Nel mondo romano, una persona che era stata catturata poteva evitare la morte immediata usando questo gesto delle mani legate, in atteggiamento di supplica, chiedendo pietà. Oggi questo gesto è stato sostituito con quello di issare una bandiera bianca per esprimere resa.
Si sa anche che nel Medioevo i vassalli promettevano fedeltà ai signori feudali unendo le mani. Chi riceve il feudo, nell’atto della presa in consegna mette le sue mani giunte nelle mani del feudatario – un meraviglioso gesto simbolico: io metto le mie mani nelle tue, le lascio racchiudere dalle tue. E’ un’espressione sia di fiducia sia di fedeltà.
Per questo il cristianesimo ha assunto il gesto come segno dell'obbedienza totale dell'uomo all'autorità di Dio, e le mani giunte sono passate a esprimere la sottomissione dell'uomo nei confronti del suo Creatore. Questo gesto delle mani giunte si è mantenuto sino a oggi nell’Ordinazione sacerdotale. Il sacerdote novello, durante la consacrazione, pone le proprie mani giunte tra le mani del vescovo e riceve l’incarico sacerdotale come se ricevesse l’investitura di un feudo. Il prete, però non diventa sacerdote da se stesso o per se stesso ma in forza di un dono del Signore, che rimane sempre dono e non diventa mai sua proprietà o potere personale.
Il fatto di tenere le mani giunte durante la preghiera inoltre è il segno di una particolare attenzione su quello che si compie, interiorizzando i propri sentimenti di fede. Possiamo aggiungere anche che l'atteggiamento delle mani giunte esprime un’armonia di pace, il desiderio di non cedere alla distrazione al momento di pregare.
Le mani giunte sono, inoltre, segno del fatto che si è consapevoli di stare alla presenza di Dio. Si tratta quindi di un gesto di umiltà, di un atteggiamento orante e fiducioso.
Le mani giunte sono il gesto più adatto nella celebrazione liturgica quando le mani non devono essere impiegate in altro modo, se non al momento della comunione quando diventano il simbolo di una culla sulla quale è deposto il corpo del Signore risorto.