione del Salvatore significa entrare nel mistero per il quale Egli scelse di salvare il mondo precisamente umiliandosi, ossia rinunciando a quel che gli sarebbe spettato per diritto, a quel che era giusto, a quel che sarebbe stato dovuto. La flagellazione è dolorosa non solamente dal punto di vista fisico; ciò che la rende veramente insopportabile è la sua ingiustizia. Gesù è continuamente provocato durante il suo processo: ma Egli non aprì bocca, non fece valere le sue ragioni, non chiese nemmeno al Padre una legione di angeli che lo liberassero. Rinunciò a farsi giustizia, a fare valere i suoi diritti, affidando al Padre la sua causa, rimettendo la propria sofferenza nelle Sue mani.

Mercoledì, 10 Giugno 2015 13:47

Il peso della solitudine

L’agonia del Signore nell’orto degli Ulivi: primo mistero doloroso 

di Ottavio De Bertolis

Possiamo contemplare la scena, mentre recitiamo le “Ave Maria”: qui è vedere come il Signore è prostrato a terra, e supplica il Padre di avere misericordia dei suoi discepoli, che stanno per abbandonarlo, e di tutto il mondo, che non lo ha accolto. Si adempiono qui le parole del Salmo: “Mi angustiavo come per l’amico, per il fratello; come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore”; e noi sappiamo che Gesù ha chiamato fratello, sorella e madre coloro che fanno la volontà del Padre suo: e compiere la volontà del Padre è credere a Colui che Egli ha mandato.

Lunedì, 16 Marzo 2015 12:58

Nasce un'umanità redenta

La Pentecoste: terzo mistero glorioso

di Ottavio De Bertolis

 
La discesa dello Spirito Santo produce nel Corpo mistico di Cristo, cioè nella Chiesa, gli stessi effetti, per dire così, che ha prodotto sul corpo fisico, di carne, di Gesù. Gesù è risorto per la potenza dello Spirito Santo: il corpo fisico di Gesù è stato assorbito, per così dire, dalla vita divina, inesauribile ed eterna, che è lo Spirito del Padre, che viene riversato in pienezza su di Lui, il capo del suo Corpo mistico. Quella di Gesù, infatti, non è una “semplice” rianimazione, come quella di Lazzaro, ma è l’ingresso di Gesù, del Cristo segnato dalle ferite e dalla morte, nella gloria del Padre, nel Suo mondo, nella Sua vita. E così lo Spirito vivificante, che il Padre ha riversato su di Lui, scende dal capo a tutte le sue membra, a tutto il Corpo di quel Capo, cioè alla Chiesa.
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:28

All’umanità in cammino gesù ha aperto la porta

L’Ascensione: secondo mistero glorioso

di O. De Bertolis

L’autore della lettera agli Efesini scrive che «colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra dei cieli, per riempire tutte le cose». è un’espressione molto bella, con la quale ci si mostra come Gesù vuole non solo attirare a sé tutte le cose, come aveva detto, riferendosi alla sua Croce: «Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me», ma anche riempire tutte le cose della sua vita, quelle animate e quelle inanimate, l’uomo e il cosmo stesso, mediante l’effusione dello Spirito Santo. Di questa effusione continua, che attraversa tutta la storia, Lui è il Pontefice, il Mediatore, il vero ed eterno Sacerdote.
Sabato, 08 Novembre 2014 11:06

Nel tempio Gesù incontrò il popolo

La presentazione di Gesù al tempio: quarto mistero gaudioso

di Ottavio De Bertolis

In questo quadro che contempliamo si incontrano l’Antico Testamento (il sacerdote Simeone, che riceve Gesù dalle braccia di Maria e benedice Dio) e il Nuovo (il nuovo popolo della nuova alleanza, rappresentato da Maria e da Giuseppe, la figlia di Sion e il giusto per eccellenza): elemento di unione e di incontro è la persona di Gesù, il vero e nuovo consacrato, che sostituisce l’antica consacrazione dei primogeniti, e fa di tutti noi i veri primogeniti, figli di Dio per adozione, come Gesù lo è per natura. 
Simeone e Anna sono definiti “giusti”, il che è la massima lode che l’Antico Testamento può fare: tuttavia sono sterili, proprio come l’osservanza della legge (quella mosaica, ma anche quella della Chiesa) può esserlo, quando non è nata dall’amore e quando non genera amore.
Mercoledì, 30 Luglio 2014 11:44

Una notte di luce annuncia la pace

La natività: terzo mistero gaudioso

di Ottavio De Bertolis

L’icona della natività ci apre un mondo grandissimo, il mondo di Gesù, cioè come lui ha voluto nascere, vivere, chi ha voluto accogliere, che cosa ha voluto portare; in fondo questo mistero ci dice come lui ha voluto essere, e ci chiama a condividere con lui lo stesso stile di vita. 

Lunedì, 16 Giugno 2014 12:02

Prima delle madri esultano i bambini

La visitazione: secondo mistero gaudioso

di Ottavio De Bertolis

La scena che contempliamo oggi non è solamente un esempio da imitare: prima di tutto, è un evento che accade, e che segna la vita e in qualche modo la vocazione stessa di Maria. In fondo, la visitazione è solo la prima di tante visite che Maria compie agli uomini: lei entra nelle nostre vite, ci porta il suo figlio, si prende carico di noi, della nostra lontananza, e viene a visitarci. Ogni volta che la acclamiamo con le stesse parole di Elisabetta: “Benedetta sei tu tra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno”, continua ad accadere, ma questa volta proprio per noi, quella prima e originaria “visitazione”, che abbiamo contemplato nel mistero.

Lunedì, 12 Maggio 2014 12:49

L’annunciazione: da creatore a creatura

Primo mistero gaudioso

di Ottavio De Bertolis

Maria è immagine di tutti noi: in lei vediamo quel che accade a ogni credente. Lei, come noi, siamo parti di un mistero: abbiamo percepito, nella fede, che Dio entra nella nostra vita. Lo Spirito Santo è disceso anche su noi, come su Maria, e ci ha fatto concepire: Maria concepisce nel grembo, noi concepiamo nel cuore, ma sia lei che noi concepiamo lo stesso Gesù, da noi creduto, da lei generato.
Lunedì, 07 Aprile 2014 10:27

Istituzione dell’Eucaristia

Quinto mistero della luce

di Ottavio De Bertolis


Questo mistero fa come da ponte tra la vita di Gesù e la consegna di sé nella Passione: l’Eucaristia infatti riassume tutti i misteri della vita di Gesù, e li rende presenti nell’efficacia di quell’unico Pane che spezziamo. Così nell’Eucaristia troviamo, come in una sintesi, tutti i doni di Gesù agli uomini, e che venivano annunciati e celebrati, per così dire, quasi separatamente nel corso della sua vita terrena: il perdono ai peccatori, la guarigione dei malati, la consolazione dei suoi poveri, come abbiamo già visto. 
Tutte le volte che noi celebriamo la Messa, riviviamo tutto questo: siamo come i pubblicani e i peccatori che mangiano a mensa con Gesù, provocando lo scandalo dei farisei, di coloro che si credevano puri e bravi in base alle loro forze: “Perché il vostro maestro sta a tavola con i pubblicani e i peccatori?”. Nella Messa Gesù, come già nel cenacolo, si fa nostro servo, si inginocchia ai nostri piedi, facendosi non più grande di noi, come tutti noi crediamo che sia, e infatti lo è; ma così agendo si mostra e si fa più piccolo, per togliere da noi ogni timore e ogni paura di Lui e di Dio: chi vede Lui infatti vede il Padre. Gesù non si fa servo e piccolo solo per un momento, come si potrebbe intendere in base a un’interpretazione riduttiva di quel “vi ho dato l’esempio”, appunto, come se, una volta dato l’esempio, si togliesse frettolosamente le vesti del servo per riprendere quelle del padrone. Lui si mostra servo nostro perché è veramente e definitivamente nostro servo; Lui si inginocchia di fronte a noi per lavarci i piedi, non noi ci inginocchiamo di fronte a Lui. 

di Ottavio De Bertolis

Quarto mistero della luce

Questa scena ci prepara alla rivelazione della gloria di Gesù, cioè al mistero stesso del suo dolore. Come nell’Antico testamento, scende una nube: questa è segno della presenza di Dio, e quando Dio si manifesta, il mondo rimane come nascosto, velato. Dio si manifesta come una nube, simbolicamente, non solo perché Lui è il mistero per eccellenza, l’Inafferrabile, ma anche perché, come quando scende la nebbia, le strade che prima ci sembravano così ovvie e normali, cioè la nostra vita di sempre, diventano invece impercorribili, e dobbiamo fermarci. Così quando Dio si manifesta, anche noi dobbiamo fermarci, perdiamo le nostre sicurezze, impariamo a ricercare e ad ascoltare.
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